giovedì 19 febbraio 2009

Libertà di scegliere

Tra un po', sembra, avremo una legge sul testamento biologico. Non sono un esperto di questioni legali e costituzionali. Quindi so di avventurarmi in un terreno in cui posso dire cavolate, e accetto volentieri correzioni e chiarimenti. Non voglio neppure addentrarmi in questioni tecniche, se una data norma sia o meno costituzionalmente corretta, se serva o meno un notaio, se occorra rinnovare le proprie scelte ogni anno,tre anni, cinque anni. Su queste questioni ci sarà chi argomenterà meglio di me.

Vorrei rimanere sulla questione fondamentale, da quel che ho capito.

Oggi se mi trovo davanti a scelte difficili, in campo medico, la legge ci lascia ampie possibilità di decidere. Se ho un tumore terminale, posso stabilire se sottopormi o meno ad una chemioterapia. Posso decidere se amputarmi o meno una gamba, anche se questo comporta una morte certa, sta a me decidere se preferisco una menomazione grave, o "lasciar perdere". Se per una mia ragione assolutamente irrazionale non voglio una trasfusione, come capita ai Testimoni di Geova, nessuno può costringermi a farla.

Addirittura se non voglio mangiare, con uno sciopero della fame ad oltranza, non mi si può alimentare a forza. E in alcuni casi, come in quello della signora che ha rifiutato i farmaci antivirali durante l'allattamento della figlia, questo ha conseguenze dirette su altre persone (la figlia morta di AIDS). Posso stigmatizzare la scelta, ma non scegliere per lei. La legge vieta solo di scegliere, in casi palesemente "irrazionali", a nome dei figli minori. Non entro nel discorso se sia giusto o sbagliato preferire di morire che curarsi, ma non posso decidere io per altri su questo tema, e in praticamente tutti i paesi "di diritto", incluso il nostro, è così.

Ma che succede se io non posso dire la mia? Nota bene, nelle stesse situazioni. Il caso è frequente, posso avere un incidente d'auto, caso tipico in cui potrei aver bisogno di una trasfusione. Potrei essere di fronte ad un tumore al cervello che progressivamente mi fa diventar scemo, e volermi curare fino a che ho la testa, ma non oltre. E chiaramente se sto facendo uno sciopero della fame ad oltranza non ho molta voglia che appena perdo la conoscenza mi nutrano a forza. Oggi in questi casi è complicato, occorre avere un modo per determinare senza ombra di dubbio quale fossero le mie volontà, il che è lungo e farraginoso.

Il punto del testamento biologico è questo. Avere un modo semplice e chiaro, incontestabile, per stabilire cosa si accetta di voler fare, in campo medico, e cosa no. Sulle modalità non mi esprimo, non so quali siano quelle migliori (se ci sono), ma una buona legge sull'argomento dovrebbe rendere possibile questo.

La proposta di legge in discussione non lo consente. Stabilisce che io posso dire la mia, ma solamente per quei trattamenti che siano in qualche modo seriamente pericolosi per me. Per le cure "standard", in cui i rischi siano ragionevolmente bassi rispetto ai vantaggi, non posso dire niente. In pratica, per tutti i casi problematici, in cui la maggior parte delle persone vorrebbe poter decidere.

Conclusioni? Mi sembra che questa proposta di legge sia un passo indietro. A qualcuno non va che uno possa scegliere di morire rispetto a curarsi in un modo che non gli piaccia, e quindi ha colto la palla per impedire, di fatto, i diritti che oggi abbiamo. Possiamo rifiutare le cure, ma solo finché siamo in grado di dire la nostra. Nel momento in cui non potremo più farlo, deciderà la legge per noi.