sabato 8 marzo 2014

Telescopi e burocrazia

Ho cominciato a lavorare per un grosso radiotelescopio, che verrà costruito in Sudafrica e in Australia a partire dal 2016 (in realtà sono diversi strumenti, coordinati tra di loro). Servirà ad esplorare le regioni più lontane dell'Universo, andando quindi indietro nel tempo a quando questo era 5-20 volte più giovane di adesso, capire come si sono formate le prime stelle, come si sono evolute le galassie. Studierà, tramite misure su pulsar, come funziona lo spaziotempo nelle vicinanze di una stella a neutroni, con gravità appena inferiori a quelle che formano un buco nero. Ed è abbastanza sensibile da poter rilevare una normale trasmissione televisiva alla distanza delle stelle più vicine.
Una selva di antenne. Il telescopio a bassa frequenza di SKA sarà composto da 250 mila di queste antenne, su un'area di un centinaio di km di diametro
Si tratta di un progetto gigantesco, con migliaia di antenne collegate tra di loro, e la parte a cui collaboro io è quella che mette insieme queste migliaia di segnali per formare un'immagine del cielo. Un lavoro che coinvolge centinaia di colleghi sparsi sui cinque continenti. E chiaramente un lavoro che è difficile fare da solo, la politica del blocco del turnover in Italia ha fatto sì che io sia, di fatto, un "one man band".

Connessioni in fibra ottica nel deserto australiano. Le antenne producono circa un terabyte (un grosso hard disk) al secondo di dati
Pertanto ho cercato di trovare qualche giovane ingegnere con competenze nel campo. Difficilissimo, se ci sono trovano lavoro, in fondo sono le stesse competenze che servono per l'industria delle telecomunicazioni. Magari all'estero, ma lo trovano, non han motivo per rivolgersi ad una borsa di studio senza prospettive per il futuro. Mi han pertanto consigliato di rivolgermi ad una ditta, qualche ingegnere si è consorziato e fornisce servizi di consulenza all'università.

Quindi a Novembre, appena avuti i soldi, ho chiesto al mio direttore l'autorizzazione a fare un contratto. Avevo appena sentito una ditta di Firenze, di ragazzi (quarantenni) in gamba, che collaboravano già con la facoltà di ingegneria.

Ma servono tre offerte. Ho quindi cercato altre ditte, ma non sono riuscito ad avere da nessuno un'offerta: è un lavoro strano, in cui collabori con tante persone per far qualcosa di cui ancora non esistono neppure le specifiche esatte, e che va inventato assieme a un sacco di altra gente. Serve essere fisicamente a Firenze, e questo taglia fuori praticamente tutti.

Occorre passare per una gara d'appalto formale, in cui inviti delle ditte sulla base di un capitolato, che devi spiegare che è fluido, devi passare tempo al telefono o di persona a raccontare tutto il progetto, devi convincere la ditta che no, non puoi dargli le specifiche e loro ti consegnano il pezzo finito.

Siamo agli inizi di febbraio. Nel frattempo il progetto va avanti, ho consegnato, in un meeting in Nuova Zelanda, la prima bozza del concetto di come voglio fare la mia parte. Un collega mi chiede quanta gente lavora per me e devo rispondere "uno, 12 ore al giorno incluso week end e feste".

La gara si chiude. Han risposto in 2, gli ingegneri fiorentini nel frattempo si sono messi a fare altre cose, mica possono stare ad aspettare me. Una ditta  per la cifra che ho suggerito mi fornisce circa la metà del tempo uomo che ritenevo necessaria. L'altro è una piccola ditta di Livorno, vado a trovarli e mi sembrano competenti, Livorno non è lontano e possono venire spesso a Firenze. Ma la ditta è troppo piccola, ci sono mille pastoie burocratiche sui requisiti per un appalto pubblico, però dopo due settimane sono riusciti a fornire tutti i documenti richiesti. Tanto per fare un esempio servirebbero le relazioni di tre banche con cui la ditta lavora, ma chiaramente una piccola ditta di banche ne ha solo una.

Siamo ormai a Marzo. Per ottenere un supporto di 120 giorni uomo ne ho spesi credo una trentina tra telefonate, giri, visite, compilazione di moduli (ad es. il contratto con la ditta ho dovuto scriverlo io). Dai, ci siamo, posso smettere di lavorare nei week end.

Eh no, troppo facile. Ricadiamo nella clausola del lasciapassare A38. Sono cambiate le regole per gli ordini, occorre che venga autorizzato a richiedere il CIG, un numero che consente all'amministrazione di emettere l'ordine. L'autorizzazione passa attraverso una mia domanda, vidimata dal direttore, trasmessa ad un centro nazionale per gli appalti pubblici che deve rispondermi senza vincoli di tempo. La procedura è attiva da 15 giorni e nessuno dei miei colleghi ha ancora avuto un'autorizzazione. La cosa assurda è che i soldi ci sono, fermi in banca, la ditta è pronta a partire ed anzi scalpita, e le scadenze avanzano.

Quindi, visto che la consegna del progetto è a giugno, vi saluto, e dopo uno scambio di mail con la segretaria, anche lei al lavoro il sabato mattina, riprendo a lavorare su questo coso qui:

Rappresentazione artistica del telescopio mid frequency, in Sudafrica

3 commenti:

  1. manderei copia ala neoministra dell'Università e ricerca

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  2. Non è l'avventura di un singolo quella di Gianni, è il pane quotidiano di chi fa ricerca. È tragico, certe volte tragicomico, e sbatti e sbatti e a volte arrivi n fondo, altre no. Per molti progetti non mancano i fondi, mancano gli strumenti per utilizzarli con la agilità che DEVE essere propria del mondo della ricerca. Siamo ad ogni passo imbrigliati e ostacolati da regole che dovrebbero contrastare corruzione e malaffare, ma l'impressione è che corruttori e traffichini in qualche modo siano in grado di aggirarle o semplicemente le ignorano contando sulla lentezza della giustizia civile e sulla prescrizione delle pene, mentre chi fa il proprio lavoro quotidiano con onestà ne resta semplicemente soffocato.

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  3. L'entropia della burocrazia tende ad infinito.

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