Prometto che ricomincerò presto a parlare di altro. Ma vorrei spiegare come mai mi sono occupato di scie chimiche.
Un motivo è presto detto: perché so che è una bufala, si tratta di un problema che se fosse vero sarebbe gravissimo (si parla dell'omicidio deliberato di 4 miliardi di persone, di controllo mentale sulla popolazione, e amenità simili), e quindi è necessario ci sia anche chi cerca di fornire gli elementi alla gente per ragionare e valutare. Elementi che non ci sono, praticamente nessuno sa valutare l'altezza di un aereo o perché le scie di condensa si formano. Se si racconta che queste si formano solo a 40 sottozero e con umidità altissima, o che se vedi o senti un aereo questo è bassissimo, è naturale che poi le si veda come "strane".
Poi perché veramente in quei siti si trova di tutto e di più. Nanomacchine che ci entrano nel corpo, controllo mentale con onde elettromagnetiche, laser, creature cibernetiche, ologrammi proiettati nel cielo.... A me sembrerebbe ovvio che sono ottimi argomenti per una puntata di Star Trek, manca solo il teletrasporto, ma apparentemente qualcuno crede queste cose siano possibili. E si diffonde un'idea della scienza e della tecnologia che mi fa paura, noi scienziati saremmo una setta che complotta nel segreto, quel che possiamo fare è quasi tutto (salvo poi sbagliare e creare disastri), ma non ve lo diciamo, quel che DICIAMO di poter fare è solo una facciata. L'icona dello scienziato pazzo che vuol dominare il mondo, o al servizio dei pazzi che vogliono dominare il mondo. Siamo alla Spectre. O a Dr. Magneto di X-Men.
Ovviamente la scienza non è neutrale, o innocente. La ricerca militare esiste. Ma la maggior parte degli scienziati non complotta in segreto, e quel che la tecnologia può, e non può fare, lo sappiamo ragionevolmente bene. Le leggi della fisica valgono per tutti, e le tecnologie di un aereo drone dell'USAF non sono molto diverse da quelle di un GPS da automobile. Non sono 100 anni avanti.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono alcune accuse mosse a seri istituti di ricerca, che studiano su argomenti che ci toccano da vicino e che devono essere studiati se vogliamo cavare le gambe dai guai in cui ci siamo ficcati. In diversi documenti si cita a sproposito precisi enti, persone, gruppi, sostenendo che sono coinvolti nel complotto delle scie chimiche. Perché studiano aspetti del clima.
Il primo esempio, citato in diverse interrogazioni parlamentari, riguarda il "Protocollo di collaborazione sullo studio del clima". A pag. 38 si parla di
studi di modificazione di ecosistemi. Li conduce l'IBIMET (Istituto di Biometeorologia), e ci si riferisce a progetti come POPFACE. Certo, a leggere così si può pensare a un gigantesco progetto per cambiare il clima in Val Padana.
Ma proviamo ad andare sul sito dell'IBIMET e troviamo un sacco di lavori pubblicati, tutti che cercano di capire l'effetto del clima sulle piante, come queste reagiscono ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo. Nella pagina introduttiva si riflette sugli effetti, positivi e negativi, della tecnologia sull'ambiente, di come sia importante analizzare anche gli aspetti economici e sciali del "progresso". Forse un po' troppo "no global" per i gusti di alcuni, non mi sembra certo un covo di gente che complotta per il Nuovo Ordine Mondiale.
Il progetto POPFACE riguarda, in soldoni, provare a recintare con dei teli un'area di 20 metri di pioppeto (da cui il nome...), e pomparci dentro aria arricchita di anidride carbonica. Una sorta di serra a cielo aperto per vedere come le piante e tutto l'ecosistema (di 20 metri, ripeto) si comporterebbe se continuiamo a pompare anidride carbonica nell'atmosfera.
Nel dossier sulle Scie Chimiche di Scienzamarcia si parla di ricerche sugli aerosol condotti dall'Istituto di Scienza dell'Atmosfera e del Clima (CNR-ISAC). Nel capitolo 13, Le ammissioni del CNR. I corsivi virgolettati son tratti da lì, in rosso i commenti dell'autore.
Cosa vuol dire? Gli aerosol sono tutto quanto sta sospeso in atmosfera. Polvere di vulcano, fumi industriali, particolato di camion ed auto... Hanno una grossa influenza sul clima, in quanto bloccano la luce del Sole. E' quindi importantissimo sapere quanti ce n'è e cosa esattamente facciano. Strano che un istituto che studia il clima se ne occupi, no? Ma solo il fatto che uno li studi significa che li studia per spargerli deliberatamente, ovviamente con le scie chimiche. Sì, perché studia anche "modelli chimici di trasporto a scala regionale. [aerosol e clima, come avere dubbi a questo punto? sembra tutto fin troppo esplicito]". A nessuno viene in mente che i milioni di tonnellate che escono da ciminiere e tubi di scappamento nessun aereo riuscirà mai a spargerli. E comunque che tutti i lavori dell'ISAC sono pubblicati, e non ci si trova niente sullo spargimento deliberato di aerosol.
Nello stesso capitolo del dossier si nota che il CNR studia anche "interazione fra onde e.m. ed idrometeore [ecco qua, l'uso delle onde elettromagnetiche per manipolare il clima!]" Certo. Se cerco di vedere la pioggia con un radar, per capire dove sta piovendo, sto usando le onde elettromagnetiche per far piovere. Perché le onde elettromagnetiche possono far piovere, o cambiare la forma alle nubi, no? Lo san tutti. Tranne chi lavora da una vita con queste cose.
Insomma, siamo alla caccia alle streghe. Una volta se una donna si azzardava a curare qualcuno, magari con un decotto di erbe che secoli di tentativi avevano trovato efficace per una certa malattia, significava che aveva commerci sessuali con il demonio. Le prove erano il fatto che andasse nei boschi (a prendere le erbe) e magari proprio il fatto che guarisse la gente. Oggi se uno solo si azzarda a nominare la parola "clima" diventa colpevole di crimini contro l'umanità. Con interrogazioni parlamentari, e mozioni alla Comunità Europea.
E non dovrei occuparmi di queste cose?
Aggiunte: Mi fan notare che nella lista dei "cattivi" compare anche una ditta di monitoraggio ambientale. Che si occupa di "tecnologia per le rilevazioni e le misurazioni dei fenomeni atmosferici" ed "ha acquisito negli anni un ruolo di riferimento per gli enti responsabili della gestione delle emergenze e per la salvaguardia di popolazione, infrastrutture, ambiente." Quindi di modificare il clima, è ovvio. Con le onde radio, difatti usano ponti radio per trasmettere i dati.
martedì 24 marzo 2009
mercoledì 18 marzo 2009
Penne e scie
(Articolo aggiornato con qualche link all'interessantissima spiegazione sul blog sciemilano)
Sono stato intervistato da Controradio, per un "microfono aperto" sul tema delle scie chimiche. Il mio contraltare era Corrado Penna, un fisico che ha redatto un lungo dossier sull'argomento, raccogliendo materiale soprattutto dal sito Tankerenemy.
Mi sono quindi letto per bene questo dossier, e francamente ci sono diverse cose che proprio non mi tornano. Siccome non mi pagano, qui mi concentro su un solo punto, che mi sembra cruciale. Magari tornerò, se ho tempo, sugli altri, ma su tante cose proprio sorvolerò. In particolare non prenderò neppure in considerazione tutta la parte su come sono cattivi i militari e chi sparge scie. Lo so da me, ho un nonno che ha fatto un soggiorno turistico a Dachau e non mi illudo sulla bontà umana. Quel che mi interessa qui è capire (magari da lui, se avrà la cortesia di rispondermi) da dove saltino fuori certe affermazioni che derivano dalla fisica che in teoria abbiamo studiato entrambi.
Il punto sarebbe che le scie di condensa sono rarissime. Lo ripete nell'intervista, e ci dedica i capitoli 7 e 8 del dossier. Se le scie si formano spesso, allora quel che vediamo non è strano. Se si formano in condizioni rarissime, sì. Penna ribadisce il concetto nei commenti all'intervista, e di fronte alla mia affermazione sul fatto che un fisico i conti necessari li sa fare, anziché farli continua a ripetere "è impossibile che..".
Quindi chi segue, e non ne sa niente, si trova di fronte due affermazioni molto categoriche:
Penna: La scienza dice che per avere una scia servono -40 gradi, e 70% di umidità relativa. E si dissolvono in 5 minuti al massimo. Se non c'è umidità le scie sono assolutamente impossibili, come sono impossibili scie persistenti.
Io: La scienza dice che le scie non persistenti si formano spessissimo, anche senza umidità atmosferica; quelle persistenti non troppo di rado (ed esistono, soprattutto)
O credete a me, o credete a lui. Non si scappa, uno dei due mente. Ma siccome nella scienza il principio di autorità non vale, andiamo a consultare la letteratura scientifica, per vedere di persona cosa dice.
Nel 1953 un certo signor Appelman calcolò in che condizioni si formano le scie. Quelle persistenti (che già allora quindi esistevano) e quelle non. Sotto 50 gradi sottozero (ma anche -45, dipende dal motore, dalla quota e tante altre cose) le scie si formano sempre e comunque, anche senza un briciolo di umidità nell'aria. Da allora, tutti quelli che han studiato le scie, pubblicando qualcosa in una rivista scientifica, si sono rifatti a quei calcoli, raffinando, precisando, integrando, ma la base è quella.
Se non ci credete, consultatevi l'articolo o i tanti siti che lo spiegano. Se non vi torna, rifatevi i conti. Se vi vengono diversi, cercate di far pubblicare il vostro rivoluzionario articolo in una rivista di meteorologia. Se uno volesse riguardarsi i conti può passare dal sito di cuorenero, un fisico che a differenza di Penna i conti li fa (e a differenza di me li pubblica in un blog, i miei sono su fogliacci). Un volenteroso ha pure tradotto i conti in un programma per computer.
L'articolo di Appleman è complicato, ma alla portata di un fisico. Quel che ne salta fuori, è che le scie si formano se la temperatura è meno di un tot, che dipende dalla pressione (quota) e umidità. Il tutto è riportato in un grafico, che è spiegato ad esempio qui e qui. Le condizioni per la persistenza, con tanti dettagli interessanti, sono spiegate qui.
I conti li ho rifatti per i giorni per cui, secondo Penna, le scie erano impossibili. Nel grafico qui accanto sono riportati i dati delle radiosonde di Linate nei giorni tra il 12 e il 18 febbraio, assieme alle condizioni per la formazione di scie. Le righe rosse e viola indicano le temperature a cui cominciano a formarsi scie, per umidità (da sinistra) di 0%, 30%, 60%, 90% e 100% (secondo Appleman). Le scie si formano se la fa più freddo, quindi a sinistra delle curve. Per temperature a sinistra di tutta la fascia ci sono sempre scie, qualsiasi sia l'umidità. La scala verticale è la pressione, che corrisponde grossomodo alla quota. Le linee verdi indicano le tipiche quote nei giorni in esame.
Si può vedere che in tutti i giorni esaminati c'erano le condizioni per la formazione di scie tra i 9000 e gli 11.500-12 mila metri. Sempre. Sono scie non persistenti, ma con 65-70 sotto zero per sublimare ci mettono un pochettino.
Naturalmente la scienza è un sistema aperto. Uno può prendersi l'articolo scientifico (che è pubblico) in cui quei conti sono stati fatti, e dire "qui sono sbagliati". Ma il problema è che quei conti si basano su fisica di base. Se uno si va a guardare in dettaglio tutti i particolari del fenomeno, può magari ritoccare le temperature. E' un processo complicato, ci sono molte incertezze per cui abbastanza spesso le scie si formano o meno a loro criterio. Ma non puoi sostenere che non si formano, è come dire che l'acqua non ghiaccia mai.
Comunque chiedo ancora, ufficialmente a Penna: mi rifà i conti di Appleman (1953) e mi dice dove sono sbagliati? O se non sa farli (ma non voglio insinuarlo, sarebbe da ritiro della laurea), mi porta almeno un articolo scientifico (referato) che dice dove sono sbagliati? (Penna continua a sostenere che i conti lui li fa, ma si riferisce al semplice confronto tra i dati delle radiosonde e la sua formula magica "le scie si formano solo con -40 gradi e umidità del 70%")
Gli aerei a 10 km non si distinguono ad occhio nudo? Un 747 a 13 km, accanto alla Luna
Detto questo tutto il resto del ragionamento crolla. Se sono in una situazione in cui le scie durano ore, e si vedono aerei ogni 10 minuti, è chiaro che nel cielo si formeranno reticolati di scie. Anche se l'aereo ripassa nella solita aerovia, la scia nel frattempo si sposta, e avrò tante scie parallele. Anche nei giorni senza scie gli aerei ci sono, ma senza quelle ad indicarmeli è difficile "beccarli", ed in ogni caso un aereo in media ogni 10 minuti non fa lo stesso effetto.
Un aereo ogni 10 minuti fan tanti aerei il giorno. Possibile? Be', una scia si può scorgere tranquillamente a 40 km, guardando il cielo tengo sotto controllo una regione di almeno 80 km di lato. E Penna sembra non notare che un aereo, attraversando l'Italia, di quadratoni di 80 km ne attraversa diversi (cinque? una dozzina? un volo di aereo va dai 500 ai 1000 km), non lo vede solo lui.
Alla fine i numeri tornano con quelli del totale dei voli civili in Italia. 1.723.000 voli l'anno, come cita Penna, 4700 il giorno, su un centinaio di quadratoni attraversati almeno 5 volte per aereo fan 240 voli al giorno per quadratone. Tutto molto a spanne, ma significa che molti aerei non li vediamo, non che quelli che vediamo sono troppi. Se lui in qualche giorno ne vede solo 2-3, evidentemente senza scie non riesce a trovarli.
Sono stato intervistato da Controradio, per un "microfono aperto" sul tema delle scie chimiche. Il mio contraltare era Corrado Penna, un fisico che ha redatto un lungo dossier sull'argomento, raccogliendo materiale soprattutto dal sito Tankerenemy.
Mi sono quindi letto per bene questo dossier, e francamente ci sono diverse cose che proprio non mi tornano. Siccome non mi pagano, qui mi concentro su un solo punto, che mi sembra cruciale. Magari tornerò, se ho tempo, sugli altri, ma su tante cose proprio sorvolerò. In particolare non prenderò neppure in considerazione tutta la parte su come sono cattivi i militari e chi sparge scie. Lo so da me, ho un nonno che ha fatto un soggiorno turistico a Dachau e non mi illudo sulla bontà umana. Quel che mi interessa qui è capire (magari da lui, se avrà la cortesia di rispondermi) da dove saltino fuori certe affermazioni che derivano dalla fisica che in teoria abbiamo studiato entrambi.
Il punto sarebbe che le scie di condensa sono rarissime. Lo ripete nell'intervista, e ci dedica i capitoli 7 e 8 del dossier. Se le scie si formano spesso, allora quel che vediamo non è strano. Se si formano in condizioni rarissime, sì. Penna ribadisce il concetto nei commenti all'intervista, e di fronte alla mia affermazione sul fatto che un fisico i conti necessari li sa fare, anziché farli continua a ripetere "è impossibile che..".
Quindi chi segue, e non ne sa niente, si trova di fronte due affermazioni molto categoriche:
Penna: La scienza dice che per avere una scia servono -40 gradi, e 70% di umidità relativa. E si dissolvono in 5 minuti al massimo. Se non c'è umidità le scie sono assolutamente impossibili, come sono impossibili scie persistenti.
Io: La scienza dice che le scie non persistenti si formano spessissimo, anche senza umidità atmosferica; quelle persistenti non troppo di rado (ed esistono, soprattutto)
O credete a me, o credete a lui. Non si scappa, uno dei due mente. Ma siccome nella scienza il principio di autorità non vale, andiamo a consultare la letteratura scientifica, per vedere di persona cosa dice.
Nel 1953 un certo signor Appelman calcolò in che condizioni si formano le scie. Quelle persistenti (che già allora quindi esistevano) e quelle non. Sotto 50 gradi sottozero (ma anche -45, dipende dal motore, dalla quota e tante altre cose) le scie si formano sempre e comunque, anche senza un briciolo di umidità nell'aria. Da allora, tutti quelli che han studiato le scie, pubblicando qualcosa in una rivista scientifica, si sono rifatti a quei calcoli, raffinando, precisando, integrando, ma la base è quella.
Se non ci credete, consultatevi l'articolo o i tanti siti che lo spiegano. Se non vi torna, rifatevi i conti. Se vi vengono diversi, cercate di far pubblicare il vostro rivoluzionario articolo in una rivista di meteorologia. Se uno volesse riguardarsi i conti può passare dal sito di cuorenero, un fisico che a differenza di Penna i conti li fa (e a differenza di me li pubblica in un blog, i miei sono su fogliacci). Un volenteroso ha pure tradotto i conti in un programma per computer.
L'articolo di Appleman è complicato, ma alla portata di un fisico. Quel che ne salta fuori, è che le scie si formano se la temperatura è meno di un tot, che dipende dalla pressione (quota) e umidità. Il tutto è riportato in un grafico, che è spiegato ad esempio qui e qui. Le condizioni per la persistenza, con tanti dettagli interessanti, sono spiegate qui.
I conti li ho rifatti per i giorni per cui, secondo Penna, le scie erano impossibili. Nel grafico qui accanto sono riportati i dati delle radiosonde di Linate nei giorni tra il 12 e il 18 febbraio, assieme alle condizioni per la formazione di scie. Le righe rosse e viola indicano le temperature a cui cominciano a formarsi scie, per umidità (da sinistra) di 0%, 30%, 60%, 90% e 100% (secondo Appleman). Le scie si formano se la fa più freddo, quindi a sinistra delle curve. Per temperature a sinistra di tutta la fascia ci sono sempre scie, qualsiasi sia l'umidità. La scala verticale è la pressione, che corrisponde grossomodo alla quota. Le linee verdi indicano le tipiche quote nei giorni in esame.
Si può vedere che in tutti i giorni esaminati c'erano le condizioni per la formazione di scie tra i 9000 e gli 11.500-12 mila metri. Sempre. Sono scie non persistenti, ma con 65-70 sotto zero per sublimare ci mettono un pochettino.
Naturalmente la scienza è un sistema aperto. Uno può prendersi l'articolo scientifico (che è pubblico) in cui quei conti sono stati fatti, e dire "qui sono sbagliati". Ma il problema è che quei conti si basano su fisica di base. Se uno si va a guardare in dettaglio tutti i particolari del fenomeno, può magari ritoccare le temperature. E' un processo complicato, ci sono molte incertezze per cui abbastanza spesso le scie si formano o meno a loro criterio. Ma non puoi sostenere che non si formano, è come dire che l'acqua non ghiaccia mai.
Comunque chiedo ancora, ufficialmente a Penna: mi rifà i conti di Appleman (1953) e mi dice dove sono sbagliati? O se non sa farli (ma non voglio insinuarlo, sarebbe da ritiro della laurea), mi porta almeno un articolo scientifico (referato) che dice dove sono sbagliati? (Penna continua a sostenere che i conti lui li fa, ma si riferisce al semplice confronto tra i dati delle radiosonde e la sua formula magica "le scie si formano solo con -40 gradi e umidità del 70%")
Gli aerei a 10 km non si distinguono ad occhio nudo? Un 747 a 13 km, accanto alla Luna
Un aereo ogni 10 minuti fan tanti aerei il giorno. Possibile? Be', una scia si può scorgere tranquillamente a 40 km, guardando il cielo tengo sotto controllo una regione di almeno 80 km di lato. E Penna sembra non notare che un aereo, attraversando l'Italia, di quadratoni di 80 km ne attraversa diversi (cinque? una dozzina? un volo di aereo va dai 500 ai 1000 km), non lo vede solo lui.
Alla fine i numeri tornano con quelli del totale dei voli civili in Italia. 1.723.000 voli l'anno, come cita Penna, 4700 il giorno, su un centinaio di quadratoni attraversati almeno 5 volte per aereo fan 240 voli al giorno per quadratone. Tutto molto a spanne, ma significa che molti aerei non li vediamo, non che quelli che vediamo sono troppi. Se lui in qualche giorno ne vede solo 2-3, evidentemente senza scie non riesce a trovarli.
sabato 14 marzo 2009
Spifferi
Isolare bene la casa è un ottimo sistema per risparmiare energia, che è sempre cosa buona e giusta, e fonte di salvezza (dagli aumenti delle bollette). Qui il prof. Ugo Bardi ci racconta qualcosa di come ha isolato casa sua, ma solleva un piccolo problema accessorio, gli spifferi.
Una fonte non indifferente di perdite energetiche sono gli spifferi, ma se si tappa tutto, si finisce soffocati da esalazioni di tutti i tipi. Pure l'umidità non va trascurata, noi produciamo un bel po' di acqua, con la respirazione, e quella condensa sui muri creando muffe e altre cose poco salubri.
Ci sono tabelle e grafici, e indicativamente devo ricambiare completamente l'aria di casa ogni 3-6 ore, quando ci abito. Minimo quindi 2-3- volte al giorno. E se gli spifferi ricambiano l'aria anche di notte, una casa ben isolata richiederebbe di dormire con le finestre socchiuse o con una "gattaia". Tradotto in energia, per Firenze questo significa fino a 5,5 kWh/mq/anno, un decimo della mia spesa di riscaldamento.
Ho quindi deciso di affrontare il problema. Esistono dei sistemi di ventilazione che recuperano il calore dell'aria in uscita per riscaldare l'aria in ingresso, che sembrerebbe esattamente la cosa che serve. La prima cosa che ho incontrato è stato un impianto con controllo dell'umidità e della ventilazione per un intero grosso appartamento. La "centrale" ha le dimensioni di un armadio, il recupero energetico è altissimo, ma se non hai una villa di 300 mq e non la stai già ristrutturando mi sembra improponibile.
Ho quindi ripiegato su un oggetto decisamente più economico. Sono sempre costi dell'ordine dei 300 euro, si ripaga in 10 anni, all'incirca. Quindi tutto sta a stabilire se l'oggetto dura 10 anni. O se comunque fornisce un grado di comfort che aprendo le finestre o con degli spifferi non hai.
Ho comperato un modello che dichiara un'efficienza di recupero dell'80% e l'ho montato in un vecchio laboratorio del mio osservatorio, essenzialmente perché c'era già il buco nella finestra. Vedete qui il montaggio, molto artigianale, con una cassa di Chianti come supporto. L'isolamento termico invece è un professionale pannello a celle chiuse, da cappotto per pareti, che usiamo come filtro infrarosso nei ricevitori radio. I due fili sono sensori di temperatura, uno per misurare l'aria all'esterno e il secondo per l'aria immessa nell'ambiente, dopo essere stata riscaldata.
L'oggetto è silenziosissimo, nella portata più bassa (20 mc all'ora) non ci si accorge che sta lavorando. In quella più alta (50 mc) ronza come un normale aspiratore da bagno. E' acceso da un paio di mesi, e l'aria della stanza, prima sensibilmente viziata come succede spesso nei vecchi ambienti un po' polverosi, ora è quasi del tutto inodore. Non ho fatto analisi, ma già la sensazione a naso indica un buon ricambio, molto meglio di quando c'era solo un buco nel vetro. E rispetto al buco nel vetro non ci sono confronti, per quel che riguarda il comfort termico.
Con i due sensori ho provato a fare qualche misura. Nelle giornate quasi primaverili di questi giorni chiaramente non si vede un grosso effetto, ma quando fuori c'erano 4 gradi, l'aria che entrava arrivava a 17-18 gradi, con una temperatura interna di 20 gradi. Cioè un'efficienza di recupero dell' 80-85%, per niente male. Le cose van ovviamente peggio con la portata alta, per cui la temperatura dell'aria immessa scendeva a circa 16 gradi, e l'efficienza a un ancora rispettabile 70%. Il ventilatore che tiene in moto la faccenda consuma pochi watt. Considerato che ogni grado recuperato corrispondono, su quella portata, a 20 watt, in un anno consumo una quarantina di kWh per risparmiarne 240. Un EROEI di 6, accettabile.
Una fonte non indifferente di perdite energetiche sono gli spifferi, ma se si tappa tutto, si finisce soffocati da esalazioni di tutti i tipi. Pure l'umidità non va trascurata, noi produciamo un bel po' di acqua, con la respirazione, e quella condensa sui muri creando muffe e altre cose poco salubri.
Ci sono tabelle e grafici, e indicativamente devo ricambiare completamente l'aria di casa ogni 3-6 ore, quando ci abito. Minimo quindi 2-3- volte al giorno. E se gli spifferi ricambiano l'aria anche di notte, una casa ben isolata richiederebbe di dormire con le finestre socchiuse o con una "gattaia". Tradotto in energia, per Firenze questo significa fino a 5,5 kWh/mq/anno, un decimo della mia spesa di riscaldamento.
Ho quindi deciso di affrontare il problema. Esistono dei sistemi di ventilazione che recuperano il calore dell'aria in uscita per riscaldare l'aria in ingresso, che sembrerebbe esattamente la cosa che serve. La prima cosa che ho incontrato è stato un impianto con controllo dell'umidità e della ventilazione per un intero grosso appartamento. La "centrale" ha le dimensioni di un armadio, il recupero energetico è altissimo, ma se non hai una villa di 300 mq e non la stai già ristrutturando mi sembra improponibile.
Ho quindi ripiegato su un oggetto decisamente più economico. Sono sempre costi dell'ordine dei 300 euro, si ripaga in 10 anni, all'incirca. Quindi tutto sta a stabilire se l'oggetto dura 10 anni. O se comunque fornisce un grado di comfort che aprendo le finestre o con degli spifferi non hai.
Ho comperato un modello che dichiara un'efficienza di recupero dell'80% e l'ho montato in un vecchio laboratorio del mio osservatorio, essenzialmente perché c'era già il buco nella finestra. Vedete qui il montaggio, molto artigianale, con una cassa di Chianti come supporto. L'isolamento termico invece è un professionale pannello a celle chiuse, da cappotto per pareti, che usiamo come filtro infrarosso nei ricevitori radio. I due fili sono sensori di temperatura, uno per misurare l'aria all'esterno e il secondo per l'aria immessa nell'ambiente, dopo essere stata riscaldata.
L'oggetto è silenziosissimo, nella portata più bassa (20 mc all'ora) non ci si accorge che sta lavorando. In quella più alta (50 mc) ronza come un normale aspiratore da bagno. E' acceso da un paio di mesi, e l'aria della stanza, prima sensibilmente viziata come succede spesso nei vecchi ambienti un po' polverosi, ora è quasi del tutto inodore. Non ho fatto analisi, ma già la sensazione a naso indica un buon ricambio, molto meglio di quando c'era solo un buco nel vetro. E rispetto al buco nel vetro non ci sono confronti, per quel che riguarda il comfort termico.
Con i due sensori ho provato a fare qualche misura. Nelle giornate quasi primaverili di questi giorni chiaramente non si vede un grosso effetto, ma quando fuori c'erano 4 gradi, l'aria che entrava arrivava a 17-18 gradi, con una temperatura interna di 20 gradi. Cioè un'efficienza di recupero dell' 80-85%, per niente male. Le cose van ovviamente peggio con la portata alta, per cui la temperatura dell'aria immessa scendeva a circa 16 gradi, e l'efficienza a un ancora rispettabile 70%. Il ventilatore che tiene in moto la faccenda consuma pochi watt. Considerato che ogni grado recuperato corrispondono, su quella portata, a 20 watt, in un anno consumo una quarantina di kWh per risparmiarne 240. Un EROEI di 6, accettabile.
Come riconoscere una chemtrail
Nel sito dei Verdi Toscana è stato pubblicato un mese fa un articolo "Scie chimiche, sai cosa sono?", in cui, tra le tante cose, l'autrice ci dà un intelligente metodo per riconoscere i due tipi di scie che un aereo può lasciare.
Nel caso delle normali scie di condensa, cioè vapore degli scarichi che condensa in aghi di ghiaccio, la scia si forma sempre dietro al motore, ad una distanza che tipicamente è di alcune decine di metri (se fa MOLTO freddo può essere di 5-10 metri). Se invece si tratta di qualcosa di spruzzato dall'aereo, originerà da punti diversi, e inizierà immediatamente. Per dare un'idea metto subito due foto. La prima, qui sopra, è tratta dal sito "Scie chimiche in Sardegna", è addirittura il banner del sito. Secondo voi cos'è?
La seconda riguarda un fuel dump, un'operazione che viene fatta talvolta prima di un atterraggio di emergenza per alleggerire l'aereo. Incidentalmente lo stesso aereo è stato filmato sopra Torino, e il filmato gira sui siti come prova che le scie non escono dai motori. Come vedete non solo la scia si origina in un punto differente (che incidentalmente è proprio la posizione degli ugelli di rilascio del carburante in quell'aereo), ma è intensissima all'inizio e diventa rapidamente molto più trasparente.
Essendo il rilascio di scie chimiche un'operazione segretissima, non sono autorizzato dal NWO a pubblicare un'immagine vera, come non sono autorizzato a pubblicare le foto segrete dei puffi e degli unicorni volanti, e quindi dovete accontentarvi di qualcosa che ci assomigli.
Insomma, non ci sono molte possibilità di confusione, anche se sembra che i perfidi irroratori ora nascondano gli ugelli delle scie molto vicino ai motori, o addirittura dentro ai motori (così i pericolosissimi virus, o le delicate nanomacchine intelligenti vengono fritti dai gas di scarico).
Passiamo a una rassegna fotografica. Ad es. la foto del tarocco aereo telemetrato a 1347 metri: scia che parte diverse lunghezze dietro l'aereo. E poi quella del 747 telemetrato a 1858 metri (doveva essere davvero impressionante!): scie ben dietro i motori, e stranamente simile al mio 747 a 10 mila metri. Se fossi in Straker, e la sua telecamera con zoom da urlo riesce a vedere così male un 747 a quella distanza mi farei ridare indietro i soldi.
Guardando in rete, è difficile vedere foto di questi aerei bassissimi che rilasciano scie, sono sempre puntini sgranati. Forse perché non sono così bassi? Non voglio usare le mie perché sarei accusato di fare dei montaggi, ma potete guardare quelle pubblicate nei precedenti post. Ne trovate moltissime sul sito "Scie persistenti su Milano", da cavarsi la voglia, ma anche lui sostiene si tratta di scie di condensa e non vale. Una sola, giusto perché è un artista. Oltre a distinguere che l'aereo più alto lascia le scie da dietro i motori, si capisce anche la differenza tra un aereo a quote alte ed uno a quote basse (i due aerei sono simili).
Quasi tutte le foto di aerei con scie riportate dai complottisti sono sul sito TankerEnemy, come filmati purtroppo, che sono meno definiti (solito zoom difettoso che non riesce a vedere un aereo a 1500 metri?). Qualcuna comunque c'è. Quella qui a fianco è molto bella, complimenti. Quando ho un po' di tempo provo a fare qualche estratto di fotogrammi ben definiti, per ora accontentatevi dei due del telemetro
Nel sito sciechimiche.org c'è solo una manciata di foto, ma dovrebbero essere accuratamente scelte tra quelle più strane, anomale. Questa è catalogata tra le UFO, forse perché l'aereo, per la foschia dovuta alla distanza, non si vede tanto bene. In ogni caso le scie compaiono come dovrebbero, dietro ai motori (quando li si vede). Altre foto "anomale" mostrano delle cosine bianche in primo piano ("polimeri"), che a velocità supersonica sono piombate dalla quota dell'aereo, talmente lontano da non essere utilizzabile per capire dove stano i motori, fino a terra.
Altre foto, come la seconda, mostrano condensa dovuta non solo ai motori, ma anche alla turbolenza sull'ala. La scia si forma regolarmente a una bella distanza dall'aereo. L'ultima mostra una terza scia. (parte modificata in seguito ai commenti) La cosa più probabile è che si tratti di un trimotore (MD11, DC10). Potrebbe anche essere dovuta al motore APU (una piccola turbina posta nella coda dell'aereo, brucia kerosene anche quella no?), ma è raro venga usato in volo.
Concludo, perché finché non mi pagano gli arretrati, lavoro per l'NWO solo nei ritagli di tempo. Cosa si capisce da tutto questo? Se escludiamo i rarissimi fuel dump, le scie si originano SEMPRE dai motori, e iniziano ad essere visibili da diversi metri dietro i motori. Talvolta oltre alle scie ho effetti di turbolenza, abbastanza rari visto che nel 99% dei casi ho solo le due/tre/quattro scie canoniche, e anche in quei casi la scia si forma parecchio dietro l'aereo. Molte persone non sanno che gli aerei possono avere 3 motori, o hanno l'APU, e in generale le foto di aerei sono molto azzurrate, piccole, sgranate, niente di confrontabile con un aereo ripreso davvero a 1-2 km di quota.
Aggiornamento
Caspita, Straker mi costringe a fare gli straordinari. Con una bellissima foto di un 747 che dalla livrea sembrerebbe della Ryan Air (correggo, British Airways), evidentemente han finito la pittura bianca.
Le scie sono in effetti attaccate alle ali, ma proviamo ad ingrandirle. E soprattutto guardiamo i dettagli di dove sono posti i motori, che sul 747 sono su una bella gondola in avanti. Vedi foto sotto, grazie a Riccardo.
Qui il disegno ingrandito. I motori del 747 sono lunghi 5,9 metri, e la scala è di 14 cm/pixel (56cm/pixel nell'originale). Le scie compaiono 82 pixel dietro al bordo anteriore di ciascun motore, cioè 5,5 metri dietro i motori. Siamo al limite dei valori che avevo dato io. Sarebbe anche possibile che esistano spruzzatori montati sul bordo posteriore dell'ala, anche se la scia comincia piuttosto tenue e poi si inspessisce, appunto come le scie di condensazione. La cosa è evidente per le scie esterne, che iniziano appena all'esterno dell'ala. Diciamo, per fair play, che questa foto non dimostra né la scia di condensa, né la chemtrail.
Non commento i pasticci da piccolo chimico di Straker, certo, se si inventa unicorni di tipi sempre differenti occorre utilizzare criteri sempre diversi per verificare. Vorrei solo capire come si possano produrre centinaia (o migliaia) di tonnellate di bario (quelle che servono per una grossa scia) mescolando poche decine o anche centinaia di chili di additivo al kerosene. O come si possa far funzionare un motore senza gripparlo se l'additivo diventa una quota preponderante della miscela.
P.S. Ringrazio Straker per aver segnalato alcune imprecisioni linguistiche. Ma si può dire "fuel dump".
Ri-aggiornamento
Naturalmente lo spiegone qui sopra è troppo complicato per i nostri amici, che non riescono neppure a calcolare dove finisce il motore nella foto. E quindi tornano alla carica.
Non sono un esperto di aviazione, ma di getti e scie sì, sapete, sono un fenomeno astronomico piuttosto comune ed interessante. Quindi non mi meraviglio di vedere "due scie" da ciascun motore, la condensa, dovete sapere, in condizioni di flusso abbastanza laminare (e quando si forma vicino al motore ancora lo siamo) tende a iniziare a formarsi sul bordo esterno del getto. Forse perché è più freddo, voi che dite? E quindi è una specie di tubo. Se guardo un tubo di lato vedo due pareti più spesse, e in mezzo una zona relativamente più trasparente. E sapete una cosa interessante? Se avessi visto l'aereo di lato, le "due scie" da ciascun motore ci sarebbero state lo stesso, questa volta una sopra l'altra (un tubo visto da sotto o di lato resta un tubo).
Una cosa "sorprendente" di quell'immagine è come le quatto scie siano tutte ESATTAMENTE alla stessa distanza dai motori. Gli ugelli che spruzzano le chemtrails, cioè, sono messi sull'ala non allineati rispetto al bordo posteriore, ma esattamente 5,5 metri dietro a ciascun motore, dove capitava sulla superficie alare. Forse l'han fatto apposta, per far credere fossero scie di condensa.
Quindi i particolari che mostra Straker sono proprio quelli che mi aspetto per scie di condensa, e NON quelli che mi aspetto per una chemtrail.
Non commento la seconda foto. L'aria è talmente sovrasatura che qualsiasi parte dell'aereo rilascia scie, la prospettiva è impossibile per dire qualsiasi cosa, l'aereo sta virando e quindi avrò rivoli d'aria che si staccano lateralmente un po' dappertutto. Ma dire che le scie non si originano dai motori richiede davvero fantasia.
Nel caso delle normali scie di condensa, cioè vapore degli scarichi che condensa in aghi di ghiaccio, la scia si forma sempre dietro al motore, ad una distanza che tipicamente è di alcune decine di metri (se fa MOLTO freddo può essere di 5-10 metri). Se invece si tratta di qualcosa di spruzzato dall'aereo, originerà da punti diversi, e inizierà immediatamente. Per dare un'idea metto subito due foto. La prima, qui sopra, è tratta dal sito "Scie chimiche in Sardegna", è addirittura il banner del sito. Secondo voi cos'è?
La seconda riguarda un fuel dump, un'operazione che viene fatta talvolta prima di un atterraggio di emergenza per alleggerire l'aereo. Incidentalmente lo stesso aereo è stato filmato sopra Torino, e il filmato gira sui siti come prova che le scie non escono dai motori. Come vedete non solo la scia si origina in un punto differente (che incidentalmente è proprio la posizione degli ugelli di rilascio del carburante in quell'aereo), ma è intensissima all'inizio e diventa rapidamente molto più trasparente.
Essendo il rilascio di scie chimiche un'operazione segretissima, non sono autorizzato dal NWO a pubblicare un'immagine vera, come non sono autorizzato a pubblicare le foto segrete dei puffi e degli unicorni volanti, e quindi dovete accontentarvi di qualcosa che ci assomigli.
Insomma, non ci sono molte possibilità di confusione, anche se sembra che i perfidi irroratori ora nascondano gli ugelli delle scie molto vicino ai motori, o addirittura dentro ai motori (così i pericolosissimi virus, o le delicate nanomacchine intelligenti vengono fritti dai gas di scarico).
Passiamo a una rassegna fotografica. Ad es. la foto del tarocco aereo telemetrato a 1347 metri: scia che parte diverse lunghezze dietro l'aereo. E poi quella del 747 telemetrato a 1858 metri (doveva essere davvero impressionante!): scie ben dietro i motori, e stranamente simile al mio 747 a 10 mila metri. Se fossi in Straker, e la sua telecamera con zoom da urlo riesce a vedere così male un 747 a quella distanza mi farei ridare indietro i soldi.
Guardando in rete, è difficile vedere foto di questi aerei bassissimi che rilasciano scie, sono sempre puntini sgranati. Forse perché non sono così bassi? Non voglio usare le mie perché sarei accusato di fare dei montaggi, ma potete guardare quelle pubblicate nei precedenti post. Ne trovate moltissime sul sito "Scie persistenti su Milano", da cavarsi la voglia, ma anche lui sostiene si tratta di scie di condensa e non vale. Una sola, giusto perché è un artista. Oltre a distinguere che l'aereo più alto lascia le scie da dietro i motori, si capisce anche la differenza tra un aereo a quote alte ed uno a quote basse (i due aerei sono simili).
Quasi tutte le foto di aerei con scie riportate dai complottisti sono sul sito TankerEnemy, come filmati purtroppo, che sono meno definiti (solito zoom difettoso che non riesce a vedere un aereo a 1500 metri?). Qualcuna comunque c'è. Quella qui a fianco è molto bella, complimenti. Quando ho un po' di tempo provo a fare qualche estratto di fotogrammi ben definiti, per ora accontentatevi dei due del telemetro
Nel sito sciechimiche.org c'è solo una manciata di foto, ma dovrebbero essere accuratamente scelte tra quelle più strane, anomale. Questa è catalogata tra le UFO, forse perché l'aereo, per la foschia dovuta alla distanza, non si vede tanto bene. In ogni caso le scie compaiono come dovrebbero, dietro ai motori (quando li si vede). Altre foto "anomale" mostrano delle cosine bianche in primo piano ("polimeri"), che a velocità supersonica sono piombate dalla quota dell'aereo, talmente lontano da non essere utilizzabile per capire dove stano i motori, fino a terra.
Altre foto, come la seconda, mostrano condensa dovuta non solo ai motori, ma anche alla turbolenza sull'ala. La scia si forma regolarmente a una bella distanza dall'aereo. L'ultima mostra una terza scia. (parte modificata in seguito ai commenti) La cosa più probabile è che si tratti di un trimotore (MD11, DC10). Potrebbe anche essere dovuta al motore APU (una piccola turbina posta nella coda dell'aereo, brucia kerosene anche quella no?), ma è raro venga usato in volo.
Concludo, perché finché non mi pagano gli arretrati, lavoro per l'NWO solo nei ritagli di tempo. Cosa si capisce da tutto questo? Se escludiamo i rarissimi fuel dump, le scie si originano SEMPRE dai motori, e iniziano ad essere visibili da diversi metri dietro i motori. Talvolta oltre alle scie ho effetti di turbolenza, abbastanza rari visto che nel 99% dei casi ho solo le due/tre/quattro scie canoniche, e anche in quei casi la scia si forma parecchio dietro l'aereo. Molte persone non sanno che gli aerei possono avere 3 motori, o hanno l'APU, e in generale le foto di aerei sono molto azzurrate, piccole, sgranate, niente di confrontabile con un aereo ripreso davvero a 1-2 km di quota.
Aggiornamento
Caspita, Straker mi costringe a fare gli straordinari. Con una bellissima foto di un 747 che dalla livrea sembrerebbe della Ryan Air (correggo, British Airways), evidentemente han finito la pittura bianca.
Le scie sono in effetti attaccate alle ali, ma proviamo ad ingrandirle. E soprattutto guardiamo i dettagli di dove sono posti i motori, che sul 747 sono su una bella gondola in avanti. Vedi foto sotto, grazie a Riccardo.
Qui il disegno ingrandito. I motori del 747 sono lunghi 5,9 metri, e la scala è di 14 cm/pixel (56cm/pixel nell'originale). Le scie compaiono 82 pixel dietro al bordo anteriore di ciascun motore, cioè 5,5 metri dietro i motori. Siamo al limite dei valori che avevo dato io. Sarebbe anche possibile che esistano spruzzatori montati sul bordo posteriore dell'ala, anche se la scia comincia piuttosto tenue e poi si inspessisce, appunto come le scie di condensazione. La cosa è evidente per le scie esterne, che iniziano appena all'esterno dell'ala. Diciamo, per fair play, che questa foto non dimostra né la scia di condensa, né la chemtrail.
Non commento i pasticci da piccolo chimico di Straker, certo, se si inventa unicorni di tipi sempre differenti occorre utilizzare criteri sempre diversi per verificare. Vorrei solo capire come si possano produrre centinaia (o migliaia) di tonnellate di bario (quelle che servono per una grossa scia) mescolando poche decine o anche centinaia di chili di additivo al kerosene. O come si possa far funzionare un motore senza gripparlo se l'additivo diventa una quota preponderante della miscela.
P.S. Ringrazio Straker per aver segnalato alcune imprecisioni linguistiche. Ma si può dire "fuel dump".
Ri-aggiornamento
Naturalmente lo spiegone qui sopra è troppo complicato per i nostri amici, che non riescono neppure a calcolare dove finisce il motore nella foto. E quindi tornano alla carica.
Non sono un esperto di aviazione, ma di getti e scie sì, sapete, sono un fenomeno astronomico piuttosto comune ed interessante. Quindi non mi meraviglio di vedere "due scie" da ciascun motore, la condensa, dovete sapere, in condizioni di flusso abbastanza laminare (e quando si forma vicino al motore ancora lo siamo) tende a iniziare a formarsi sul bordo esterno del getto. Forse perché è più freddo, voi che dite? E quindi è una specie di tubo. Se guardo un tubo di lato vedo due pareti più spesse, e in mezzo una zona relativamente più trasparente. E sapete una cosa interessante? Se avessi visto l'aereo di lato, le "due scie" da ciascun motore ci sarebbero state lo stesso, questa volta una sopra l'altra (un tubo visto da sotto o di lato resta un tubo).
Una cosa "sorprendente" di quell'immagine è come le quatto scie siano tutte ESATTAMENTE alla stessa distanza dai motori. Gli ugelli che spruzzano le chemtrails, cioè, sono messi sull'ala non allineati rispetto al bordo posteriore, ma esattamente 5,5 metri dietro a ciascun motore, dove capitava sulla superficie alare. Forse l'han fatto apposta, per far credere fossero scie di condensa.
Quindi i particolari che mostra Straker sono proprio quelli che mi aspetto per scie di condensa, e NON quelli che mi aspetto per una chemtrail.
Non commento la seconda foto. L'aria è talmente sovrasatura che qualsiasi parte dell'aereo rilascia scie, la prospettiva è impossibile per dire qualsiasi cosa, l'aereo sta virando e quindi avrò rivoli d'aria che si staccano lateralmente un po' dappertutto. Ma dire che le scie non si originano dai motori richiede davvero fantasia.
giovedì 12 marzo 2009
Rumore di aereo
Lo sappiamo tutti che un aereo a 10 mila metri non si può né vedere distintamente né sentire. Però sembra che io abbia una vista ed un udito da superman, dato che distinguo (a fatica) i motori di un jumbo jet a 10 mila metri. E sappiamo anche che un aereo fa un bel frastuono, come sa bene chi vive vicino ad un aeroporto. Allora proviamo a ragionarci un po' su.
Se andiamo a cercare nel più improbabile dei luoghi, il blog Tankerenemy, scopriamo alcune cose interessanti. Viene citato un articolo divulgativo, dove si spiega che:
Secondo le normative in vigore, il rumore di un aviogetto ad 800 metri di quota sulla verticale, non deve superare i 75 db (voce forte ad un metro). Considerando che, se si raddoppia la distanza, l’intensità sonora decresce di 6 dB, possiamo dedurre che ... decuplicando la distanza l'intensità sonora diventa un centesimo, perciò il decremento in decibel dell'intensità udita è pari a 10*log(100) =10*2=20, ossia circa 55 db (intensità sonora paragonabile a quella di una conversazione tranquilla in un salotto) .
A 12 mila metri, usando le formule dell'articolo, si perdono altri 3-4 dB, quindi arriviamo a circa 51 dB, il rumore della conversazione nella stanza accanto, a porte spalancate. Quindi un aereo a quote di volo si può sentire, eccome. Si può sentire da dentro casa. Chiaramente quelli indicati sono dei limiti, casi eccezionali di aerei particolarmente rumorosi, propagazione del suono ideale, aereo sulla verticale. Nei casi concreti l'aereo fa meno rumore (il massimo lo fa al decollo, in crociera è molto meno), l'aria non trasmette troppo bene, soprattutto se ci sono grosse differenze di densità, e i rumori cittadini mascherano altri suoni simili. Quindi sentire un aerei in quota non è molto frequente.
Ma se andiamo in campagna (o abbiamo la fortuna, come me, di lavorare sulle colline), la giornata è serena, e l'aereo è un modello un po' più rumoroso, lo si sente distintamente anche a 12 mila metri.
Sabato ho approfittato della bella giornata per un giro in bici lungo l'Arno, nei dintorni di Peretola, e come al solito ho tenuto anche gli occhi alzati al cielo. Questo qui sopra è un AVRO RJ85 dell'Air France in fase di atterraggio. Dalle dimensioni è a 350 metri, praticamente sulla testa, e fa un bel rumore, ma non drammatico, diciamo che una discussione animata in salotto ne fa di più. La foto ha una risoluzione più bassa del solito, la macchina ha una scala di 47 secondi d'arco per pixel.
Subito dopo l'atterraggio ho sentito un altro aereo, sopra la testa. Difficile beccarlo, ma la scia come al solito aiuta. Eccolo, lo so che la foto fa schifo, ma con la compatta da pochi megapixel gli aerei lontani non si fotografano. Non si può capire che aereo sia, e quindi la distanza, ma considerando dimensioni tipiche è tra gli 8 e i 14 km. Il rumore era quello di una conversazione ad una decina di metri, basso ma perfettamente distinguibile.
Lunedì la giornata è splendida, di quelle che secondo gli sicachimisti non esistono più. Se si aguzza la vista, le scie si vedono, ma sono cortissime, e molti aerei non ne hanno. Questo l'ho beccato grazie al rumore, che ho confrontato con quello di un'auto di passaggio, l'auto a 40 metri era più silenziosa. Sembra un MD80 (correzioni da chi se ne intende benvenute), nel qual caso si trova a 14500 metri di distanza. Ci ho messo un po' a trovarlo e si era già allontanato. Era grosso un quarto della Luna piena, le ali si distinguevano benissimo ad occhio nudo (a quasi 15 km, sottolineo).
Incidentalmente, in una intervista a Controradio, un sostenitore delle scie chimiche afferma che in giornate come questa lui non vede aerei. Certo, senza scia non li individua. Ma lunedì il traffico era circa il solito, un aereo ogni 5-10 minuti (dai dati nel suo dossier si può calcolare che in media sulla testa di ciascuno di noi passano 200 aerei civili il giorno). Se invece le scie durano (poniamo) un'ora e passano 10 aerei all'ora, in ogni momento vedo un reticolato di 10 scie, senz'altro impressionante.
Se andiamo a cercare nel più improbabile dei luoghi, il blog Tankerenemy, scopriamo alcune cose interessanti. Viene citato un articolo divulgativo, dove si spiega che:
Secondo le normative in vigore, il rumore di un aviogetto ad 800 metri di quota sulla verticale, non deve superare i 75 db (voce forte ad un metro). Considerando che, se si raddoppia la distanza, l’intensità sonora decresce di 6 dB, possiamo dedurre che ... decuplicando la distanza l'intensità sonora diventa un centesimo, perciò il decremento in decibel dell'intensità udita è pari a 10*log(100) =10*2=20, ossia circa 55 db (intensità sonora paragonabile a quella di una conversazione tranquilla in un salotto) .
A 12 mila metri, usando le formule dell'articolo, si perdono altri 3-4 dB, quindi arriviamo a circa 51 dB, il rumore della conversazione nella stanza accanto, a porte spalancate. Quindi un aereo a quote di volo si può sentire, eccome. Si può sentire da dentro casa. Chiaramente quelli indicati sono dei limiti, casi eccezionali di aerei particolarmente rumorosi, propagazione del suono ideale, aereo sulla verticale. Nei casi concreti l'aereo fa meno rumore (il massimo lo fa al decollo, in crociera è molto meno), l'aria non trasmette troppo bene, soprattutto se ci sono grosse differenze di densità, e i rumori cittadini mascherano altri suoni simili. Quindi sentire un aerei in quota non è molto frequente.
Ma se andiamo in campagna (o abbiamo la fortuna, come me, di lavorare sulle colline), la giornata è serena, e l'aereo è un modello un po' più rumoroso, lo si sente distintamente anche a 12 mila metri.
Sabato ho approfittato della bella giornata per un giro in bici lungo l'Arno, nei dintorni di Peretola, e come al solito ho tenuto anche gli occhi alzati al cielo. Questo qui sopra è un AVRO RJ85 dell'Air France in fase di atterraggio. Dalle dimensioni è a 350 metri, praticamente sulla testa, e fa un bel rumore, ma non drammatico, diciamo che una discussione animata in salotto ne fa di più. La foto ha una risoluzione più bassa del solito, la macchina ha una scala di 47 secondi d'arco per pixel.
Subito dopo l'atterraggio ho sentito un altro aereo, sopra la testa. Difficile beccarlo, ma la scia come al solito aiuta. Eccolo, lo so che la foto fa schifo, ma con la compatta da pochi megapixel gli aerei lontani non si fotografano. Non si può capire che aereo sia, e quindi la distanza, ma considerando dimensioni tipiche è tra gli 8 e i 14 km. Il rumore era quello di una conversazione ad una decina di metri, basso ma perfettamente distinguibile.
Lunedì la giornata è splendida, di quelle che secondo gli sicachimisti non esistono più. Se si aguzza la vista, le scie si vedono, ma sono cortissime, e molti aerei non ne hanno. Questo l'ho beccato grazie al rumore, che ho confrontato con quello di un'auto di passaggio, l'auto a 40 metri era più silenziosa. Sembra un MD80 (correzioni da chi se ne intende benvenute), nel qual caso si trova a 14500 metri di distanza. Ci ho messo un po' a trovarlo e si era già allontanato. Era grosso un quarto della Luna piena, le ali si distinguevano benissimo ad occhio nudo (a quasi 15 km, sottolineo).
Incidentalmente, in una intervista a Controradio, un sostenitore delle scie chimiche afferma che in giornate come questa lui non vede aerei. Certo, senza scia non li individua. Ma lunedì il traffico era circa il solito, un aereo ogni 5-10 minuti (dai dati nel suo dossier si può calcolare che in media sulla testa di ciascuno di noi passano 200 aerei civili il giorno). Se invece le scie durano (poniamo) un'ora e passano 10 aerei all'ora, in ogni momento vedo un reticolato di 10 scie, senz'altro impressionante.
mercoledì 11 marzo 2009
Scie d'annata bis
Un collega mi ha portato un vecchio numero di "Storia Illustrata", del gennaio 1967. E a pagina 137 cosa vi trovo? Una foto, che purtroppo non è meglio specificata, della seconda guerra mondiale, in cui 7 fortezze volanti rilasciano vistose scie di condensa.
Visto che non mi pagano per parlare di scie, le conclusioni le lascio a voi.
domenica 8 marzo 2009
Olanda
Sono appena di ritorno da un viaggio di lavoro in Olanda. Ne ho approfittato per un giro ad Amsterdam, con visita alla casa di Anna Frank (che non commento perché non riesco onestamente ad esserne all'altezza), e al museo di Van Gogh. Tra l'altro, occasione ghiotta per un astronomo, un'esposizione su Van Gogh ed i colori della notte, con tutti i dipinti di cieli stellati, in cui il maestro riesce a catturare l'emozione del trovarsi a tu per tu con l'infinito (la riproduzione qui sopra purtroppo no). Suggerisco come colonna sonora la splendida canzone di Don McLean.
Qui commento solo due flash (e mezzo). Il primo è il parcheggio di biciclette della stazione (questa foto). Un edificio su due piani, con letteralmente migliaia di biciclette. Ho visto cose simili solo in Giappone, altro paese con una grossa cultura ciclistica. In tutta la città una impressionante rete di piste ciclabili, e puoi affittare una bici anche per poche ore.
L'osservatorio dove dovevo andare a lavorare è a un paio di ore di treno, e occorre cambiare. Ho consultato il sito delle ferrovie, stampato il promemoria, e solo sul treno ho visto che la coincidenza era di ben quattro minuti. Roba da fantascienza. Nel viaggio di ritorno (stessi tempi) ho quindi pensato di immortalare la situazione. Sono appena sceso dal treno di destra, arrivato alle 16:07, e sto aspettando quello a sinistra, in partenza per le 16:11.
Naturalmente mi sono chiesto se anche in Olanda ci siano le scie chimiche. Ho lasciato in Italia un cielo tersissimo, ma pretenderlo in Olanda a Marzo era troppo, e la pioggerellina locale mi ha accompagnato per quasi tutta la permanenza. Ma dall'aereo ho fotografato queste scie persistenti, a quota molto più alta. Non so la quota del mio aereo, ma non era certo a 4000 metri. Sotto di me la coltre di nubi che le scie dovrebbero in teoria irrorare. Se qualcuno avesse dubbi che sono a quote differenti...
Qui commento solo due flash (e mezzo). Il primo è il parcheggio di biciclette della stazione (questa foto). Un edificio su due piani, con letteralmente migliaia di biciclette. Ho visto cose simili solo in Giappone, altro paese con una grossa cultura ciclistica. In tutta la città una impressionante rete di piste ciclabili, e puoi affittare una bici anche per poche ore.
L'osservatorio dove dovevo andare a lavorare è a un paio di ore di treno, e occorre cambiare. Ho consultato il sito delle ferrovie, stampato il promemoria, e solo sul treno ho visto che la coincidenza era di ben quattro minuti. Roba da fantascienza. Nel viaggio di ritorno (stessi tempi) ho quindi pensato di immortalare la situazione. Sono appena sceso dal treno di destra, arrivato alle 16:07, e sto aspettando quello a sinistra, in partenza per le 16:11.
Naturalmente mi sono chiesto se anche in Olanda ci siano le scie chimiche. Ho lasciato in Italia un cielo tersissimo, ma pretenderlo in Olanda a Marzo era troppo, e la pioggerellina locale mi ha accompagnato per quasi tutta la permanenza. Ma dall'aereo ho fotografato queste scie persistenti, a quota molto più alta. Non so la quota del mio aereo, ma non era certo a 4000 metri. Sotto di me la coltre di nubi che le scie dovrebbero in teoria irrorare. Se qualcuno avesse dubbi che sono a quote differenti...