Il Comune di Livorno ha istituito, alcuni anni fa, un Tavolo delle Religioni, a cui erano invitate tutte le confessioni religiose presenti sul territorio. Ci sono dentro un po' tutti, cattolici, valdesi, musulmani, ebrei, buddhisti, Hare Khrishna, mormoni, e tanti altri, Livorno ha una lunga tradizione di multiculturalismo. Si tratta di un organo consultivo del Comune, presieduto dal sindaco (rappresentato da un assessore), che ha lo scopo di discutere di tematiche che coinvolgono le comunità religiose e di organizzare varie iniziative di dialogo tra visioni differenti. A questo riguardo sono state organizzate diverse iniziative e dibattiti, molto interessanti. Da diversi anni si sta inoltre cercando di avere una Sala del silenzio, nell'ospedale cittadino, un luogo di raccoglimento, meditazione, e (per chi prega) di preghiera.
Firma del protocollo istitutivo del Tavolo delle Religioni (dal sito del Comune di Livorno) |
Due anni fa qualcuno ha notato che, in una società dove un terzo delle persone si dichiara non credente, il Tavolo era monco senza qualcuno che ne portasse i punti di vista. A riguardo è utile ricordare quanto dice il documento conclusivo della riunione di Vienna dei rappresentanti degli Stati partecipanti alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (1986-1989), che all’articolo 16 recita:
Al fine di assicurare la libertà dell’individuo di professare e praticare una religione o una convinzione, gli Stati partecipanti, fra l’altro, 1. adotteranno misure efficaci per impedire ed eliminare ogni discriminazione per motivi di religione o convinzione nei confronti di individui o comunità per quanto riguarda il riconoscimento, l’esercizio e il godimento dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in tutti i settori della vita civile, politica, economica, sociale e culturale e assicureranno l’effettiva uguaglianza fra credenti e non credenti; 2. favoriranno un clima di reciproca tolleranza e rispetto fra credenti di comunità diverse nonché fra credenti e non credenti.
Altri documenti della Comunità Europea ribadiscono il concetto: le organizzazioni filosofiche e non confessionali, a cui atei ed agnostici aderiscono, sono considerate allo stesso modo delle confessioni religiose. Il fatto di credere o meno in Dio (cosa che oltretutto non è neppure scontata per alcune religioni storiche, come alcune branche del buddhismo) non è una discriminante in uno Stato laico, che ha il compito di favorire una reciproca tolleranza. Quindi al Tavolo (che ha cambiato il nome in Tavolo delle Religioni e delle Spiritualità) hanno aderito l’Unione Atei ed Agnostici Razionalisti (UAAR) ed Arci Atea. Si Sono organizzate insieme alcune iniziative, con dibattiti interessanti sui punti che atei e credenti hanno in comune e sulla reciproca convivenza.
Un cambiamento del genere deve essere ratificato. Si è discusso assieme sulle modifiche da fare al protocollo d'intesa, ed una volta che questo è stato accettato da tutti (cattolici inclusi) è stato approvato all'unanimità in Giunta Comunale. Ma al momento della firma, il Vescovo di Livorno ha comunicato che non avrebbe firmato. Le motivazioni sono state inviate in una lettera (privata) al Sindaco ma, anche dopo una richiesta formale, non sono state comunicate al Tavolo. Comunque è chiaro che l’oggetto del contendere, unica modifica sostanziale, è la presenza di associazioni di atei.
A questo punto la situazione è di stallo: la firma del protocollo è stata sospesa, il Tavolo continua a riunirsi, ma il rappresentante della Chiesa Cattolica agli ultimi incontro non era presente. In uno Stato normale si proseguirebbe l’esperienza del Tavolo senza la presenza della componente cattolica, ovviamente sempre benvenuta qualora cambiasse idea, ma non siamo in uno Stato normale. Un tavolo che ha lo scopo di favorire il dialogo funziona male se manca la maggiore componente, e a maggior ragione il Comune (ma in realtà nessuno) vuole lo scontro. In una città dove protestare perché suonano le campane alle 6 di mattina è considerato un gesto intollerante, dove ad ogni manifestazione pubblica è presente un sacerdote cattolico a benedire, dove il giornale locale pubblica articoli a piena pagina in cui il Vescovo parla di possessioni diaboliche e di come combatterle, è anche ritenuto normale che la Curia imponga condizioni al Comune.
La posizione della Curia (non posso dire della Chiesa Cattolica, che include voci ben diverse da questa) tradisce un concetto di società civile che è poco definire preoccupante. È difficile entrare nella testa delle persone, in particolare di quelle che non ti ritengono degno di spiegazioni, si può solo fare supposizioni. Ma se uno non vuole entrare in un organo istituzionale perché questo comprende anche persone che non condividono la tua visione metafisica, mi sembra lecito supporre che si voglia che lo Stato privilegi chi la condivide. Che si ritene sia compito dell’amministrazione comunale favorire chi ricerca il Divino, che questa ricerca faccia parte dei suoi compiti. Che si pensa che chi, ricercando il Divino, sia giunto alla conclusione che non c’è, o che comunque non sia possibile dire qualcosa a riguardo, sia un nemico da combattere, con cui non puoi sedere allo stesso tavolo. A sostegno di questa interpretazione probabilmente si possono leggere diversi interventi del Vescovo contro l’avanzare di una cultura scristianizzata e del laicismo. Ovviamente il Vescovo ha tutti i diritti di ritenere la propria visione del mondo migliore di quella laica. Ha tutti i diritti, se lo vuole, di istituire tavoli interreligiosi in cui decide liberamente chi possa o meno aderire. Molto meno di dire al Comune chi possa o meno aderire ad un tavolo istituzionale, o quali scopi questo tavolo debba avere.
Oppure semplicemente la Chiesa cattolica non è interessata al dialogo. A denti stretti può accettare quello con altre confessioni cristiane. A denti ancora più stretti con chi non condivide i suoi testi sacri. Ma assolutamente no con chi non condivide l’idea di fondo di un Dio ultraterreno a cui riferirsi. In questo comunque non si capisce il rifiuto di aderire: puoi aderire ad in tavolo pur mantenendo una posizione fortemente critica con alcune delle componenti (e sottolineo, questo non è mai successo con il rappresentante cattolico, pur nominato dal Vescovo).
Il Tavolo comunque andrà avanti, ufficiale o meno. Si cercherà di organizzare, sperabilmente con il Comune, e con o senza il mondo cattolico (che magari parteciperà in altre forme) un incontro sulla spiritualità. Termine ambiguo, ma esiste una spiritualità laica, che fa a meno del soprannaturale. Trascendenza è anche tutto quel che va oltre la nostra umanità: il mondo in cui viviamo, la nostra limitatezza e il concetto stesso di limite, l’immensità del cosmo da esplorare, il nostro ruolo qui ora, il significato del vivere (che dobbiamo costruirci da noi), la riflessione sulla morale e sulla socialità, su quello che ci rende uomini. Tutti temi che non richiedono necessariamente un Dio che ci dica Lui cosa dobbiamo pensare a riguardo. Sui quali un interscambio franco, senza pregiudizi, è utile a tutti, credenti o meno.
Un altro tema importante, che piacerebbe affrontare, è come confrontarci con chi ha verità diverse dalle nostre. Non solo visioni religiose, spesso inconciliabili, ma anche su tante altre cose. Vedremo se si riuscirà a fare anche questo.
Purtroppo quando la Chiesa ufficiale (ma anche lo Stato) ha cominciato a riconoscere la libertà di religione, ha sempre reso esplicito il "di religione", in maniera che fosse chiaro che non ti riconosce il diritto di non avere una religione. Quel diritto non lo hai.
RispondiEliminaMa un scacco di accordi, documenti, ecc. della Comunità Europea, sottoscritti anche dall'Italia, sottolineano che la libertà di religione include quella di non averne nessuna. E che le associazioni di atei hanno la stessa dignità dei rappresentanti delle confessioni religiose.
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