Post aggiornato il 15/11Quando mi chiedono che mestiere faccio, la seconda domanda è inevitabilmente: "Bello, ma
in pratica cosa fa un astronomo?" Quello che uno si immagina è qualcosa come quanto appare dal
post precedente. In realtà quello è l'hobby, che ho rispolverato perché ultimamente riesco sempre meno a "uscire a riveder le stelle", il lavoro è molto diverso.
Andiamo per ordine. Il gruppo di lavoro all'osservatorio di Arcetri di cui sono responsabile, composto da 4 ricercatori e 4 tecnici (una ricercatrice si barcamena con un contratto a termine, e un tecnico continua a venire nonostante sia pensionato), riceve dallo Stato un finanziamento di "funzionamento ordinario" di circa 5000 euro l'anno. Fanno 625 euro a testa, 50 euro al mese, diciamo che molta gente con un hobby spende di più.
Questo significa che fai i salti mortali per far quadrare i bilanci, se uno strumento si rompe lo ripari in casa, usi software in "licenze creative" (sempre nei limiti della legalità ma cercando di stiracchiarla il più possibile), vai in missione in alberghi a una stella, eccetera. E per far scienza vera (qualcosa di meglio di un astrofilo) cerchi soldi dappertutto, bandi, progetti europei, collaborazioni...
Ma a differenza di chi ha un hobby, devi fare i conti con la burocrazia. Ho raccontato dell
'ultima trovata dei nostri legislatori, in nome del (lodevole) principio di controllare le transazioni finanziarie "allegre" di certe ditte. Che mi sta dando un bel po' di grattacapi. Ad es. il direttore ha dovuto firmare un decreto d'urgenza, un mese fa, per l'acquisto della carta igienica. Altro esempio, un software che mi è indispensabile per lavorare viene fornito ad 1/10 del costo tramite una convenzione con un'università inglese, che formalmente è la ditta da cui lo acquistiamo. Ho spedito a questa il formulario A38 da compilare per poter fare l'ordine e non mi hanno neppure risposto, loro il lavoro di mediazione lo fan gratis, se devono pure capire la burocrazia italiana tanti saluti, che si vada a comprarlo direttamente dalla ditta di software, a prezzo pieno (diverse migliaia di €).
Comunque se pensavo che la burocrazia italiana fosse il peggio, devo ricredermi. Quella europea è MOLTO peggio. Faccio parte di un programma quadro europeo, in cui devo progettare una parte di uno strumento. Ho avuto assegnata una cifra, con cui pagare un contratto per la ricercatrice di cui sopra, che fa materialmente il lavoro. Il progetto è partito ad inizio del 2009 e in teoria si dovrebbe concludere oggi, ma i primi soldi (un terzo) li ho visti alla fine dell'anno scorso. Nel frattempo dovevo compilare un dettagliatissimo resoconto, in cui dovevo specificare cosa avevo fatto OGNI GIORNO, sia per il progetto che per tutte le mia altre attività. Se viaggiavo per il progetto, dovevo specificare separatamente quanto avevo speso di tasse aeroportuali, che andavano rendicontate in una voce separata rispetto al biglietto.
All'inizio di quest'anno quindi sono riuscito a pagare la ricercatrice. Mi sembrava ovvio che almeno un altro terzo dei soldi dovesse arrivare entro il 2010, invece no, mi hanno comunicato che FORSE arriverà a febbraio una seconda rata di un sesto del totale. Nel frattempo la burocrazia italiana non vuol sfigurare, e mi chiede di sottoporre il rinnovo del contratto, incluso l'impegno (che presuppone ci siano i soldi) alla Corte dei Conti, che ha 60 giorni di tempo per valutarlo.
Non so ancora come andrà a finire, ma tra mail, telefonate, resoconti, discussioni con il direttore e con gli amministrativi non riesco più a fare molto altro.
Aggiornamento (15/11/2010):Sono arrivate alcune circolari. Una ricorda che in caso di spese "incaute" si risponde personalmente. Cioè se nel casino burocratico oramai inevitabile qualcosa va storto, i soldi per il contratto me li levano dallo stipendio.
La seconda ricorda che i fondi per i progetti europei devono necessariamente arrivare dalla Comunità Europea. Cioè devono essere quelli che non arrivano. Non posso usare residui di vecchi progetti, altrimenti la CE non riconosce il lavoro fatto e non ti paga più.
Infine i soldi che puoi spendere nei progetti internazionali sono solo quelli effettivamente arrivati, e solo dopo che sono effettivamente arrivati. Non puoi anticiparli sapendo che prima o poi arriveranno.
Concludendo: devi fare un lavoro. Per fare quel lavoro ti servono dei soldi, che difatti ti sono stati assegnati, ma non dati. Ti verranno dati solo dopo che hai concluso il lavoro (sentendo colleghi, anche dopo anni). Nel frattempo non puoi usare altri soldi, o farteli prestare. Se sgarri, li tiri fuori di tasca tua.
Ma chi me lo fa fare?