venerdì 26 settembre 2008

Mobilità varie assortite

Non avere l'auto comporta molte libertà:
  • una bella pernacchia ogni volta che passi davanti ad un distributore
  • la soddisfazione di superare una Ferrari Testarossa bloccata in un ingorgo
  • niente assicurazione (il motorino elettrico la paga ma sono 100 euro contro gli 800 che pagavo per l'auto, la bici sono meno di 20€ l'anno)
  • palestra gratuita: 100 metri di dislivello in bici sono una buona mezz'ora di esercizi agli attrezzi
  • facilità di parcheggio
Ma sembra proprio che questo non vada giù ai nostri amministratori, pubblici e privati. Sul parcheggio, infatti, come ho detto in un precedente post, il Comune di Firenze ha deciso di correre ai ripari, vietando l'allucchettamento ai pali e contemporaneamente dichiarando che le rastrelliere sono finite, non ne installeranno fino a nuovo ordine. I tentativi delle associazioni di ottenere una moratoria sono falliti, e nella nuova depositeria si accumulano centinaia di bici. La beffa maggiore è che mentre lunedì scorso i volontari di FirenzeInBici "premiavano" centinaia di eroici concittadini che affrontano quotidianamente il traffico in bicicletta, i vigili rimuovevano decine di biciclette, che non intralciavano nulla, da Piazza dei Ciompi.
Quindi domani (sabato 27 settembre) alle 10 e mezza sarò con la mia bici alla manifestazione di protesta, sempre in piazza dei Ciompi.

Non va meglio per chi (come me) ha un cane e viaggia in treno.

Se vai a trovare parenti e stai via qualche giorno, è difficile trovare un "dog sitter". Fino ad oggi, si poteva portare dietro il fedele amico: si paga un biglietto apposito, si deve evitare gli eurostar (dove dovrebbero stare in una gabbietta tra i bagagli, poco praticabile per un cane medio sui 10 kg), se un passeggero ha problemi di compatibilità canina devi spostarti, ma con un po' di buona educazione e buonsenso si viaggia. Dal primo ottobre no: i cani di taglia non piccola non sono ammessi. Multa di 100 euro per i trasgressori. Si arriva all'assurdo che tra me e la mia compagna, da ottobre, saremo costretti ad andare a trovare i rispettivi parenti a turno. E, visto che lei è livornese e per 2 anni ci siamo frequentati grazie a viaggi in treno, la nostra storia romantica sarebbe stata semplicemente impossibile. Quindi invito tutti quelli che hanno a cuore non solo i cani, ma anche la vita sentimentale dei loro padroni, a firmare la petizione perché Trenitalia si ravveda.

mercoledì 10 settembre 2008

Aritmetica elementare

Come scrivo nei commenti, ho clamorosamente toppato nei conti. Quindi buona parte di questo post sono strafalcioni che ho scritto senza controllare adeguatamente la MIA, di aritmetica. Ringrazio chi me lo ha fatto notare e mi scuso con chi mi legge.



Con una maestra in famiglia, ormai da una settimana non si discute d'altro che del maestro unico. Non voglio entrare qui sul merito, se sia meglio per un bambino avere un maestro o due, o tre. Se sia meglio una scuola di 24, 27, 30 o 40 ore settimanali. Non voglio neppure entrare, se non di striscio, nell'affermazione che siccome il 97% della spesa sono stipendi, allora significa che c'è troppo personale. Succede lo stesso circa nel mio ente, ma è solo il sintomo che è già stato tagliato tutto il resto, i fondi ordinari di funzionamento sono 1/10 di quelli del 2003, i genitori devono pagare per le fotocopie, la carta, il materiale didattico....

Le dichiarazioni dei nostri ministri mi lasciano leggermente sconcertato da un punto di vista più basilare, di aritmetica.

Per fare il primo esempio. Stamane Tremonti ha detto che prima c'era un maestro su tre classi, mentre ora ci sono tre maestri per classe. Non ha in fondo fatto altro che rilanciare quel che dice sempre la Gelmini, che bisogno c'è di pagare tre maestri quando ne basta uno? Col che l'uomo della strada (ma anche molti miei colleghi) sono convinti che i tre maestri che vedono gravitare nella classe del figlio siano effettivamente tutti lì che fanno solo quello. Ci si chiede, con un orario di 22 ore settimanali in classe, cosa ci facciano 3 maestri. Evidentemente sono tutti insieme in classe, magari che spiegano in coro uno matematica e uno italiano. E quindi la Gelmini ha ragione, con la riforma si risparmierà 2/3 dei maestri. Cascano dalle nuvole se dici che i maestri insegnano in più classi, di solito 3 maestri su 2 classi, quindi in media abbiamo 1,5 maestri per classe.

I conti ufficiali del risparmio mi lasciano pure perplesso. Innanzitutto difficilissimo capire cosa succederà davvero, il decreto non ne parla. In un'intervista la Gelmini ridimensiona, saranno convertite a maestro unico circa metà delle 108 mila classi a "moduli", mentre le 36 mila a tempo pieno (2 insegnanti su una classe a 40 ore) non verranno toccate. Il risparmio sarà di 25 mila insegnanti (il mezzo insegnate per classe).

Il tempo pieno verrà potenziato. Un terzo degli insegnanti risparmiati, circa 8 mila, verranno impiegati per nuove classi a tempo pieno. Ben 16 mila classi in più. Considerato che al tempo pieno (40 ore) ci sono due insegnanti per classi, significa che la Gelmini ha scoperto come bilocare quelle 8000 persone. O più probabilmente, che non ha in mente lo stesso tempo pieno che ho in mente io.

Infine sempre Tremonti stamane, dando una lezione di finanza creativa, ha affermato che con i libri di testo bloccati per 5 anni (iniziativa lodevolissima, una delle migliori del nostro governo, ma temo insufficiente, gli editori sono più furbi e sono anni che hanno adottato contromisure), le famiglie risparmieranno l'80% del costo dei libri. I casi sono due: o aveva in mente una famiglia tipo con 5 figli, distanziati di un anno l'uno dall'altro, o ha in mente un libro magico che aggiorni le pagine ogni anno.

mercoledì 3 settembre 2008

Zombie

Un editoriale del numero di ieri dell'Osservatore Romano dichiara che la morte cerebrale non è criterio sufficiente per stabilire la morte di un individuo. Infatti, secondo l'autrice, può esserci morte del cervello, ma senza che sia morto il tronco encefalico.
Tradotto in soldoni: la coscienza, la capacitò di riflettere, pregare, pensare, avere un'immagine di sé sono andate, per sempre. Non torneranno più. Può esserci qualche semplice riflesso (il che, secondo i criteri italiani, significa che la morte cerebrale ancora non c'é). Insomma, uno zombie, con l'anima (per chi ci crede) ormai da un'altra parte. Sottolineo che non si sta parlando di coma, ma di persone il cui cervello è completamente ed irreversibilmente andato. Che non possono mantenere un funzionamento "olistico", come corpo, che è appunto coordinato dal sistema nervoso.

Non sono un esperto del campo, non so quanto sia fondata l'ipotesi di una persona definita in morte cerebrale ma con ancora attive rudimentali funzioni del sistema nervoso centrale (vedi sotto, è infondata).
Ma il problema è più di fondo. Viene da chiedersi cosa sia la vita umana. Un processo biologico, respirare, produrre calore, defeacare? O c'entra qualcosa la possibilità, magari solo rudimentale, solo in potenza (forse domani si risveglierà) di una autocoscienza? L'esistenza di un "sè" dentro quel corpo?

No, non voglio diventare uno zombie. Se il mio cervello è morto, staccate la spina, rispettate le mie povere spoglie mortali. Io lì dentro non ci sarò più.

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Aggiungo qualche nota, sempre più perplesso, perché la confusione è grande.
Innanzitutto la morte cerebrale è definita come la distruzione di qualsiasi funzionalità del cervello, incluso il tronco. Cioè quel corpo non può vivere che pochi secondi se staccato dal respiratore, e pochi giorni se attaccato. NON si tratta di coma. Vorrei mi si illuminasse sulle recenti ricerche scientifiche che sostengono il contrario.
Non sono riuscito a ritrovare il caso citato della donna del 1992, tantomeno di quelle che l'hanno seguita e che avrebbero portato a termine una gravidanza, senza tronco encefalico funzionante. Ho il vago sospetto si trattasse di coma, grave, irreversibile ma non di morte cerebrale. Il massimo che ho trovato è stato il caso di una donna che, in morte cerebrale, è rimasta attaccata 72 ore al respiratore per poter partorire. Anche qui, se mi si indica un riferimento...
Sul problema, spinoso, di cosa fare di una persona in coma irreversibile, non so dare risposte. Da quel po' che ho letto semplicemente non sappiamo che funzioni cerebrali rimangano a queste persone, se possa esistere "qualcuno" lì dentro. E quindi, nel dubbio, si aspetta e si sta a vedere. Ma non è il problema di cui stiamo parlando qui.

martedì 2 settembre 2008

città ciclabile

Qualche giorno fa, all'interno di un pacchetto sul decoro cittadino, il Comune di Firenze ha vietato di legare le biciclette ai pali. Occorre legarle alle apposite rastrelliere. Questa è solo uno dei divieti, alcuni semplici da rispettare e logici (raccogliere le deiezioni canine, cosa che faccio regolarmente, richiede solo il portarsi dietro dei sacchetti di plastica), altri meno (che noia dà sedersi sui gradini di un monumento?) o decisamente assurdi, come quello di stendere i panni alle finestre ("comperatevi un'asciugabiancheria"). Ma torniamo alle bici.

Giustissimo, le bici van legate in spazi appositi, non lasciate
in giro. Ma facciamo qualche esempio. Nel tratto di strada dove vivo ci sono trentasei posti auto, e quattro posti per bici. La rastrelliera è aperta verso la strada, per cui se non è usata, viene immediatamente occupata da un'auto. Se è usata, l'autista scende, inclina la bici che intralcia (torcendo inevitabilmente la ruota, anche se non in modo visibile), e parcheggia lo stesso. Vediamo qui a fianco un esempio, la bici blu a destra (mia) è stata accostata a forza alle altre. Nella foto in basso un dettaglio della ruota forzata contro la forcella della rastrelliera. Il risultato è un simpatico colpetto di freni ogni volta che il cerchione danneggiato tocca i pattini. Certo, un quarto d'ora di tiraraggi sistema le cose, provvisoriamente, ma dopo un po' di volte tocca cambiare la ruota.

In altri posti va peggio. Una rastrelliera vicino a casa è ridotta ad un ammasso di ferri storti, testimoni di parcheggi ravvicinati. Una volta che ho lasciato lì la bici, ho ritrovato la ruota direttamente piegata ad angolo retto, e non c'è tiraraggi che tenga.

Riporto un breve estratto da una piccola discussione avvenuta un mesetto fa:
"Guardi che non può parcheggiare lì, c'è la rastrelliera per le bici"
"Ma non è segnalato" (vero, la rastrelliera non ha un cartello di divieto di sosta, ma serve?)
"Be', la rastrelliera c'è, e se parcheggia così danneggia la ruota di questa bici"
"Ma non ho trovato altro posto, sennò dove parcheggio?"
"Se proprio vuole parcheggiare dove dà fastidio, lì c'è un passo carrabile."
"Ma poi non possono uscire"
"E io così non posso mettere la bici, e se la lego ad un palo me la rimuovono"
(spazientito e ormai decisamente seccato) "Insomma! Mi fa andar via solo perché lei deve legare la bici?"

In stazione hanno messo delle belle rastrelliere con il "mollone", una spirale di ferro tra le cui spire infilare la ruota. Spesso prendo il treno andando in stazione in bici, e ci ho rimesso due cambi, in quanto il ferro del mollone si incunea tra la ruota posteriore e il deragliatore, storcendolo. Di legare la ruota anteriore non se ne parla, se non leghi il telaio (e da davanti non ce la fai) ritrovi solo la ruota. La rastrelliera infatti è piena di ruote solitarie, legate con robusti ed inutili catenoni. Esistono alcune rastrelliere molto pratiche, ma sono ancora poche.

E nel frattempo un mio amico mi racconta delle due bici che gli han rubato, una i ladri e una i vigili...