domenica 30 dicembre 2012

Scienza parallela: il naturopata permaloso

Sono anch'io un naturopata diplomato. Grazie al programma di training online della Boiron
La scienza alternativa può essere parecchio permalosa. È comprensibile, diversi "scienziati non riconosciuti" con le loro teorie ci fanno i soldi, cercando di vendere le loro scoperte. Keshe vende soprattutto reattori al plasma (a 500€), che produrranno energia infinita ai fortunati gonzi acquirenti, anche se sembra ci siano piccoli problemi di consegna, i reattori dovevano arrivare domani ma non si vedranno prima di Marzo.

Ma dove si fanno davvero i soldi è con la salute. Chi ha una malattia grave è disposto a qualsiasi cosa, e se qualcuno ti promette la cura miracolosa c'è chi è disposto a spendere qualsiasi cifra, anche per le cure più improbabili. Se qualcuno prova a mettere in dubbio l'efficacia di queste cure di fatto oggi rischia, la legge protegge il buon nome di questi benefattori dell'umanità. Non serve molto, può bastare raccogliere in una pagina le affermazioni più pittoresche di una di queste persone, tutte rigorosamente autentiche, ma evidentemente egualmente diffamatorie. La pagina, originariamente sul sito del mio istituto, è stata spostata dove si trova ora in quanto il naturopata ha scritto al mio direttore minacciando azioni legali contro di loro. Che continua minacciare anche solo per il link che vi è rimasto.

Io me la sono cavata con poco, l'urinoterapeuta non è passato alle vie di fatto. È andata peggio, un anno e mezzo fa, ad un blogger che è stato denunciato dalla Boiron per aver detto che l'Oscillococcinum è acqua fresca. Col risultato che centinaia di siti hanno riportato la notizia, rimbalzata persino sul British Medical Journal, per cui la denuncia è stata ritirata.

L'ultima denuncia è arrivata al blog Scetticamente, che avrebbe pesantemente diffamato un tizio che vende bottiglioni di Aloe a 130 euro l'uno come coadiuvante per la chemioterapia. Gli avrà insultato la mamma? Lo avrà definito con epiteti irripetibili? No, ha solo riportato la notizia che si è "laureato" in una università non riconosciuta (quelle, per intendersi, che ti mandano un diploma in cambio di un pacco di soldi), che non esistono prove che l'aloe abbia efficacia antitumorale (correggo, qualche prova esiste, ma va presa con cautela, vedi aggiunta qui sotto), e che la TV svizzera gli ha dedicato un servizio. Tutto rigorosamente vero, ma probabilmente in grado di calare gli introiti del signore.

Aggiunta: In questo post non volevo parlare delle proprietà mediche e antitumorali dell'aloe arborescens, perché non sono qualificato per farlo. Rimando quindi all'ottimo articolo a riguardo di Salvo Di Grazia.

sabato 29 dicembre 2012

Asteroidi e catastrofi



Credo di poter essere definito un catastrofista. Tutte le grandi civiltà ad un certo punto sono collassate, consideriamo l'impero romano tanto per restare qui vicino, e credo che la nostra non farà eccezione. Penso che i segnali ci siano già intorno, e che stiamo seguendo fin troppo bene le previsioni dello studio pubblicato su "I limiti dello sviluppo".

Ma mi sembra che questo tipo di catastrofi non vadano di moda, sono molto più gettonati i Maya, i megacomplotti tipo le scie chimiche, gli asteroidi. Insomma le catastrofi che si raccontano bene, con tanto di buoni e cattivi, costosi effetti speciali, segreti che sanno tutti ma, chissà come mai, nessun esperto conferma.

Ultimamente mi hanno segnalato l'ennesimo asteroide che dovrebbe colpire la Terra, previsto per il 15 febbraio.  È designato con la sigla 2012DA14, è talmente piccolo che non gli han neppure dato un nome.  Il 15 febbraio passerà tra 20 e 35 mila  km dalla Terra, ed in effetti non è del tutto esclusa una collisione, è solo molto, molto improbabile. Ripasserà diverse volte, e la probabilità cumulativa di una collisione è una su 3 mila nei prossimi 50 anni, circa un millesimo di quella che uno qualsiasi degli altri asteroidi di dimensioni analoghe ci caschi addosso nello stesso periodo. Se cascasse nel posto giusto un impatto del genere provocherebbe un disastro confrontabile con un terremoto, un'eruzione vulcanica, o un'altra di quelle disgrazie che ci capitano tra capo e collo ogni paio d'anni. Meno di quello che succederà quando (e sottolineo quando, non se) il Vesuvio si risveglierà. O quando il vulcano dormiente sotto il Tirreno deciderà di fare un bel botto, con conseguente maremoto. O a quel che è successo in Giappone non troppo tempo fa.

Oggetti delle dimensioni di DA14 (circa 45 metri) colpiscono il nostro pianeta circa una volta al secolo. Un oggetto parecchio più grosso (circa 100 metri) cascato a Tunguska nel 1908 ha raso al suolo 2150 km² di foresta siberiana. Oggetti più piccoli, che comunque producono esplosioni confrontabili con una piccola atomica, colpiscono il nostro pianeta ongi anno, ma fortunatamente queste avvengono nell'alta atmosfera senza conseguenze. Un mio collega ha assistito ad un impatto avvenuto sopra Lugo il 14 gennaio 1993, che ha rischiarato per diversi secondi tutta la Romagna e una parte di Emilia. L'onda d'urto è stata vista dai sismografi ma non ha provocato nessun danno, la maggior parte degli abitanti non si è accorta di nulla, anche se l'energia rilasciata è stata di 14 kiloton, quella della bomba di Hiroshima.
Alberi abbattuti a Tunguska
Insomma, gli impatti da asteroidi sono solo una delle tante calamità con cui conviviamo. Questi abbiamo imparato a prevederli, almeno un po', tante altre cose ci possono colpire senza preavviso, ma possiamo prepararci e possiamo evitare di andare ad abitare in posti dove l'unica cosa che potrebbe fare la protezione civile, dopo, è andare a soccorrere gli "eventuali superstiti". Mi sembra buffo che ci si preoccupi di DA14 e non ci si chieda se la propria casa sia antisismica, o che si condoni abitazioni per un milione di persone sulle pendici di un vulcano attivo. E si assista senza fare una piega allo smantellamento del servizio geologico nazionale.

venerdì 21 dicembre 2012

Scienza parallela 2 bis: la risposta all'interrogazione parlamentare su Keshe

Il Governo, per voce del Sottosegretario di Stato degli Affari  Esteri Marta  Dassu' ha risposto all'interrogazione parlamentare dell'on. Fabio Meroni, di cui ho parlato nel precedente post:

Lo scorso 6 settembre, la Keshe Foundation ha organizzato un incontro presso i propri uffici di Ninove (Belgio), invitando tutto il corpo diplomatico accreditato nel Paese. Anche alla luce dei numerosissimi messaggi di posta elettronica da parte di cittadini italiani che invitavano la Sede ad essere presente, anche un rappresentante dell'Ambasciata d'Italia a Bruxelles ha partecipato all'incontro.
Il 26 ottobre il Presidente dell'omonima Fondazione, l'Ing. Keshe si è personalmente presentato presso la Cancelleria Diplomatica del Ambasciata a Bruxelles, chiedendo di essere ricevuto per consegnare della documentazione relativa ai progetti della Fondazione. In tale occasione,nell'ambito delle cortesie d'uso proprio delle Missioni Diplomatiche, l'Ing. Keshe è stato ricevuto nuovamente da un rappresentante dell'Ambasciata, al quale ha consegnato su sua iniziativa un supporto informatico acquisito agli atti della Sede, contenente alcuni file riferibili ai progetti della Keshe Foundation. Come da prassi, si sta provvedendo ad inviare tali file per un eventuale esame da parte degli Enti competenti in materia.
Le notizie riportate dal sito della Fondazione sulla presunta disponibilità manifestata dall'Ambasciata, a nome del Governo Italiano, di accettare una collaborazione in campo spaziale, sono il frutto di una strumentalizzazione dei contatti avuti e prive di ogni fondamento.
Il filmato a cui fa riferimento la Fondazione è stato abusivamente registrato dall'Ing. Keshe durante l'incontro e riprende unicamente il momento della consegna del supporto informatico. Appare evidente che tale registrazione non possa e rappresentare la prova di un impegno ufficiale dell'Ambasciata, né, suo tramite, del Governo Italiano, che necessità, come noto, di ben altre forme per essere manifestato.


Traduzione dal diplomatichese per i duri d'orecchi: 
  • chiunque può regalare una chiavetta USB con dentro materiale di fantasia al Governo italiano
  • di solito uno è gentile e ringrazia, ma questo non significa che abbia preso un qualche impegno (che so, leggere quel che c'è dentro)
  • il Governo italiano, dopo una rapida analisi fatta da qualcuno che ci capisce, ha stabilito che in quella chiavina c'è solo fuffa, e quindi non si è preso la briga di andar oltre lo spedirla a qualche scienziato, che si è messo le mani nei capelli. Né intende far altro in futuro.
  • Se qualcuno vuol esaminare il contenuto dei "brevetti" di Keshe, (che sottolineo, non esistono, Keshe non ha brevettato nulla) è libero di farlo per i fatti propri senza rompere.

Ma siccome certa gente ha la testa più dura delle pigne verdi, ha presentato una nuova interrogazione parlamentare, in cui in sostanza chiede che enti abbiano valutato la tecnologia e quali siano state le valutazioni.

Bene, per far contento l'onorevole, posso informarLo che un numero consistente di scienziati appartenenti ai seguenti Istituti scientifici hanno valutato in dettaglio la tecnologia Keshe, in modo del tutto autonomo rispetto al Governo:

  • Istituto Nazionale di Astrofisica
  • Isittuto Nazionale di Fisica Nucleare
  • Dipartimento di Chimica dell'Università degli Studi di Firenze
  • Scuola Normale Superiore
Cito solo le persone con cui ho avuto un contatto diretto, sicuramente l'elenco è MOLTO più lungo.

Il giudizio è stato unanime: Keshe è nel migliore dei casi una persona che non ha la minima idea di cosa sia una teoria scientifica, le sue teorie sono parole senza senso compiuto, e i
suoi "brevetti" disegni scarabocchiati su un foglio, assolutamente inutili a fare qualsiasi cosa (e quindi giustamente rifiutati dall'Ufficio Brevetti Europeo). Nel peggiore (ma più probabile) è un truffatore spillasoldi. Basta come valutazione oppure occorre entrare nel merito di chi non desiste dal crederci?

lunedì 12 novembre 2012

Scienza parallela 2: Keshe technology

Articolo aggiornato il 19/11/2012

Nell'articolo precedente ho provato a descrivere le differenze tra come funziona (in modo molto semplificato) il lavoro di uno scienziato vero, e come la gente in genere pensi che funzioni (o come funziona nei film).

L'occasione per scrivere tutto questo è nata alcuni mesi fa, quando alcuni amici mi hanno segnalato il sito di uno scienziato rivoluzionario, l'ing. Keshe, che aveva scoperto come risolvere tutti i problemi dell'umanità. La cosa era talmente grottesca, vista con gli occhi di uno scienziato professionista, da chiedersi come mai qualcuno ci caschi. Sembra la versione in chiave scientifica delle truffe alla nigeriana: un tizio ti contatta facendo promesse incredibili, di miliardi che hai vinto o puoi facilmente guadagnare, e in cambio ti chiede un po' di fiducia e qualche donazione in denaro. In questo caso al posto dei miliardi ci sono il volo interstellare, la cura di tutte le malattie, energia infinita gratis, ma le donazioni in denaro rimangono uguali.


Lo so, parlare di un "Vanna Marchi" è pericoloso, si rischia di fargli pubblicità ed attirargli clienti. Ma se si cerca in rete, si trovano solo articoli elogiativi di questo simpatico ed affabile signore (ci sa fare, è indubbio), definito "il più grande filantropo di tutti i tempi", per cui un po' di informazioni critiche ci vogliono.

Keshe ricalca esattamente la figura dello scienziato dei film, in modo molto abile. Le sue scoperte rivoluzionarie riguardano qualsiasi ramo dello scibile umano. Partono da una visione completamente alternativa della fisica, che viene vista come totalmente incompatibile con quella accettata dalla scienza. Le teorie sono descritte con schemini come quello qui sotto, che hanno lo stesso contenuto informativo del disegno del flusso canalizzatore di Doc Emmet. Niente formule, niente descrizioni formali. Niente articoli su riviste, solo brevetti(1), che letti con attenzione non contengono nessun dettaglio importante.

Aggiunta (16/11/2012)

In un commento, mi fanno notare che Keshe non detiene brevetti. Ha solo fatto richiesta di brevetti, ma (presumibilmente perché queste non contengono i dettagli richiesti ad un brevetto vero) gli sono stati rifiutati. In alcuni casi non ha pagato per il brevetto. La documentazione si può esaminare nel sito del Registro Brevetti europeo. Morale: quando parla dei suoi brevetti, Keshe mente spudoratamente.

Keshe usa termini che sono presi dal linguaggio scientifico ma che non hanno il significato normalmente utilizzato, anzi non hanno nessun significato. Ad esempio sostenere che un neutrone è fatto di materia ed antimateria non ha senso, un neutrone è per definizione materia.

Keshe offre le sue scoperte al mondo intero, ma il mondo non riesce a riconoscerlo. Non tutti, alcuni importanti scienziati avrebbero verificato le sue teorie. Nel suo sito solo uno viene citato con nome e cognome: uno scienziato belga che ha scritto una lettera, in cui sono contenute le stesse critiche che ho sollevato qui sopra, le "teorie" sono talmente vaghe, solamente una "descrizione a gesti" (handwaving), senza nessun calcolo o descrizione quantitativa, per cui non ha neppure senso chiedersi se siano o meno corrette. Ma il fatto che qualcuno lo abbia preso in considerazione per lui è già un successo.

Fin qui uno può pensare ad uno dei tanti pazzi che pensano di aver scoperto la teoria del tutto. Ma poi ci sono tutte le classiche tecniche dei venditori di patacche: citare riconoscimenti che non c'entrano nulla, vantare (ma non mostrare) risultati eclatanti ottenuti in laboratori segreti, spacciare per contatti e collaborazioni l'aver spedito una copia del suo libro (probabilmente cestinato) ad enti ed istituzioni importanti. Annunciare importanti dichiarazioni a date imminenti, per poi rivogare il solito polpettone di discorsi a braccio. E soprattutto cercare, in modo velato ma insistente, soldi. Dal pulsante per le donazioni sul sito, alla vendita di libri, fino alla ricerca di collaborazioni importanti, finanziamenti da parte di investitori. O ai 3 milioni e mezzo (ragiono ancora in lire, scusate) 3500 euro chiesti per curare una fibromialgia.

Keshe ha messo in piedi una fondazione, riconosciuta come ente no profit dal governo belga. Che significa che è andato da un notaio, e ha fatto registrare uno statuto scritto in un certo modo. Il riconoscimento di no profit infatti non indica una particolare serietà o valore morale dell'ente, occorre solamente che non vengano distribuiti utili e che le finalità dichiarate in statuto siano di un certo tipo.

Questa fondazione sembrerebbe condurre sperimentazioni mediche, tutte con risultati eccellenti, sviluppo di sistemi di produzione di energia(2), macchine antigravità, ma nei video di Keshe si vede solo lui che parla, niente di questi risultati. Al massimo qualche provetta o qualche "generatore di plasma" in una bottiglia di cocacola. Dovrebbe avere decine, centinaia di dipendenti, per fare tutto questo, ma parla sempre solo lui.

E infine, recentemente, ha consegnato le sue scoperte all'ambasciata italiana a Bruxelles. Cioè ha consegnato una chiavetta USB con il contenuto dei brevetti (liberamente scaricabili) ed un po' degli scritti sul suo blog(3). Purtroppo quell'ambasciata non ha un attaché scientifico, non si sa bene chi stia analizzando quei files. Probabilmente nessuno, il povero scienziato a cui sarà stato passato il malloppo si chiederà perché proprio lui debba leggersi gigabyte di gramelot scientifico. Ma sarà interessante leggere la risposta all'interrogazione parlamentare dell'on. Fabio Meroni(4) che chiede come il Governo intenda utilizzare le preziose scoperte.

12/11/2012
Da una rapida googolata, ci sono alcune migliaia di pagine, solo in italiano, che parlano del "trasferimento tecnologico" al Governo Italiano, il quale avrebbe quindi aderito al programma spaziale di Keshe. Ho guardato solo le prime 100, e non ne ho trovata neppure una critica verso la bufala. Tra le rarissime pagine di critica una delirante dei nostri amici di Tanker Enemy: Keshe non è credibile perché propone una teoria fisica come soluzione ai problemi del mondo, ma la scienza fisica è per definizione marcia.

L'unica pagina davvero critica che ho trovato è quella de l'Oca Sapiens, blog scientifico di Repubblica.

Niente da dire, le capacità di marketing e di utilizzo dle mezzo Internet da parte di Keshe sono davvero ottime. A questo, Vanna Marchi non è degna neppure di lucidare le scarpe.

Risposta dell'ambasciata:

A diverse persone che chiedevano delucidazioni, l'ambasciata ha risposto così:
Gentile connazionale,

A seguito di quanto recentemente pubblicato sul proprio sito dalla Fondazione Keshe, si conferma che in data 26 ottobre 2012 l’Ing. Keshe ha liberamente consegnato a questa Ambasciata un supporto elettronico (pendrive USB marca LaCie) contenente file riferibili ai progetti della Keshe Foundation. L’intera documentazione è stata inviata al Ministero degli Affari Esteri a Roma per eventuale esame da parte degli Enti competenti in materia.


Si fa presente, allo stesso tempo che, diversamente da quanto indicato dalla stessa Fondazione, l’Ambasciata non ha preso alcun tipo di impegno in merito alla millantata disponibilità a cooperare con le ricerche dell’Ing.Keshe.


Con i migliori saluti


Ambasciata d'Italia

Ufficio Commerciale
Bruxelles
Come volevasi dimostrare, si tratta dell'ennesima mossa pubblicitaria del nostro. Se il Governo non dice niente, sta collaborando ed avallando la bontà della tecnologia. Se smentisce, sta insabbiando. 

Aggiornamento 15/11/2012

Keshe terrà una conferenza a Firenze. non dico dove e quando per non fargli neppure questa minima pubblicità. Particolare interessante:

È previsto un contributo di ingresso di 50€

Dopo la conferenza

Ho parlato con una persona che ha partecipato alla conferenza. Ad occhio 100-130 persone. Keshe ha fatto le sue solite affermazioni senza nessuna evidenza di supporto. Avrebbe sorvolato gli USA così velocemente da non essere intercettato dai radar (probabilmente la prova di questo è che i radar non l'hanno visto). Ha curato un sacco di gente utilizzando frequenze opportune, che ovviamente sono personalizzate usando la sua teoria. Un fisico ha provato a chiedergli che supporto matematico ha alle sue teorie (ad es. per calcolare la frequenza di cui sopra) e lui ha risposto che certe cose funzionano anche senza matematica, confermando quindi che non ha una teoria.
L'impressione generale del mio amico, che era partito molto possibilista, è che in effetti ho ragione io, quello è un pallonaro.

 Note:

  1. È utile sottolineare che un brevetto serve solo a garantire l paternità di un'invenzione, non che l'invenzione funzioni. E per poter garantire questa paternità deve essere abbastanza dettagliato da poter capire se un'invenzione simile usi lo stesso meccanismo (coperto dal brevetto) o sia una cosa differente (e quindi libera). Ad esempio un brevetto di Keshe descrive come produrre antigravità con un plasma in un campo magnetico. Non dice niente di più pregnante del fatto che secondo lui un plasma in un campo magnetico produce antigravità, per cui, nell'improbabile ipotesi che un sistema del genere esista, se io riuscissi a riscoprirlo autonomamente e descrivessi COME farlo potrei farci soldi in barba a quel brevetto.
  2. Ci si chiede perché non si finanzi vendendo questa energia in rete. Ah già, è no profit, non può farlo. Ma potrebbe mettere in piedi una ditta profit, con il solo scopo di produrre e vendere energia.E come mai chiede soldi per curare le persone?
  3. Altra cosa importante da notare: se io consegno ad uno i miei brevetti non lo sto autorizzando ad utilizzarli gratis, più di quanto non faccia uno che consegni il demo di un gioco per computer. Keshe sta solamente facendosi pubblicità.
  4. Le interrogazioni parlamentari dei nostri parlamentari, tra scie chimiche, gatti bonsai e cose simili non deludono mai

domenica 11 novembre 2012

Scienza parallela

Esiste una sorta di "scienza dietro lo specchio", qualcosa che apparentemente sembra scienza, usa lo stesso linguaggio, talvolta viene pure effettuata negli stessi luoghi, ma che è profondamente differente. Vorrei provare a evidenziare le differenze.

Siccome questa "scienza" in sostanza è una narrazione, una bella storia che fa presa, attinge a piene mani dalle storie, dal cliché dello scienziato che vediamo di solito in un film di fantascienza. Quindi la "scienza parallela", quella fatta dia "ricercatori indipendenti" bistrattati dal Sistema, ci si identifica, o gioca con la percezione comune per farsi identificare in quella figura. Proviamo quindi a vedere come vanno le cose nei film e nella realtà.

L'illuminazione

Lo scienziato nei film di fantascienza è spesso un tizio geniale, che ha un'idea luminosa. Solo lui ha capito davvero come vadano le cose, e con sforzo e dedizione riesce a far trionfare la sua visione. Sa dall'inizio di aver ragione, ma una pletora di individui conservatori, legati a stereotipi e a giochi di potere, lo ostacolano.

Nella realtà lo scienziato parte sì con un'idea, di rado anche geniale. Riesce a vedere le cose da un punto di vista differente, immaginare qualcosa che nessun altro ha immaginato, osservare un fenomeno finora sfuggito a tutti. Ma quel che non si dice è che 99 volte su 100 l'idea è semplicemente sbagliata. Lo scienziato ci pensa su, fa dei controlli, e scopre di aver cannato di brutto. Poco male, magari un aspetto di quell'idea si salva, o si parte con un'idea differente. Se sei bravo prima o poi incappi in quell'idea su 100 che davvero ha qualcosa a che fare con la realtà che ci circonda, e dai un contributo a comprenderla.


Le prime critiche

E qui cominciano i problemi. Lo scienziato dei film comincia a difendere la sua idea dai cattivi ed ottusi critici, l'idea gli appare chiara e distinta, ovvia, nella testa. Non c'è bisogno di controllare, solo di convincere i colleghi. Non ci sono mai passi indietro, ripensamenti, anzi, la fede ferma e ostinata del nostro eroe è quella che alla fine lo farrà prevalere contro tutte le critiche, mosse solo da incomprensione, invidia, o peggio.

Lo scienziato vero comincia lui stesso a massacrarla, a cercare tutti i possibili difetti, a criticarla a bestia. Non perché sia masochista, ma perché sa che se non lo fa lui lo faranno i colleghi, e non avranno pietà. Comincia a vedere se spiega gli esperimenti meglio delle teorie attuali. Come si concilia con queste, in dove è differente, in dove simile. Che esperimenti si potrebbero fare per distinguere chi ha ragione. E naturalmente quali sono i punti deboli, dove potrebbe aver sbagliato. Analizza proprio quelli in dettaglio, fa calcoli per mettere alla prova la teoria proprio dove è più debole. Chiede a qualche collega di rivedere i punti più critici, perché quattro occhi vedono meglio di due.

Far conoscere la propria teoria

Lo scienziato dei film poi non ha modo di far conoscere le sue idee. Al massimo va a qualche congresso, dove lo prendono a pomodori marci in faccia. E allora si rivolge alla gente, che lo capisce. In fondo l'idea è ovvia, basta avere la mente aperta e se ne riconosce l'intrinseca bellezza. Ma l'establishment, gli scienziati ottusi, gli interessi delle multinazionali che verrebbero danneggiati dalla brillante idea,impediscono in tutti i modi che se ne parli. 

Lo scienziato vero descrive le sue scoperte su riviste specializzate, lette dai suoi colleghi. Le riviste adottano un filtro (peer review), in cui esperti del settore valutano se l'idea stia in piedi, e sia descritta correttamente, ma non entrano nel merito della sua validità. Questo metodo ha un sacco di difetti, il processo di review è molto discrezionale e sicuramente penalizza un po' le idee troppo rivoluzionarie. Ma consente a chiunque di far conoscere i propri lavori, anche se fa parte di uno sconosciuto centro di ricerca di periferia, o neppure di quello. Una volta pubblicata, un'idea brillante viene notata da migliaia di ricercatori. Se effettivamente funziona, qualcuno proverà a ripeterla, perfezionarla, metterla in pratica. Infatti se è vero che i "baroni" tendono a conservare il proprio potere accademico mantenendo le proprie idee che li hanno portati al successo, un sacco di loro rivali non aspetta altro che l'imbeccata di una teoria rivoluzionaria che li renda famosi e porti loro al successo. 

Le multinazionali ed i poteri forti
Le multinazionali agiscono circa nello stesso modo nei film e nella realtà, tendendo ad ostacolare le idee pericolose con metodi esterni all'ambiente scientifico: magari pagheranno qualche ricercatore per produrre degli studi pilotati, qualcuno dei quali finirà anche nelle riviste scientifiche e verrà usato per dimostrare che "la scienza è divisa" sul tema, ma in genere lavoreranno cercando di screditare la ricerca, più che pilotandola. Organizzeranno petizioni di migliaia di "scienziati", scelti in modo opportuno tra i milioni di laureati in qualsiasi disciplina, di solito che non c'entrano nulla con il tema in questione. Lo abbiamo visto per gli studi sul fumo, o per il tema del riscaldamento globale. Tanto i politici, quelli che devono poi decidere, e il pubblico che li vota non leggono le riviste scientifiche.

Nei film poi di solito le multinazionali impediscono fisicamente ai ricercatori di comunicare le proprie idee. Hanno un potere pressoché infinito, e sanno riconoscere a colpo un'idea pericolosa, mettendo in campo tutta la loro enorme potenza di fuoco mediatica persino per zittire lo sconosciuto ricercatore che ha scoperto una arcana teoria con potenzialità enormi, ma tutte da esplorare.

Nella realtà i grossi centri di potere hanno sì capacità comunicative enormi, (mentre gli scienziati comunicativamente sono dei dilettanti allo sbaraglio), ma le mettono in campo quando le idee hanno ormai una grossa diffusione nel mondo accademico, e cominciano ad uscire anche nel mondo della gente comune. Possono usare allora anche sistemi pesantissimi di diffamazione ed intimidazione (pensiamo al climategate ad esempio), ma ad es. dubito che qualche ditta automobilistica sia anche solo vagamente preoccupata di Eolo, l'auto ad aria, e dubito che qualche petroliere conosca la pletora di sistemi "free energy" che si leggono nei siti di scienza alternativa. Le energie alternative preoccupano, ma solo ora che stanno diventando economicamente rilevanti, ma non viene fatto nulla per ostacolare la ricerca nel campo.

Dalla teoria alla pratica



Lo scienziato dei film è un genio universale. Le sue scoperte spaziano tutto lo scibile umano. La sua teoria magna rivoluziona un po' tutto, e soprattutto ha un sacco di applicazioni immediate, che lo scienziato stesso costruisce materialmente nel suo laboratorio o addirittura nel suo garage. Se lo scienziato usa la matematica, lo fa con una "formula" di poche righe, che a colpo d'occhio qualunque altro scienziato è in grado di capire e verificare. Ma spesso usa solo un disegnino, un grafico, uno schema su un foglio di carta.

Schema del flusso canalizzatore di "Ritorno al futuro"
Nella realtà una scoperta scientifica rappresenta un passo, magari rivoluzionario, in un contesto che rimane valido, magari in un ambito più ristretto. Le applicazioni sono lontane, difficili da realizzare, al massimo lo scienziato realizza un prototipo, qualcosa che funziona solo in laboratorio. E ancora il mondo è pieno di brillanti scoperte che in laboratorio funzionavano benissimo, ma nella vita reale no. La matematica è essenziale per descrivere le scoperte, i disegnini servono solo ad aiutare a capire il significato delle formule. Che sono complicate, difficili da seguire anche per un esperto, e soprattutto belle lunghe.

Bene, a quali delle due descrizioni assomiglia la rivoluzionaria teoria del dott. Keshe, oggetto persino di una interpellanza parlamentare? O l'e-Cat, di Rossi?

domenica 4 novembre 2012

Un anno di scie chimiche

La storia delle scie chimiche (1) mi interessa perché è un caso esemplare di ignoranza scientifica a livelli tali da essere demenziale: considerare pericolosa una nuvola perché non la si riconosce. Ma dopo ormai 5 anni che me ne occupo l'argomento è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti, e diventa di una noia abissale.

Ormai il copione di ogni discussione è sempre lo stesso, senza variazioni. Il sostenitore delle scie ti mostrerà un po' di foto di scie di condensa come prova che sono "chimiche". Gli chiedi perché mai non possono essere normali scie di condensa e ti risponderà che queste ultime si formano in casi rarissimi, che non è possibile che ci siano tanti aerei, che una volta non c'erano, che sono troppo bassi, ecc. Spesso il tutto è in tempo reale, in chat, per cui gli elenchi gli aerei che in quel momento stan passando sopra la sua testa, le aerovia che si vedono da casa sua, con tanto di incroci. E quello si insospettisce ulteriormente, come mai so tante cose sulle aerovie? Ho chiesto a tutti quelli che parlano di aerei bassissimi di mandarmi una loro foto, assieme ad una foto di un oggetto ad una distanza nota, in modo da calcolare la vera quota di questi aerei. Mai niente.

Insomma, non sono mai riuscito a far venir dubbi a nessuna di queste persone, che sono davvero tante, troppe. Ho esaurito tutti gli argomenti interessanti di studio collegati. E quindi quasi nessuno dei "debunker" se e occupa più, abbiamo cose più divertenti da fare. Ma un breve riassunto di quanto è successo quest'anno, giusto per tenersi aggiornati, può starci.


Geoingegneria

Innanzitutto il movimento contro le scie chimiche ha cominciato ad occuparsi della geoingegneria, dei progetti per tentare di contrastare i cambiamenti climatici con interventi in grande stile. Secondo loro il riscaldamento globale è solo una foglia di fico, per giustificare questi esperimenti in realtà volti a controllare il clima per scopi militari. Poco importa che questi esperimenti in realtà per ora siano solo proposti, e pure osteggiati da una parte significativa del mondo scientifico preoccupato della possibilità di pasticciare ulteriormente una situazione climatica già abbastanza compromessa. Secondo i nostri eroi "presto" i governi ammetteranno di aver fatto esperimenti, che per ora sono clandestini, "per il nostro bene".

 Si fa una gran confusione tra controllare il tempo meteorologico (far piovere o meno in una zona) e clima, tra cose che effettivamente vengono fatte (come il "cloud seeding" con lo ioduro d'argento), e cose che sono solo ipotetiche, o del tutto inventate (come l'uso di HAARP a scopi climatici). Ovviamente non c'è nessuna prova, le tecniche per controllare la pioggia sono usate da 50 anni con risultati dubbi o comunque modesti, e tutto il resto praticamente non esiste. Ma siccome controllare pioggia e cicloni sarebbe utilissimo e i militari non si fermano davanti a niente, evidentemente i militari han scoperto tecniche top secret, in barba a quel che sanno gli scienziati "civili", e le applicano di nascosto su grande scala. E naturalmente nessuna tecnica proposta assomiglia anche solo di striscio alle scie di condensa degli aerei, ma queste sono ritenute il fulcro di tutto il sistema segreto.

A fine Ottobre a Firenze si è tenuta una conferenza del movimento. Con il generale Fabio Mini, che non porta nessun prova oltre ai teoremi ragionamenti fantasiosi citati sopra, e in un'intervista afferma candidamente di non sapere nulla di come queste scie si formino; Enzo Pennetta, giornalista antievoluzionista e negazionista del Global Warming; e un attivista contro l'impianto di comunicazione militare di MUOS(1) che servirebbe secondo i nostri a controllare le guerre climatiche, o direttamente il clima, come HAARP.


Martin Mystere

In Agosto il noto detective a fumetti dell'ignoto si è occupato delle scie chimiche. Anche nel mondo fantastico in cui vive infatti ci sono i soliti paranoici, che si preoccupano delle scie bianche degli aerei quando in realtà ci sarebbero cose ben più preoccupanti di cui occuparsi. Il finale, a sorpresa, mi sembra molto realistico anche per il nostro mondo. Mi aspetto che la casa editrice finirà presto nella "lista dei disinformatori prezzolati".

Le analisi in quota

Ma perché non fate delle analisi delle scie direttamente in quota, si ripete sempre ai sostenitori del complotto? Analisi esistono, ma sono fatte evidentemente da venduti al sistema, come la TV di stato tedesca.  Il sottoscritto ha fatto una rudimentale, ma semplice analisi usando il fenomeno dei "cani solari", trovando che quello è inequivocabilmente ghiaccio, ma si sa che ricevo 4800 euro al mese per disinformare.

Be', qualche sciachimista ha alzato il sedere dalla sedia, ed andando a Creta con un volo Ryanair ha raccolto con un fazzoletto di carta un po' di morchia da un giunto di un sedile mentre l'aereo era in quota. Prelievo in quota, non era quello che volevate? Han poi diluito la morchia in acqua, trovandoci concentrazioni di bario ed alluminio di qualche parte per milione.  Incredibile, sul giunto di un sedile fatto di alluminio all'interno di un aereo di alluminio. Si è tentato di spiegare che la polvere all'interno di un aereo ce la portano dentro i passeggeri, o viene fuori dall'usura di tutto quanto c'è in cabina, non proviene dall'esterno. E se davvero provenisse da aria presa dietro agli ipotetici irroratori di sostanze tossiche le concentrazioni non sarebbero solo di qualche parte per milione.  Niente da fare, sono tutti convinti si tratti di un'analisi seria.

L'uragano Sandy


Ovviamente è stato provocato artificialmente, per favorire Obama contro Romney, o per favorire Romney contro Obama, o per danneggiare tutti e due e mettere tutto il paese sotto legge marziale e fare un colpo di stato bianco.

Ma un blog vicino al governo siriano ha annunciato che è stato creato da scienziati iraniani (probabilmente quelli del gran fuffaro Keskhe), per punire il Grande Satana per le sue ingerenze antiislamiche. Naturalmente sono tutte frottole, lo sanno anche i bambine che le tecniche avanzate per creare gli uragani, con le scie chimiche ed HAARP, le hanno solo gli USA.

I piloti (e non solo loro) cominciano a preoccuparsi

Nel vari blog dei sostenitori del complotto si comincia apertamente a parlare di abbattere gli aerei. Fortunatamente i missili Stinger non si trovano al supermercato, per cui si tratta in sostanza di chiacchiere di gente un po' toccata. Ma siccome ormai è apprato (grazie alle analisi in quota di cui sopra) che gli aerei civili sono parte del complotto, e quindi che i piloti civili sono complici, qualcuno parla di azioni dirette anche verso di loro. E i piloti cominciano a preoccuparsi.

Gli scienziati invece hanno trovato pane per i loro denti. Blondet, giornalista molto gettonato in ambienti ultracattolici, o genericamente di estrema destra, ha pubblicato un libro (Cretinismo scientifico e sterminio dell'umanità) in cui denuncia il complotto mondiale della scienza per sterminare una buona fetta dell'umanità. Non si salva nessuno: ovviamente in prima linea i medici e i biologi, ma anche i fisici e gli astronomi hanno la loro parte.

Note
(1) Ho citato la demenziale Nonciclopedia perché le affermazioni contenute in quella pagina sono (quasi) tutte vere: i sostenitori del complotto credono proprio a quelle cose lì.
(2) A scanso di equivoci non mi piace per niente un sistema di comunicazione satellitare militare, perché non mi piacciono i militari.  Ma si può combattere MUOS per quello che è, senza inventarsi quello che non è: non è un rischio sanitario per i siciliani, lo è per le vittime delle tante "guerre chirurgiche" in giro per il mondo. E non serve a controllare, in nessun modo, il clima.
(3) Lo so, ho dimenticato un processo per diffamazione a carico di un tizio che ha accusato un poveraccio di collusione con pedofili, ed altre piacevolezze, solo perché aveva lo stesso cognome di un debunker. Ovviamente il fatto che questi se la sia un tantino presa è un complotto per mettere a tacere il coraggioso paladino della verità. Ma lascio fare ai giudici, la storia è tropo squallida per essere interessante. 

giovedì 28 giugno 2012

Innaffiare a microonde

In rete si trova di tutto sulla pericolosità dei forni a microonde. Sarebbero stati inventati dai nazisti, e farebbero di tutto e di più al cibo. Incluso "denaturare le proteine" (che in italiano si traduce con "cuocere").

Ma questa mi era sfuggita. Circola in rete, soprattutto per e-mail, un "esperimento" in cui una signora ha innaffiato per 10 giorni due piantine, rispettivamente con acqua bollita in un bollitore e in un microonde. Ho ripescato l'originale in rete, e riporto la foto finale dell'esperimento.
 
Insomma, peggio del diserbante.  Il post originale è molto scarno, si limita a descrivere l'esperimento, ma nei testi delle mail si aggiungono particolari, nelle migliori tradizioni delle leggende metropolitane, come studi scientifico, o che l'esperimento sarebbe stato ripetuto con successo dal solito cugino. Il microonde avrebbe alterato "l'energia" dell'acqua, e il cibo cotto con il microonde diverrebbe un potente veleno, che le cellule dell'organismo non san riconoscere e combattere.

La cosa mi ha incuriosito. L'esperimento è semplicissimo, e ci si mette poco a ripeterlo. Ma una ricerca su google per "microwave water plants" ritrova sempre il solito racconto e le stesse foto, e dove sono possibili commenti la gente si scanna tra chi dice "prova anche tu per vedere che è vero" e chi "prova per vedere che è falso", ma non sono molti a provare davvero. Qualcuno però lo ha fatto, con sempre il solito risultato: nessuna differenza tra le due piante.

Qualcuno ha fatto di meglio.  Ho trovato in questo blog una ripetizione dell'esperimento, con tre esemplari per ciascuna di tre piante diverse, innaffiati con acqua normale, bollita a gas, e bollita a microonde. Ancora, nessuna differenza. Un intero blog è stato dedicato a numerosi esperimenti con acqua a microonde, ancora senza nessuna differenza rispetto ad acqua bollita o di rubinetto. Sono arrivato in ritardo, ma toccare con mano è sempre meglio che cercare in rete.

Ovviamente saranno tutti pagati dalla potente lobby dei forni a microonde, per cui ho voluto provare anch'io. Ho preso due piantine di rosmarino (il 16 giugno) e le ho piantate in due vasetti identici, messi sul balcone. Di questa stagione non ho particolare voglia di bollire acqua, per cui il controllo l'ho fatto solo con normale acqua di rubinetto. L'acqua è stata conservata in due bottiglie di PET identiche, tenute sempre accanto.

qui le piante sono riprese al terzo giorno di innaffiatura

quinto giorno

Settimo giorno
Dodicesimo giorno
Direi che non si nota nessuna differenza.

Insomma, direi che la cosa si può tranquillamente classificare come bufala. Credo che l'esperimento originale sia stato fatto, e semplicemente una della due piante non ha attecchito, o forse la plastica della tazza in cui è stata bollita l'acqua ha rilasciato qualcosa, ma le microonde non c'entrano nulla. Se non ci credete, provate anche voi. Cosa che nessuno di quelli che mi ha passato la mail ha pensato di fare.

Concludendo. Questa prova, come i due esperimenti citati sopra, non farà fare una piega ai "credenti". Una singola prova a favore delle tue convinzioni diventa la prova, mille prove contrarie non ti convinceranno, occorre provare più a lungo, con piante differenti, eccetera. Pazienza, io continuo ad usare il microonde, con un po' più di tranquillità.

venerdì 22 giugno 2012

Burocrazia

Le scuole italiane, lo sappiamo tutti, sopravvivono grazie alla buona volontà di genitori ed insegnanti che, spesso "frugandosi le tasche", forniscono libri per le biblioteche, computer un po' vecchi ma ancora funzionanti, registratori e lettori di CD per le lezioni di musica, talvolta pure mobili... Materiale che può essere regalato, ma che spesso è solo imprestato, portato da casa quando serve.

Bene, da oggi non è più possibile. Tutto il materiale utilizzato a scuola deve essere regolarmente inventariato, e corredato di manuali. Quindi niente più prestiti, se proprio vuoi puoi donare il bene alla scuola, con tanto di burocrazia, firme, code in segreteria. Ovviamente il dono è definitivo, alla fine dell'anno scolastico, o del ciclo, quel registratore resterà lì. E non è più neppure della classe, diventa della scuola che ne disporrà come meglio crede.

Il caso di un computer è particolarmente complicato. Spesso si tratta di vecchie macchine, dismesse da un ufficio o da un laboratorio, e ringiovanite usando sistemi operativi open source. Ottime per imparare ad usare un programma di videoscrittura, o un foglio di calcolo, o per guardare le foto della gita scolastica o un documentario in MPG. Esistono poi distribuzioni di Linux, come Edubuntu, pensate proprio per i primi anni di scuola. Un manuale o un "certificato di autenticità" del software proprio non esiste. E quindi o si trova un burocrate comprensivo, o quei computer finiranno in discarica.




martedì 12 giugno 2012

Neutroni contromano

Aggiornamento (13/6):

L'articolo che ho scritto viene richiamato nel bel blog
Ocasapiens, su Repubblica. Ed è stato tradotto in italiano, per chi ha problemi con l'inglese.
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Da una settimana mi sono messo a guardare un po' più a fondo la questione delle presunte reazioni piezonucleari.

Per chi non ne sa nulla, riassumo in breve. Due scienziati italiani, Carpinteri e Cardone, sostengono di aver prodotto reazioni nucleari, in grossa quantità, in un blocco di granito semplicemente mettendolo sotto una pressa. Prova della cosa sarebbe l'emissione di neutroni e alcune misure di composizione chimica, che evidenzierebbero una trasformazione di atomi di ferro in alluminio. Grazie a questo fenomeno, secondo loro, sarebbero anche in grado di trattare e rendere innocue le scorie radioattive, e ad una ditta che usa le loro idee sarebbero difatti state affidate le scorie italiane, da trattare a caro prezzo.


Non sono a livello dei quattro Nobel che han sottoscritto l'appello contro queste ricerche, ma cerco di dare il mio modesto contributo, con un articolo, apparso oggi su Arxiv, in cui faccio qualche calcolo sulle misure fatte dai due scienziati.

La cosa che immediatamente mi ha fatto saltare sulla sedia, è che queste reazioni, se avvenissero veramente, richiederebbero una quantità di energia spaventosa. Si tratta di trasformare il ferro, uno dei nuclei in assoluto più stabili, in alluminio, e per farlo ci vogliono ben 42,35 MeV. Un'energia enorme, 10 milioni di volte quella di una tipica reazione chimica, energia che dobbiamo dare noi a quei nuclei, per romperli. In pratica, per riuscire a trasmutare tutti gli atomi di ferro che, secondo le misure chimiche fatte da Carpinteri e Cardone, si sarebbero trasformati in allumino servirebbero alcune centinaia di Joule, praticamente tutta l'energia fornita dalla pressa, circa 360 J. Ma quell'energia è stata usata per rompere quel blocco, non ne avanzerebbe, e comunque non ci arriva proprio, sui nuclei di quegli atomi. Inoltre secondo gli autori questa reazione produrrebbe energia, anzi, molta più energia di quella fornita dalle normali reazioni nucleari. Insomma, non abbiamo neutrini che violano limiti di velocità, ma neutroni che vanno nella direzione sbagliata, contromano, prendendo energia da una reazione che invece dovrebbe assorbirne.


Se le reazioni piezonucleari esistessero, quel blocco avrebbe prodotto, fratturandosi, qualcosa come cento milioni di milioni di neutroni. Roba da nocciolo della centrale di Chernobyl, ma i nostri impavidi sperimentatori non hanno fatto la fine dei pompieri dell'incendio atomico, godono ancora (e gli auguro per lungo tempo) di buona salute. Gli scalpellini nelle cave di granito soffrono di molte malattie professionali, ma l'avvelenamento da neutroni non è tra queste. E l'esperimento di frattura del blocco di granito è stato di recente presentato, in diretta, davanti ad un folto pubblico, i presenti entusiasti di vedere i neutroni, ma nessuno colto da improvviso malore e conati di vomito. Uno può pensare di essere baciato dalla fortuna (o dalla Divina provvidenza): i neutroni verrebbero emessi in direzioni precise, anche se sconosciute; ma tentare la Provvidenza sperando che queste direzioni non includano la platea è peccato grave. Preferisco pensare che gli sperimentatori sapessero che i rischi non esistevano: i neutrini non vanno più veloci della luce e i neutroni rispettano i sensi unici.

Ma torno alle misure. Uno può avere una teoria strampalata, ma una misura è una misura, ed i nostri han misurato qualche decina di neutroni. Non i milioni di milioni, ma qualche decina sono comunque un fenomeno. Per cominciare ho provato a sentire cosa ne dicevano dei colleghi nuclearisti, e ho scoperto ad esempio che quei rivelatori sono microfonici. Insomma, se lì vicino un blocco di roccia cede di schianto, potrebbero aversene a male, e protestare segnalando dei neutroni che in realtà non esistono.

Ma ho scoperto altre cose molto interessanti, e che ho raccolto nell'articolo tecnico di cui accenno all'inizio. Non solo quei neutroni van contromano, ma arrivano in numeri non interi. Nei primi due blocchi di granito, infatti, si osservano rispettivamente 17 e 16,3 neutroni. Sì proprio 16 virgola tre, né 16 né 17. Anche i neutroni "di fondo" (quelli, dovuti alla radioattività naturale, che vedono nella mezz'oretta in cui il blocco veniva lentamente schiacciato prima di rompersi), che vengono contati ad intervalli di 60 secondi, hanno questa curiosa proprietà, come potete vedere dal grafico qui sotto: in un minuto ne arrivano 1,8 poi 2,7 e non ad esempio 2 o 3.

Il problema viene apparentemente risolto in una seconda serie di misure. Ora i neutroni contati sono sempre un numero intero: 1, 2, massimo 5 (mai zero, molto improbabile), e poi 18 quando il blocco si rompe. Ma c'è un altro elemento curioso: i neutroni sono sempre contati ad intervalli di un minuto, ma di queste misure, in una prova durata 6 minuti, sono riusciti a farne ben 23! No, non hanno accorciato il tempo di misura senza dirlo, altrimenti i neutroni sarebbero di nuovo frazionari. Sono proprio riusciti a fare 23 misure, ciascuna lunga un minuto, in soli 6 minuti. Probabilmente sono riusciti a scoprire il flusso canalizzatore, ma ce lo racconteranno nei prossimi articoli.

 

sabato 19 maggio 2012

Batterie per motorini (dopo 4 anni)

Quattro anni fa ho montato sul mio motorino delle batterie al litio. Ne ho misurato la curva di scarica, e ho rifatto la misura due anni fa. Ora a due anni di distanza ho provato a vedere come andava.
Le celle al litio nel loro contenitore (ora un po' più rugginoso). L'elettronica di controllo che mi ha fatto un po' impazzire è quella montata sul coperchio

Ho usato lo stesso sistema di misura di 2 anni fa: ho registrato la tensione della batteria mentre si scaricava, nell'uso normale di tutti i giorni, e ho allineato la curva risultante in modo da sovrapporla alle precedenti. Be', in 4 anni (e 18 mila km percorsi) devo spostare le curve di un 6,5% della capacità nominale, cioè oggi le batterie tengono un 6,5% in meno rispetto a quando le ho comprate. Continuando così, arriveranno alla "fine vita" teorica dell'80% tra 12 anni. O in altre parole, dopo 70 mila km di percorrenza. Onestamente mi sembra troppo bello per essere vero, ma incrociando le dita dovrebbero durare ancora un bel po'. Secondo il costruttore, dovevano durare un migliaio di cicli completi equivalenti, cioè 60 mila km, mi sa che ci siamo vicino.

Curve di scarica delle batterie, nel 2008, 2010 e 2012, allineate sulla fine scarica a destra. Nel 2010 e 2012 sono spostate a destra rispettivamente del 3% e del 6,5%. In altre parole, oggi riesco a caricare le  batterie il 6,5% in meno di quattro anni fa.

In questi quattro anni ho avuto un po' di problemi, come succede spesso a chi si avventura per strade nuove. Le batterie sono veramente buone, non mi han mai dato problemi, solo questo inverno han cominciato ad accusare il freddo. Anche ora sentono le mattine fredde, i punti più bassi della curva corrispondono alle mattine a 7 gradi, ma sembra sia un effetto reversibile, con il caldo la tensione torna normale. Dopo 4 anni una cella si era leggermente disallineata, era "fuori" di mezzo Ah rispetto alle altre, e un paio erano sbilanciate di un quarto di Ah. Le rimanenti 10 erano perfette. Questo disallineamento causava qualche problema quando la carica era bassa, ma riallineandole è tornato tutto a posto.

L'elettronica di protezione delle batterie non effettua un riallineamento automatico, ed è di qualità non eccelsa, ad un certo punto mi ha lasciato a piedi. Per un po' sono andato "senza rete", con un occhio costantemente incollato al misuratore di carica per evitare di scaricare troppo le batterie, poi fortunatamente gli amici di EuroZev me ne hanno procurato un altro. Ho sperimentato vari tipi di copertura termica delle batterie, per evitare che il sole estivo me le cuocesse. E anche il caricabatteria, nato per celle al piombo, ogni tanto faceva i capricci e non si accendeva. O d'estate va usato rigorosamente di notte, altrimenti si surriscalda. Ma con un po' di pratica sono riuscito a risolvere tutti i problemi incontrati.

Ora riesco a fare qualche conto economico. L'investimento per motorino, batterie, ecc. è stato notevole, e spesso mi danno del matto. Ovviamente sono disposto a pagare più per inquinare meno, e quindi non mi sono mai preoccupato troppo per questo aspetto, ma mi sembra utile fare due conti.

Visto che le batterie al piombo, che costavano un quarto, dovevano essere cambiate ogni 6000 km, ho comunque risparmiato rispetto a quelle. Se davvero riuscissi a farci 60 mila km, significherebbe che le ho pagate 3,5 centesimi a km, a cui aggiungere 1 cent. di corrente (che non pago, offre il Comune). Per confronto uno scooter 4 tempi costa, di benzina, circa 5 centesimi a km, e un 2 tempi circa il doppio. Quindi, solo di benzina, ci sarei andato in pari. Inoltre ho molte meno spese di manutenzione; il motore elettrico è eterno, non ci sono cambi d'olio, revisioni, tagliandi. Occorre solo controllare i freni, cambiare i pneumatici, e riparare i piccoli guasti (una lampada bruciata, il sellino deteriorato, qualche botta). E soprattutto l'assicurazione costa molto meno, direi che già quella, in 10 anni, ti ripaga le batterie.

Ora sto pensando a retrofittare un secondo motorino, praticamente regalatomi da un collega quando ha dovuto sostituire le batterie al piombo (ora ha 10 km scarsi di autonomia). Ho scoperto che le batterie sono molto calate di prezzo, dovrei andare a spendere 1000 euro, la metà di quel che ho speso per il mio. Ma non è facile trovare produttori buoni, sono tutti cinesi e non hai mai molte informazioni sulla loro qualità. Soprattutto non si se le celle sono equilibrate bene, una batteria con celle non equilibrate è difficile da gestire, e dà rapidamente problemi. Ma spero di venirne a capo, con qualche aiuto.

domenica 8 aprile 2012

Memorie friulane

Di recente mio padre mi ha dato un libriccino, in cui ha scritto della sua infanzia ed adolescenza. Molto riguarda dettagli di persone che io ho a malapena conosciuto, il microcosmo di Artegna, piccolo paese della pedemontana friulana. Paesaggi che ha ritratto in tanti quadri, con case affastellate e tetti rossi. Posti dove ho passato qualche pomeriggio arrampicandomi su alberi enormi, facendo rotolare arance tra pendii di crochi e bucaneve, o seguendo mio padre mentre cacciava beccacce. Riguarda tanti particolari della sua vita, come la "terribile e contraddittoria passione per la caccia", che lo portava insieme ad allevare amorevolmente una nidiata di quaglie che avevano perso la madre sotto una falce per poi rimetterle in libertà, ed a prendere altre quaglie a schioppettate.

Ma al di là dei ricordi, quelle pagine raccontano di un mondo che ci appare ormai lontano. Un mondo in cui in tutto il paese c'era un solo telefono. Io cui andare a trovare un compagno di classe per giocarci assieme era visto male dai suoi genitori, c'era da lavorare nei campi e chi giocava era un perditempo. Le foto di classe, con 45 bambini affollati tra i banchi. Ma allora probabilmente la disciplina era un po' diversa dalle classi odierne, con il maestro ex ufficiale che, scoperta una marachella "ci sollevò in alto artigliandoci le braccia tra pollice ed indice, lasciandoci due ematomi indelebili per qualche settimana"..

Mi colpiscono le tante cose che oggi diamo per scontate. La foto della via che conosco bene, sia prima del terremoto del '76 (allora al bar dell'angolo era rimasto uno dei pochi telefoni funzionanti) che dopo. Fa impressione vederla polverosa, senza un'auto, con la gente che la percorre a piedi o in bicicletta, con ritmi più tranquilli e pacati. Le case senza acqua corrente, l'albergo dove abitava la famiglia di mio padre (mia nonna lo prese in gestione) l'aveva, con un piccolo acquedotto privato, ma solo per il bar e la lavanderia. Le lavandaie che andavano al lavatoio di borgata, anche d'inverno, ma il bucato grosso si faceva ogni due mesi, con la cenere. Niente negozi di scarpe o vestiti, il calzolaio ti cuciva le scarpe all'occorrenza, e la mamma i vestiti sulla Singer a pedale, con cui tanti anni dopo ho pure io imparato a cucire.

Altre cose si intravedono nel racconto. I tanti morti, che nel libro sono fugacemente accennati. In un'altra occasione mi ha parlato del cimitero dei bambini, con le piccole bare bianche che superavano di numero quelle degli adulti, bastava una polmonite e la TBC era endemica. E il barbiere non sterilizzava i suoi strumenti, se ti beccavi l'"ittero catarrale" (così chiamavano l'epatite) l'unico rimedio era il sale inglese. Le difficoltà a studiare, in particolare ma non solo durante la guerra, e la tenacia che ha portato tanti suoi compaesani ad eccellere nonostante tutto.

Mio figlio mi ha fatto notare le facce delle foto. Difficile vedere qualcuno sorridente, la posa è sempre molto seria, composta, persino nei componenti della filodrammatica in costume da diavoletto.

Si fa fatica a pensare che questo modo di vivere, che oggi a noi risulta così distante, stia ad appena 70 anni. La nostra vita frenetica, asfaltata, in cui lavorare nei campi è un destino di pochi e non la dura realtà per quasi tutti, in cui devi saper fare un po' di tutto perché tante cose non si comprano, è a pochi attimi di distanza. Credo che queste memorie siano preziose. Riviverle, tenerle presenti ci ricorda di quanto abbiamo guadagnato, e di quanto abbiamo perso, in questi anni. E di quanto sia facile riperdere quel che abbiamo guadagnato, magari senza poter più ritrovare quel che invece è andato perso.

domenica 1 aprile 2012

Energie rinnovabili ed energie immaginarie

Mi sono di recente associato ad una cooperativa di produzione e consumo di energie elettrica rinnovabile. Come ho scritto in precedenza io non posso mettermi un impianto fotovoltaico sul tetto, in quanto in un condominio la mia quota di tetto non basta. Ho dovuto accontentarmi di un piccolo pannello, con cui produco l'energia che sto usando ora per scrivere questo post. Non sono il solo con questo problema, ed in Piemonte un gruppo di persone ha deciso di associarsi in una cooperativa, e costruire un bell'impianto comune in un tetto libero (qui sopra un loro impianto da 50 KWp sul tetto di una scuola). I soldi dell'energia prodotta vengono divisi tra i soci e, grazie ad un accordo con una società di distribuzione, puoi acquistare quell'energia per casa tua.

Di recente la cooperativa si è allargata anche in Toscana, si sta cercando di costruire un impianto a Calenzano, ho quindi cominciato a seguire le discussioni, e sono stato ad un incontro pubblico. E ho visto il lato oscuro che minaccia sempre queste iniziative. Preciso subito che i responsabili della cooperativa mi sembrano ben vaccinati, per cui non mi preoccupo molto, per ora. E quanto racconto non è assolutamente una critica a loro, è un problema generale.

In ogni gruppo che parli di ecologia, energia, fonti rinnovabili ci sono sempre persone che cominciano a parlare di soluzioni miracolose, apparecchi che producono energia a costo zero, osteggiati dai soliti potenti, multinazionali del petrolio, industrie automobilistiche, ecc. Inventori misconosciuti, che ovviamente han dimostrato la validità del loro prodotto in test condotti davanti a testimoni affidabili (ma mai da centri dotati di adeguata strumentazione con regolari pubblicazioni).

Ultimamente spopola l'E-Cat di Rossi, che confermo, dopo essermi sciroppato tutte le "prove", non ha mai dimostrato di funzionare in modo convincente. Non ne parlo, visto che lo ha già fatto abbondantemente Ugo Bardi in una serie di post che demoliscono completamente la faccenda. O la semplice considerazione che, con le norme attuali, un apparecchio che produca energia da reazioni nucleari non verrebbe mai omologato per usi domestici.

Ma la zoologia di queste cose è molto più vasta. Provo ad elencarne qualche esemplare, senza pretese di essere esaustivo.

Comincio dall'ossidrogeno, nella versione seria una miscela di ossigeno ed idrogeno utile per fare saldature a fiamma ossidrica. Nella versione presentataci entusiasticamente giovedì scorso si tratta di mettere acqua nella benzina. Ah, funzionerebbe anche senza benzina, ma il furbo inventore usa comunque un 20% di benzina per imbrogliare i petrolieri, che altrimenti lo farebbero fuori. L'acqua, nel cilindro del motore, si decompone in idrogeno ed ossigeno, che si sa è una miscela tremendamente energetica. Anche qui, il buon Bardi ha pensato di debunkarla. Ma la lobby delle batterie al litio (è la prima volta che ne sentivo parlare) insabbia tutto.

Sempre dalla mailing list di Retenergie ho trovato queste pasticche magiche. Le metti nel serbatoio assieme alla benzina e il motore rende il 15% in più, emettendo il 75% in meno di inquinanti. Bastasse un po' di additivo magico e le compagnie petrolifere farebbero a gara a venderti la benzina additivata. Ovviamente non esistono misure di queste miracolose prestazioni, solo un certificato tedesco che in pratica ti autorizza a mettere (a tuo rischio) le pasticche nel serbatoio.


E poi c'è tutto il lungo elenco delle solite cose, di cui ho parlato in un precedente post. L'idrino ed il Magnegas di Santilli. Il MEG, di cui ho parlato qui, ed un sacco di motori magnetici, affari pieni di calamite che riescono a respingersi sempre, in un circolo chiuso, facendo girare vorticosamente un rotore. Te li vendono (come del resto ti vendono la Torre di Pisa), "satisfaction guaranteed", e te li fanno pure vedere su Youtube.

A quanto pare non riusciamo ad affrontare in modo razionale una situazione spiacevole. L'energia costa sempre di più, ce ne accorgiamo direttamente quando facciamo il pieno o paghiamo la bolletta, indirettamente quando facciamo la spesa (un piatto di spaghetti "contiene" mezzo bicchiere di petrolio, tra fertilizzanti, trattore, lavorazione e camion per trasportarlo, un televisore anche 100 litri). E allora, per non pensare che forse in un futuro vicino l'energia non potremo più permettercela, con tutto quanto questo comporta, fuggiamo. La maggior parte all'indietro: neghiamo quel che succede, è tutta colpa di petrolieri, della speculazione, o degli incentivi al fotovoltaico (che invece ci fan risparmiare, sulla bolletta, grazie al meccanismo del peak shaving). Ma presto tutto tornerà come prima, è solo un incidente passeggero.

Altri invece fuggono in avanti, verso la soluzione magica che risolverà tutto, grazie ad un miracolo che è dietro l'angolo, basta crederci (e non credere a quei pallosi fisici che pretendono PROVE) e raccoglierlo.

Il problema è che entrambi questi atteggiamenti finiscono per impedirci di vedere il vero problema, e le vere soluzioni (almeno per attenuare la botta). Alla conferenza di retenergie si è perso mezz'ora a sentir parlare di ossidrogeno, e poi serve un'altra mezz'ora per spiegare a chi non ne ha gli strumenti perché si tratti di una cavolata, quando si poteva usare quel tempo per cercare di capire come risolvere i problemi burocratici alla realizzazione dell'impianto di Calenzano. Si rischia che, se queste cose prendono piede, delle esperienze serie buttino i pochi soldi che si riesce a raccogliere in bufale. Ma soprattutto finiscono per indicare come bersagli proprio le soluzioni vere: l'accumulo di energia (problema fondamentale delle rinnovabili) diventa "la lobby degli accumulatori". Chi sbufala l'E-Cat un "venduto al sistema", che per due euro sparge menzogne sui "ricercatori indipendenti". Ovviamente se non credi a queste cose sei parte del complotto, e chi non ci crede è in primis chi si occupa del problema.

Lo stesso succede con i cambiamenti climatici. Viviamo quest'anno una siccità drammatica, speriamo nelle piogge di Aprile ma qui in Toscana servirebbero 50 giorni di pioggia continua per ripristinare le scorte idriche. Quel che paventa da anni chi studia il riscaldamento globale. Ma no, non è possibile, si tratta sicuramente di un caso, di un anno particolarmente sfortunato. Oppure delle famigerate scie chimiche, come raccontavano venerdì a Controradio. In ogni caso i climatologi, o i tecnici dell'ARPAT, sono i primi a finire (per ora metaforicamente) sul rogo. Ma ne parlo la prossima volta.

giovedì 26 gennaio 2012

Nature e il picco del petrolio

Stamane sono passato con il mio motorino elettrico davanti ad un po' di distributori, tutti con la loro brava coda di auto. Mi sembrava di vivere su di un altro pianeta, visto che i distributori li frequento forse una volta al trimestre.


Ma la scena mi è immediatamente tornata in mente leggendo il numero di oggi di Nature, la più prestigiosa rivista scientifica internazionale. Vi compare un articolo di commento sulla situazione della produzione mondiale di petrolio. La cosa più carina è questo grafico, che mostra come variano i prezzi in funzione della produzione.


Fino al 2004 (punti azzurri) un aumento della produzione, e quindi dei consumi, causava un aumento proporzionale dei prezzi, che all'incirca raddoppiavano per un aumento dei consumi da 64 a 74 milioni di barili al giorno. Da allora la produzione è rimasta sostanzialmente inchiodata a 74 milioni di barili al giorno (è inelastica), con i prezzi che vanno selvaggiamente su e giù (più su che giù), seguendo più che altro l'andamento della crisi economica. C'è una leggera tendenza ad un aumento della produzione con i prezzi, ma per arrivare a 75 milioni di barili il prezzo deve superare i 100-120$. Detto in altre parole il petrolio che possiamo estrarre è quello, fatevelo bastare.

Ma un prezzo del petrolio sopra i 100$ è, a detta di diversi economisti, incompatibile con la nostra economia. Non si tratta solo delle code al distributore, il petrolio entra praticamente in tutto: energia, cibo (fertilizzanti, agricoltura meccanizzata), distribuzione e trasporti (vedi cosa succede per un banale sciopero di un po' di trasportatori), materie plastiche... E quindi stiamo vivendo da alcuni anni in una situazione in cui oscilliamo lungo un ciclo: prezzi del petrolio alti -> crisi economica -> contrazione dei consumi -> calo (relativo) dei prezzi -> timida ripresa di economia e consumi -> prezzi alti. Governo Monti, default greco, crisi dei subprime USA, alla fine tutto è causato ANCHE da quel grafico lì sopra. E per far capire la cosa anche a chi legga distrattamente, un occhiello evidenzia la frase “The price of oil is likely to have been a large contributor to the euro crisis in southern Europe.” Il prezzo del petrolio probabilmente ha dato un grosso contributo alla crisi dell'euro nell'Europa meridionale.

Le brutte notizie però non sono finite. I pozzi di petrolio esistenti stanno calando la produzione di circa il 5% l'anno (4,5%-6,7% secondo diverse fonti). La produzione di 74-75 Mil. di barili viene mantenuta mettendo in produzione nuovi giacimenti, scoperti gli anni passati e sempre più costosi. Ma per mantenere la produzione per tempi lunghi, diciamo fino al 2030, occorrerebbe scoprire un paio di nuove Arabie Saudite. Che semplicemente non esistono. Insomma, il petrolio non è finito, ne avremo ancora per un bel po', ma sempre meno e sempre più caro. Le code ai distributori sono un assaggio di quel che vivremo tra non troppi anni. E di conseguenza questa crisi non finirà mai.

Si passa quindi in rassegna le alternative. Petrolio da sabbie bituminose? Ce nìè un sacco, ma è difficile, inquinante (1) da produrre. Il Canada potrebbe arrivare a produrne 4,7 milioni di barili al giorno, il Venezuela altri due. Il carbone? Le stime delle riserve sono state recentemente riviste al ribasso (2), il carbone che si può ragionevolmente pensare di estrarre è solo una piccola parte di quanto si stimasse. Molte speranze sono state poste nel metano, in particolare allo "shale gas"(3), che però sembra molto più difficile (ed inquinante) da estrarre del previsto. A un certo punto il giacimento si rifiuta di produrre, il metano resta intrappolato nelle rocce e la produzione crolla.

Tra le conclusioni mi sembra spicchi "questioning if and how economic growth can continue without an increase in fossil fuels" (chedersi se e come si possa mantenere una crescita economica senza una crescita dei combustibili fossili). E un aumento delle tasse sui consumi petroliferi va nella direzione giusta, perché costringe ad essere più efficienti. Ma qualsiasi cosa vada fatta, va fatta ora.

Note

(1) Ed energivoro. Alla fine diventa un cane che si morde la coda, se devo utilizzare tanta energia quanta poi ne ricavo dal petrolio estratto faccio prima a lasciarlo dov'è. In pratica, considerando tutti gli altri costi energetici, non conviene estrarre petrolio se impiego più di un terzo dell'energia che ne ricavo.

(2) dimezzate rispetto al 2004, ridotte ad un quinto rispetto agli anni '90

(3) Lo "shale gas" è metano intrappolato in una roccia porosa, ma in cui i pori non comunicano tra di loro. Viene estratto fratturando la roccia, ad es. pompandoci dentro acqua in pressione.

giovedì 5 gennaio 2012

Carbon neutral

Mio fratello da qualche anno abita nella vecchia villetta in cui sono cresciuto io, finché a 18 anni sono emigrato in Toscana. Ricordo molto bene le fredde sere invernali, la testa sotto le coperte a riscaldarmi con il fiato, i calzetti addosso. I vetri perennemente appannati dalla condensa, con noi ragazzi che li usavamo a mo' di lavagna, disegnando col dito. I geloni di mia sorella. Il mio "laboratorio" era in una stanza al primo piano, e non di rado mi vedevo il fiato. Quella volta l'isolamento termico nessuno sapeva cosa fosse, tanto il gasolio da riscaldamento costava poco; ma la notte si abbassavano i termosifoni, in fondo ci sono le coperte, no?

E nessuno di noi fratelli ha mai avuto il fegato di "ereditare" quella casa, anche perché quando i miei han deciso di andare ad abitare in un appartamento più piccolo eravamo già tutti sistemati, ma anche per il dilemma tra le bollette stratosferiche e il gelo.

Be', lui ha preso il toro per le corna e questo Natale mi ha mostrato i risultati. Innanzitutto ha insufflato le pareti con isolante espanso, messo i doppi vetri (con camera come si deve, filtro IR) ai vecchi infissi di legno, fatto un cappotto al tetto. Cambiare gli infissi sarebbe costato troppo, ma già così le dispersioni si sono ridotte di un terzo. Ha considerato diverse soluzioni per una pompa di calore, ha scartato, sempre per i costi, la sonda geotermica e installato una pompa di calore da 6 KW. Per una casa che aveva prima un bruciatore da 40 kW non è male. Aveva in precedenza fatto mettere una caldaia a condensazione, che tiene per l'acqua sanitaria e per dare una spinta quando la temperatura esterna scende troppo, ma con le temperature non rigidissime (minima a zero C, massima sui 10) di quei giorni la casa era confortevole con 3 kW di potenza. L'acqua nei tubi circola a 35-38 gradi, con una pompa modulata per far circolare solo l'acqua che serve. Con quel basso salto termico, riesce ad avere un COP di 4-6, a seconda della temperatura esterna. Se il COP scende sotto il 3, parte la caldaia a condensazione. I termoconvettori hanno pure la ventola pilotata da inverter, e in condizioni normali assorbono solo 6-7W l'uno. E richiedono pure solo l'acqua calda necessaria, con valvola modulante, e sistema integratore/derivatore per il controllo. Un po' di intelligenza distribuita permette di tener conto di finestre aperte, punti freddi, ecc.

E si è installato 9,6 kWp di policristallino sul tetto. Energia da vendere, non riesce a consumarla tutta neppure mandando a manetta il riscaldamento. Pensa di prendere un'auto elettrica, anche se per ora aspetta di aver pagato i mutui più grossi. Finendo il giro in cui mi ha mostrato tutte queste meraviglie, mi ha commentato, orgoglioso: "Ora sono ad emissioni di carbonio zero".

domenica 1 gennaio 2012

Il nostro futuro (o il loro)

Anno nuovo, e uno pensa al futuro. Noi astronomi siamo decisamente un po' malati, perché il nostro futuro si misura in miliardi di anni, e fino a qualche anno fa non nutrivo particolari problemi per diversi miliardi di anni. Sì, tra circa 6,35 miliardi di anni il Sole diventerà una gigante rossa, ma anche per un astronomo è un tempo lunghetto.

Recentemente mi sono reso conto che però le cose sono un po' meno rosee. Il Sole si riscalda lentamente, tanto che diverse volte, tra 2200 e 700 milioni di anni fa la Terra ha passato dei periodi di intensa glaciazione(1), in pratica era un'unica, continua, palla di ghiaccio fino all'equatore.

Diversi processi tendono a mantenere una temperatura stabile. In parte (su tempi scala corti, da migliaia a milioni di anni) ci pensano le piante, o meglio gli organismi fotosintetici, che regolano la quantità di CO2 in modo che si rimanga in un intervallo di temperature compatibili con la vita. Su tempi più lunghi, il CO2 si combina con le rocce e viene depositato sul fondo degli oceani. La deriva dei continenti rimette in gioco il carbonio, trascinando nelle geosinclinali i fondali oceanici e riemettendo CO2 con i vulcani. Senza questo meccanismo prima o poi il carbonio si esaurirebbe.

Quindi la concentrazione di CO2 nell'aria è andata calando nelle ere geologiche, ed oggi (o meglio, prima che la facessimo rovinosamente risalire) è ai suoi minimi storici. Può calare ancora, per compensare un ulteriore aumento di attività solare, ma non per tantissimo. Tra qualche centinaio di milioni di anni (difficile stabilirlo con esattezza, circa 500-700) la temperatura raggiungerà comunque livelli tali da essere incompatibili con vita terrestre di una certa complessità(2). Resteranno specie acquatiche, più protette. Tra 1100 milioni di anni si innescherà un "effetto serra umido", che farà evaporare e perdere nello spazio gli oceani. In pratica sarà difficile che qualcosa sopravviva. E tra 3,3 miliardi di anni la temperatura sarà sufficientemente alta da liberare il CO2 dalle rocce, rendendo la Terra un deserto secco e torrido, analogo a Venere.

Be', poco male, si può emigrare, o aspettare che la vita si formi su altri pianeti. Sembrava possibile, finché non mi sono imbattuto in una serie di articoli(3) che fanno due conti sul meccanismo della deriva dei continenti di cui parlavo sopra. I continenti si spostano perché sotto di noi viene generato continuamente del calore(4) dal decadimento di isotopi radioattivi, che fa letteralmente "ribollire" il mantello, che a sua volta trascina i continenti e crea i vulcani (5). Questi isotopi si esauriscono nel tempo e in qualche miliardo di anni dovrebbero diventare troppo pochi per far funzionare il meccanismo. Molto più tempo di quanto serva al Sole per arrostirci, ma abbastanza per toglierci illusioni di campare molto più a lungo. Niente deriva dei continenti, niente carbonio, e niente vita.

Questo mette, almeno a me, in una prospettiva diversa anche il presente. Stiamo rapidamente consumando tutte le risorse minerarie (petrolio, ma anche rame, piombo, oro, indio, neodimio...) che si sono accumulate letteralmente in miliardi di anni sul nostro pianeta. Tra due secoli non ci saranno più, e nessuna civiltà futura li avrà a disposizione. Se non riusciamo a creare ora una civiltà sostenibile, torneremo in un eterno medioevo, senza una seconda possibilità. Ma neppure se ci estinguiamo possiamo sperare che in futuro una civiltà di bonobi o di armadilli, di cetacei possa avere la sua chance di una civiltà industriale. Forse tra 150 milioni di anni avranno di nuovo del petrolio, ma non più il carbone. E magari sarà un bene, visti i margini minori per un loro effetto serra.
Ma anche nei tanti pianeti extrasolari simili alla Terra che stiamo scoprendo non è detto che le cose siano troppo ospitali. Se sono troppo vecchi (molti lo sono parecchio di più del nostro pianeta) la deriva dei continenti potrebbe essersi già fermata. E quelli che si formano ora hanno troppi pochi elementi radioattivi (nel gas interstellare stanno diminuendo, non ci sono più le supernove di una volta), hanno solo un miliardo o due di deriva dei continenti a disposizione, troppo pochi per evolvere una vita pluricellulare. Insomma, non solo la vita è possibile soltanto in una fascia del disco della Galassia, ma anche in un relativamente stretto periodo di formazione dei pianeti.


Insomma, teniamoci da conto la nostra Terra, e la nostra civiltà. Cerchiamo di trovare rapidamente un modo per avere una economia e una tecnologia sostenibile. È davvero ora o mai più.

Note
(1) Un resoconto della storia climatica della Terra si trova ad es. qui.
(2) Se ci mettiamo di impegno, ce la si fa in soli 200 anni. Basta riuscire ad innescare la liberazione del metano contenuto nei clatrati, e praticamente tutta la fascia equatoriale e tropicale del pianeta diventa mortale per alcune specie. Incluso Homo sapiens. Nel resto forse si riesce a sopravvivere
(3) Questo fa una rassegna della situazione. Nella bibliografia si trovano una serie di approfondimenti.
(4) circa mezzo watt per metroquadro, 5 volte i limiti di legge italiani per le onde radio
(5)
e i terremoti, se non esistessero non saremmo qui a discutere