sabato 29 agosto 2009

Tempeste solari

Da qualche tempo circola in rete, anche su siti "ufficiali", la previsione di tremende tempeste solari per il 2012. A riguardo una ricerca su Google ritorna circa 14.400 siti solo in italiano. Il tutto si sposa bene con i miti apocalittici sulla fine del calendario Maya, sul pianetone Nibiru, per cui la cosa viene amplificata anche in siti meno seri.

In effetti una tempesta solare è una cosa seria. Semplificando all'osso, sulla superficie del Sole, in certe condizioni, si verificano enormi esplosioni che scagliano nello spazio materia ionizzata ad altissima velocità. Dopo un paio di giorni queste particelle cariche arrivano sulla Terra, e provocano aurore boreali, disturbi alle comunicazioni, fan saltare linee elettriche (soprattutto alle alte latitudini) e in particolare possono danneggiare seriamente le apparecchiature elettroniche dei satelliti artificiali, non protetti dall'atmosfera. Pertanto l'attività del Sole viene costantemente seguita, e i satelliti artificiali vengono messi in configurazioni più sicure, o spenti, quando è prevista una tempesta. L'intensità e la frequenza delle tempeste segue il ciclo di attività del Sole, che ha un periodo di 11 anni. L'ultimo massimo è avvenuto nel 2001, per cui il prossimo è previsto, appunto, per il 2012.

Finora i danni dovuti a queste tempeste non sono stati particolarmente gravi. Ma uno studio della NASA ha esaminato cosa succederebbe se si ripetessero eventi come quello successo nel 1859, e ha visto che soprattutto la rete elettrica è vulnerabile. Un grosso elettrodotto forma una gigantesca spira con il terreno, e può raccogliere le deboli variazioni di campo magnetico prodotte dalla tempesta. La corrente elettrica così prodotta è in grado di fondere un trasformatore di potenza, provocando un black-out difficile da ripristinare. Se gli effetti della tempesta si estendessero a latitudini temperate, in centro-sud Europa o negli USA, i potenziali danni sarebbero immaginabili. Quindi, concludendo, sarebbe il caso di prendere precauzioni, che esistono, in Norvegia mica gli salta tutto ad ogni aurora boreale.

Bene, e che c'entra il 2012? Nessuno ha detto, da nessuna parte, che il prossimo massimo sarà diverso dal precedente, e nel 2001 non è finito il mondo. Ad onor del vero, due astronomi avevano previsto, nel 2006, un ciclo solare particolarmente intenso. Ma già nel 2008 era chiaro che non sarebbe stato così.

Probabilmente tutto è nato dal comunicato stampa con cui la Nasa ha diffuso la notizia, in cui si dice che:
- gli effetti di una tempesta magnetica sarebbero potenzialmente disastrosi
- la frequenza delle tempeste segue il ciclo solare
- il prossimo massimo è previsto per il 2012

Errore di comunicazione, per uno scienziato è ovvio che le tre affermazioni sono indipendenti, al più gli autori vogliono far capire che non sarebbe una cattiva idea quella di installare, in questi tre anni, qualche sistema di protezione sui grossi elettrodotti. Ma per una persona comune il fatto che le mettano insieme significa che gli eventi descritti al primo punto avverranno sicuramente nel 2012. A poco valgono le smentite, ad es. qui, in rete con Google non si trova nulla.

La cosa mi è tornata in mente leggendo, sulla pagina scientifica del sito di Repubblica, la notizia riguardo il ritardo del ciclo solare. Sì, perché questo ciclo appare particolarmente fiacco, il Sole è spesso senza macchie, niente tempeste. E subito si passa al catastrofismo opposto. Il Sole, quando l'attività è ridotta, emette un pochino meno luce, e gli effetti del periodo più famoso senza macchie solari, il cosiddetto minimo di Maunder, tra il 1645 e il 1715, furono probabilmente la piccola era glaciale (non medioevale, fatto confusione con l'optimum climatico), con temperature globali di 0,6 gradi sotto la media. Sufficienti a far ghiacciare l'Arno in inverno. Ma non tutti i giornalisti sono uguali, un articolo di Bianucci, pur paventando questa possibilità. è già mooolto più realistico.

Sono cose come queste che fan pensare alla gente un po' più attenta che gli scienziati siano una manica di contapalle, o quantomeno superficiali. Solo 6 mesi fa ci prospettavano la fine del mondo per un'attività solare esagerata, oggi si lamentano di assenza di attività solare. Ieri ci rompevano con il riscaldamento globale, oggi prospettano un'era glaciale. Del resto l'era glaciale la prospettavano anche negli anni '50, no?

Vagli a spiegare che (quasi) nessuno ha previsto attività solare esagerata. Che negli anni '50 la maggior parte degli scienziati era convinta che le emissioni in atmosfera provocassero aumenti di temperatura, e che ci si meravigliava che questi si fossero arrestati (si scoprì dopo che questo era dovuto all'effetto dei particolati da inquinamento), solo una piccola minoranza attribuiva la cosa ad una imminente era glaciale. E che anche la variazione di attività solare in atto è stata discussa dagli studiosi del clima, e l'idea corrente è che questa possa, se continua, arrestare per qualche anno il riscaldamento, non rovesciarlo.

Insomma, queste notizie, prese da sole, sono solo rumore, tasselli isolati che vengono ingranditi fino a coprire tutto il puzzle, ogni volta di una tinta diversa. Comunque preferibilmente una tinta fosca.

(Ringrazio Maria Heibel e Claudio Della Volpe per il prezioso lavoro di ricerca in rete)

mercoledì 19 agosto 2009

Comma 22, prosit

Rosario Marcianò, in arte Straker, ha sfidato i "disinformatori" a bere acqua piovana contaminata dalle terribili scie chimiche, dicendosi disposto persino a pagarli se lo fanno. Hanmar ha subito accettato, specificando un protocollo di raccolta (non vuol bere acqua di fogna spacciata per acqua piovana) e di controllo.

Ovviamente il ricercatore indipendente si è prontamente smarcato, aggiungendo alle condizioni che il "bevitore" non sia un disinformatore. E creando un'interessante situazione da Comma 22. Per accettare la sfida devi non essere un disinformatore (leggi: devi credere alla realtà delle scie chimiche). Ma se sei disposto a bere acqua piovana, devi per forza pensare che non sia pericolosa, col cavolo che berrei dell'acqua in cui so sono state messe pericolosissime sostanze chimiche, o addirittura nanomacchine autoreplicanti Borg. Quindi se accetti la sfida, automaticamente non sei qualificato per accettarla.

Ah, come pagamento accetto un telemetro LRM2500 usato, anche senza software di comunicazione, tanto Straker ha più volte dichiarato che gli è arrivato anche il molto più sofisticato modello LRB4000.

Prosit

domenica 16 agosto 2009

scienziati pazzi (2)

Nel precedente post ho introdotto, con alcune considerazioni molto generali, il libro di Silvano Fuso "I nemici della scienza". Oggi vorrei parlarne un po' più in dettaglio, tralasciando il capitolo sull'antiscientismo filosofico, di cui non mi sento per niente competente.

Il libro affronta gli atteggiamenti antiscientifici della religione (o meglio di un certo modo di vivere la religione) e di un certo ambientalismo. Siccome mi definisco sia ambientalista che religioso, sono abbastanza suscettibile su questi temi. Ma, a parte alcuni scivoloni nel campo ambientalista, ho trovato l'atteggiamento di Silvano molto rispettoso e serio.

Nel capitolo sull'antiscientismo religioso (quello sull'ambientalismo lo rimando al prossimo post) il libro racconta una lunga serie di orrori di cui mi sono già occupato anche in queste pagine. In definitiva il problema è che per molti religiosi il proprio credo non è semplicemente quello che, con umiltà e consapevolezza dei propri limiti, si è valutato il migliore, ma quello che ogni persona dotata di raziocinio ed onestà deve evidentemente riconoscere tale, come l'unico ovvio e sensato. Neppure gli scienziati più innamorati delle loro teorie possono essere così intransigenti, così chiusi ad ogni dubbio come chi ritiene di avere in tasca la VERITÀ (tutta maiuscola, ovviamente).

Le conseguenze di questo sono chiaramente che in qualsiasi contrasto tra scienza e fede debba per forza essere la prima a sbagliare. Per fortuna la Chiesa Cattolica ha smesso di fare troppe affermazioni con valenze scientifiche, ma il terreno di scontro rimane, su tanti temi. Quattro pagine del libro riportano un mio articolo, tratto da queste pagine, sul rapporto ancora teso tra una parte della Chiesa Cattolica e l'evoluzionismo. Si parla di miracoli, che nel caso della vera fede sono prove inconfutabili, e naturalmente biechi imbrogli nel caso di tutte le altre.

Per la gerarchia cattolica, la scienza è vista comunque come una forma di conoscenza secondaria. Non è un vero sapere, tanto che viene considerata di striscio nell'enciclica sul pensiero razionale, "Fides et ratio". Certo, è utile, ci fornisce tante comodità, ma non sembra essere vista come una vera minaccia, semmai è la filosofia materialista che può usare la scienza per dire che non c'è altro. L'idea che possa comparire una verità scientifica che dimostri la falsità di qualche dogma, o interpretazione, o dettame morale, non passa neppure per la testa. Eppure succede, per esempio il dogma del peccato originale, nella formulazione attuale, presuppone l'esistenza di una prima coppia umana, cosa che in biologia evoluzionista semplicemente non ha senso. La creazione biblica viene considerata compatibile con il Big Bang, secondo me in modo non del tutto fondato, ma il concetto di "fine dei tempi" non ha nessun senso, nella cosmologia che conosciamo.

Ho sentito diversi teologi parlare di queste cose, e bastano veramente ritocchi per evitare problemi. Sono convintissimo che rivedere i concetti di creazione, peccato originale, escatologia, alla luce di quel che ci dice la scienza non possa che arricchire la fede, ma occorre rivedere il dogma fondamentale della dogmatica, quello che afferma che i dogmi sono certi ed immutabili, in ogni dettaglio. Un teologo una volta in una conferenza sull'evoluzionismo disse proprio questo, che voleva per la Chiesa il diritto di poter sbagliare, di poter dire "questo che abbiamo sostenuto finora è una cavolata, ora ci siamo resi conto che occorre cambiare idea".

Per ora quel che viene fatto è semplicemente ignorare il problema: pochi hanno le conoscenze, da un lato o dall'altro, per accorgersene. La maggior parte dei teologi non sa di scienza, e come dicevo la considera un insieme di teorie, conoscenze incerte. Gli scienziati, anche cattolici, adattano le proprie credenze senza troppi problemi e non si occupano di dogmatica. Insomma, di certe cose è saggio non parlare.

Da quel po' che ho visto il problema è molto peggiore nell'Islam. La scienza islamica è stata il faro della civiltà fino almeno al 1300 ed anche oggi scienziati illustri sono musulmani. Per il pensiero islamico ogni atto è frutto diretto della volontà di Allah, e le leggi scientifiche non sono che il riflesso della regolarità del suo agire. Lo scienziato quindi studia come Allah vuol governare il mondo, un compito senz'altro nobilissimo, e siccome qualsiasi cosa scopra non è che la Sua libera volontà non ci sono vincoli, o conflitti, tra scienza ed Islam. Almeno fino a quando qualcuno stabilisce, ad es. leggendo il Qran, come Allah vuol comportarsi. Il problema è che lo han già fatto in molti.... Lascio al libro il compito di illustrare i risultati di questa tendenza nell'Islam odierno, mi limito ad uno degli esempi più eclatanti.

Mi ha colpito per contrasto un dialogo riportato da Sagan tra lui ed il Dalai Lama. Lo scienziato chiedeva cosa sarebbe successo se la scienza avesse scoperto qualcosa in contraddizione con le credenze del Buddhismo. Il Lama rispose che, semplicemente, il Buddhismo avrebbe dovuto adeguarsi e cambiare. Anche se si trattasse di una credenza fondamentale, come ad esempio la reincarnazione. Ma, aggiunse, non credeva che ci fosse un grosso rischio che la scienza falsificasse la reincarnazione.

Il libro tocca poco questi problemi, Silvano si è occupato più di scontri a sfondo morale, e mi sembra abbia fatto a riguardo un po' di confusione. Certamente, una visione dogmatica della morale porta a casini mica male, ma questi influenzano la scienza in modo indiretto, non si tratta di veri "nemici della scienza". Ad esempio il libro parla molto della questione delle cellule staminali, o della fecondazione in vitro. Certamente, sono questioni che si traducono in limiti per la ricerca, o per la terapia, ma il problema sta nel modo assoluto con cui si concepisce la morale. Il confine tra ciò che è uomo e ciò che è un ammasso di cellule non è netto, e il torto della Chiesa è considerarlo tale, in modo estremamente rigido. È un classico modo per sciogliere un nodo con un colpo di spada, anziché cercare di districare i fili con pazienza, ed umiltà. Ma con la scienza mi sembra c'entri poco.

C'entrano invece, eccome, le argomentazioni pseudoscientifiche adottate, e riportate nel libro. Come in molti altri casi simili, quando si ha in tasca la Verità si selezionano le notizie, gli studi, interpretandoli in modo molto libero. Così ogni ricerca sulle staminali non embrionali, anche preliminare e lontanissimo da qualsiasi conclusione, diventa la "prova" che chi vuol far ricerca usando quelle embrionali in realtà è mosso solo da biechi istinti omicidi. E c'entra quando qualche scienziato nota che una lezione magistrale di teologia in un'università laica può non essere opportuna, e di conseguenza riceve diffamazioni in parlamento. E una soubrette si arroga il diritto di giudicarne i meriti scientifici, insultando il fisico premio Nobel con cui il nostro ha lavorato.

C'entra quando si adottano argomentazioni pseudoscientifiche per decretare che l'omosessualità è una malattia (questo da parte di pochi, per fortuna), che l'uomo è ontologicamente differente dagli animali, che i metodi anticoncezionali approvati dalla Chiesa siano strutturalmente differenti da quelli vietati, che la terapia del dolore possa comunque rendere superflua ogni discussione sull'eutanasia, che il profilattico non funziona contro l'AIDS, e tante altre cose del genere. Tutte cose per cui c'è all'interno della comunità dei credenti una discussione, una riflessione, purtroppo quasi sempre sotterranea, che fatica ad emergere perché qualcuno ha già in tasca la Verità. Peccato, perché si tratta di argomenti con tante sfaccettature, in cui anche i cristiani "tradizionalisti" hanno cose non banali da dire. Ci vorrebbe un libro simile scritto da un credente, Silvano si è limitato ad un interessante confronto tra quello che le varie denominazioni cristiane dicono su questi temi.

Aggiungo alla galleria degli orrori l'esperienza del mio amico giornalista Saverio, che ha provato a sottoporsi ad una "terapia" per "guarire dall'omosessualità".

Il libro sottolinea per me una cosa molto importante. La scienza viene vista come qualcosa di utile, ma poco significativo culturalmente. Il valore della scienza è quello di darci medicine (soprattutto), cellulari, auto, non quello di averci fatto capire dove viviamo nell'Universo, come questo funzioni (almeno in parte), averci dato strumenti per una conoscenza parziale, limitata, ma aderente alla realtà al posto di una certa, assoluta, ma del tutto senza basi fattuali.

Anche ci difende la scienza spesso cade in questo tipo di ragionamento. Incidentalmente non sono neppure del tutto convinto che sia un bene che una specie così aggressiva e pasticciona come la nostra abbia in mano uno strumento di conoscenza così potente. Ma se abbiamo un minimo di fiducia nell'uomo, e vogliamo vedere in modo positivo, mi sembra che la ricchezza della scienza non sia il saper costruire i microprocessori. È quella che provo di fronte ad un cielo stellato, una foglia, una formica, e posso vedere le galassie, un cosmo così smisurato che ogni distanza conosciuta sparisce di colpo, le cellule, l'evoluzione che ha prodotto quegli istinti semplicissimi ma perfetti. Ogni visione mitica, ogni tradizione esoterica appare sciocca, banale a confronto della ricchezza del mondo come è. E in cui la scienza ci permette di sbirciare.

Scienziati (davvero) pazzi

(post modificato per correggere alcuni sfrondoni)
Mentre continuo a scrivere i miei commenti al libro di Silvano Fuso, con tempi dilatati dagli impegni relativi all'ultima foto del blog precedente, ho letto un po' di articoli (alcuni segnalati da Maria Heibel, che ringrazio) sul tema della mitigazione dell'effetto serra.

Si tratta di un argomento di per sé importante. Alcuni scienziati sostengono che l'effetto serra sia così grave che dobbiamo tenerci pronti, se tutto il resto fallisce, a contromisure di emergenza.

Tempo fa ho letto un articolo(1) (che non essendo geologo non riesco a giudicare) in cui si sostiene che la grande estinzione alla fine del Permiano (non Triassico, oops), che portò alla scomparsa di oltre il 90% delle specie allora esistenti, fosse dovuta ad un rilascio catastrofico in atmosfera di metano, liberato dai depositi sottomarini di idrati in conseguenza di un riscaldamento globale. Un articolo di Le Scienze(2) ipotizza che la stessa estinzione sia dovuta ad un'immissione in atmosfera di grosse quantità di acido solfidrico, sempre a causa di un riscaldamento globale. Entrambi gli scenari si basano su dati che indicano che durante queste estinzioni i livelli di ossigeno nei mari erano molto più bassi di ora, e la chimica profondamente differente.

Al di là dei dettagli, quindi, lo scenario che viene suggerito è che un riscaldamento globale, anche non molto maggiore dell'attuale, può innescare rilasci catastrofici di gas nell'atmosfera, con conseguente ulteriore riscaldamento, e alla fine un ambiente poco compatibile con la vita. La maggior parte delle specie si estingue, e il sistema ritorna alla normalità in tempi non brevi. Scenario davvero inquietante, e non proprio del tutto improbabile. Capisco quindi che qualche scienziato pensi seriamente a misure di emergenza per evitarlo.

I problemi sono però tanti. Il primo è come il tutto viene rappresentato dai giornali. Se leggiamo la prima parte dell'articolo su Repubblica, il messaggio che arriva è che non dobbiamo preoccuparci dell'effetto serra, continuiamo pure ad immettere CO2 tanto gli scienziati stanno pensando alle contromisure, e costa meno fabbricare nuvole artificiali che ridurre e emissioni. A me suona come se la hostess, nel mostrarci prima del volo come ci si allaccia il salvagente, dicesse che possiamo tranquillamente precipitare tanto ci sono le moderne misure di sicurezza di cui è dotato l'aereo. E purtroppo conta poco che i proponenti sottolineino come la riduzione delle emissioni sia comunque la prima cosa da fare.

Ho il forte sospetto che non sia solo un problema di comunicazione, di giornalisti che han capito male, temo ci siano davvero scienziati che pensano che con qualche spruzzatina di azoto liquido o qualche milione di palloni rivestiti di domopak si possa far finta di niente e continuare ad inquinare. Non mi stupisce di vedere tra questi il buon vecchio Teller, lo scienzaito che ha ispirato Dr. Strangelove.

Fortunatamente si tratta di una minoranza, subito c'è (anche nell'articolo citato) chi fa notare che gli effetti collaterali sarebbero tanti, e non proprio piacevoli. Ad esempio qui si osserva che se riduco di un tot la radiazione solare, con questi sistemi, riduco di ben cinque volte tanto la produzione di energia elettrica negli impianti solari, che si spera possano aiutarci a superare la fine delle fonti energetiche fossili. Tutte queste tecniche sono da dimostrare, non abbiamo la minima idea se funzionino davvero, ad esempio le prove di fertilizzazione del fitoplancton non han dato grandi risultati. Aumentare la CO2 significa anche alterare l'acidità dei mari, con conseguenze sulla fauna marina, sulle barriere coralline ecc. Fertilizzare i mari altera l'ecosistema, con risultati che non sappiamo prevedere, e per questo motivo gli esperimenti sono formalmente vietati. Spargere anidride solforica ad alta quota aumenta le piogge acide. Fabbricare nuvole riflette la radiazione solare, ma contribuisce pure all'effetto serra.

In ogni caso modificare il clima non è semplice. Chi nega che il riscaldamento in atto sia colpa nostra non ha proprio tutti i torti, ci vuole l'attività di un paio di miliardi di persone e la combustione di chilometri cubi di combustibili fossili ogni anno per avere un effetto significativo, che riusciamo a quantificare in modo approssimato. Se vogliamo applicare contromisure, dobbiamo lavorare su queste scale, e con incertezze ancora maggiori. Ma il rischio maggiore, come dicevo prima, è che questi progetti vengano utilizzati come scusa per allentare la guardia sulla sola cosa sicura da fare, limitare le emissioni.

Non fosse che in rete si trovano a decine siti che affermano cose strane, mi sembrerebbe superfluo ricordare come queste tecniche non hanno nulla a che vedere con le tecniche per stimolare la pioggia, quelle in cui si sparge qualche litro di azoto liquido o di ioduro d'argento per "convincere" le nubi. Né tantomeno con le "scie chimiche", che sono e restano solo ghiaccio di condensa.


1) Heydari E.1; Hassanzadeh J.: Deev Jahi Model of the Permian-Triassic boundary mass extinction: a case for gas hydrates as the main cause of biological crisis on Earth; Sedimentary Geology, Volume 163, Number 1, 15 December 2003 , pp. 147-163(17)

2) Peter D. Ward: Impatto dal profondo; Le Scienze, Gennaio 2007

sabato 8 agosto 2009

Scienziati pazzi

Qualche mese fa l'amico Silvano Fuso mi ha spedito la sua ultima fatica, il libro "I nemici della scienza". Gli avevo dato una scorsa, ma purtroppo solo ora sono riuscito a leggerlo con l'attenzione che merita.

Devo dire che non mi ha deluso, Silvano ha fatto un bellissimo lavoro di ricerca, e anche se i temi generali di cui parla mi sono familiari, il libro li organizza e li passa in rassegna in modo organico e ben documentato.

Il libro racconta di come venga maltrattata la scienza, in tutti i modi possibili. L'ho vissuta sulla mia pelle da quando, ragazzino, ero bollato come "scienziato pazzo" perché ero affascinato dalla scienza. Cosa volevo fare da grande? Non mi sarei mai sognato di dire "lo scienziato", gli unici che possono fregiarsi del titolo sono i premi Nobel, gli altri sono, appunto, scienziati pazzi che vogliono conquistare il mondo. Il poeta, il pittore, lo scrittore, il musicista, quelli sì che invece sono "fighi".

Lo scienziato è freddo, arrogante, si butta sui libri perché non ha successo con le ragazze, sfoga la sua frustrazione con i numeri, perché quelli, ubbidienti come soldatini, si allineano nelle formule sui libri. Tranne poi tradirti per il tuo eccesso di ὕβρις, come nel primo episodio del Decalogo di Kieślowski, in cui lo scienziato calcola male la resistenza del ghiaccio, prova lo spessore del ghiaccio, usando un sano approccio galileiano, ma il ghiaccio cede lo stesso ed il figlio annega. Quell'episodio mi ha sempre colpito per l'assurdità della tesi implicita. Ogni nostra decisione si basa su ragionamenti, esperienza, calcoli impliciti, e possibili errori. Ma che doveva fare quel padre? Negare sempre e comunque al figlio di giocare sul ghiaccio per "principio di precauzione"? Usare l'intuito, che notoriamente è molto più affidabile che non la fisica? E la conclusione sarebbe che siccome non riesci ad avere previsioni accurate al 100%, allora esiste il trascendente? Scienza da macchietta, ma anche trascendenza da macchietta.

Quel film, ma anche molta dell'avversione che la gente comune ha per la scienza, sembra nascere proprio da questo. La scienza è tutto sommato il metodo migliore che abbiamo per capire cosa succederà, per avere un'idea di come funzioni il mondo. Ma richiede applicazione, non è intuitiva, e non lascia molto spazio per un trascendente. E allora ci si mette di impegno per mostrare che anche lei sbaglia, quindi ha lo stesso valore di tutto il resto. Ho diritto al pari di qualunque scienziato di dire la mia sul mondo. Ad esempio posso tranquillamente sparare le peggiori cavolate sul comportamento delle nubi, evidentemente "modificate artificialmente", e la mia opinione vale quanto (o più, perché io non sono un bieco scienziato asservito al sistema) di quella di qualsiasi meteorologo.

Nessuno scienziato ha la pretesa di essere infallibile, Quello che ci insegna la scienza è proprio che possiamo aspirare solo a verità parziali, non a risposte ultime definitive. Ma ci sono risposte migliori delle altre, è possibile avere uno sguardo, di lontano e sotto punti di vista evidentemente limitati, a come funziona il mondo meraviglioso in cui viviamo. Le verità esistono solo fuori della scienza, e se anni di addestramento al pensiero scientifico mi han insegnato qualcosa, è proprio che queste verità (di fede, di credo politico, di riflessioni filosofiche) sono ancora più provvisorie di quelle scientifiche. Che chi crede in verità diverse merita rispetto. E che i fatti, in ultima istanza, sono il metro su cui ci si deve misurare, e che dicono (quando ci riescono) chi ha ragione e chi no.

Questo libro mi sembra renda un buon servizio a queste idee. Dal lato filosofico, (di una certa filosofia) si valorizza il rispetto per le credenze, o le metodologie differenti, ma si banalizza o ridicolizza il rapporto che le credenze, le idee del mondo devono avere con i fatti. Con buona pace di Feyerabend astrologia ed astronomia non sono descrizioni equivalenti, per il semplice ed empirico fatto che l'astrologia non descrive neppure la personalità della gente in modo migliore di una scelta a caso di tratti psicologici. Figuriamoci il prevederne il destino. Ma (vedi regola n. 1 del fuffaro) prova a raccontarlo alla topina tutte curve che vorresti abbordare...

Personalmente sono interessato alle curve di una sola topina (che non crede all'oroscopo) per cui mi preoccupa poco la descrizione dello scienziato freddo, o del non abbordare dicottenni (mica son Berlusconi), ma non mi è mai andata giù di ritrovarmi addosso lo stereotipo di quel che vuol spiegar tutto. Soprattutto da parte di chi pensa di aver capito tutto lui.

Avrei parecchio da aggiungere, su come il libro affronta i temi dell'antiscientismo religioso e di quello ambientalista, ma direi che per oggi basta. Alla prossima.