giovedì 27 gennaio 2011

Memoria

Oggi è la giornata della memoria.

66 anni fa, in questi giorni, mio nonno veniva arrestato, tra l'altro per aver fornito documenti falsi a famiglie ebree(1), e dopo un mese deportato a Dachau. Tornerà il 29 Maggio, e mia zia si chiedeva perché mia nonna piangesse tanto di fronte a quel tipo magro. Non l'aveva riconosciuto, non era riconoscibile. Ce l'ha fatta per poco, alle ultime selezioni i compagni lo sorreggevano perché non si reggeva più in piedi, e lo sterminio finale dei prigionieri fu fermato solo quando gli alleati tagliarono le vie di uscita dal campo. Del suo vagone sono tornati in 2. Non ha mai voluto raccontare, se non degli ultimi giorni della liberazione. "Han già scritto in tanti, è tutto vero".

Sono stato a Dachau due volte, una con mio figlio che non ha retto l'impatto emotivo, siamo usciti prima di vedere tutto.


Occorre ricordare. Perché queste cose possono risuccedere, risuccedono. Occorre ricordare per prevenire. Per sapere che il mostro è dentro tutti noi, e si nutre di tutte le volte che guardiamo dall'altra parte. Come (i) alcuni cittadini di Monaco. Anche se non girare lo sguardo costa, mio nonno lo sapeva.

(1) In realtà non riuscirono a provarlo, grazie anche all'eroismo di una persona che entrò nell'ufficio presidiato dai tedeschi e distrusse i documenti in questione.

giovedì 20 gennaio 2011

Modulari A/38

Ne ho già parlato, riferendomi ad una nota avventura di Asterix, e faccio un breve aggiornamento.


Il decreto 136 del 13/8/2010 è stato recentemente convertito in legge, e sono state diffuse istruzioni (criptiche) su come comportarsi per acquistare beni o servizi nella pubblica amministrazione.

L'interpretazione della mia amministrazione è la seguente:
  • ogni ordine, per qualsiasi importo (anche le viti dal ferramenta) deve essere corredato da un codice CIG, che identifica l' "appalto" (anche se l'appalto per piccole spese non è in realtà necessario). Siccome il CIG viene rilasciato da un ufficio centrale con specificata la spesa devo avere un'offerta precisa per l'importo. E ovviamente questo richiede un po' di tempo e lavoro da parte dell'amministrazione
  • la ditta deve compilare un modulo di tracciabilità finanziaria, in cui dichiara che il conto corrente su cui la paghiamo verrà usata per tutte le spese, di materiale, personale, servizi (es. l'affitto del negozio) inerenti all'ordine.
  • la ditta è obbligata a riportare i codici CIG interessati in tutte le fatture fatte ai fornitori, dipendenti, ecc.
  • se sgarra, non la paghiamo.
Ad ottobre ho mandato il modulo ad una ditta inglese (in realtà un ufficio di un'università) che, con una intelligente operazione di consorzio, riesce a spuntare prezzi convenientissimi per licenze software educazionali di CAD elettronici. Il mio laboratorio può permettersi di spendere 2000 euro l'anno per i CAD che ci consentono di costruire apparecchiature elettroniche (che so, il correlatore del radiotelescopio ALMA), ma non può certo spendere 10 volte tanto, visto che non vendiamo questi strumenti. La ditta in questione, comprensibilmente, non mi ha neppure risposto, chi glie lo fa fare, sono ricercatori come noi che già si sbattono per fare un servizio, non possono impazzire a tracciare codici CIG che manco capiscono che siano.

Il risultato è che dal primo Gennaio io il software non ce l'ho più. Riesco a barcamenarmi con delle licenze "dimostrative" che ti consentono di lavoricchiare, ma non so per quanto, e alla prossima licenza che mi scade mi fermo del tutto.

È un problema generale. La seconda condizione equivale a pretendere che la ditta abbia un solo conto corrente. Ora molte ditte hanno più conti correnti per motivi validissimi, ad es. perché han sia fornitori europei (conto in €) che statunitensi (conto in $). O perché pagano un mutuo con una banca ma poi han trovato una banca che fa condizioni migliori. O perché hanno più di un mutuo. Una nota ditta di computer di Firenze paga i dipendenti su un conto corrente, ma ne usa un secondo per tutto il resto.

E anche la terza condizione non è da meno. Supponiamo mi serva da una ditta che assembla computer. Ovviamente questa ditta può avere un centinaio di clienti nella pubblica amministrazione, e ordina i pezzi da una decina di ditte differenti. In ogni ordine ai suoi fornitori deve indicare che computer ha costruito con quei particolari pezzi, uno ad uno (tramite i rispettivi CIG). Ogni busta paga deve contenere i CIG di tutti gli ordini fatti. Sperare lo faccia un fornitore, magari estero, da cui vai a comperare quel particolare componente che fa solo lui è fantascienza.

Al dipartimento di astronomia hanno appena imbiancato una stanza. L'imbianchino ha già giurato che è l'ultima, ci ha messo più tempo a recuperare, compilare, vidimare i moduli che ad eseguire il lavoro.

Qualcuno ha un suggerimento per inventare un modulario A/39?

martedì 18 gennaio 2011

Computer d'annata

Mettendo in ordine vecchie carte, ho trovato questo documento di 2 pagine, in cui l'allora direttore dell'Osservatorio di Arcetri , Guglielmo Righini, viene messo al corrente delle caratteristiche, e dei costi, per l'acquisto di un megacomputer.




Correva l'anno 1965. Le università di Bologna e di Firenze avevano bisogno di un nuovo computer, e ci informò di quanto costava un Univac 1107, uno dei più grossi computer dell'epoca (che ispirò il famoso Multivac di Isaac Asimov). Ho trovato questa pagina che descrive quello all'opera al CASE Institute a Cleveland.

Veniamo così a sapere, dalla lettera a Righini, che un computer con CPU da 660 kHz, RAM da 256 kbyte (una parola era lunga circa 4 byte), hard disk da quasi 4 Mbyte costava 650 milioni dell'epoca. Difficile rapportarlo ad oggi, ma con gli indici ISTAT si arriva a circa 9 milioni di euro.

Non so se il computer sia stato effettivamente acquistato, e per quanti anni sia servito allo scopo. Ho cominciato a utilizzare computer quando sono arrivato all'università, nel 1977, e l'IBM 370 era una macchina completamente diversa, capace di sostenere un centinaio di utenti interattivi, con 64 megabyte di memoria indirizzabile, dischi "veri" in cui tenere i tuoi programmi. Ho usato anche le schede e i nastri di carta, questi ultimi per un vecchio HP con 16 kbyte di RAM, che costava abbastanza poco da essere alla portata di un istituto di ricerca. E poi i primi microprocessori, il mondo che cambiava sempre più veloce.