domenica 31 gennaio 2010

Granzotto e l'ICPP

La prova inconfutabile del riscaldamento globale

Ho seguito i commenti di Paolo Granzotto, su Il Giornale, riguardo al riscaldamento globale. Dopo un inutile tentativo di un climatologo di fargli capire la differenza tra clima e tempo meteorologico (il clima è qualcosa che si misura in decenni, la meteorologia dice cosa succede questa settimana), ci ha provato Ugo Bardi, dal suo blog.

La tesi di Granzotto è molto semplice. Quattro o cinque scienziati dell'ICPP (sic, non è in mio refuso, forse per Granzotto assona meglio con CCCP) han preso i dati di temperatura raccolti da migliaia di altri seri scienziati, e siccome non tornavano con le loro previsioni li hanno taroccati con un "trucco", come si è ormai dimostrato con le mail rubate al CRU. Quindi la Terra si sta raffreddando, non riscaldando, e chiunque dica il contrario (solo 3 o 4 persone amiche di Ugo Bardi, si intende) è o disinformato, o un falsario in malafede.

L'estensione della calotta polare nel Settembre 2007 (sin.) e 2005( destra), confrontata con il valore medio degli ultimi decenni (linea viola). Nel 2007 per la prima volta il "passaggio a nord-ovest" era navigabile.

A Granzotto non viene in mente di controllare cosa sia successo davvero con il "climagate", che il "trick" sia una "clever, and legitimate, technique" (come dice Nature), oltretutto dichiarata a chiare lettere nell'articolo dove è stata usata. Che non abbia niente a che vedere con i dati di temperatura dell'ultimo decennio, ma che si riferisca ad anelli di accrescimento degli alberi. Che l'ultimo decennio, appunto, sia il più caldo che la Storia ricordi. E che l'articolo che usa il "trick" sia del 1998 (scritto nel 1997), quindi evidentemente non possa riferirsi all'ultimo decennio.

Non viene neppure il sospetto che se qualcuno facesse una cosa del genere le migliaia di onesti ricercatori si solleverebbero, mica sono scemi. Ma come ogni buon complottista sa, una decina di persone nascoste nell'ombra possono governare segretamente il mondo. Condizionando pure la NASA, che pubblica i dati di temperature misurate da satellite visibili qui sotto.

Il clima è naturalmente una cosa complessa. Ci sono punti poco chiari, e persone serie che sollevano dubbi legittimi. Ma dire che la Terra si sta raffreddando dal 1998, che non c'è un riscaldamento in atto è veramente lo stesso che negare che sulla Luna ci possano essere montagne, rifiutandosi di guardare nel telescopio.

Citando Luca Mercalli, "sul clima nessuno ha la verità in tasca. Ma facciamo piazza pulita delle bugie".

Nota aggiunta: segnalo un interessante commento sul blog di Marco F riguardo il rallentamento del riscaldamento. Interessante perché mostra come funzioni la scienza, come una convinta sostenitrice del Global Warming possa trovare un meccanismo naturale che lo potrebbe contrastare. Alla faccia degli scienziati ideologicizzati.

Ritiro dei ghiacci nel Glacier Bay National Park and Reserve's White Thunder Ridge

giovedì 14 gennaio 2010

Il carrozzone

Oggi, aprendo il giornale, mi sono ritrovato con un articolo sulle condizioni disastrose del mio istituto. Il titolo parla di un telescopio (questo qui in costruzione) per cui proprio ora sto costruendo uno strumento chiave, arrabattandomi per stare dentro il budget di 25 mila euro (un buon oscilloscopio professionale costa di più). Sembra che questo strumento non verrà mai usato, forse sto sprecando fatica, soldi e tempo.

Bene, finalmente qualcuno che racconta di come siamo costretti a lavorare. Invece no, la tesi dell'articolo è che, siccome l'Istituto Nazionale di Astrofisica ha continuato ad assumere personale senza criterio, oggi spende il 90% del suo budget in stipendi e non può più far funzionare i telescopi che ha costruito. Insomma un gran carrozzone di persone che non fanno un tubo, sprecando un sacco di soldi per progetti faraonici ed inutili.

Be', cominciamo a guardare i numeri. Due anni fa (da allora le cose sono cambiate ma i numeri dell'articolo non mi tornano) avevamo in Italia 584 astronomi, a cui si affiancavano 508 tra tecnici (la maggior parte) ed amministrativi. 1092 persone, di cui presumibilmente ogni anno ne vanno in pensione una trentina. Oltre a questi un esercito (291) di precari, contrattisti, borsisti, giovani che dopo qualche anno finiscono per cambiar lavoro, o emigrare. Oltretutto pagati su fondi di ricerca (in genere esteri), e non da quegli 80 milioni che servono per gli stipendi. Nell'articolo leggiamo che, grazie alla legge sulla stabilizzazione dei precari (non certo una decisione del mio ente), un precario ogni 10-15 è stato assunto, riempendo solo una parte del turn-over. Niente assunzioni sconsiderate, quindi, ma solo un modesto ricambio oltretutto imposto da una legge.
L'"afterglow" di una sorgente di raggi gamma a 11 miliardi di anni luce,
osservata
dal Large Binocular Telescope 12 ore e 15 giorni dal lampo gamma

Il problema quindi è altrove. Il personale è lo stesso di 10 anni fa, i progetti di ricerca, i telescopi sono quelli che 10 anni fa si è deciso di costruire (un telescopio dura 20, 30 anni almeno). La gente è quella che serve, operare un grosso telescopio richiede almeno 30 persone, costruire uno strumento circa 10 persone. Un astronomo che lavori tanto usa 20 giorni di telescopio l'anno, un grosso telescopio presuppone quindi una ventina di astronomi che lo usino, in media.

La ricerca astronomica italiana è tra le migliori del mondo, produciamo più lavori scientifici, e di qualità migliore di molti paesi con budget per la ricerca molto più alti. Riusciamo a spuntare la direzione di progetti di ricerca internazionali, le idee dei nostri ricercatori vengono utilizzate in grossi telescopi internazionali, ma spesso non abbiamo le risorse per garantire una ricaduta industriale in Italia. Talvolta sì, come per la costruzione delle antenne del grande telescopio ALMA. Riusciamo comunque ad attirare in Italia grazie alla qualità del nostro lavoro finanziamenti internazionali, che vengono alla fine spesi qui. L'anno scorso l'INAF si è sottoposto al giudizio di esperti internazionali, ricevendo valutazioni ottime.

Prometeo, una luna di Saturno, fotografata dalla sonda Cassini.
Da Urania, la rivista di divulgazione on-line dell'INAF

Quindi un migliaio di astronomi ed affini sono troppi? Sono troppi 2000 fisici che studiano le particelle? Può darsi, l'articolo sembra suggerire questo. Può darsi che non ci si possa permettere il bilancio di un piccolo supermercato per capire come funzioni l'Universo. Ma questi 1000 astronomi non sono né di più di quanto la politica della ricerca ha stabilito dovessero essere, 10 anni fa, né sono persone che si girano i pollici.

Il più lontano ammasso di galassie (rosso per il forte red shift) a 10 miliardi di anni luce. Immagini come questa servono a capire come si siano formate le galassie, inclusa la nostra, quando l'Universo era molto più giovane di ora.

Nel frattempo gli stipendi sono un pochino aumentati (come per tutti) e i finanziamenti ogni anno sono calati. È quindi inevitabile che si sia arrivati ad una situazione in cui gli stipendi assorbono tutto. Se si tagliasse l'istruzione fino al punto da non potersi permettere di tenere aperte le scuole e si pagasse gli stipendi agli insegnati lasciati a casa, sicuramente si starebbe sprecando soldi e gente.

Ma cosa fare allora? Essenzialmente vedo queste possibilità:
  • finanziare la ricerca a livelli sempre vergognosamente più bassi di qualsiasi paese occidentale, ma sufficienti per produrre un lavoro scientifico dignitoso
  • farmi venire al lavoro corredato di un congruo numero di libri da leggere, giochini per il computer ed altri modi per passare piacevolmente il tempo
  • tagliare un buon numero (almeno il 30%) dei progetti di ricerca, mettendo in mobilità gli astronomi relativi e trovando loro qualche lavoro socialmente utile
  • giocare al superenalotto (il jackpot di questa settimana è il doppio dei finanziamenti INAF di quest'anno) sperando nella fortuna
  • arrabattarsi all'italiana, facendo quel che si può, comperandosi di tasca propria l'attrezzatura, riparando il riparabile, usando tutta la finanza creativa che si riesce a usare, indebitandosi e accontentandosi di strumenti che, per mancanza di manutenzione, stan cadendo a pezzi.
Ho il vago sospetto che sarà l'ultima che ho detto.

Nota: Tutte le immagini di questo post sono il frutto della ricerca di astronomi italiani, utilizzando strumenti o telescopi costruiti o progettati in Italia.

lunedì 11 gennaio 2010

Falsificabilità

Il 29 dicembre il vicepresidente del CNR De Mattei (di cui ho già parlato qui) ha scritto un lungo articolo su "Il Foglio", in cui sostiene che ogni tentativo di conciliare darwinismo e religione è una malattia dello spirito. Un cedimento di fronte al nemico, un tentativo di placare gli avversari del cristianesimo offrendo loro un contentino.

De Mattei dimostra in questo modo (e in tutte le argomentazioni che seguono) di non capire assolutamente nulla di cosa sia la scienza. Chi cerca di conciliare scienza e teologia lo fa semplicemente perché l'evoluzione è vera, come è vero che la Terra giri intorno al Sole, non perché suona demodé non farlo. Gli astronomi che rileggono il "Fermati o Sole" o la cosmogonia ebraica contenuta nella Bibbia come qualcosa da non prendere alla lettera non stanno facendo concessioni, stanno solo prendendo atto di un dato di fatto. Le concessioni le ha fatte Galileo quando ha abiurato.

Che De Mattei non capisca le scienze si vede anche da quanto poco conosca l'evoluzionismo. Dice che questa teoria non è riuscita a portare prove, ma si guarda bene da discutere le prove che convincono la stragrande maggioranza dei biologi (cattolici o meno). Afferma che l'evoluzionismo richiederebbe la presenza di specie "imperfette", ma è proprio il contrario: ogni specie si adatta alle condizioni in cui vive, e non c'è una direzione dell'evoluzione verso una ipotetica perfezione, noi non siamo né l'ultima specie, né la "migliore" (se non dal nostro particolare punto di vista). Ribadisce che le specie sono fisse, quando tutte le evidenze mostrano il contrario.

Sostiene che il darwinismo non spiega l'origine della vita, apparentemente senza sapere che non tenta neppure di farlo. Non sappiamo se i meccanismi evolutivi funzionassero all'emergere della vita perché semplicemente non sappiamo come la vita sia nata. Abbiamo alcune teorie, sappiamo alcune cose, nessuno o quasi oggi dubita che la vita sia sorta per processi naturali, ma ammettiamo la nostra ignoranza a riguardo. Se qualcuno vuol riempire l'ignoranza con un intervento diretto divino, libero di farlo, salvo dover far marcia indietro quando questi meccanismi verranno scoperti. In ogni caso non può farlo uno scienziato che deve continuare a cercare, non dar per certi meccanismi ad hoc non dimostrati, e smettere quindi di indagare.

Sostiene poi che l'evoluzionismo non spiega la nascita dell'intelligenza, dell'uomo pensante. Ignorando evidentemente che esiste la psicologia evolutiva. Chiaro che esistono differenze tra la nostra capacità di rappresentazione del mondo e quella di altri animali, inclusa la capacità di vedere le conseguenze dei nostri atti in modo abbastanza preciso da consentirci una responsabilità morale. Ma l'enorme aumento delle nostre capacità cognitive non è difficile da spiegare in termini evolutivi. Anzi, sarebbero difficili da spiegare le tantissime somiglianze del nostro modo di ragionare con quello degli altri mammiferi, inclusi tutti i relativi difetti, senza far ricorso all'evoluzione.

De Mattei continua dicendo che "per salvare la cosmogonia evoluzionista i teo-darwinisti sono costretti a negare frontalmente ... San Paolo" quando afferma che discendiamo tutti da una sola coppia., come poi ribadito dal Concilio di Trento. A parte che la stessa Bibbia parla di altri uomini coevi ad Adamo ed Eva (la Genesi raccoglie diverse fonti, senza preoccuparsi troppo della coerenza interna, e i miti della creazione spesso parlano della creazione della propria etnia, senza preoccuparsi degli altri popoli), il punto è che sappiamo che la "prima coppia" non è mai esistita. Non è possibile creare una popolazione da una sola coppia, il pool genetico è troppo ristretto, e dovremmo ipotizzare che una mutazione in grado di darci di colpo la nostra "umanità" sia avvenuta simultaneamente in due individui, maschio e femmina, che questi si siano incontrati e fatto figli insieme.

Quel che sappiamo invece è che i nostri antenati hanno acquistato gradatamente le caratteristiche che ci rendono umani, e che le nuove specie si differenziano in gruppi che evolvono insieme, non come singoli individui. Non c'è stato un momento in cui gli ominidi sono diventati uomini, e per quanto i dati genetici indichino che l'Homo Sapiens è nato come un piccolo gruppo, si parla comunque di decine di individui.

Questo, come nota De Mattei, pone problemi per la dottrina del peccato originale. Che mi sembra uno dei temi più interessanti del cristianesimo, il male che ci portiamo dietro perché siamo comunque corresponsabili dell'umanità, non possiamo tirarci fuori da quel che han fatto i nostri predecessori. Il male che ci circonda ci condiziona, ci entra nelle ossa, richiede eroismo per essere diversi. Anche se Dio non esistesse, il peccato originale è qualcosa che è presente pesantemente nella storia, dell'umanità e di ciascuno di noi. Il mito lo attribuisce ad un atto specifico di un uomo specifico, ma magari fosse così, sarebbe molto più facile liberarcene. Purtroppo non ho la capacità di affrontare questi temi in modo non banale, ma ben venga una seria riflessione. Perché, come nota giustamente De Mattei, scienza e fede non possono essere in contraddizione se sono entrambe vere (tautologico, d'accordo), e quindi se la scienza ci indica che delle "verità" della fede van riviste, in questo modo la riflessione sull'uomo e su Dio non può che guadagnarci.

Sagan racconta di un suo colloquio con il Dalai Lama, in cui gli chiese cosa avrebbe dovuto fare il buddhismo se qualche dogma fosse stato dimostrato falso dalla scienza. Il Dalai Lama rispose che il buddhismo avrebbe dovuto cambiare, e non sembrava particolarmente preoccupato della cosa, perché apparentemente ha capito che la scienza ha a che fare con fatti, e ai fatti non puoi contrapporre filosofie (in senso lato, includendo le religioni), per quanto profonde. Se le filosofie sono abbastanza profonde, riusciranno ad incorporare i nuovi fatti, altrimenti vuol dire che devono cambiare. Il Dalai Lama era evidentemente abbastanza convinto della profondità del buddhismo, sembra che De Mattei non lo sia riguardo al cristianesimo.

Ma mettiamo che De Mattei abbia ragione e che la dottrina cattolica sia assolutamente ed in modo irreformabile incompatibile con l'evoluzionismo. Bene (o male, per me): questo dimostra che le cose in cui crede sono solo un colossale abbaglio. Esattamente come se dimostrasse che la cosmogonia geocentrica fosse indispensabile per la fede. Significherebbe che è riuscito dove schiere di atei militanti han fallito: falsificare la religione cattolica. Ogni suo articolo, ogni sua argomentazione o è falsa o è un chiodo sulla bara della religione in cui credo.

In entrambi i casi, lui è indegno della carica che ricopre.