venerdì 29 dicembre 2023

Un mito scritto 2700 anni fa

 Da cristiano mi sono letto la Bibbia, ed in particolare i primi libri (quelli definiti "storici") diverse volte. Mi hanno insegnato che si tratta di una redazione relativamente recente, nel settimo secolo AC, di miti ambientati molto prima. Abramo viene collocato intorno a metà del secondo millennio AC, circa il 1500, Mosè tra il 1300 e il 1200, e Davide (di cui abbiamo le prime tracce storiche) a cavallo del 1000.

Ma quanto di tutto questo è storia? Quando l'ho studiato io, 40 anni fa, si riteneva a grandi linee sostanzialmente tutto, e al di fuori dagli ambienti accademici tuttora i patriarchi biblici e l'Esodo sono narrati come fatti storici. Oggi invece le ricerche archeologiche di questo ultimo mezzo secolo ci hanno mostrato che quasi niente lo è (nota: ho imparato tutto questo in lezioni tenute da una pastora valdese, il fatto che certe narrazioni siano miti è evidentemente compatibile con una fede matura). Niente di quello che precede Saul e Davide, per cominciare, ha senso storico. Da Davide in poi abbiamo riscontri storici, oltre che archeologici, che ci raccontano però una storia differente da quella biblica.

Si tratta comunque di una narrazione teologica, il cui nucleo era: Dio ha stabilito un patto con Abramo e i suoi discendenti, assegnandogli una terra che comprende l'attuale Israele e i territori limitrofi, in cambio della assoluta fedeltà cultuale. Gli israeliti dovevano eliminare fisicamente qualunque altro popolo in quel territorio, e non sposare donne straniere, o adottare usanze straniere. Dovevano rispettare tutti i suoi comandi, ed adorarlo (una volta insediati) solo in un unico tempio. Se il popolo avesse trasgredito, sarebbe stato sconfitto dai nemici.

Cominciamo con la Bibbia. La storia è abbastanza nota fino a Mosè, poi si glissa un pochettino, perché un popolo in esilio, perseguitato da un cattivo faraone, che si libera ed ottiene la sua terra promessa è una bella storia. Un popolo che passa a fil di spada tutti gli sfortunati abitanti di quella terra, votandoli allo sterminio (significa che se non li ammazzavi proprio tutti, YHVH si incazzava e non ti appoggiava più) è meno edificante. E va bene tutto, incluso pugnalare a tradimento chi hai ospitato nella tenda. Una sola città si salva, con uno stratagemma: si fingono abitanti di una terra lontana, e stringono un'alleanza. Le alleanze sono sacre, e quindi non possono essere trucidati, ma vengono maledetti per l'imbroglio e ridotti a schiavi.

Una volta insediati la pulizia etnica funziona bene nel territorio assegnato a Giuda, ma nei territori delle rimanenti tribù rimangono enclavi. La storia è un susseguirsi di guerre, con questi nemici interni che non accettano di essere eliminati, e con le popolazioni vicine. La Bibbia ce le racconta come tradimenti del popolo eletto, che cede al rimescolamento culturale, accoglie donne straniere o addirittura adora dei diversi da YHVH, viene sconfitto, riacquista la fedeltà sotto la guida di persone pie (i giudici), e quindi massacra i nemici. In particolare, poco prima del 1000, nella striscia di Gaza sono particolarmente aggressivi i Filistei, e le 11 tribù si coalizzano sotto la guida di un re, Saul. Ma Saul tradisce YHVH e viene quindi rimpiazzato da Davide. Davide sgomina i nemici, e governa un prospero regno unitario che si estende su tutta la terra promessa, con capitale la neoconquistata Gerusalemme. Il trono passa al saggio Salomone, che porta il regno a vette di prosperità.

Ma anche Salomone alla fine prende nell'harem una straniera e YHVH, incazzato, provoca una grossa secessione. La dinastia davidica regnerà solo sulla Giudea (la zona tra Gerusalemme e il Negheb), le altre 10 tribù si separeranno nel regno del Nord, Israele (che comprende Samaria e Galilea). Giuda resterà fedele, ma Israele avrà frequenti cedimenti agli dei stranieri, meritando punizioni divine che culmineranno con l'invasione assira, la distruzione e la deportazione, nel 720 a.C. circa.

La Giudea rimane salva per un altro secolo, ma sia pure senza distruzioni o deportazioni di massa verrà conquistata dall'impero babilonese, con l'esilio dell'aristocrazia. E' la fine della dinastia di Davide. Per loro fortuna Ciro sconfigge i babilonesi e rimpatria i quadri giudei a Gerusalemme, ricostruendogli il tempio. In questo contesto nasce la religione ebraica come la conosciamo, e lo stato giudaico raccontato nella Bibbia, essenzialmente una teocrazia che durerà fino alla distruzione di Gerusalemme del 50.

Fin qui la Bibbia. Ora vediamo cosa dice la storiografia.

Non sappiamo se siano esistiti Abramo, Isacco, Giacobbe e i suoi 12 figli. I racconti descrivono bene gli usi dei nomadi, le città e le popolazioni dell'area nell'ottavo secolo, in cui le leggende si consolidano, ma non torna nulla con la geografia e le usanze del 1500-1300 AC, in cui le storie sono ambientate. L'ipotesi più probabile è che si tratti di leggende collegate a mitici capistipite di diverse popolazioni e tribù, riunita in un'unica saga familiare, un po' come oggi tendiamo a mettere insieme Superman, Batman, Wonder Woman e amici vari in un film tipo Justice League.

Michelangelo: Mosé (da Wikipedia)

Non abbiamo nessuna traccia di un esodo dall'Egitto, sicuramente non nei termini descritti dalla Bibbia. In Egitto spesso troviamo popolazioni cananee, rifugiatesi per sfuggire a carestie, quindi è possibile che un piccolo gruppo di persone abbia vissuto qualcosa di simile all'esodo, ma al massimo può essersi trattato di alcune centinaia di persone. All'epoca l'Egitto controllava in modo militare la regione, e un grosso gruppo di fuggitivi sarebbe stato intercettato, o quantomeno segnalato, dai numerosi posti di guardia sparsi per il Sinai. Non esistono tracce archeologiche di insediamenti di gruppi di nomadi di migliaia di persone che abbiano vagato per 40 anni nei posti descritti nel racconto di Mosé.

La storia della conquista della Terra Promessa da parte di Giosué pure non torna con le evidenze archeologiche. All'epoca la regione era una provincia egizia, e difficilmente la superpotenza sarebbe stata a guardare una tale carneficina di ricchi tributari. Le ricche città cananee vennero distrutte, ma da "popoli del mare", circa un secolo dopo, assieme alle città delle regioni vicine. I villaggi israelitici compaiono in quel periodo, ma non provengono da fuori, sono gruppi di nomadi che formano insediamenti stanziali sugli altopiani tra la costa e la valle del Giordano. Non hanno inizialmente una struttura unitaria, ma probabilmente sviluppano una loro identità etnica. E tra il 1100 e il 900 a.C si sviluppa una loro organizzazione statale.

Michelangelo: Davide

E arriviamo a Davide e Salomone. Al tempo di questi personaggi (probabilmente effettivamente esistiti) la Giudea era un insieme di villaggi di pastori, Gerusalemme era un centro di culto piccolissimo, povero, con mura ma senza nessun edificio di rilievo, né le strutture necessarie per la capitale di un grosso stato. Il favoloso tempio e il palazzo di Salomone, nei resti archeologici del periodo, non esistono. Salomone non ha costruito palazzi fuori dalla Giudea (i resti archeologici inizialmente attribuitigli sono di un secolo più tardi) e non commerciava con Saba. Su Davide i pareri sono discordanti, forse era solo un re locale, forse davvero regnò anche sul regno del Nord di Israele o su una sua parte.

Israele invece, grazie alla migliore posizione, era parecchio più prospero. Geroboamo, il primo re secessionista, mette insieme un esercito con 10 mila cavalieri e tiene testa ad invasori (il contrario di quanto descritto nella Bibbia, che lo descrive sconfitto per le sue infedeltà). Fonda città imponenti, con palazzi e sistemi di approvvigionamento idrico. Se un regno unitario esisteva, probabilmente era Giuda ad essere il vassallo. Le cronache del tempo citano Israele, mentre gli accenni alla Giudea sono rarissimi.
Gerusalemme acquista importanza dopo la caduta di Israele. E sotto il regno di Giosia (639-609 a.C.), diciasettesimo discendente di Davide, nasce il mito di un antico stato unitario benedetto da YHVH. Gerusalemme è la capitale santa, che di diritto deve governare anche su Samaria e Galilea. 

Questa narrazione ha condizionato la storia umana negli ultimi 2000 anni, e continua a farlo. Il cristianesimo è nato su quell'impronta: Gesù è raccontato come il nuovo Davide (poco importa che le due genealogie che giustificano questo titolo siano inconsistenti), con un nuovo popolo eletto, ma la salvezza viene SOLO dalla assoluta fedeltà del culto. Per i cattolici è la gerarchia di Roma (extra ecclesia nulla salus), per i protestanti la fede nel potere salvifico di Cristo. L'Islam è una ennesima riforma, questa volta definitiva, con un nuovo popolo eletto, ma la centralità del culto (anche geografica, con una nuova Gerusalemme a La Mecca) rimane il caposaldo. E viviamo in diretta una campagna di conquista, con annessa pulizia etnica, per il mitico regno unitario, forse mai esistito, con Gerusalemme a capitale.

Su questa narrazione si è innestato il meglio della nostra umanità: le istanze di eguaglianza sociale deuteronomiche, il discorso della montagna e la fratellanza universale predicata da Gesù, la musica di Bach, la cappella Sistina, la Zakat islamica, l'umorismo Yiddish... Ma anche il peggio: l'idea che sei un popolo eletto e quindi superiore agli altri, l'intolleranza per chi non condivide la tua narrazione, la confusione tra fedeltà cultuale e moralità (solo chi segue il Dio giusto può essere buono). Forse rendersi conto che si tratta di miti ci aiuterebbe a tenere solo il meglio. Speriamo.