domenica 28 giugno 2009

Fisica e bustarelle (che non arrivano)

Nota: Dopo uno scambio di commenti ho rettificato alcune affermazioni. Le modifiche sono in verde.

Tutti quanti abbiamo studiato l'esperimento in cui una candela viene messa sotto un bicchiere, rovesciato su un piattino d'acqua. La candela si spegne e l'acqua risale nel bicchiere. La spiegazione canonica, sbagliata, è che la candela brucia l'ossigeno e quindi l'acqua risale ad occuparne il posto.

Una candela con una singola fiammamessa sotto un bicchiere
fa risalire l'acqua quando si spegne. Di 10 mm.

Una nuova spiegazione, altrettanto sbagliata, è comparsa nel blog "Ambientalismo di razza", in cui si dice che l'acqua risale perché l'anidride carbonica prodotta dalla combustione si scioglie, in una frazione di secondo, nell'acqua. E quindi non dobbiamo preoccuparci dell'effetto serra, non è vero che l'anidride carbonica rimane nell'atmosfera ma si scioglie negli oceani.

A parte l'evidente bufalosità della tesi di fondo, la CO2 è aumentata negli ultimi 100 anni quindi evidentemente gli oceani non la assorbono tutta, la spiegazione della candela è un'altra. Semplicemente la candela riscalda l'aria sotto il bicchiere, finché è accesa, e quando si spegne questa si raffredda, e come tutti i gasi si contrae. La prova del nove è accendere due candele, che bruceranno per metà tempo producendo la stessa CO2 e consumando lo stesso ossgeno (l'aria è la stessa), ma scaldando il doppio l'aria. Pertanto quando si raffredderà, l'acqua salirà (quasi) il doppio.

Due candele (o una candela con due stoppini accesi)
messe sotto un bicchiere
quando si spengono fan risalire l'acqua di 17 mm.
(La fiamma che si vede è il riflesso di una candela a fianco)

Ho provato a segnalarlo agli autori del blog, che han pubblicato il mio commento, rispondendo che io sono un socio di ASPO, l'associazione che studia il picco di produzione del petrolio. Associazione che è (a detta loro) foraggiata dai petrolieri e quindi (ne avevo dedotto) dico quel che dico perché sono pagato. No, precisano, vogliono sol render noto che chi la pensa come me, negli USA, e secondo un blogger, prende soldi dai petrolieri. Be', e che ci azzecca con quello che io, che con ASPO USA non c'entro nulla, dico sulle leggi dei gas?

La cosa mi ha fatto letteralmente cadere le braccia (quelle tonde). La legge dei gas è fisica da liceo, non è un'opinione. Possiamo discutere sul legame tra CO2 prodotta dall'uomo e riscaldamento globale, ma non sul fatto che l'aria, nel bicchiere mostrato nel blog, si contrae perché si raffredda. Ma evidentemente per molte persone le leggi della fisica dipendo dal partito politico per cui voti.

Mi chiedo anche perché mai i petrolieri dovrebbero pagarmi (o pagare l'ASPO statunitense) per difendere la tesi secondo cui bruciare i combustibii fossili sia dannoso. Ma dopo il SMOM e il NWO che mi pagano 6000 euro il mese più gli extra per le scie chimiche, le industrie farmaceutiche che mi foraggiano per parlar male dell'omeopatia, quelle di telefonia per la mia pagina sull'elettrosmog, ci mancavano in effetti solo i petrolieri. Però il mio conto in banca, inspiegabilmente, non ne vuol sapere di salire sopra i 5000 euro di saldo. Non mi lamento di sicuro, di questi tempi non averlo in rosso è già una fortuna, ma dove sono finiti tutti i soldi che mi devono?

P.S.: Ho letto gli altri posti di "Ambientalismo di razza". E in effetti possono anche pensare che la fisica sia un'opinione, visto che pensano che le ditte farmaceutiche vogliano sterminare l'umanità (no, solo i 5 miliardi di persone che non sono potenziali clienti e che sono "di troppo"), che gli ambientalisti siano favorevoli all'eugenetica (no, solamente che il movimento ambientalista parte da quesete basi e che oggi adorino, implicitamente, la Madre Terra), che Michael Jackson sia stato ucciso dalla CIA e un sacco di cose del genere. Non c'è solo Straker, tra i folli. Mi scuso delle imprecisioni, ma quando vedo ragionare in questo modo mi passa la voglia di leggere con cura.

P.P.S: Ho ritrovato il tubetto di Nux Vomica usato per il proving. Divertente l'avviso di tenere fuori dalla portata dei bambini qualche grammo di zucchero purissimo. Del resto per chi non lo sa il complicato tappo che permette di non toccare le palline quando le si prende dal tubetto serve ad evitare che "energia" di Nux Vomica finisca sulle mani, e quindi produca sintomi indesiderati ad altre persone che vengano toccate.

sabato 27 giugno 2009

Provare e riprovare - parte 2

Riassunto della puntata precedente

Nell'omeopatia si cura una malattia, definita da un insieme di sintomi, usando un rimedio che produce gli stessi sintomi in una persona sana. Quindi sono due secoli che gli omeopati provano su di sé le cose più strane: estratti vegetali, insetti frullati (Apis), minerali (Silica è vetro tritato fino fino) e, anche se oggi non si usano più, liquidi corporei come il Lac Caninum o il Menstruum (indovinate cos'è). Di solito a diluizioni intorno a parti per milione o miliardo, ma abbastanza spesso si usano le stesse diluizioni che si impiegano nella cura, in cui della sostanza da provare non c'è più neppure una molecola.

Incuriosito dal fatto che qualcosa che è solo zucchero potesse avere effetti, ho effettuato dei regolari proving di alcuni rimedi, seguando per bene le stesse procedure che usano gli omeopati. E non mi è successo rigorosamente nulla. La stessa cosa è successa ad altre persone che han fatto lo stesso esperimento.

E ora?


Ma come è possibile? Hanemann ha provato decine e e decine di rimedi, stilando un lungo elenco di sintomi per ciascuna di essi. I rimedi più popolari hanno elenchi di sintomi che occupano pagine di libri, ad es. per Ipeca ho contato 62 sintomi, escludendo quelli ginecologici e psicologici (che sono la maggioranza).

Andando a guardare come si fa il proving qualche sospetto viene. Un discreto numero di sperimentatori (poniamo 20) comincia a prendere qualcosa che secondo loro deve provocare dei sintomi tipici. Poniamo 10 non riportino niente, secondo le regole vengono esclusi, non contano. Altri 8 sentiranno dei deboli sintomi corrispondenti a quelli attesi, e la materia medica si arricchirà di dettagli. Gli altri 2, nelle settimane del proving, avranno dei normali disturbi che avrebbero avuto anche senza, e questi entrano nella lista come nuovi sintomi. Qualche volta si prova ad usare placebo, ma si dice esplicitamente allo sperimentatore che quello è un placebo!

Dovrebbe essere semplice verificare se si tratta di suggestione. Basta organizzare un proving in cui a metà degli sperimentatori si è dato palline di zucchero non omeopatiche (tanto sono indistinguibili anche con le analisi più raffinate). Ovviamente senza dirglielo prima. E' stato fatto, ed i risultati sono che i due gruppi sentono esattamente gli stessi sintomi.

L'esperienza di Friz Donner


La stessa domanda se l'è posta un omeopata tedesco, Friz Donner (biografia), negli anni '20. Ho trovato i dettagli della sua storia in questo articolo.

Andandosi a guardare la storia dei proving omeopatici, Donner scoprì che in molti casi sintomi chiave di rimedi derivano da un singolo caso. Ad es. il Lac Caninum veniva usato per la difterite. Questo deriva da un singolo caso, una dottoressa statunitense di nome Laura Morgan. Nel 1870 assunse alcuni granuli di questo rimedio, e per due anni soffrì di attacchi di Delirium Tremens. In questi anni ebbe anche un attacco di mal di gola, diagnosticato come difterite da un praticante. Donner, valutando il quadro clinico della donna, ritenne che quella non era neppure una difterite.

Un sacco di sintomi sembrano proprio dovuti a suggestione. Lo stesso Hanemann cita ben 716 sintomi ottenuti strofinando un magnete sul corpo del paziente.

Donner citò decine di casi simili, e convinse le autorità mediche tedesche ad eseguire prove in grande stile. E' da sottolineare che rimase sempre convinto della validità dell'omeopatia, almeno con rimedi a dosi farmacologicamente attive.

Le prove iniziarono nel 1927, e proseguirono per oltre 10 anni fino alla guerra. E quando Donner diede ai suoi sperimentatori (medici che avevano seguito un corso di omeopatia) del placebo, questi riempirno diari su diari di sintomi, molto simili a quelli di chi provava rimedi "veri". Un altro ricercatore, Martini, trovò che nelle prove di rimedi noti, i sintomi erano in preferenza quelli che gli sperimentatori si aspettavano, ed altri sintomi eventualmente presenti venivano ignorati.

Quando Donner ne parlò ai suoi colleghi omeopati, questi risposere che "è umanamente impossibile".

Vennero effettuate anche alcune prove cliniche. Il presidente dell'Associazione dei Medici Omeopati Tedeschi, Hanns Rabe, ne condusse uno trattando alcuni pazienti con Silica. Un fallimento. Rabe commentò che non ci si poteva aspettare risultati positivi, essendo l'omeopatia "una psicoterapia sotto mentite spoglie". Trattamenti omeopatici di polmonite si risolsero con 7 decessi su 15, che Donner definì innaccettabilmente alti, anche considerando che si trattava di persone robuste e (in precedenza) sane.

Come andò a finire? Dopo la guerra Donner si ritrovò con una pila di 3 metri e mezzo di rapporti di proving, cartelle mediche, analisi, ecc. Dal 1961 al 1964, dopo essere andato in pensione, lo sintetizzò prima in un rapporto di 300 pagine, ridotte quindi a 40. Donner cercò di rendere il suo rapporto il più possibile inoffensivo, omise i casi più plateali di cattivo proving e concluse che l'omeopatia meritava ulteriori studi, concentrandosi però su pochi rimedi e sulle diluizioni più basse (C1, C2 e al massimo C3).

Nessuna rivista omeopatica volle pubblicarglielo. Circolò in francese nel 1969, ed apparve su una rivista poco conosciuta solo nel 1995. (qui riferimenti bibliografici). Come succede oggi, gli omeopati risposero che "a loro funzionava", o citando studi di qualità molto inferiore in cui si vedeva un qualche effetto. Le sue critiche rimasero del tutto inascoltate, e allora come oggi gli omeopati semplicemente ignorano le critiche che vengono loro mosse.



In conclusione gli omeopati basano le loro cure, oltre che su cose che non hanno nessuna base clinica o fisiologica, su un metodo di ricerca dei sintomi nei rimedi che è stato provato, oltre ogni dubbio, essere solamente frutto di suggestione. Ci vorrebbe molto poco per dimostrare che un rimedio ha effetti. Ma non lo si vuole (o non lo si può) fare.

Rimane solo il commento di Rabe, l'omeopatia è una forma di psicoterapia.


P.S. Oggi in farmacia ho visto una pomata omeopatica alla calendula: 4.5% di estratto della pianta. In base a cosa è omeopatica? Verrà usata allopaticamente contro gli arrossamenti, lenitiva, oppure omeopaticamente, in caso di minzioni notturne, difficoltà di respirazione, brachicardia?

mercoledì 24 giugno 2009

Provare e riprovare - parte 1

(La seconda parte è qui)
Sono sempre stato incuriosito dall'omeopatia.

La cosa più incredibile, per me, è il fatto di curarsi con palline di zucchero che non contengono assolutamente neppure una singola molecola di quel che c'è scritto sull'etichetta. Una diluizione C12 contiene circa una molecola ogni litro di rimedio diluito, che poi viene spruzzato sulle palline, e si usano tranquillamente C30, C50 (una molecola ogni universo riempito di rimedio) addirittura C200. In pratica si può essere ragionevolmente sicuri che, ad es., una confezione di Nux Vomica C11 non contenga neppure una molecola di stricnina. Come mai funzioni lo stesso viene spiegato con confuse teorie basate sulla meccanica quantistica o sulla teoria dell'informazione, che a un fisico con buone conoscenze di informatica suonano evidentemente farlocche.

Ma le cose le voglio capire. Mi sono letto un ponderoso trattato di Bellavite, e l'Organon, il testo base in cui Hanemann descrive le sue scoperte. E mi sono focalizzato su un elemento della teoria: come fanno gli omeopati a sapere quel che c'è scritto sui loro libri?

Ho scoperto così che i principi di Hanemann sono sostanzialmente atti di fede. Non esiste uno straccio di prova che un rimedio che nel sano provoca dei sintomi, nel malato curi quei sintomi. E' semplicemente ovvio. Non può che essere così. L'omeopatia è una costruzione razionale, non basata sull'esperienza ma su alcuni assunti che sono autoevidenti (per Hanemann) e portati avanti con passaggi logici che pure non vengono mai verificati.

L'unica cosa che in teoria viene sperimentata è l'elenco dei sintomi, la materia medica omeopatica. Come faccio ad es. a sapere che la Nux vomica cura le malattie in cui è presente, poniamo, un edema gengivale? Semplice. Facciamo assumere Nux Vomica a dei volontari sani e vediamo che succede. Nota bene, va fatta assumere ultradiluita (mica son scemi da bersi stricnina), in altre parole devo vedere che mi succede se assumo delle palline di zucchero che non hanno mai visto una sola molecola di stricnina. Ottimo, è la prova che cercavo. Se prendo anch'io Pincopallinio C30 e mi viene un feroce mal di pancia, be' allora i rimedi ultradiluiti qualcosa lo fanno.

Ho quindi chiesto in un forum di medicine alternative se qualche esperto mi consigliava un rimedio i cui effetti erano particolarmente vistosi ed universali. In fondo diversi omeopati affermano che gli scettici dovrebbero provare il rimedio X, e cambierebbero idea sul fatto che è acqua fresca. Mi è stato proposto appunto Nux Vomica 30 CH.

Non è banale fare un proving omeopatico. Occorre astenersi da qualsiasi cosa abbia un po' di sapore, da caffé, cioccolata, alcolici, ed andare avanti così almeno 15 giorni. Assumere i granuli regolarmente ogni ora. Ed annotare qualsiasi cosa di anomalo si provi. Naturalmente non sapevo nulla dei sintomi che dovevo aspettarmi. E dopo due settimane in cui non ho avuto nulla di anomalo, ho smesso.

MI è stato risposto che forse era il mio terreno che non era adatto alla Nux Vomica. Ho riprovato quindi dopo una anamnesi omeopatica (decine di domande sulle cose più strane) con tre settimane di un rimedio personalizzato ultrapotente, Ipeca 200CH. Cominciavo a capire cosa provi chi è costretto a regimi alimentari draconiani. In 5 settimane qualche cosa capita, e l'ho annotata, ma secondo i sacri testi dovrebbe passare solo quando interrompi il proving, e comunque i lievi disturbi che ho avuto non c'entravano nulla con i sintomi previsti (che ho consultato solo a proving terminato). Sintomi comunque numerosissimi: per l'Ipeca ne ho contati 62 escludendo quelli ginecologici. Ho provato anche una terapia d'urto, una "monodose" di Ipeca, ma sempre senza risultati.

Non ero il primo a provarci (con gli stessi risultati). Ma la cosa interessante, che rimando alla prossima volta, è che alla stessa conclusione è arrivata un sacco di gente che ha fatto questa semplice prova in modo più preciso e rigoroso. Vedi ad es. Walach H and others: The effects of homeopathic belladonna 30CH in healthy volunteers: A randomized, double-blind experiment. Journal of Psychosomatic Research 50:155-160, 2001

Per ora rilancio la sfida. Qualche omeopata vuol provare a convincermi che i rimedi fanno quel che si dice facciano? Mi indichi un rimedio qualsiasi (a potenze almeno C12) che su un sano procuri sintomi inequivocabili. Sono anche disposto a ripetere il pallosissimo questionario.

P.S.: A scanso di equivoci, l'omeopatia non è la fitoterapia. La fitoterapia (spesso) funziona, e si basa sull'uso di sostanze che hanno proprietà farmacologiche più o meno note. L'omeopatia si basa su una teoria che non include le eventuali proprietà medicinali delle sostanze usate, le quali quasi sempre non sono comunque presenti nei rimedi. E spesso oggi prodotti omeopatici sono usati come fitoterapici, come una tintura "omeopatica" di camomilla usata per conciliare il sonno.

lunedì 22 giugno 2009

Arturooo... il cumulo!

Sono ad osservare al radiotelescopio di Medicina, che potete ammirare qui sotto con il cielo non proprio entusiasmante, e non ho resistito alla tentazione di un post sulle scie chimiche.

Per chi non è dentro la questione, secondo alcune persone tra cui spicca un certo Arturo, le scie bianche dietro agli aerei non sarebbero scie di condensa (ghiaccio formatosi dal vapore che esce dai motori e gela per le temperature di 40-60 sottozero che ci sono lassù). Sarebbero invece sostanze chimiche, utilizzate tra l'altro per distruggere i cumuli, in quanto questi impedirebbero le comunicazioni radio con i satelliti militari.

Nel mio lavoro studio la formazione di nuove stelle. Uno dei modi per farlo è guardare l'emissione radio prodotta dall'acqua che è presente nelle nubi attorno alle stelle neonate (le loro nubi placentari, si chiamano proprio così). Chiaramente la frequenza radio dell'acqua interstellare è proprio quella in cui l'acqua atmosferica dà più fastidio, quindi se Arturo avesse ragione io potrei fare le mie osservazioni solo con il cielo assolutamente sereno. A frequenze appena un po' diverse l'acqua atmosferica dà molta meno noia, e difatti le comunicazioni con i satelliti usano frequenze (le bande Ku e Ka) diverse da quella che uso io in questo momento (banda K). Ma se i cumuli non danno fastidio a me, non lo danno neppure ai militari.

Questa qui sopra è S235, una regione in cui si stanno formando diverse nuove stelle. E qui sotto c'è quello che vedo al radiotelescopio, nel punto indicato con una stellina rossa.

La prima osservazione è stata fatta con cumuli abbondanti davanti all'antenna. Quello che il radiotelescopio mi mostra è uno spettro in frequenza del segnale, che potete vedere qui sotto:


I picchi corrispondono a nubi di vapor d'acqua, che si muovono a velocità di alcune decine di km/s (la scala in basso, vedi nota 1) in getti emessi dalle stelle neonate. L'altezza dei picchi è l'intensità del segnale.

Il cielo si stava rapidamente schiarendo, per cui dopo un quarto d'ora la stessa sorgente veniva riosservata con il cielo sereno. E il risultato è lo spettro qui sotto.

Come potete vedere il segnale è un pochino più forte, siamo passati da 0,028 a 0,0295 unità di potenza (nota 2). E' anche migliorato un po' il rumore di fondo (indicato con Ts nell'intestazione), passato da 2,99 a 2.84 unità. L'acqua atmosferica evidentemente emette onde radio, che vengono viste come rumore dal telescopio (come un bagliore diffuso). Ma un cumulo fa veramente poco, un 5% di attenuazione e un piccolo incremento del rumore rispetto a quello prodotto da un ricevitore ultratecnologico raffreddato a pochi gradi sopra lo zero assoluto (nota 3).

Naturalmente le cose cambiano se si mette a piovere (attenuazione di circa il 50%) o se proprio diluvia (si chiude tutto e si aspetta). Ma anche in questo caso, per i militari è molto più semplice usare le bande Ku e Ka che irrorare milioni di tonnellate di nuvole (anche ammesso funzioni). Comunque non riesco mai a farmi mandare i tankeroni di bario e polimeri superassorbenti quando servono, la schiarita è stata temporanea e alle 6 ha ripreso a piovere a dirotto.

Per i nerd ho fatto un po' di foto del telescopio. Questo è il cielo quando siamo arrivati. Discretamente coperto. Ah, questi evidentemente non sono cumuli, e danno un po' più noia, ma comunque siamo ad un 10-15% di attenuazione.


Il cielo visto da dietro al telescopio alle 15:05, si vedono gli ultimi cumuli che stanno ancora passando davanti al'antenna, e il cielo sereno che avanza.
La storica (ed ancora funzionante) Croce del Nord, dietro agli ingranaggi ed ai motori di elevazione


Lo spettrometro, costruito dal sottoscritto 17 anni fa e vicino alla pensione


Ed infine, qui a fianco, il ricevitore per SETI, che è sempre attivo indipendentemente da quello che fa il radiotelescopio. Se per caso su S235 ci sono degli extraterrestri che ci trasmettono segnali riconoscibili, questi verranno registrati, spediti ai milioni di persone che usano il programma SETI@home e, si spera, riconosciuti.

Il cubo in alto con una etichetta verde è un pacco di dischi rigidi da un paio di terabyte, il modo più semplice ed economico di spedire grosse moli di dati in giro per il mondo.


Note tecniche
1) Il radiotelescopio misura la frequenza delle onde radio. Da queste, utilizzando l'effetto Doppler, si risale alla velocità della nube che le ha emesse.
2) Gli spettri non sono ancora calibrati, un'unità corrisponde grossomodo al segnale radio emesso da un oggetto a 30 gradi sopra lo zero assoluto. Se metto la mia mano davanti al ricevitore (310 gradi sopra lo zero assoluto) segna circa 10 di queste unità.
3) Il ricevitore radio che si usa è raffreddato a circa 20 gradi sopra lo zero assoluto, per evitare che le onde radio che lui stesso emette lo disturbino. Il rumore totale (90 gradi kelvin) è per circa metà dovuto al ricevitore, una trentina di gradi all'atmosfera, ed una decina all'antenna stessa, più qualcosina per il riverbero del terreno.
4) L'ora indicata sugli spettri indica il tempo di inizio dell'osservazione, di 5 minuti (300 secondi), secondo l'ora UT che è quella convenzionale degli astronomi di tutto il mondo. Quindi il primo spettro è stato osservato dalle 14:54:39 alle 14:59:39 e il secondo dalle 15:07:11 alle 15:12:11. Per chi voglia perdersi a cercare i dati EXIF della macchina fotografica, questi sono naturalmente in tempo civile.

sabato 20 giugno 2009

Energie

Abbiamo bisogno di energia, anche se cerco in tutti i modi di risparmiarla. E siccome si mette il portafoglio dove si ha il cuore, ho cominciato con scegliere un fornitore di elettricità certificato verde. Non me ne sono pentito, anche se ho incontrato qualche problemuccio. Ad esempio le prime bollette sono state più alte del solito, perché l'ENEL non trasmette le letture del contatore alla nuova ditta, e quindi mi han fatturato 40 kWh al mese di troppo (60 euro a bolletta invece di 45). Ho segnalato la cosa e mi han corretto i consumi. Nel frattempo ho scoperto che con gli aumenti ENEL avrei pagato 65 euro.

Ma l'elettricità occorre produrla. E quindi seguo alcune ricerche che mi sembrano promettenti. Quella che mi piace di più, al punto da averci investito i miei scarsi risparmi, è il kitegen. L'idea è che il vento è tanto più forte e costante quanto più si sale, e difatti le torri eoliche sono spesso belle alte. Per salire a più di 80 metri, però, serve volare, e allora perché non un parapendio (un kite)? Per passare dalla teoria alla pratica serve un mare di lavoro, e ci lavora un gruppo di persone legate al politecnico di Torino. Per ora han fatto volare una specie di jo-jo, che produce una quarantina di kW. Ma le potenzialità sono molto buone, il prossimo prototipo dovrebbe fare 1MW, costando molto meno di una pala eolica, e un impianto di grosse dimensioni (qui a fianco) può tranquillamente arrivare ad una frazione di gigawatt (no, non gigabyte, per chi sa di cosa parlo ). Per chi si preoccupa dell'incostanza dei venti, un impianto ad 800 metri lavora per il 40% del tempo, e se si sale a 2 km si arriva al 70%. Se lo si fa in Nord Europa, si supera l'80%

Una cosa molto più fantascientifica, ma che ha solide basi, è l'idea di fusione nucleare usando sistemi elettrostatici. In soldoni, se sparo con un cannone elettronico (concettualmente l'affare che spara gli elettroni sullo schermo di un televisore) nuclei atomici l'uno contro l'altro, posso superare facilmente le barriere elettrostatiche e farli fondere. I prodotti di reazione sono altri nuclei carichi molto energetici, e posso raccoglierli in una grigia ad alta tensione, producendo direttamente energia elettrica. L'energia che raccolgo è tipicamente 100 volte quella che serve a sparare i nuclei, ma chiaramente ci sono piccoli problemi pratici, come l'efficienza di tutti i processi (di solito infinitesima), e il fatto che i nuclei che schizzano da tutte le parti mi distruggono l'apparato.

Problemi che, in linea teorica, sono stati risolti dall'idea del polywell (resa nel disegno qui sopra), in cui le griglie che devono accelerare gli ioni sono sostituite da una nube di elettroni confinata magneticamente. Usando la reazione boro-protone, che produce due ioni di elio (nessuna scoria radioattiva o radiazioni), si può in linea di principio produrre praticamente energia con un aggeggio il cui prototipo costa un centinaio di milioni. Per un paio d'anni la ricerca è rimasta ferma, dopo la morte dell'inventore (Robert Bussard, quello dei collettori di Bussard delle astronavi di Star Trek) , ma recentemente ha avuto finanziamenti per un paio di milioni. Incrocio le dita.

Infine sto seguendo un progetto di solare a concentrazione, in cui gli astronomi di Arcetri stan mettendo dentro tutta la loro esperienza nel campo degli specchi deformabili. Un paio di volte sono riuscito a dare un piccolissimo contributo anch'io. L'idea sarebbe quella di riuscire a scaldare l'aria dentro una turbina di una centrale turbogas usando la luce del Sole, in modo da farla andare ad energia solare di giorno, ed a gas di notte.

Nessuna di queste cose (be' forse il polywell, ma dobbiamo prima capire se funziona) potrà produrre energia facilmente come ha fatto il petrolio. Ma si tratta di cose che possono davvero far passare dai pochi percento delle rinnovabili oggi nel mondo a una frazione significativa. Con rese e costi confrontabili, o migliori, delle risorse fissili. E molto migliori del nucleare.

P.S. Oggi mi sono incontrato con gli atri pazzi che finanziano il Kitegen. E come epilogo siamo rimasti mezz'ora chiusi in un albergo, circondati dai tifosi del Livorno che ce l'avevano con i giocatori del Brescia ospitati nello stesso albergo.

martedì 16 giugno 2009

I bambini cinesi sanno giocare

Seguo (da ascoltatore, purtroppo a parte comperare i loro ottimi prodotti non faccio nulla) l'attività di Libera, l'associazione che lavora sulla legalità, la lotta alle mafie, e gestisce le cooperative di lavoro sui terreni confiscati alla mafia. Ieri ho ricevuto questo bellissimo resoconto da Maurizio Pascucci, di ARCI Toscana, riguardo un'iniziativa con i bambini della "chinatown" fiorentina all'Osmannoro. Anche questa è una risposta alla xenofobia che sta dilagando nel nostro paese.

Firenze, 15 giugno 2009

Ieri pomeriggio molto caldo, tanta stanchezza ma anche tanti sorrisi!! Insieme all'Arciragazzi e ai suoi animatori, tra l'altro bravissimi e molto motivati, abbiamo improvvisato un animazione con tanti bamini e bambine cinesi presenti in alcuni capannoni in località Osmannoro, molto vicino ad Ikea. Nei giorni scorsi avevamo proposto questo pomeriggio di animazione con un volantino scritto in italiano e in cinese. Alcune mamme con i loro bambini erano puntuali all'appuntamento! Dopodichè con i palloncini e un trenino "di corda" gli animatori dell'Arciragazzi hanno iniziato ad avvicinare e a far aderire molti bambini.
Quindi il viaggio verso l'area gioco collocata alle spalle di IKEA. In modo ordinato il trenino è arrivato a destinazione dove è iniziata l'animazione.

Alcuni giochi per i più piccoli e animazioni più complesse per gli altri. Il gran caldo non è riuscito a bloccare le attività che sono proseguite fino alle ore 19, quando i genitori hanno iniziato a richiamare i bambini per la cena.

Ho visto gli occhi degli animatori Arciragazzi e delle volontarie dell'Arci molto lucidi; era l'emozione e la felicità di essere stati utili in favore di bambini che "non sempre giocano" ma era anche l'indignazione di aver visto la loro situazione all'interno dei capannoni. Infine un patto associativo si è consolidato; gli animatori e i volontari si sono impeganti a ritornare, i dirigenti delle due associazioni a ragionare insieme con Istituzioni su come garantire opportunità sane di aggregazione.

Il diritto al gioco e alla felicità deve essere offerto a tutti!! Abbiamo fatto una grande scoperta!! Anche i bambini cinesi sanno giocare!!Anche le loro madri sono felici quando vedono i loro figli sorridere!

Forse in tanti pensano che questo non sia possibile!!

Cosa c'entra tutto questo con le mafie ?? la risposta non può che essere: c'entra , c'entra !!

Maurizio Pascucci - Coordinatore Progetto Liberaci dalle Spine

P.S. Volevo commentare i deliri di Corrado Penna nella conferenza sulle scie chimiche a Cesena, ma ho preferito occuparmi di qualcosa di più utile e costruttivo. Comunque agli appassionati di scie faccio notare il "cielo solcato da numerose scie bianche e ridotto ad una poltiglia gelatinosa".

sabato 13 giugno 2009

Finta agopuntura

Leggo sul supplemento scienza del Corriere della Sera che l'agopuntura "funziona anche se è simulata".

In breve. In uno studio sugli effetti dell'agopuntura per curare il mal di schiena, i pazienti sono stati divisi in 4 gruppi. A tutti è stata data la terapia farmacologica, le medicine che si usano normalmente in quel caso. A tre gruppi è stata somministrata anche agopuntura, rispettivamente personalizzata, standardizzata (sui punti che di solito si usano in quel caso) e finta. L'agopuntura finta usa degli aghi retrattili, che pungono leggermente la pelle senza bucarla.

Il risultato è stato che l'agopuntura, sia quella vera che quella finta, fa stare meglio. Assegnando un punteggio ai miglioramenti, il gruppo con solo le medicine ha ottenuto 1.7 punti, e quelli con l'agopuntura 4.4, 4.5 e 4.4 punti. Esattamente lo stesso nei tre casi, direi.

Non sto qui ad entrare sul lungo discorso dell'efficacia dell'agopuntura. Da quel po' che so sembrerebbe funzionare come antidolorifico, forse anche nel ridurre le infiammazioni, e non funziona per tutto il resto. Quindi non stupirebbe troppo sapere che funziona per il mal di schiena.

Il problema è che questo studio dimostra esattamente il contrario. Se pungere qualcuno a caso, senza bucarlo, ha degli effetti uguali a seguire i meridiani, infilare gli aghi, manipolarli in un certo modo, allora quello che ha effetto non è l'agopuntura. Può essere l'effetto placebo, o il risultato di una generica stimolazione leggermente dolorosa. Affermare, come l'articolo fa dire a Josephine P. Briggs direttrice del NCCAM, che "Queste scoperte vanno ad aggiungersi alle già numerose prove che ci dicono che qualcosa di significativo succede durante il trattamento con agopuntura" è semplicemente falso.
E purtroppo non è la prima volta che uno studio che mostra che l'agopuntura è placebo viene interpretato come "prova che funziona".
"Dottore, un nuovo studio scientifico mostra che l'agopuntura finta funziona meglio di quella vera" "Oh, cavolo"
"Agopuntura: 25$, Agopuntura finta: 30$"

venerdì 12 giugno 2009

Mobilità senz'auto, gioie e dolori

Sono senz'auto, cosa di cui non mi sono mai pentito.

Significa un sacco di libertà, in primis economica, risparmio almeno 300 euro al mese, 200 tenendo conto di tutte le spese per le alternative e per le disavventure varie. Persino un furto di bici si ammortizza in un mese. Poi non ho ingrullimenti con assicurazioni, multe, tagliandi, non so proprio quale sia il prezzo attuale della benzina, mi muovo molto più velocemente nel traffico cittadino, parcheggio quasi dove mi pare. Certo che bici, motorino elettrico, treno presentano ogni tanto i loro inconvenienti. Ma vi assicuro che un'auto ne ha di più.

Per le volte che di un'auto non puoi fare a meno mi sono abbonato al servizio di car sharing. Prenoti in internet, di solito la trovi anche se prenoti all'ultimo, magari qualche volta devi allungare e invece del parcheggio vicino a casa devi andare a prenderti l'auto in bici un po' lontano. In un anno spendo meno di quanto mi costi l'auto in un mese, parcheggi e benzina sono inclusi, e le volte che devo trasportare cose più grosse posso scegliere un furgoncino.

Il neo è costituito dal'inciviltà degli altri automobilisti. Chiaramente le auto del car sharing hanno i loro parcheggi riservati, non puoi fare la caccia all'auto quando la vai a prendere. Ma appena la prelevi qualcuno ci parcheggia la sua, e al ritorno spesso trovi il posto occupato. Mi è successo ieri notte, e sfido a trovare un parcheggio dopo mezzanotte a Firenze. Dopo 20 minuti ne trovo uno ragionevolmente vicino, chiamo il servizio assistenza e segnalo la cosa. Ma per sfiga quel parcheggio deve essere in un punto "in ombra", non riescono a far arrivare al computer di bordo dell'auto l'autorizzazione a lasciarmi andare. Un'ora di tentativi, e desistono. Devo portarmi dietro le chiavi, e chiaramente il prossimo utente non la potrà usare. Vado a letto alle 2. Il tutto si risolve stamane, nella notte sono riusciti a sbloccarla e io posso chiudere con l'apposita tessera magnetica, lasciando dentro le chiavi come di regola. Resta che il prossimo dovrà telefonare, farsi spiegare dov'è l'auto, e trovarla. E che vado avanti a caffé.

Domanda: voi cosa avreste fatto al SUV dello stronzo che occupava il parcheggio?

domenica 7 giugno 2009

Treni

Sono in Friuli, per una festa familiare. Come al solito, viaggio in treno, anche se i 40 euro del viaggio odierno (80 per l'A/R) mi fan rimpiangere i bei vecchi tempi dell'università, quando tornavo a casa con 4700 lire. Lo stipendio di un ricercatore è passato nel frattempo da 800 mila lire a 1700 euro.

Appena arrivato in stazione noto un certo fermento. Sembra ci siano grossi ritardi da e verso Bologna. Salgo sul treno di un'ora prima, ancora sui binari. Se mi chiedono di "regolarizzare" la prenotazione in treno mordo, non ne posso più di treni presi al volo, in ritardo, e devi pure pagare 8 euro perché secondo le macchinette automatiche quel treno è già partito e quindi non puoi prenotarlo.

Ovviamente nessuno sa niente. Come si vede dall'orario, i ritardi registrano solo la situazione attuale. L'ultimo treno della lista, quello che dovrei prendere io, non riesce ad entrare in stazione perché tutti i binari sono occupati.

Grazie al computer riesco a collegarmi con il sito di un quotidiano e scopro che il cavo di una linea aerea si è staccato, colpendo un treno in transito e ferendo leggermente il macchinista. Un altro treno è rimasto bloccato in galleria, senza corrente, e solo dopo due ore è stato tirato fuori di lì. A Santa Maria Novella si aspetta e si spera, le poche notizie arrivano tramite telefonini di passeggeri, connessioni internet, non certo dagli altoparlanti o dai poveri ferrovieri che ne sanno meno degli altri.

Dopo un'ora finalmente si parte. Il treno va comprensibilmente piano, ma finalmente si arriva a Bologna. Un'ora e mezza di ritardo, poteva andar peggio.

A Padova avvisano che ci sarà un ulteriore ritardo. Un treno si e' bloccato in uno scambio, a Venezia Mestre. Dove arrivo con 2 ore di ritardo. Prendo il locale per Pordenone (i treni diretti Roma-Udine sono stati abiliti, rendevano troppo poco), che rispetto a 20 anni fa ha tempi di percorrenza aumentati strategicamente (85 minuti invece di 62, per 76 km) , in modo da ridurre statisticamente i ritardi.

E mentre telefono che sto arrivando, il treno si ferma alla stazione prima. Il macchinista scende, non sa perché l'han fermato, e il solito tabellone dei ritardi annuncia 10 minuti (ma sono già 15). C'è un guasto dopo Pordenone, sembra sia caduto un albero sulla linea (poi scoprirò che c'è stata una tromba d'aria, capannoni divelti, pure un'auto trascinata via dal vento). Ma non potevano fermarci direttamente a Pordenone? Boh, comunque il punto è che non si sa quando si ripartirà. Forse 10 minuti, forse un'ora. Alla fine saranno 20 minuti.

Sarei dovuto partire alle 12.37. Sono arrivato alle 18.55. 6 ore e 22 minuti per fare 320 km. Trenitalia dovrebbe rimborsarmi metà del prezzo dell'eurostar, 17 euro. Evidentemente la manutenzione delle linee costa meno dei rimborsi ai passeggeri.

lunedì 1 giugno 2009

Brevetti e scie

Tom Bosco, redattore della rivista Nexus, ha accettato un dialogo con Paolo Attivissimo sul tema delle scie chimiche. Il dialogo ha la forma di articoli sui rispettivi blog.

Recentemente ha pubblicato un lungo articolo, che francamente aggiunge poco di nuovo a quel che già è stato ampiamente smentito.

Un paio di elementi sono comunque argomentativi. Viene mostrato un filmato in cui un aereo rilascia condensa (o quel che è) da tutto il bordo alare, e Bosco afferma che era a quota troppo bassa perché si trattasse davvero di condensa. Riporta quindi una lunga lista di brevetti, che mostrerebbero come ci sia un'intensa attività riguardo la produzione di scie chimiche.

Sul filmato posso dire poco. Ho fatto qualche calcolo sul cambiamento delle dimensioni e della prospettiva, ma posso solo dire che quell'aereo è ad una quota compresa tra 5 e 12 km, decisamente poco utile. Sapendo la scala dell'immagine si potrebbe essere molto più precisi. Dai radiosondaggi comunque si vede che quel giorno l'aria era fortemente sovrasatura rispetto al ghiaccio intorno a 5700 metri, con una temperatura intorno ai -17 gradi. C'erano quindi condizioni per la formazione di scie di condensa aerodinamiche discretamente persistenti. Condizioni per la formazione di contrail erano presenti dai 9 km in su, e a 9 km erano probabilmente persistenti.

Sui brevetti invece si può dire di più. Innanzitutto posso brevettare praticamente qualsiasi cosa. Il brevetto non significa che quella cosa sia costruibile, che sia stata costruita, che se fosse costruita funzioni, e tantomeno che la si possa usare. Significa solo che se la si costruisce, occorre pagare i diritti a chi detiene il brevetto.

I primi due brevetti (4948050 e 4412654) descrivono apparati per spruzzare qualcosa da un aereo. Grazie, mica lo sapevamo che si usano aerei per irrorare, e che quindi sia tecnicamente possibile montare un irroratore su di un aereo.

Il terzo è più interessante. Descrive come si possa spargere bario in forma atomica (ma non era in polvere?) mescolando un 7% di bario nell'idrazina di un razzo. Il tutto crea una nube tenuissima (si tratta di al massimo un etto di roba) nell'alta atmosfera, che può essere seguita per la sua fluorescenza in modo da studiare i venti dove nessun pallone riuscirebbe ad arrivare. Naturalmente il tutto funziona solo con l'idrazina, se metti una percentuale significativa di bario nel kerosene di un aereo grippi il turbofan. E naturalmente il bario nella scia è del tutto invisibile finché non viene ionizzato dagli ultravioletti. E quando questo succede, si potrebbe identificare a colpo la caratteristica linea spettrale.

Il quarto parla di un fantasioso metodo per assorbire l'acqua di una nube usando quei polimeri superassorbenti che ora van di moda per trattenere l'acqua nei vasi di fiori. Si sparge quella roba su di una nube e voilà, ci si ritrova a terra tonnellate di roba gelatinosa, utile appunto da mettere nei vasi. Il brevetto non spiega meglio di così, e non spiega l'utilità del far piovere gelatina invece di acqua. Un esempio da manuale di brevetto inutile, mai provato, e che nessuno (spero) proverà mai.

Il quinto descrive in dettaglio un'idea "alla Teller" di spargere polveri metalliche in aria pr contrastare l'effetto serra. Ad occhio i conti su cui si basa sono pure sbagliati, e sicuramente non abbastanza dettagliati per garantire il funzionamento della cosa (aggiornamento: mi sono fatto due conti e come viene descritta aumenterebbe l'effetto serra. Forse con sostanze diverse...). Almeno Teller i conti li faceva giusti, anche se l'idea resta demenziale. Non esiste nessuna prova che l'idea sia mai stata seriamente presa in considerazione da qualcuno, o sperimentata anche solo su piccola scala.

L'ultimo brevetto riguarda un generatore di fumo, del tipo di quelli in dotazione alle "Freccie tricolori". Anziché usare olio (correggo: vaselina), questo impiegherebbe delle polveri colorate, ma l'idea è la stessa, fare una sorta di traccia fumogena che segua per un breve tratto un oggetto in volo.

Insomma un paio di idee variamente folli, un oggetto che con gli aerei non c'entra nulla ma che se fosse usato per le scie permetterebbe di farne facilmente analisi chimiche, e tre apparati per cose che tutti abbiamo visto fare ad aerei. Niente che dimostri neppure la possibilità tecnica di spargere materiale su scie lunghe centinaia di km e abbastanza larghe da essere viste dal satellite.

Ma manca il clou, il brevetto di Bernard Eastlund che sarebbe alla base del progetto HAARP usato, secondo i sostenitori del complotto, per la modificazione del clima su scala globale. Il brevetto descrive in dettaglio cosa servirebbe per modificare in modo significativo la ionosfera. Gli effetti di queste modifiche, necessariamente su scala locale, non sono ben chiari, ad es. non è probabile influenzino in nessun modo il clima. Ma poco importa, Eastlund afferma che serva almeno un watt per centimetro quadro (1W/cmq). Una potenza decisamente altina, da forno a microonde, e circa 100 mila volte maggiore di quella che riesce a fornire HAARP (10 microwatt/cmq) . Occorrerebbero poi antenne decisamente più direttive di quelle di HAARP per anche solo sperare di poter alimentare l'impianto con solo una decina di grosse centrali atomiche, o turbogas. Quindi quel brevetto dimostra oltre ogni dubbio che HAARP non potrà mai essere usato per modificare in modo significativo la ionosfera, o anche solo disturbare le comunicazioni. Figuriamoci cambiare il clima, scatenare terremoti o influenzare le votazioni (lo so, Bosco non afferma queste ultime)

Giacché ci sono, anche Corrado Penna afferma una cosa divertente. Siccome gli aerei seguono aerovie, è rarissimo che si vedano incroci sulle nostre teste. Caspita, quanti incroci ci saranno, due-tre per regione, no? Be', questa e' la cartina delle aerovie in Toscana e dintorni, contate gli incroci. Il cerchio rappresenta la zona visibile sopra casa mia fino a 15 gradi dall'orizzonte (una spanna, più o meno). Anche tralasciano il nodo di Firenze, sarebbe troppo facile, ci sono ben 5 incroci che posso vedere. Anche spostando il cerchio faccio veramente fatica a trovare una zona senza rotte e senza incroci.

Quindi, quotando Bosco, è vero che Esiste in rete una mole di documenti, brevetti, analisi, discussioni, tale che chiunque sia dotato di sano buonsenso e un minimo di volontà e intelligenza potrà valutare e discernere come stiano realmente le cose.

P.S.: Ho appena scoperto, leggendo il sito tankerenemy, che vengo pagato 6000 euro il mese, più un bonus per ogni post probabilmente dell'ordine del migliaio di euro, per la mia attività di disinformazione. Quindi questo post vi arriva grazie alle generose donazioni del Nuovo Ordine Mondiale e di un certo S.M.O.M., che non ho idea chi sia ma lo ringrazio lo stesso.