domenica 22 novembre 2009

Caccia alle streghe

Qualche giorno fa un hacker ha forzato il server di posta dell'University of East Anglia Climate Research Unit, un centro di ricerca che studia l'andamento storico del clima sulla Terra, copiando e poi disseminando per il mondo qualche centinaio di megabyte tra posta e documenti di uno degli studiosi, il dott. Phil Jones.

Una buona descrizione della cosa viene riportata su Realclimate, mentre i vari blog che negano i cambiamenti climatici si sono scatenati a citare mail fuori dal contesto, sostenendo che non esiste consenso sul clima, che i dati sono stati falsificati od omessi arbitrariamente, che gli scienziati dell'IPCC sono una banda di astiosi violenti. Non casualmente, alla vigilia degli incontri di Copenhagen sul clima.

Cosa sia il contesto in un archivio di mail di oltre 10 anni non è banale. Poniamo qualcuno forzasse il mio, tanto per fare esempi di cui so qualcosa. Tempo fa mi han chiesto di fare da referee (quello che fa le pulci agli articoli prima che vengano pubblicati) ad un articolo di un mio collega che mi sta fondamentalmente antipatico. La cosa non mi piaceva, e ho scritto qualche mail ad amici chiedendo consiglio. Non ho sottomano le mail, ma vi assicuro che erano colorite. Poi ho letto l'articolo, ho trovato alcuni punti criticabili, le critiche sono state accettate dall'autore, l'articolo rivisto leggermente e poi approvato a pieni voti. E ho condiviso l'apprezzamento con i colleghi a cui avevo chiesto consiglio. Le mie antipatie non sono entrate che, forse, in un'attenzione maggiore al mio lavoro di revisore. Ma se uno prende una di quelle mail colorite può tranquillamente accusarmi di essere prevenuto, di bocciare gli articoli prima ancora di leggerli. Se li legge l'autore dell'articolo, credo non sarebbe piacevole(1), non per niente l'identità dei referee è segreta.

E chi non ha mai detto in vita sua di un collega, o di un parente antipatico, che lo batterebbe nel muro se lo vede? Questa frase, ovviamente pesante se messa in un blog pubblico (2), in una conversazione privata ha tutto un altro peso. Ma basta a definire l'intera comunità dei ricercatori sul clima una banda di rissosi astiosi.

Il fatto che durante lo studio di un fenomeno, e nella preparazione di articoli scientifici, ci sia discussione tra gli scienziati coinvolti viene presa come prova di un "mancato consenso". Il consenso si costruisce con la discussione, con critiche, osservazioni, non nasce autoevidente. Che ci sia traccia di questo in un carteggio di 10 anni è assolutamente scontato.

Nel corso della discussione si parla di dati che le persone coinvolte sanno essere sbagliati, per qualche motivo. Capitato anche a me, in una ricerca fatta 16 anni fa, cercando onde gravitazionali misurando la distanza di una sonda spaziale. Trovammo uno strano segnale, assolutamente incompatibile con un segnale astronomico, ma che rovinava i dati. Nelle mail di allora parlavo di come "eliminare quei dati". Alla fine scoprimmo cos'era, un diodo rotto nel radiotelescopio di Camberra. Usando quelle mail ci potrebbero accusare di voler cancellare i dati che ci davano torto.

Da quel che ho visto, quelle mail descrivono solo normale corrispondenza di un normale ricercatore, con dubbi, scelte, ripensamenti. Corrispondenza intesa per qualcuno che sapeva bene di che si parla e non per un lettore esterno, anche esperto dell'argomento. Soprattutto non mostrano qualcuno che sta mentendo, o che è convinto che quel che sta scrivendo sono bufale. Non mostrano qualcuno che riceve ordini politici dall'esterno. Che ha potere di censurare o che comunque censura.

Tanti altri esempi sono nei commenti e nel testo dell'articolo di realclimate. Giudicate voi. Ma prima di giudicare, provate a dare una scorsa ai vostri vecchi messaggi di posta. Siete proprio sicuri che sareste contenti se finissero letti da mezzo mondo? Che non vi farebbero fare una immeritata figuraccia?

Note:
1) Difatti le ho appena cancellate.
2) Ogni riferimento ad alcuni particolari blog non è ne casuale nè intenzionale ma inevitabile

41 commenti:

Buzz Lloyd ha detto...

Bell'articolo! Molto chiaro, riporta la realtà delle cose. Ora vediamo quanto ci metteranno i nostri complottari a montare una campagna diffamatoria.

markogts ha detto...

Ma è lo stesso Phil Jones che "qualcuno" disse essere a conoscenza delle scie chimiche?!? E' una coincidenza? Noi di boyager ecc. ecc.

PS se volete farmi del male, tirate fuori la mia cronologia Skype...

Anonimo ha detto...

Grazie dell'articolo!

Ugo Bardi ha detto...

E' un paragone corretto. E' una caccia alle streghe. Soltanto che oggi si chiama "campagna di pubbliche relazioni". E funziona

Giuseppe E. ha detto...

Tutto condivisibile. Ma qui la situazione è un pò diversa. Il problema non è il tono delle email e i tentativi di controllare l'uscita di certe pubblicazioni, ma la possibilità concreta che la ricostruzione dell'hockey stick (questione paleoclimatica) e il code HADCRUT3 che fornisce la temperatura media globale di superficie (questione climatica contemporanea) possano non dire la verità. Questa possibilità non è un'idea degli scettici dei blogs. Una grossa comunità di ricercatori (silenziosi) ha molti dubbi in proposito. Le emails contengono indizi che supportano questi dubbi, ed è questo il punto che dovrebbe essere chiarito.
Io insegno Global Climate Change in una università straniera: ora cosa devo dire agli studenti dell'Hockey Stick? E' verità? E' scienza? Eppure sono stati dati premi Nobel (Al Gore, IPCC) su tesi basate sull'Hockey Stick (in pratica un diagramma fondamentale, chiave, il più delicato e critico). Le email del "Team" parlano di come avere una visione comunque di questo diagramma, di evitare divergenze, abbassare o alzare certi valori, eliminare alcuni dati.....
mi pare che le implicazioni siano ben diverse dall'esempio che lei ha fatto su quei calcoli astronomici.

Gianni Comoretto ha detto...

Le implicazioni sono diverse, ma i dubbi non si risolvono guardando delle mail. L'analogia resta.

Può essere il caso che un po' di esperti si chiudano in una stanza con quelle persone, altri analizzino il codice (sempre con quelle persone a spiegare), ma il tutto senza la cagnara mediatica che si sta facendo. Quando si è capito il tutto se ne può parlare.

QUALSIASI discussione riguardo ad un programma parla di quali dati prendere e quali eliminare, di cosa succede se alzi ed abbassi alcuni valori, ecc. Questo non significa sia stato fatto in modo scorretto.

Un conto è dire che escludi un set di dati perché non tornano con le tue tesi, un altro che se modifichi dei dati in via ipotetica riesci ad avere un accordo migliore. Ma le parole usate possono essere ESATTAMENTE le stesse.

Giuseppe E. ha detto...

L'analogia resta, e il dubbio pure. Nessuno sta dicendo che la questione del global warming è tutta falsa, ma è legittimo porsi domande sull'attendibilità di certe conclusioni. Si metta nei miei panni: deve spiegare l'Hockey Stick a degli studenti; glielo da come cosa scientifica certa, comprovata?
(come Al Gore e tanti altri) oppure metterebbe dei "forse", "si assume", "probabilmente". Bisogna correggere dei libri di testo?
E se ci sono "dubbi" anche sul code HADCRUT3?
Le implicazioni sono tante, pratiche e urgenti da risolvere.

Dico dubbi, gli stessi che si possono avere sul significato delle parole usate nelle emails.
Non condanno ma nemmeno difendo a priori. Cerco solo la verità. Probabilmente questa vicenda non fornirà la verità e non è con questo caos mediatico che va cercata. Ma almeno rifletto.

Giuseppe E. ha detto...

E suggerisco di leggere qui. Mi sembra onesto

http://www.chicago-blog.it/2009/11/22/clima-e-se-i-buoni-fossero-i-cattivi/

Gianni Comoretto ha detto...

Be' sentir dire dall'Istituto Bruno Leoni che non si tratta di negare il riscaldamento globale o la sua componente antropogenica mi sembra una cosa da segnare sul calendario.
E non si sono certamente mai abbassati al livello delle volgarità che circola in questi giorni. Quindi non posso che apprezzare quell'articolo.

Ma non si tratta di chi siano i buoni e i cattivi. Sarei felicissimo di scoprire che il Global Warming è tutta una bufala, un problema in meno nel mio incerto futuro. Il Global Warming purtroppo è una realtà, ben documentata e condivisa dalla stragrande maggioranza di chi ci studia.

Poi si può essere d'accordo sulla necessità di maggior trasparenza. Sono sempre stato un sostenitore della necessità di utilizzare codice "aperto", per dirne una, a dispetto della tendenza attuale ad allucchettare qualsiasi cosa sia vagamente classificabile come "proprietà intellettuale".

Dopo questo episodio l'abbiamo, questa trasparenza, o c'è solo un tale torbido che non si vede più nulla?

Tornando alla domanda sull'"hockey stick". Si capisce di più o di meno oggi se quel modello sia fondato?

Giuseppe E. ha detto...

"Tornando alla domanda sull'"hockey stick". Si capisce di più o di meno oggi se quel modello sia fondato?"

Leggendo molte e-mails del Team (Mann, Briffa, Jones e Co), ormai di dominio pubblico (giusto o sbagliato che sia) nascono molti più dubbi sull'attendibilità di quel modello. Chi se ne intende ha individuato alcuni "bugs" e frasi che lasciano intendere manipolazioni. La cosa principale è che è emersa meglio la storia dell' R2 (R quadro), ovvero del coefficiente di attendibilità statistica della curva, che è prossimo allo zero, e che non era mai stato rivelato (se non in una recente pubblicazione, ma non considerata dall'IPCC); ma la storia è complessa, chi vuole e chi ha tempo può leggere qui

http://bishophill.squarespace.com/blog/2008/8/11/caspar-and-the-jesus-paper.html

La trasparenza si ha anche attraverso i FOIA (Freedom of Information Act), previsti nelle leggi USA e Inglese. Il CRU ha negato molti dati, sebbene richiesti via FOIA. E continua a non fornire il code HADCRUT3. Forse
questo episodio servirà alle richieste FOIA di avere più successo e forse servirà agli enti finanziatori (vedi Department of Energy degli USA, che ha dato 20 milioni di sterline a Jones) a pensarci due volte prima di foraggiare certi gruppi.

Anonimo ha detto...

Intanto, Real Climate cerca di chiarire i punti controversi ponendoli nella corretta prospettiva:

The CRU hack: Context

markogts ha detto...

Gianni, se i negazionisti hanno solo queste armi, significa che sono alla frutta.

Rado il Figo ha detto...

Come mai da un po' di tempo tutti scrivono "Copenhagen" e non più "Copenaghen" come italiano vorrebbe? Che sia per lo stesso motivo per il Kazakistan era diventato Kazakhstan (ovvero si prendevano gli articoli in inglese e si lasciavano i nomi geografici nella lingua albionica perché s'ignorava il corrispondente in italiano)?

antonio zecca ha detto...

Per Giuseppe E.
anche io insegno clima. Lascio sempre spazio al dubbio - anima del metodo scientifico. Ma ho le idee chiarissime su cosa dire circa questi due argomenti. L' hockey stick è una polemica vecchia ammuffita. L' articolo contro cui si scagliano i negazionisti è del 1998: da allora ne sono usciti una decina (vedi per es: http://en.wikipedia.org/wiki/Hockey_stick_graph). Anche se questo grafico si riferisce all' emisfero nord è chiaro che tutte le ricostruzioni confermano l' articolo di Mann. Solo uno in malafed potrebbe sostenere che la temperatura dell' ultimo decennio non è stata più alta che negli ultimi 2000 anni.
La seconda domanda riguarda l' affidabilità della serie termometrica di temperatura dal 1850 ad oggi. Provate a girare a sinistra il grafico delle temperature medie globali (per es: http://data.giss.nasa.gov/gistemp/graphs/Fig.A2.lrg.gif -- dal 1880 al 2008). Pensate che la curva rossa sia una strada e ditemi se va verso sinistra o verso destra. Poi domandatevi dove andrà nel futuro (ma tenete conto che una strada non può fare una curva a U in tre metri - volevo dire che il sistema climatico terrestre non può invertire la rotta in tempi brevi). A questo punto non ho più alcun dubbio su cosa raccontare ai ragazzi. Si tratta del loro futuro, non del futuro delle vendite delle miltinazionali.

Giuseppe E. ha detto...

Purtroppo le cose non sono così semplici. Il principale problema dell'Hockey Stick è che non sono stati messi a disposizione i dati originali (un aspetto grave per una valutazione scientifica) e molti proxy, come i tree-rings sono discutibili e criticati non da negazionisti, cioè non da gente che studia clima, ma da fisiologi delle piante. Un solo esempio: le ricostruzioni di Briffa si basano su un assunto fondamentale, quello del "teleconnection" secondo il quale la crescita degli anelli risente di un clima a scala regionale o globale, e non a scala locale. Molti dendrocronologi sanno che questo non è vero. Non sono negazionisti. In pratica l'attendibilità di un proxy è un fattore "chiave". Sbagliato il proxy (o le ipotesi ad esso legate), sbagliata la ricostruzione.
Briffa non ha mai dato una spiegazione o risposta a queste critiche.

Di dubbi come questi ce ne sono tanti nella scienza, ma in questo caso l'hockey stick ha e ha avuto implicazioni sociali e politiche enormi.
Non mi consideri un negazionista, penso solo che le certezze non fanno parte della scienza. Osservo attentamente e analizzo tutte le voci, che per me hanno pari dignità. Credo che l'Hockey stick è lungi dall'essere un caso chiuso o ammuffito. Attenzione alle convinzioni eccessive e agli atti di fede (lasciamoli alle cose spirituali). E la malafede può stare in chiunque.

Giuseppe E. ha detto...

Mi permetto di aggiungere ancora un ultimo commento e un invito.

L'invito: non biosgna pensare che la comunità scientifica e la blogosfera siano divisi in due schiere: pro AWG e scettici (o negazionisti). Le cose non sono mai bianco o nero. E un buon ricercatore dovrebbe saperlo. Esiste un folto numero di scienziati (ma sono proprio tanti...) che non si preoccupano di portare avanti una tesi o una ideologia, ma di esaminare le conclusioni scientifiche, studio per studio. Vi assicuro vi sono molti che ritengono l'AWG reale e una tesi corretta, ma che trovano all'interno di questa tesi tante lacune e incertezze a volte significative. Allora, non etichettiamo come "negazionista", o in malafede chiunque alza un dito e dice "scusate un attimo, ma qui c'è però un piccolo problema...."


Il commento:
Volevo solo riassumere cosa è emerso dalla storia delle email CRU. Sono cinque punti "oggettivi", ognuno può dargli il peso e significato che vuole. Ma sono questi oggetto di discussione ora in tutto il mondo.

Dalla corrispondenza CRU sono emerse le seguenti questioni:

1. Mancanza di trasparenza nei dati pubblicati e divulgati.
2. Tentativi di manipolare i dati stessi
3. Controllo dei processi di revisione e pubblicazione di lavoro sulle riviste scientifiche
4. Occultamento di materiale non fornito a seguito di richieste FOI
5. Uso di strategie di informazione atte ad influenzare il pubblico e i politici, piuttosto che ha fornire conclusioni scientifiche oggettive


Vi ammorbo solo con una spiegazione del punto 1. I dati climatici e paleoclimatici (data e metadata) devono essere pubblici e ben documentati. Questo è un semplice o ovvio requisito, ma che è emerso nel dibattito solo recentemente. I dati di temperatura HADCRU e i dati paleoclimatici elaborati dal CRU non sono pubblici. Solo alcuni sono stati resi noti a seguito di richieste FOI.
I dati HADCRU necessitano di una documentazione pubblica che descriva il periodo di tempo e posizione geografica delle singole stazioni di misura, eventuali correzioni statistiche, quali misure sono scartate e perché.
Queste cose non si sanno. Eppure questi dati sono alla base dei rapporti IPCC.

Qui in gioco non è dimostrare una tesi o l'altra, in gioco è la credibilità scientifica. E il problema è che un piccolo ma potente gruppo di ricercatori ha distrutto gran parte di questa credibilità nella ricerca climatica.

Gianni Comoretto ha detto...

Non so valutare granché le critiche fatte all'"hockey stick", ma mi insospettisce sempre un po' quando una piccola e rumorosa minoranza continua a chiedere studi su studi su dettagli di qualcosa, senza riuscire a convincere granché gli altri che se ne occupano.

Per carità, fan benissimo, il motore della scienza è il rompipalle che continua a metterti sassolini nella scarpa e ti costringe a levarli.

Mi lascia però perplesso come queste persone siano le stesse che, parlando di cose che so, usano veramente sassolini minuscoli urlando ai quattro venti che si tratta di macigni che distruggono alla base la teoria. Penso alle storie del sistema Solare che si sta riscaldando, o alle correlazioni trovate tra indici geomagnetici e clima.

È vero, si tratta di cose importanti. Se i sostenitori dell'AGW han ragione, rischiamo seriamente di provocare cose tipo estinzioni globali (inclusa la nostra). Non succede con un GW di 1 grado, ma con 6 è già successo, e l'ecosistema ci ha messo 50 milioni di anni a ritrovare un equilibrio. Quindi d'accordo a cercare di essere ragionevolmente sicuri che qualcuno non bari. Ma possiamo permetterci di cercare anche i più piccoli sassolini?

Gianni Comoretto ha detto...

1. Mancanza di trasparenza nei dati pubblicati e divulgati.

Cioè: io i miei dati non li do TUTTI volentieri in giro, accontentatevi dei dati di partenza, della descrizione delle procedure e di quelli di arrivo? O proprio selezione dei dati? Cose differenti, che è difficile stabilire in base a quelle mail.

2. Tentativi di manipolare i dati stessi
Si chiama anche "riduzione dati". Può essere fatta in molti modi, corretti o meno. Se non analizzi cosa è stato fatto ESATTAMENTE (e non come compare da una mail) non lo sai.

3. Controllo dei processi di revisione e pubblicazione di lavoro sulle riviste scientifiche

O commenti su come questo processo viene fatto in una particolare rivista? Vedi l'interessante
resoconto sui fatti di cui si parla
sullo "Skeptic Inquirer", un giornale di scettici (analogo al nostro CICAP), non certo un covo di ambientalisti ideologicamente a favore del GW. L'articolo è del 2004.

Questo basterebbe per me per capire come vengono condotte queste critiche. Se i rimanenti punti sono condotti con la stessa onestà, è ESATTAMENTE una caccia alle streghe.

4. Occultamento di materiale non fornito a seguito di richieste FOI

Vedi punto 1: cosa è stato occultato? "Cancellate le mail con FOI nel Subj:"

5. Uso di strategie di informazione atte ad influenzare il pubblico e i politici, piuttosto che ha fornire conclusioni scientifiche oggettive

O uso di strategie atte a far passare le tesi di cui sei convinto in base ai dati scientifici?

Ti assicuro che quando parlo di "elettrosmog", se uso "conclusioni scientifiche obiettive" il 90% degli ascoltatori capisce il contrario di quello che intendo dire, e che è contenuto in quelle ricerche. Devi frasare le cose molto bene, se vuoi farti capire da chi non sa leggere un grafico.

Concludendo: i punti 1, 2 e 4 dipendono moltissimo dal contesto, che non conosco. il punto 3 è una gigantesca bufala, smascherata 5 anni fa, il 5 è banalmente la definizione di "divulgazione".

Giuseppe E. ha detto...

Difficile colloquiare con chi ha già preso posizione. E vedo che lei ha gia una spiegazione per tutto. Ho sbagliato blog, pensavo qui ci fosse più spazio per confronti.
Buona fortuna, e ogni bene.

Giuseppe E. ha detto...

Ultimo contributo.
Public Inquire in Inghilterra.
Allora non sono frottole.....

http://www.thegwpf.org/news/137-lord-lawson-calls-for-public-inquiry-into-uea-global-warming-data-manipulation.html

Gianni Comoretto ha detto...

Scusa Giuseppe (perdona il chiamarti per nome, ma non ho altri riferimenti su di te), ma leggi quel che pubblichi?

Uno dei dirigenti del GWPF, un'associazione PRIVATA che nega l'AGW e che da sempre chiede che si rivedano le basi della teoria, usa questo episodio per chiedere che si analizzino le affermazioni secondo cui i dati sono stati nascosti, falsati, censurati? Mi meraviglierei se non lo fa, oltretutto con stile, direi.

Poi ripeto che probabilmente un modo sensato per uscire da questo empasse può essere quello di fare una commissione di inchiesta. Che tra tre mesi magari conclude, come ipotizza onestamente Lord Dawson, che non c'è stata nessuna cosa disdicevole, e il tutto cade nel dimenticatoio, la gente ricorderà le accuse e non le conclusioni di scagionamento.

Come già successo per le commissioni indipendenti che han stabilito che le "censure" al "peer review" di cui parlano i nostri in quelle mail erano doverose, c'erano stati episodi di "peer review" di qualità talmente bassa da screditare le riviste che avevano pubblicato gli articoli.

Ripeto, che sono pienamente d'accordo a che si aumenti la trasparenza, all'utilizzo di codici "aperti", ecc. Non so, da "esterno", quanto le critiche relative siano fondate e credo possano essere sostenute indipendentemente da quelle mail.

Gianni Comoretto ha detto...

Non ho una risposta per tutto. E innanzitutto ti ringrazio, sinceramente, per i contributi. Ho imparato qualcosa, ad es. cercherò di capire come funzioni il programma HADCRUT3 e il contendere sul suo non essere un codice pubblico.

Ma su 5 punti che cita uno riguarda un episodio specifico che assomiglia da vicino al caso dell'articolo "scientifico" in cui si dimostrava che la vernice antiruggine delle travi del WTC era in realtà una avanzatissima "termite esplosiva". Anche li' si è parlato della necessità di "cambiare alcune cose del peer review".

Un secondo mi sembra distorca
profondamente il senso di frasi che per me sono chiaramente e solo preoccupazioni sulle difficoltà di far passare un messaggio chiaro a chi di scienza non capisce quasi nulla.

Gli altri tre non so. Parlo a sensazioni, da ignorante. Ho avuto discussioni con persone di idee "diverse dalle mie" riguardo al problema delle correlazioni Sole-clima, e la sensazione era proprio quella di quando parlo con antidarwinisti. Continui spostamenti dell'oggetto del contendere, "cherrypicking", .... Non una bella esperienza. Per cui sono un po' sospettoso quando le stesse persone "vedono" cose particolari in un carteggio, di per sé qualcosa di molto ambiguo.

Vorrei commenti da chi di queste cose se ne intende. Che riesca a mettere nel contesto corretto quelle mail. Chiaro che ci non è d'accordo con le tesi portate avanti userà tutte le frasi dubbie per sostenere che barano. Chiaro che chi è d'accordo le contestualizzerà in modo inoffensivo.

Ma non aiuta una citazione dal sito di un'associazione dichiaratamente "negazionista" come prova che allora è tutto serio.

Giuseppe E. ha detto...

Non giudicare la citazione dal sito che la pubblica e l'azione (Public inquire) da chi la esegue. Prova a giudicare l'azione in se: una Public Inquire in Inghilterra è una cosa grossa (mi spiega un amico esperto in queste cose). Chi la fa deve essere pieno di documentazione e ben equipaggiato. Allora dietro a quel gesto c'è parecchio lavoro e materiale.

Ma lasciamo perdere....forse hai ragione tu ed importa il fatto che l'ha richiesta un negazionista. Capisci però che in questo modo non se ne esce? giudichiamo le cose da chi le fa. Un blog di scetticiti dirà cavolate, un blog di pro AGW sarà mediamente più serio....
Usiamo la stessa tecnica con i partiti politici (lo vogliamo o no, siamo più a sinistra o più a destra). Cavolo, non riusciamo a stare con una telecamera in alto, e a guardare le cose da lassù e in maniera "pura"?

L'alternativa a questo tipo di discussioni "filosofiche" e di opinione, è scendere nei dettagli tecnici e scientifici. Ma capisco che sei fisico astronomo, non so quanta esperienza hai di tree-ring, climatic proxies, forcings, feedbacks...., conosci i lavori di Briffa? Wigley? Mann? Douglass? Sai del problema attuale del carbon sink? Come posso spiegarti certi problemi "scientifici" ancora aperti?

A proposito, chiudo (ora veramente, perchè nei prossimi giorni sarò in giro per un congresso) con un ultima nota sul problema del carbon sink. Questo mese sono usciti due lavori, sul budget globale del carbonio (in termini di CO2): uno su Nature Geoscience, che dice che non vi è più sink disponibile e che da ora ogni aumento di emissione sarà sempre più fatale. Il secondo, su GRL, dice che non è possibile valutare il sink globale. Ovvero smentisce il primo. Il bello è che tutti e due i lavori escono dalla stessa università, di Bristol. Indovina un pò quale dei due è stato pubblicizzato dai media, in vista di Copenhagen?

Un caro saluto, a presto.
Magari un giorno ti scriverò una email personale.

Gianni Comoretto ha detto...

Non giudico la notizia dal sito che la pubblica. Giudico la notizia, che si riassume in un "una associazione che nutre dubbi sull' AGW chiede che si verifichi che l'AGW non sia una frode". Una non-notizia, tipo che Rifondazione chiede che si verifichi l'operato di Berlusconi, o che Berlusconi nega le imputazioni dei suoi processi.

Se un'associazione chiede un'inchiesta su un argomento che ritiene importante, è nel suo diritto. Ma non prova che abbia ragione, che ci siano i motivi per chiedere quell'inchiesta. Non fornisce ulteriori informazioni oltre a quelle che già si sanno. Anzi il proponente afferma di non sapere altro di quello che si è visto "a prima vista" da quei carteggi.

E non significa che la richiesta sia stata accettata, anzi, mi sembra che nessuno abbia detto questo. Non so neppure, nel linguaggio legale usato, se la "call" significhi una richiesta formale nella sua qualità di Lord, o solamente una richiesta generica: "chi di dovere faccia partire un'inchiesta".

Insomma, siamo ai livelli delle nostre interrogazioni parlamentari, per ora. Forse qualcosa di più, forse meno. Una Public Inquiry al momento non c'è e niente indica ci sarà.

Giuseppe E. ha detto...

Aggiornamenti sull'analisi del code HADCRU3, che è ora, per la prima volta, disponibile per valutazioni:

http://bishophill.squarespace.com

(cercate di giudicare le informazioni in se, dimenticate per una attimo che il sito è dei cattivi negazionisti; qualcosa di vero o giusto ogni tanto potrebberlo dirlo?)

Anonimo ha detto...

Segnalo la risposta dell'University of East Anglia:

CRU update

Claudio Costa ha detto...

http://www.climatemonitor.it/?p=5621
La scienza è corrotta.

Ma quale normale corrispondenza, ma stai scerzando?
Ci sono i riscontri di fatti già avvenuti, ma di cui non si conoscevano i retroscena

Sayern direttore del GRL è già stato cacciato solo che non si sapeva che fu perchè aveva osato pubblicare McIntyre

Pielke sr non è entrato nell'ultimo rapporto IPCC ma nessuno sapeva che si erano impuntati a non volerlo

Mann e Briffa sono gli unici al mondo ad aver fatto sparire il periodo caldo medioevale, poi clamorosamente smentiti, ma nessuno sapeva che:
- che era proprio quello che si auspicavano
- lo hanno fatto con un trucco
- che c'erano pressioni per farlo sparire in modo da poter dire che l'attuale riscaldamento è senza precedenti e non può che essere causato dalla CO2 (questo è Briffa che lo dice)

Caludio Costa ha detto...

http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=1051
Climatopoli: trucchi e trucchetti

http://www.wpsmeteo.it/index.php?ind=news&op=news_show_single&ide=1052

Climatopoli: la difesa patetica

Paolo ha detto...

Real Climate ha aggiornato il seguente articolo:

The CRU hack: context

Giuseppe E. ha detto...

Republished from New York Times Reporter Andrew Revkin’s Dot Earth:

Dot Earth: Insights from Mike Hulme at the University of East Anglia, which was the source of the disclosed files. Hulme, a climate scientist at the University of East Anglia and author of “ Why We Disagree About Climate Change,” has weighed in with these thoughts about the significance of the leaked files and emails. In November 2009, Hulme was listed as “the 10th most cited author in the world in the field of climate change, between 1999 and 2009. (ScienceWatch, Nov/Dec 2009, see Table 2).

Hulme Key Excerpt:

[Upcoming UN climate conference in Copenhagen] “is about raw politics, not about the politics of science. [...] It is possible that climate science has become too partisan, too centralized. The tribalism that some of the leaked emails display is something more usually associated with social organization within primitive cultures; it is not attractive when we find it at work inside science. It is also possible that the institutional innovation that has been the I.P.C.C. has run its course. Yes, there will be an AR5 but for what purpose? The I.P.C.C. itself, through its structural tendency to politicize climate change science, has perhaps helped to foster a more authoritarian and exclusive form of knowledge production – just at a time when a globalizing and wired cosmopolitan culture is demanding of science something much more open and inclusive.

Full Hulme Statement:

The key lesson to be learned is that not only must scientific knowledge about climate change be publicly owned — the I.P.C.C. does a fairly good job of this according to its own terms — but the very practices of scientific enquiry must also be publicly owned, in the sense of being open and trusted. From outside, and even to the neutral, the attitudes revealed in the emails do not look good. To those with bigger axes to grind it is just what they wanted to find.

This will blow its course soon in the conventional media without making too much difference to Copenhagen — after all, COP15 is about raw politics, not about the politics of science. But in the Internet worlds of deliberation and in the ‘mood’ of public debate about the trustworthiness of climate science, the reverberations of this episode will live on long beyond COP15. Climate scientists will have to work harder to earn the warranted trust of the public – and maybe that is no bad thing.

But this episode might signify something more in the unfolding story of climate change. This event might signal a crack that allows for processes of re-structuring scientific knowledge about climate change. It is possible that some areas of climate science has become sclerotic. It is possible that climate science has become too partisan, too centralized. The tribalism that some of the leaked emails display is something more usually associated with social organization within primitive cultures; it is not attractive when we find it at work inside science.

It is also possible that the institutional innovation that has been the I.P.C.C. has run its course. Yes, there will be an AR5 but for what purpose? The I.P.C.C. itself, through its structural tendency to politicize climate change science, has perhaps helped to foster a more authoritarian and exclusive form of knowledge production – just at a time when a globalizing and wired cosmopolitan culture is demanding of science something much more open and inclusive.

markogts ha detto...

Mio malgrado sono stato costretto a dare un'occhiata a queste mail incriminate. E non ho trovato assolutamente nulla. Un yawn colossale.

I vari "minimizzatori" dell'AGW partono con frasi che ricopio dal commento precedente per fare un'idea:
tribalism that some of the leaked emails display

Bene: mi date un esempio che soddisfi contemporaneamente questi criteri:
a) ci sia una mail dove sia evidente questo tribalismo
ET
b) ci sia uno studio collegabile a questa mail
ET
c) questo studio sia sbagliato, e rifacendolo senza "tribalismo" venga fuori un risultato opposto.

In tutto questo rumore sulle mail rubate, ho sentito gente lamentarsi che il sorgente non è pubblico. Stiamo parlando di un sorgente da centinaia di MB! Che richiede mesi per un debug! E il primo che passa dice: "voglio darci un'occhiata"? Ma scherziamo?

L'unica cosa che queste mail provano è che alcuni degli scienziati che fanno ricerca sul riscaldamento globale sono CONVINTI dell'AGW.

UAU!

Resto in trepidante attesa di un mail-hacking agli scienziati di ITER che mi dimostri che credono tutti alla fattibilità della fusione nucleare, e poi a qualche nave di biologia marina che mi dimostri che i biologi amano i delfini.

Però gli "scettici" continuano a non trovare, in questa mole di studi, un errore fattivo che sia uno. Tutte le volte che una ricerca ha dato esiti diversi da quelli assodati dall'IPCC, si è scoperto e dimostrato poi che detta ricerca era difettosa. E la prova dell'assenza di ogni critica materiale e oggettiva è data proprio dal modo in cui gli "scettici" si sono gettati su questo pezzo di carne marcia, come avvoltoi senza dignità, pronti anche al gioco scorretto per avere qualche speranza di restare a galla.

markogts ha detto...

E metto la parola "scettico" tra virgolette, perché se uno non crede a dati scientifici che mostrano il riscaldamento globale, vuole chiamarsi "scettico" e non "negazionista", allora anche uno sciachimista che non crede alle misure di quota degli aerei è altrettanto "scettico".

markogts ha detto...

Tg2 di mezz'ora fa, pezzo su Copenhagen: non ricordo le esatte parole, ma si parlava di non so chi che avrebbe chiesto di togliere l'Oscar a Gore e "in mezzo a tutto questo lo scandalo dei dati truccati da alcuni climatologi".

altotas ha detto...

Mi sono imbattuto per caso in questa discussione, senza voler fare alcuna irruzione da terribile complottista nel blog di un rispettabile db, dottor Comoretto, esprimo di passaggio un sentito ringraziamento al professor Giuseppe E., di cui si avverte puntuale competenza specifica ed alta caratura morale (raro connubio), che ha offerto in una sede francamente schierata importantissimi spunti di riflessione su tematiche così globalmente importanti. Grazie professore per avermi reso meno ignorante in materia !

PS: Magari esistessero professori con cui potersi confrontare in merito al fenomeno chemtrails, avrei un pò di documenti sui quali discutere, tant'è ...

Giuseppe E. ha detto...

Segnalo due interviste (F.Prodi e F.Quilici) e un articolo su EOS, con un comune denominatore: la riduzione della CO2 non risolve il problema e non è prioritaria.
Se lo dicono loro...

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Folco Quilici
http://www.ilfoglio.it/soloqui/4018

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Franco Prodi
http://www.climatemonitor.it/?p=5848
'Sette' del Corriere della Sera del 26/11/2009

L'intervistatrice Sara Gandolfi pone l'ultima domanda: Al Gore sbaglia??

Il fratello del noto politico Romano risponde:
Quello è un mondo che non mi appartiene dal quale la scienza viene esclusa. Il
dialogo fra scienziati e politica internazionale, dovrebbe essere accessoria non
dominante! Al Gore racconta scenari possibili ma tutt?altro che certi. Lo dissi anche a
mio fratello: il clima è imprevedibile, voi politici preoccupatevi piuttosto di ambiente
ed energia, e che la Cina non si chiami fuori.
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EOS (AGU)
La CO2 non è il forcing principale. Ovvero:
L?impatto delle attività umane sul clima è importante, ma lo sono anche le variazioni di
origine naturale; tra i forcing antropici c'è sicuramente l?incremento dei gas serra, ma
il ruolo che questi giocano è pari se non inferiore a quello di altri forcing sempre di
origine antropica.

http://www.agu.org/pubs/crossref/2009/2009EO450008.shtml

Gianni Comoretto ha detto...

La rivista Nature ha pubblicato un articolo sulla questione delle mail rubare.

Nature 462, 545 (3 December 2009)

Le conclusioni:

da quelle mail non emerge NULLA di NULLA di frodi, forzature, cattiva scienza, censure. Si tratta solo di interpretazioni forzate e fortemente malevole.

This paranoid interpretation would be laughable were it not for the fact that obstructionist politicians in the US Senate will probably use it next year as an excuse to stiffen their opposition to the country's much needed climate bill. Nothing in the e-mails undermines the scientific case that global warming is real - or that human activities are almost certainly the cause. That case is supported by multiple, robust lines of evidence, including several that are completely independent of the climate reconstructions debated in the e-mails.
....
A fair reading of the e-mails reveals nothing to support the denialists' conspiracy theories.

...
Il "trick" è un clever (and legitimate) technique

La richiesta continua di dati e programmi sotto il FOIA è un "harassment". I dati sono pubblici, in buona parte, in archivi mantenuti pubblicamente (un discreto lavoro), ma fornire tabelle, dati e programmi aggiuntivi richiede un mare di lavoro, questioni legali con chi ha raccolto i dati stessi (servizi meteorologici), adattamento di formati per renderli utilizzabili... Se la mole di richieste (in continuo aumento) diventa irragionevole, è una sorta di mail bombing, non riesci più a far altro.

Gianni Comoretto ha detto...

@giuseppe.

Pielke (l'ultimo che citi) sostiene che:
- l'uomo ha un GROSSO impatto sul clima
- I modelli climatici al computer funzionano bene
- Il CO2 è solo uno dei fattori che modificano il clima. Ma gli altri fattori si vedono male usando indicatori globali perché hanno un effetto soprattutto regionale
- La situazione è molto peggiore di quanto sostenga l'IPCC, non basta controllare le emissioni di CO2, occorre controllare anche tutto il resto

Paolo ha detto...

Qui viene posta nel giusto contesto un'altra delle mail 'incriminate' (e più citate):

Trenberth

AcarSterminator ha detto...

Grazie per l'interessantissima discussione.


OT

Gianni,
Ti assicuro che quando parlo di "elettrosmog" [...]

C'è da qualche parte la possibilità di leggere tue considerazioni a tal proposito?

Michele.

Gianni Comoretto ha detto...

Una ricerca su Google di "comoretto elettrosmog" da' 158 pagine.

In realtà sono anni che non seguo più gli sviluppi della cosa, anche se non mi sembra ci siano novità eclatanti (a parte qualche scoop giornalistico di chi non ha capito bene una ricerca e dice le cose più assurde)

Come base (tenendo presente che e' scritto circa 10 anni fa) puoi leggere questa mia breve intervista al CICAP.

Ho poi contribuito a diverse risposte in servizi di "domande all'esperto". Una sintesi sostanzialmente presa da miei testi è in questo articolo di Fuso su vialattea.

AcarSterminator ha detto...

Per il fatto di non aver nemmeno pensato a usare Google mi prendo a sberle per conto mio.

Per il resto, grazie di tutto.

Michele.