mercoledì 2 marzo 2011

Scorpioni

Riassunto: un rimedio omeopatico contro il cancro, di cui si sa poco o nulla. Una strana rete di distribuzione delle fialette, a soli 300 euro l'una. E un istituto del CNR in cui studiano tutt'altro che si trova coinvolto a insaputa di chi ci lavora in una sperimentazione medica senza medici.
Aggiornamento (27/04/2011): Un buon punto della situazione viene fatto nel blog Medbunker. Il rimedio, nella formulazione omeopatica 30CH (in media una molecola in un cubo di solvente con il lato pari alla distanza Terra-Sole) è ora venduta da una ditta albanese. Le sperimentazioni promesse dalla ditta produttrice sono concluse, ma senza pubblicare i risultati. Direi che è probabile che abbiano dato risultato negativo, e che quindi la ditta abbia pensato bene di lanciarsi sull'omeopatia, che non richiede prove di efficacia.

Tra i tanti rimedi alternativi contro il cancro che si trovano in rete, ne esiste uno derivato dal veleno di uno scorpione blu, prodotto dalla Labiofarm, una azienda statale cubana.

La sanità cubana ha dovuto affrontare i problemi legati all'embargo statunitense, e lo ha fatto cercando, in modo intelligente, di sviluppare la ricerca sui composti chimici di origine naturale. Ha anche sviluppato una eccellente ricerca sulle tecniche OGM, sfortunatamente oggi piuttosto inviste, per cui è stata costretta ad una marcia indietro. E sfortunatamente oggi ha fiutato l'affare dell'omeopatia, per cui sta specializzandosi in questo campo. In entrambi i casi buttando a mare qualche decennio di buona ricerca scientifica.

Tornando al veleno di scorpione, sull'argomento ha fatto un'ottima ricerca Rosa Contino. Riassumendo, si tratta di un rimedio omeopatico(1), prodotto diluendo in rapporto da 1 a 300.000 una goccia del veleno prodotto da scorpioni allevati appositamente.

Di per sé l'idea di provare a vedere se una tossina abbia un effetto antitumorale non è balzana. I più potenti antitumorali usato oggi sono stati scoperti così, e c'è anche chi studia veleni di scorpione. Ma serve fare studi mirati, prima in vitro e poi su volontari umani. Le perplessità sono comunque molte. Innanzitutto sulle concentrazioni, a meno che non si tratti di un veleno fulminante a quelle diluizioni mi sembra strano abbia grossi effetti(2). Non è neppure specificato per quali tumori dovrebbe agire, ogni antitumorale è efficace su alcuni tumori ed inefficace in altri. E nonostante il prodotto sia distribuito da decenni dalla Labiofarm(3), non esistono studi clinici a riguardo, solo una presentazione ad un congresso (cubano) in cui il prodotto sembrerebbe avere una qualche efficacia in alcuni tipi di tumori(4).

Il prodotto quindi non è commercializzabile, e viene distribuito gratuitamente, a fini di ricerca, a chi si presenti lì con una cartella medica. Di fatto in Italia è difficile trovarne una boccetta a meno di 300 euro (sempre secondo qualche prova fatta da Rosa). Ma come succede sempre in questi casi l'assenza di studi viene compensata da un sacco di casi personali, i soliti "a me funziona". O dai "non vorrete toglierci anche la speranza". Tutto il già visto dei casi Di Bella, siero Bonifazio, bicarbonato e vitamine. E in rete fioriscono le generose persone disposte a fare un viaggio a Cuba per portare in Italia qualche fialetta del farmaco prodigioso, dietro rimborso spese.

Uno di questi benefattori, Piero Fierro, ha fondato una Associazione Medicina Omeopatica e Naturale, che gestisce un sito in cui commercializza il farmaco, assieme ad altri prodotti (integratori alimentari, a libera vendita) della Labiofarm. Il sito ha un aspetto accattivante, con dottoresse in camice bianco, immagini di fialette, e informazioni scientifiche che ne decantano le proprietà. Ma quando vai a leggere gli "studi scientifici" scopri che le informazioni sono il foglietto illustrativo dei vari integratori alimentari venduti dalla AMON, e che di studi scientifici non c'è traccia. Il che non stupisce, il benefattore in questione non è né medico né farmacista, ma un dipendente di una agenzia di viaggi.

Fierro ha un accordo con la Labiofarm, in cui si impegna a cercare credenziali scientifiche e a pubblicizzare i prodotti della ditta cubana in cambio del diritto di commercializzazione di questi prodotti in Italia. Assieme ad un costruttore edile panamense, titolare di una ditta di coperture, che dovrebbe diffondere i prodotti in Paraguay. Non commento su una ditta farmaceutica che si affida per la commercializzazione a costruttori edili e simili. E da qualche tempo Fierro sta cercando di ottenere queste credenziali, ha contattato diversi istituti di ricerca e ospedali pubblici.

Dove ha avuto successo è stato con l'IFAC, un istituto fiorentino del CNR che si occupa di onde elettromagnetiche(5). Si occupa anche di applicazioni delle onde elettromagnetiche nella cura dei tumori, in particolare su come ridurre gli effetti collaterali e la sicurezza della marconiterapia e laserterapia. Non si occupa in nessun modo di sperimentazione di farmaci. Ma questo non ha impedito al suo direttore(6) di stipulare un curioso accordo con l'A.M.O.N., in cui l'istituto si impegna a cercare partner e fondi per sperimentare i farmaci della Labiofarm, e ad organizzare convegni invitando esperti cubani.

Curioso anche per le modalità, di solito gli accordi di questo tipo prevedono impegni dettagliati e qui tutto è risolto in una paginetta. Per la segretezza, nell'istituto nessuno ne sapeva niente, neppure il Consiglio Scientifico che si è riunito a cose fatte dopo che l'accordo era stato pubblicato sul sito della A.M.O.N. La convenzione ha anche saltato due passi fondamentali: la richiesta di autorizzazione al dipartimento e l'iscrizione al protocollo amministrativo del CNR, che rende rintracciabile e non più cancellabile un atto amministrativo. Insomma l'impressione è che il direttore sapeva benissimo che una cosa del genere avrebbe fatto storcere parecchi nasi, e ha voluto creare il fatto compiuto.

Sembra ci sia riuscito benissimo. Recentemente della cosa ha discusso il Consiglio Scientifico dell'istituto, e l'accordo di collaborazione è sempre lì, non c'è stata nessuna smentita ufficiale, e i colleghi dell'IFAC mi chiedono (loro a me!) stupiti che cosa stia succedendo, se ne so qualcosa di più. Rosa ha provato a telefonare al direttore dell'IFAC, pensando ingenuamente che l'accordo fosse un falso, senza ottenere chiarimenti. Forse il documento verrà ritirato dal sito dell'AMON, ma rimane valido.

Naturalmente sono favorevole a sperimentazioni su farmaci promettenti, se condotte bene. La Labiofarm sostiene di stare eseguendo una sperimentazione di fase 3, ma non si riesce neppure a trovare i risultati di quelle di fase 1 e 2. E una sperimentazione condotta con due intermediari, un agente di viaggi che spera di ottenere una concessione commerciale e un fisico che si occupa di onde elettromagnetiche, ma ancora nessun istituto medico, su un farmaco di cui si sa poco o nulla, suona quantomeno strana.

Vedremo come andrà a finire. Per ora una sola cosa è certa, il CNR non ci fa una gran figura. E un istituto come l'IFAC questo certo non lo merita.

Note:

(1) Non capisco come mai sia omeopatico. Fa venire il tumore al cervello nei sani? Probabilmente è solo una questione di marketing, ma suona decisamente male. Qui si afferma che il preparato deve star lontano dalle onde elettromagnetiche, affermazione bizzarra, ma che punta moltissimo alle teorie omeopatiche.

(2) Difatti studi in vitro (non pubblicati) indicherebbero un efficacia a dosi di circa 1 mg/kg di tessuto. Una persona di 70 kg dovrebbe assumere, meglio in flebo, 2 litri di veleno diluito 1 a 300 mila. La dose consigliata e' 10 gocce al giorno (1,5 nanogrammi), un cinquantamillesimo della dose necessaria ad avere effetti. Diluizioni omeopatiche, appunto.

(3) La Labiofarm produce anche diversi integratori alimentari (vitamine, estratti vegetali, antiossidanti). Si tratta quindi di parafarmaci, come gli antiossidanti ed integratori che troviamo nelle nostre farmacie. Ci sono (eufemisticamente) molti dubbi nella comunità scientifica sugli effetti benefici di questi preparati.

(4) Su questo sito (che pure è molto possibilista) si trovano informazioni più dettagliate, inclusa la posizione dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica. Riporto: “Non è dato da sapere se la sostanza contenuta nell’escozul sia questa tossina, e comunque non vi è nessuna documentata attività antitumorale. Per portare farmaci in commercio sono necessari passaggi chiari e definiti che sono di garanzia per chi i farmaci dovrà poi utilizzare. Questi passaggi richiedono studi in vitro e sull’animale prima del passaggio nell’uomo. Sono poi necessari centinaia di pazienti per poter avere dei risultati tali da permetterne un uso allargato. Sul sito dell’Escozul viene scritto che sono state trattate oltre 60.000 persone, se solo una minoranza di queste fosse stata trattata con una metodologia corretta, oggi non saremo a discutere di questa ennesima falsa speranza. E si definisce senza mezzi termini una truffa la vendita del preparato (visto che viene distribuito gratuitamente).

(5) Ho diversi contatti professionali e non con l'IFAC, che è e resta un serissimo istituto. Quel che so sugli effetti dei campi sulla salute lo devo a loro, un mio collega prima lavorava lì, e comunque la radioastronomia e le onde elettromagnetiche sono parenti strettissimi

(6) L'unica cosa che appare certa è che si tratti di un'iniziativa personalissima del direttore. Nessuno dei miei colleghi che lavora lì ne sapeva nulla, alcuni lo hanno saputo leggendo questo blog.

venerdì 25 febbraio 2011

A ridaje

Siamo arrivati alla quindicesima(1) interrogazione parlamentare sulle scie chimiche. Questa volta il testo è un evidente delirio(2). In sintesi, premesso che gli aerei ci avvelenano con le scie chimiche, spargono metalli pesanti nel terreno che ci fanno venire l'Alzheimer e costringono i nostri agricoltori ad usare gli OGM (3), si chiede al governo di smetterla di raccontarci palle e finalmente vietare queste pratiche. La prova di tutto questo è che dei ricercatori italiani studiano il clima, e che gli aerei militari USA possono sorvolare il nostro territorio(4).

L'autore di questo capolavoro di comicità è nientepocodimeno che l'onorevole Domenico Scilipoti. Quello che il 14 dicembre scorso ha salvato Berlusconi, passando dall'opposizione alla maggioranza perché Di Pietro non dava sufficiente peso alle sue idee sull'omeopatia. E che ha organizzato una manifestazione a suo favore pagando una ventina di "dimostranti".

È anche autore di diversi libri. Mi ha colpito in particolare Multiterapia Biológica (MDB) na Prevençâo e no Tratamento do Câncer. Ho così scoperto che è pure un acceso sostenitore del metodo Di Bella, come si può vedere sul suo sito.

Braccia rubate all'agricoltura? No, io un pomodoro coltivato da questo qui non lo mangio, non mi fido mica.

Aggiunta, 28/02/2011

Naturalmente non sono il primo a cercare di capire chi sia Scilipoti. Segnalo la biografia ragionata di Simone Angioni, e quella di Kelebek. Che sono andati a cercare di capire cosa sono la ventina e passa associazioni dai nomi pittoreschi di cui Scilipoti è presidente, rettore, garante scientifico, o sua eccellenza della società reale assira.

(12/04/2011):

Scilipoti ha anche idee molto singolari (be', sono quelle canoniche di chi non capisce come funziona l'emissione di moneta) sul tema del signoraggio bancario. La cosa allucinante è che a questo individui verrà concesso un dipartimento del ministero delle finanze, ed un dipartimento del ministero della Sanità, per poter mettere in pratica le proprie idee sul signoraggio e sull'omeopatia.

Note:
(1) Su wikipedia ne erano elencate 14. Mancava la terza del sen. Ciccanti. Ho provveduto a correggere la pagina.
(2) non che le altre 14 brillassero per logica, s'intende
(3) infatti le colture OGM sono diffusissime in Italia
(4) rivelazione epocale, per me che ho vissuto 14 anni a due passi da Aviano e il resto della mia vita a 80 km da Camp Darby

venerdì 18 febbraio 2011

Come funzionano i soldi - 2

Spesso in rete si trovano curiose affermazioni su come funzioni la Banca d'Italia, e sul fatto che in realtà questa lucri stampando banconote che non valgono nulla e spacciandole agli ignari cittadini. Qualche volta val la pena di guardare i siti che ne parlano (sottolineo guardare, con l'audio disinserito), soprattutto se la testimonial è una persona abituata a usare le proprie grazie per benefici personali. Ma meglio leggere direttamente i commenti di a little skeptic. E rileggere il mio post precedente.

In breve la tesi è: stampare una banconota costa pochissimo, sicuramente meno del numero scritto sopra. Quindi la banca che stampa ha costi irrisori, e nel cedere le banconote può comperare beni veri, ed arricchire. Come fa tipicamente un falsario, per intendersi.


Inoltre la Banca d'Italia è una SpA privata, di proprietà (se guardiamo chi sono gli azionisti) di altre banche private. Quindi a guadagnarci sarebbero alla fine queste banche, che comunque finiscono per controllare un aspetto molto delicato dell'economia, la politica monetaria.

Per una rapida confutazione di queste tesi si può ad esempio provare a leggere qui.

Ne avevo già parlato qui, limitandomi a tentare di spiegare il signoraggio secondario, ma ho citato un po' di altri interessanti link (imperdibile la voce della nonciclopedia) sul tema.

Sono comunque andato a leggermi lo statuto e un bilancio della Banca d'Italia per capire meglio.

Come funziona la Banca d'Italia?

Gli organi decisionali della Banca sono
- l'assemblea dei partecipanti
- il Consiglio Superiore
- il Governatore
- il Direttore e i Vicedirettori. Insieme al Governatore formano il Direttorio
- il Collegio Sindacale (che controlla formalmente gli altri)

L'assemblea dei partecipanti è formata dai partecipanti con almeno 100 quote (su 300.000). Le quote formano un capitale sociale di 156 mila euro. I partecipanti non possono acquistare e vendere quote, può farlo solo il Direttorio, che decide quindi chi entra e chi esce. Attualmente i partecipanti sono soprattutto banche private (questo è vero).

I compiti dell'assemblea sono quelli di approvare il bilancio, nominare il consiglio superiore e decidere la ripartizione degli utili. Non ha ruoli di indirizzo DIRETTI.

L'assemblea dei partecipanti nomina, come appena detto, il Consiglio Superiore.

Il Governatore viene nominato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore.

Su proposta del Governatore il Consiglio Superiore nomina il Direttore Generale e i Vicedirettori Generali, nomine che devono essere approvate con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto col Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentito il Consiglio dei ministri.

Il Consiglio Superiore gestisce la normale amministrazione: assunzione del personale, redazione del bilancio, compera e vende immobili, tratta con i sindacati, e fissa le condizioni per le operazioni della banca.

Il Governatore e i Direttori decidono le cose importanti: fissa i tassi di interesse di riferimento, nomina il personale dirigente, e tratta con il Sistema Europeo di Banche Centrali.

Il bilancio della Banca d'Italia

Mi riferisco al bilancio 2006 che è il primo che ho trovato.

Il circolante (banconote in circolazione emesse da BdI) era pari a 119.7 miliardi. Sono state emesse banconote per 85,8 miliardi e ritirate banconote per 69,1 miliardi (una banconota quindi in media resta in circolazione per un paio d'anni, poi viene sostituita). Per confronto, il PIL italiano nel 2006 era intorno a 1280 miliardi di euro.

A copertura di questo, BdI ha riserve auree pari a 38 miliardi (in aumento, per via dell'aumento del prezzo dell'oro), riserve monetarie (monete di altri stati) per altri 24,6 miliardi, un patrimonio immobiliare di 3,6 miliardi, e 86,7 miliardi di titoli (certificati di deposito, BOT e cose simili).

Quindi, in pratica, le monete sono emesse a fronte della copertura in oro (che essendo cresciuta di valore nel tempo copre 5 miliardi in più del previsto) e in titoli. Il patrimonio immobiliare serve per funzionare, e le monete di altri stati per le manovre di rivalutazione/svalutazione dell'euro (assieme ai 5 miliardi di euro in oro).

I titoli detenuti corrispondono al 6% circa del debito pubblico italiano. E producono un reddito (interessi). Nel 2006 fan circa 3,24 miliardi che, tolti alcuni interessi passivi danno un attivo di 3,13 miliardi.

Ma gestire l'ambaradan costa, circa 1,77 miliardi, circa metà dell'utile. Una parte non trascurabile (634 milioni) sono stipendi, più circa 500 milioni di pensioni, TFR, ecc. per gli 8000 dipendenti. Se qualcuno vuole andare in dettaglio a sindacare su questo, 79 mila euro annui medi a dipendente non sono pochissimi, faccia pure. Per confronto il mio istituto ha spese stipendiali medie di 60 mila euro a dipendente.

Che se ne fa la banca dell'altra metà? 565 milioni se ne vanno in riserve statutarie. 668 milioni in tasse (tornano allo Stato). Resta un utile di 134 milioni, che viene ripartito dall'assemblea dei partecipanti. Un 20% può essere accantonata in riserve speciali. I dividendi (soldi che vanno ai partecipanti) non possono superare il 10% del capitale, cioè l'astronomica cifra di 15600 euro. Tutto il resto torna allo Stato, che quindi reincassa il 21% degli interessi pagati.

Riassumendo

È vero che il capitale sociale di Banca d'Italia è posseduto da soggetti privati (i partecipanti). Non è vero che Banca d'Italia è una SpA, le quote non sono azioni e i partecipanti non hanno i diritti che di solito hanno gli azionisti (controllo, possibilità di acquistare/vendere le azioni, incasso di dividendi).

I partecipanti della Banca d'Italia hanno un potere, nominano il Consiglio Superiore, che gestisce bene o male il grosso del potere di gestione amministrativa della Banca. Non hanno nessun ritorno economico (15600 euro sono una torta da spartire davvero ridicola), e il potere di controllo politico c'è, ma è molto limitato.

Il grosso del potere politico è nelle mani del direttorio, nominato direttamente o indirettamente dallo Stato e comunque su cui lo Stato deve dare un assenso.

I "frutti del signoraggio" sono essenzialmente gli interessi sui titoli detenuti come controvalore del circolante. Metà di questi interessi va in stipendi (mediamente alti) degli 8000 dipendenti, e in altre spese organizzative. Il resto viene accantonato, o torna allo Stato.

L'emissione di moneta non crea debito, i titoli detenuti da Banca d'Italia sono una piccola frazione del debito pubblico italiano. E gli interessi su quei titoli, almeno in parte, tornano allo Stato, che quindi paga interessi minori (del 20%) rispetto a una situazione in cui Banca d'Italia emettesse moneta senza acquisire titoli in cambio.

Aggiornamento

Recentemente il Presidente del Consiglio ha promesso all'on. Scilipoti, che sostiene le tesi farlocche sul signoraggio, di aprire un dipartimento al Ministero delle Finanze, per permettergli di portare avanti le sue idee. Scilipoti è anche autore di una delle 15 interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche. E ci si chiede perché uno debba perdere tempo dietro a questi pazzi?

domenica 13 febbraio 2011

Dignità

Qualche giorno fa in una seconda elementare han parlato del lavoro. A cosa serve che la gente lavori, che lavoro ti piacerebbe fare, se i lavori hanno la stessa dignità....

Tutti gli innocenti pargoli avevano la stessa idea di fondo: lavorare serve a guadagnar soldi, e più se ne guadagna meglio è. Da grande vogliono fare lavori in cui si guadagni tanto, il calciatore, l'attrice, così han tanti soldi e possono comperarsi la villa, la macchina, l'aeroplano, bei vestiti. L'idea di un lavoro che serva per far andare avanti la società, che fornisca servizi e beni agli altri era qualcosa di molto secondario. L'idea che esistano persone che lavorano gratis (e ne vedono, le iniziative di volontariato in quartiere ci sono, pure un doposcuola di cui alcuni di loro usufruiscono, alcuni hanno la mamma casalinga) gli era totalmente nuova. Ovviamente l'idea di un senso della vita che non sia avere beni di lusso non gira, almeno non a quell'età.

Non è una filippica contro le nuove generazioni. Come dicevo, iniziative di volontariato di tutti i tipi ce ne sono, e ci lavorano (perché, sottolineo, è un lavoro) un sacco di giovani. C'è pure un'associazione di studenti che tiene aperta la biblioteca di quartiere oltre l'orario dei dipendenti pagati.

Ma l'impressione è che ci sia una grossa fetta della società, ben rappresentata in TV, in cui gli unici valori sono quelli che han recepito molto bene quei bimbi. Soldi, carriera, successo. Se non li ottieni sei un perdente.

Un'impressione del genere l'ho avuta leggendo tempo fa un blog, in cui si parlava degli scandali che continuano a colpire il nostro governo. La tesi era grossomodo: di cosa ci si scandalizza? Tutte le signore benpensanti che oggi parlano di dignità femminile, dove erano a 18 anni, quando entravano in discoteca gratis perché si sa che il materiale femminile "tira"? Non è prostituirsi anche quello? E quelle più avvenenti, a cui offrivano di ballare sul palco, o di sedere ai tavoli con i clienti per indurli a "offrire" la consumazione, forse si rifiutavano? Mentre noi maschi dovevamo sborsare 50, 100 mila lire di ingresso e consumazione. Proseguiva descrivendo il tipo di locali e di presenze femminili che li frequentavano, ma questo è un blog per famiglie.

Ci sono rimasto. Sarò andato qualche volta in una discoteca, ma pagava anche la mia compagna. E il biglietto non costava sicuramente quelle cifre, non le avrei mai scucite, con 100 mila lire campavo una settimana con la borsa per astronomo della Regione Toscana, affitto incluso. Anche ora, ogni tanto, vado a ballare, in una casa del popolo con biglietto di 10 euro (consumazione inclusa) indifferenziato per sesso., e da come è frequentato mi sembra che una bella fetta di popolazione ami quel tipo di locali. Nessuno dei miei amici è stato in un locale del primo tipo. Nessuna delle mie amiche, che io sappia, faceva l'"entreneuse" ai tavoli di un locale, e forse qualcuna poteva farlo per sbarcare il lunario, non certo per entrare gratis in un locale da 100 mila lire a serata.

Ma evidentemente quello fuori dal mondo sono io e la mia cerchia di amici. A quanto pare, dal successo del nostro governo, i "buga bunga" sono la segreta aspirazione non solo de maschi (che amerebbero farsi dicottenni e minorenni), ma pure di giovani fanciulle e dei loro genitori, che "magari mia figlia fosse la fidanzata di Berlusconi", e di attempate signore che ammirano le prestazioni viagrose del premier.

Del resto lo sanno tutti che prendo 6000 euro al mese (recentemente aumentate a 6800) per scrivere questo blog, mica crederete che ci rimetta dei soldi per la lunga serie di attività extralavorative che faccio, conferenze, valutazioni delle realtà finanziate da bancaetica, articoli sugli argomenti più disparati... Chi me lo farebbe fare altrimenti? Si sa che neppure i cani muovono la coda gratis. O no?

Alla fine mi resta un solo dubbio. È il risultato di 30 anni di TV, a cui io per fortuna sono immune non guardandola mai, o i nostri politici ha saputo cogliere i desideri repressi della gente, dargli voce e "dignità" (si fa per dire), e han successo per questo? In altre parole, devo augurarmi la sparizione del genere umano (obiettivo su cui ci stiamo impegnando attivamente) o c'è ancora speranza? Dalle notizie di oggi (mi ha colpito soprattutto la partecipazione di donne di destra alle manifestazioni, hanno tutto il mio plauso) sembrerebbe che sì, una speranza ci sia.

sabato 5 febbraio 2011

Cura dello shinai

Oggi divagherò parecchio dai miei soliti argomenti, mi scuso con chi non è interessato a questo.

Da alcuni anni pratico Kendo. La cosa lascia molto sorpreso chi mi conosce, sono un convinto nonviolento. Ma mi affascina la filosofia dietro alle arti marziali, la ricerca di un costante superamento dei propri limiti (nel mio caso ho un grosso spazio di miglioramento), il rispetto per chi ci si trova di fronte anche in situazioni "dure", il sapersi concentrare su quello che si fa ma anche distaccarsene, evitando che sia quello a condurci. Ho cominciato a capire il concetto di Ki, che anche per un razionalista come me ha un suo spazio. Non riuscirò mai a credere a "energie misteriose", ma visualizzare il flusso dei propri movimenti, immaginarli provenienti da punti del corpo, è un modo molto efficace per capire cosa si sta facendo e come.

E in fondo il Kendo è la cosa migliore per un nonviolento. A differenza di altri arti marziali a corpo libero, non credo mi verrà mai la tentazione di sguainare una katana per autodifesa, innanzitutto perché non ne ho una a portata di mano, e poi perché sarebbe una mossa decisamente folle (e probabilmente suicida).

Finita la pappardella introduttiva, passo al mio lavoro di stamattina. Il mio vecchio shinai (la spada di bambu che non ti fa granché male neanche se ti picchia in testa) ormai ne aveva prese troppe, e me ne sono comperato uno nuovo. Per cui ho provveduto alla manutenzione iniziale, che ho fotografato in dettaglio ad uso di chi si trova a dover fare la stessa operazione. Essendo arrivato in fondo credo di aver fatto tutto giusto, e non è poi molto distante da quel che ad esempio si legge qui, ma tenete presente che sono un principiante, correzioni e consigli sono sempre benvenuti.

Uno shinai è composto da 4 take, liste di canna di bambu tagliata in 4. I tagli sono netti, a spigoli vivi, e quindi è necessario arrotondarli per permettere loro di scorrere e di assorbire il colpo. Uno spigolo vivo inoltre si scheggia più facilmente. I take devono anche essere oliati periodicamente con olio di vaselina o olio choji (quello per la manutenzione delle katane), per renderli più flessibili e prevenire le scheggiature.

Smontare lo shinai non è difficile, il difficile è rimontarlo dopo. Per cui ho fotografato tutti i lacci e nodi in modo da riuscirci. Il primo elemento da slegare è il tzuru, il cordino che indica il lato non tagliente della "lama". Il capo è infilato sotto il laccio in pelle a cui è agganciata. Il nodo sembra complicatissimo, per fortuna non serve disfare tutto.

Ma le immagini valgono più delle parole.

Il passo successivo è numerare i take, per poterli rimettere insieme nell'ordine giusto. Io numero come "1" quello sotto il tzuru, e poi in senso antiorario, visto dalla tzuka. Naturalmente dopo aver sfilato la tzukagawa (la copertura in pelle della tzuka)


Ed ora si slaccia il nakayui, la strisciolina di cuoio che tiene insieme i take. Quindi si sfila il kissaki (la punta) e ricordiamoci che esiste una specie di "tappo" (il sakigomu) che tiene distanziati correttamente i take.


Ora possiamo separare delicatamente i take, che sono tenuti insieme all'estremità della tzuka da una lama quadrata di acciaio. Talvolta sono anche debolmente incollati,per cui occorre fare un po' di forza con un cacciavite.


E ora ho tutti i pezzi in ordine sul tavolo. Nell'inserto un dettaglio della lama che li tiene uniti (non è molto tagliente ma fateci lo stesso attenzione).


Con un foglio di carta vetrata (medio-fine, circa 150) arrotondate gli spigoli interni di ciascun take, per i primi 3 internodi dalla punta (la tzuka è meglio se rimane com'è). Devono essere "morbidi" al tatto. Qui sotto un take prima e dopo la cura


Quindi passate con carta da cucina o un panno di cotone abbondante olio. Olio di vaselina fine mi dicono vada bene, io preferisco il "choji", che ha un odore molto più gradevole.

Infine la parte più divertente (si fa per dire), rimontare il tutto. Si comincia ricomponendo i 4 take, nell'ordine corretto, incastrandoli nella lama. Una volta che sono ragionevolmente a posto, si infila la tzukagawa per mantenerli in posizione, facendo attenzione che il laccio corrisponda al take n. 1.

Per mantenere fermi i take, infilate anche sakigomu e kissaki (gommino quadrato e punta). Rotolate la tzuka contro una superficie dura, per incastrare bene i take, e spingete in su la tzukagawa, ripetendo il tutto finché non è tornata al suo posto.

Riallacciamo il nakayui, guardando attentamente le foto ed eseguendo i lacci in ordine inverso. Talvolta la posizione corretta è data da un nodino sul tzuru, altrimenti fissarlo a circa una spanna dal kissaki.

Infine riallacciamo il tzuru alla tzukagawa. Si passa l'estremità fissa nel laccio di cuoio della tzukagawa, nel cappio lungo il tzuru, sotto il nodo della tzukagawa, attorno alla base del laccio e si fa un primo nodo piano. Il tzuru deve essere moderatamente in tensione (deve vibrare se pizzicato), ma non troppo, non ha una funzione meccanica. Quindi lo si arrotola altre 6-7 volte attorno al laccio, si fissa con un ultimo nodo e si passa dentro e sotto il laccio (ancora, vedi le foto).

Con un po' di fortuna, dovrebbe essere uguale all'inizio, ma con i take che scorrono bene tra di loro e un buon odore di chiodo di garofano.

giovedì 27 gennaio 2011

Memoria

Oggi è la giornata della memoria.

66 anni fa, in questi giorni, mio nonno veniva arrestato, tra l'altro per aver fornito documenti falsi a famiglie ebree(1), e dopo un mese deportato a Dachau. Tornerà il 29 Maggio, e mia zia si chiedeva perché mia nonna piangesse tanto di fronte a quel tipo magro. Non l'aveva riconosciuto, non era riconoscibile. Ce l'ha fatta per poco, alle ultime selezioni i compagni lo sorreggevano perché non si reggeva più in piedi, e lo sterminio finale dei prigionieri fu fermato solo quando gli alleati tagliarono le vie di uscita dal campo. Del suo vagone sono tornati in 2. Non ha mai voluto raccontare, se non degli ultimi giorni della liberazione. "Han già scritto in tanti, è tutto vero".

Sono stato a Dachau due volte, una con mio figlio che non ha retto l'impatto emotivo, siamo usciti prima di vedere tutto.


Occorre ricordare. Perché queste cose possono risuccedere, risuccedono. Occorre ricordare per prevenire. Per sapere che il mostro è dentro tutti noi, e si nutre di tutte le volte che guardiamo dall'altra parte. Come (i) alcuni cittadini di Monaco. Anche se non girare lo sguardo costa, mio nonno lo sapeva.

(1) In realtà non riuscirono a provarlo, grazie anche all'eroismo di una persona che entrò nell'ufficio presidiato dai tedeschi e distrusse i documenti in questione.

giovedì 20 gennaio 2011

Modulari A/38

Ne ho già parlato, riferendomi ad una nota avventura di Asterix, e faccio un breve aggiornamento.


Il decreto 136 del 13/8/2010 è stato recentemente convertito in legge, e sono state diffuse istruzioni (criptiche) su come comportarsi per acquistare beni o servizi nella pubblica amministrazione.

L'interpretazione della mia amministrazione è la seguente:
  • ogni ordine, per qualsiasi importo (anche le viti dal ferramenta) deve essere corredato da un codice CIG, che identifica l' "appalto" (anche se l'appalto per piccole spese non è in realtà necessario). Siccome il CIG viene rilasciato da un ufficio centrale con specificata la spesa devo avere un'offerta precisa per l'importo. E ovviamente questo richiede un po' di tempo e lavoro da parte dell'amministrazione
  • la ditta deve compilare un modulo di tracciabilità finanziaria, in cui dichiara che il conto corrente su cui la paghiamo verrà usata per tutte le spese, di materiale, personale, servizi (es. l'affitto del negozio) inerenti all'ordine.
  • la ditta è obbligata a riportare i codici CIG interessati in tutte le fatture fatte ai fornitori, dipendenti, ecc.
  • se sgarra, non la paghiamo.
Ad ottobre ho mandato il modulo ad una ditta inglese (in realtà un ufficio di un'università) che, con una intelligente operazione di consorzio, riesce a spuntare prezzi convenientissimi per licenze software educazionali di CAD elettronici. Il mio laboratorio può permettersi di spendere 2000 euro l'anno per i CAD che ci consentono di costruire apparecchiature elettroniche (che so, il correlatore del radiotelescopio ALMA), ma non può certo spendere 10 volte tanto, visto che non vendiamo questi strumenti. La ditta in questione, comprensibilmente, non mi ha neppure risposto, chi glie lo fa fare, sono ricercatori come noi che già si sbattono per fare un servizio, non possono impazzire a tracciare codici CIG che manco capiscono che siano.

Il risultato è che dal primo Gennaio io il software non ce l'ho più. Riesco a barcamenarmi con delle licenze "dimostrative" che ti consentono di lavoricchiare, ma non so per quanto, e alla prossima licenza che mi scade mi fermo del tutto.

È un problema generale. La seconda condizione equivale a pretendere che la ditta abbia un solo conto corrente. Ora molte ditte hanno più conti correnti per motivi validissimi, ad es. perché han sia fornitori europei (conto in €) che statunitensi (conto in $). O perché pagano un mutuo con una banca ma poi han trovato una banca che fa condizioni migliori. O perché hanno più di un mutuo. Una nota ditta di computer di Firenze paga i dipendenti su un conto corrente, ma ne usa un secondo per tutto il resto.

E anche la terza condizione non è da meno. Supponiamo mi serva da una ditta che assembla computer. Ovviamente questa ditta può avere un centinaio di clienti nella pubblica amministrazione, e ordina i pezzi da una decina di ditte differenti. In ogni ordine ai suoi fornitori deve indicare che computer ha costruito con quei particolari pezzi, uno ad uno (tramite i rispettivi CIG). Ogni busta paga deve contenere i CIG di tutti gli ordini fatti. Sperare lo faccia un fornitore, magari estero, da cui vai a comperare quel particolare componente che fa solo lui è fantascienza.

Al dipartimento di astronomia hanno appena imbiancato una stanza. L'imbianchino ha già giurato che è l'ultima, ci ha messo più tempo a recuperare, compilare, vidimare i moduli che ad eseguire il lavoro.

Qualcuno ha un suggerimento per inventare un modulario A/39?