mercoledì 30 aprile 2008

Mobilità elettrica

Sono felice possessore da diversi anni di un motorino elettrico. Unico neo, le batterie, 70 kg di piombo da portarsi appresso, con evidenti problemi in salita. Le batterie al piombo soffrono di molti altri problemi, come la difficoltà a "digerire" la corrente che il motore recupera durante le frenate e le discese, e non sono decisamente fatte per alimentare un motore da 2 cavalli e mezzo, tanto che sul motorino c'è un apposito tasto "economy" che limita la corrente, e la potenza.
[In realtà qualche altro neo c'era: i contatti della pulsantiera che si ossidavano, risolto con un po' di grasso per contatti, e quelli a baionetta delle batterie, sostituiti con robuste viti e capicorda].

Già così riuscivo a fare circa 40 km con meno di 2 chilowattora, meno di un centesimo di corrente elettrica a km. Confrontato con il vecchio ciclomotore, che per la stessa distanza mi chiedeva oltre un litro di miscela, non è male. Oltretutto a Firenze la corrente è gratis, fornita dal comune in circa 130 colonnine di ricarica, ma si tratta di qualche decina di euro l'anno, che sarei felice di pagare, sono meno dell'abbonamento dell'autobus per un mese.

Di recente le batterie han finito la loro vita e mi sono deciso a sperimentare le nuove Litio Polimeri, di una ditta coreana, su cui diversi dei soci dell'ASPO stanno facendo prove, retrofittando cinquini, recuperando auto elettriche dismesse, ecc. Le vedete qui di fianco, nella scatola costruitami ad hoc dal signor Falci, che ha fatto tutto il lavoro. I singoli elementi (13, per 48V complessivi) han la forma di sacchetti di plastica piatti, che si intravedono dietro quei cosi blu che sono i terminali elettrici collegati in serie. Nel tappo della scatola è montata l'elettronica di protezione, con un sacco di fili che servono a controllare la "salute" di ogni singolo elemento.
Il tutto pesa 15 kg, praticamente come una sola delle vecchie batterie al piombo, anche se le dimensioni sono parecchio maggiori e han costretto ad una modifica del carter (quel bozzo tra i piedi nella foto in alto).

Già che c'ero mi sono pure dato un'occhiata all'elettronica di controllo, ma al di là di scoprire che processore è stato impiegato non sono riuscito a recuperare altre informazioni. Parte del programma è memorizzata in due memorie Flash estraibili, ma di retro-assemblarmi 128 KB di codice per capire che fa non ne ho proprio nessuna voglia. Non ci sono evidenti porte di comunicazione, apparentemente tutti i parametri sono fissati una volta per tutte nella Flash. Ho provato a scrivere alla casa costruttrice, sentire in rete, ma nessuno ne sa di più. Se qualcuno mi può dare dritte glie ne sarei grato.

Rimontato il tutto sono passato da 40 a 65 km con un "pieno". Il tasto "economy" è un ricordo, le batterie possono tranquillamente erogare tutta la corrente che serve senza perdere prestazioni (in realtà perdono circa il 6% o 4 km, come si può leggere dal grafico accanto passando dalla curva verde a quella viola). Si ricaricano in un paio d'ore, invece delle 8-10 che servivano prima. Le salite non gli fanno un baffo, e nelle discese si recupera una buona parte di quanto consumato in più nelle salita. La durata dovrebbe essere mooolto maggiore di quella delle batterie al piombo. Usate con cura, scaricandole al più all'80%, dovrebbero durarmi 20 anni. Lo spero, perché anche il costo è in proporzione. Ma sono curioso, e voglio vedere nella pratica se una mobilità elettrica sia sostenibile. Le batterie ad alte prestazioni sono un tassello importante per questo.