domenica 29 dicembre 2013

mobilità elettrica - lo scooterone

Ho già parlato del mio primo scooter elettrico, un Oxygen lepton a cui ho installato un paio di kWh di batterie a litio-polimeri. Dopo circa 12 anni di onorato servizio, di cui 4 con el batterie nuove, il motorino non era più in grado di passare la revisione,e quindi l'ho rottamato. Le batterie erano ancora buone, per cui ho acquistato un Lepton seminuovo da un amico, e ho trasferito il pacco batterie.Con ottimi risultati, come ho raccontato qui.

Il Lepton però ha alcuni problemi. È omologato per una persona, per cui non posso trasportarci un passeggero, e per percorsi un po' più impegnativi 50 km di autonomia sono davvero pochi. Ho quindi deciso di comperarmi uno scooterone, l'equivalente di un 125cc, ovviamente sempre elettrico, con un'autonomia di circa 100 km.

Il problema maggiore è il costo. la scelta naturale sarebbe un Vectrix, scooter senza compromessi costruito negli USA, circa 110 km di autonomia e velocità massima di oltre 100 km/h. Ma costa una sassata, oltre 10 mila euro. Ho quindi ripiegato per uno scooter cinese, però curato ed importato da una ditta di un appassionato di Verona, che costa circa la metà. Ovviamente ci sono dei motivi, racchiusi nella parola "cinese", per il prezzo inferiore, ma dopo averlo visto a "Terra Futura", e sentito qualche parere, mi sono lasciato convincere. Dopo quasi un anno d'uso provo a raccontarne i pro e i contro.

La guida

Innanzitutto è un bell'oggetto, fa la sua figura. E si guida bene. I parametri del controller, in particolare il recupero di energia in decelerazione ed in frenata, sono programmabili, ed influenzano lo stile di guida. Io ho impostato tutto al massimo, per cui la guida risulta un po' "a scatti": appena togli gas entra il freno motore. Il motore-ruota ha problemi a bassi giri, la partenza è un po' rumorosa e la massima coppia arriva solo a 20 km/h. Niente partenze brucianti, quindi, ma la ripresa è comunque più che sufficiente. La ripresa comunque a 30-40 km/h è tosta, e permette una guida molto agile in traffico urbano. Non ho una guida veloce, al massimo ho fatto gli 80 nel raccordo autostradale, ma anche lì il margine di potenza è ancora alto, non credo abbia difficoltà a raggiungere i 100. A proposito, non avendo una cilindrata dichiarata e avendo una velocità massima sopra i 100 km/h risulta guidabile in autostrada-superstrada, anche se a quelle velocità non ci fai certo tratti lunghi.

Per l'autonomia. L'ho provato arrivando fino a 90 km tra due ricariche, ma comincerò a fare prove  serie solo ora, dopo aver installato un buon BMS (sistema di controllo delle batterie). Il consumo al km, nonostante le prestazioni ben diverse, è di circa 31 Wh/km, lo stesso del vecchio Lepton, a velocità urbane (il nuovo va meglio). E naturalmente (come del resto il Lepton) il recupero di energia in decelerazione è qualcosa che ti diminuisce notevolmente i consumi, soprattutto nel tragitto collinoso verso l'Osservatorio di Arcetri. In pratica freni davvero molto di rado, il più delle volte o semplicemente deceleri, o usi il freno-motore che si inserisce quando sfiori le leve dei freni. Purtroppo l'indicatore di carica della batteria funziona male: misurando il voltaggio delle celle, che resta quasi costante finché queste non sono quasi scariche, ti serve in pratica come indicatore di riserva. Molto più sicuro segnarsi i km ad ogni ricarica e basarsi su quelli.

Il posto per il secondo passeggero, mi garantisce chi l'ha provato, è comodo, con delle belle maniglione laterali.

Un problema, all'inizio, è la silenziosità. In moto uno si abitua a capire la velocità dal tono del motore, qui semplicemente il rumore non c'è, per cui non sai a quanto stai andando se non abbassando lo sguardo sul tachimetro. E con la ripresa che si ritrova puoi accorgerti di aver superato i 60 solo dopo aver passato l'autovelox, anche se ora sto prendendo un po' l'occhio. Ovviamente la silenziosità per il resto è una goduria, viaggiare in una strada di campagna sentendo solo il rumore dell'aria è piacevolissimo. E senti molto di più il traffico, che per la sicurezza non guasta.

Problemi incontrati

Ance se la meccanica del telaio appare solida e curata, diversi particolari, e la carrozzeria in generale, sono decisamente "cinesi".

Cavalletto

Il cavalletto è retto da due dadi che serrano due boccole. I dadi non erano bloccati con rondelle artigliate o simili, e lo sforzo nel caricarlo e scaricarlo ha finito per allentarli. Dopo solo due mesi uno dei dadi si è completamente svitato, e lo sforzo ha tranciato il secondo dado. Ho sostituito il tutto con dadi nuovi, questa volta serrati con rondelle spaccate, e non ho più avuto problemi.

Carrozzeria

La carrozzeria è in plastica leggera, non caricata in fibra. Le normali vibrazioni del fondo stradale sconnesso di Firenze mi han provocato rapidamente diverse rotture, rimediate con sistemi diciamo un po' artigianali. Qui sotto potete vedere l'incollaggio di un rinforzo nel "copricatena", e la parte posteriore, che regge la targa, fissato con delle reggette.


Ho poi avuto poi un incidente, nel traffico fiorentino, che mi ha costretto ad un fermo di alcuni mesi.  Un'auto mi ha preso (a bassa velocità, ma neppure troppo) a sinistra, demolendo mezza carrozzeria (e procurandomi una bella botta alla gamba). Come c'era da aspettarsi la carrozzeria si è sostanzialmente sbriciolata, ma ho rifatto la fiancata completa con 200 euro. Comunque anche con la carrozzeria a pezzi la struttura della moto e l'elettronica non hanno avuto il minimo danno, sono tornato a casa tranquillamente. E i pezzi di ricambio mi sono arrivati a stretto giro di posta, assieme agli schemi di montaggio, l'assistenza è veramente precisa ed ottima, e la ditta italiana ha sempre risposto a tutte le mie richieste con la massima disponibilità.

Il BMS

Una batteria ha bisogno di un sistema di controllo della carica, che eviti di caricare o scaricare troppo le celle e soprattutto che equilibri la carica, per evitare di avere un singolo elemento troppo carico o scarico. Se infatti le celle non sono rigorosamente uguali, finisce che presto una cella si disequilibria, si scarica più rapidamente delle altre e l'autonomia della moto si riduce drasticamente. In pratica questa cella non si carica mai, perché il caricabatterie si spegne quando le altre sono cariche, ma va in scarica profonda quando le altre avrebbero ancora carica, tra l'altro accorciando di molto la sua vita.

La moto viene fornita senza BMS, in quanto i modelli economici, cinesi, di questa elettronica tendono a guastarsi facilmente, con conseguenze disastrose. Nel migliore dei casi ti ritrovi la moto bloccata, se non sai dove mettere le mani. E ho quindi provato a sperimentare alcuni BMS presenti in commercio.
Questo, che ho attaccato a delle celle, identiche a quelle della moto, che utilizzo come accumulo per un pannello solare, è economico ma ha tolleranze enormi, in pratica funziona quando pare a lui. Scartato subito.

Ho quindi acquistato un sistema BMS lituano, che mi è sembrato molto curato. Alla prima occasione (l'incidente di cui sopra) ho smontato completamente la moto ed installato l'elettronica. Un modulino su ogni cella sente la tensione e la temperatura, e tramite un bus seriale li comunica ad una centralina, che sente anche la corrente consumata e la velocità. Durante la ricarica la centralina inserisce delle resistenze, presenti su ciascun modulino, in modo da rallentare la carica dei moduli più carichi e permettendo ai rimanenti di raggiungerli. È possibile registrare sul cellulare, via bluetooth, quel che succede al sistema, in pratica ho una "scatola nera" delle batterie. La centralina inoltre ti calcola il consumo, e quanti km ti rimangono prima di restare a secco. Chiaramente non è una cosa che controlli in corsa, ma è comunque utilissimo.

Purtroppo il diavolo si nasconde nei dettagli. Tre dei modulini assorbivano un po' di corrente, 3 milliampere invece dei 0,5 di specifica. Sono pochi, ma in un paio di mesi (con la moto ferma, d'estate) han creato uno sbilanciamento delle celle di una ventina di ampere-ora. Che, in pratica, significa che le celle coinvolte si scaricano completamente quando le rimanenti hanno ancora un terzo abbondante della carica, esattamente quello che si vuole evitare con un BMS. Inoltre i moduli sono protetti dall'umidità con una lacca, ma i due più esterni nel pacco batterie han smesso di funzionare dopo pochi mesi, con le piste ossidate. Evidentemente il vano batterie è tutt'altro che stagno, e durante la marcia ci finisce dentro dell'acqua.


Il tutto era in garanzia, e mi sono arrivati a stretto giro di posta 6 modulini nuovi, funzionanti secondo specifiche, senza dover neppure spedire indietro quelli difettosi.Li ho rimontati e ho provveduto a proteggerli con un foglio di plastica, per rendere il tutto più stagno, il che non guasta anche per proteggere le batterie.

La misura della curva di scarica delle batterie mi ha portato a delle sorprese. Nominalmente le celle sarebbero da 70 Ah, ma di fatto finiscono per scaricarsi dopo 50 Ah. La curva qui sotto mostra il variare della tensione media sulle celle durante la scarica (i punti più sparpagliati), e la carica (la curva più continua). Per allungare la vita delle batterie ho fissato il limite di carica un po' prima della carica completa, e non ho scaricato completamente le celle, per cui la capacità totale è probabilmente intorno ai 55 Ah, ma non di più.

Il sistema registra ogni 2 secondi lo stato di ogni cella, la corrente assorbita, la velocità, la distanza percorsa e la carica complessiva della batteria, per cui è possibile sbizzarrirsi a graficare praticamente qualsiasi cosa. Si misura bene la resistenza interna delle celle, e si vede che il recupero dell'energia funziona benissimo. Il display sul cellulare mostra la carica residua e calcola i chilometri che è ancora possibile percorrere. Tre LED che ho messo sul cruscotto avvisano quando si è in riserva, segnalano eventuali anomalie delle celle, e mostrano la regolarità della ricarica.

Qualche conclusione

La moto va bene, è una goduria guidarla, la meccanica e l'elettronica sono ottime, la carrozzeria lascia a desiderare. Il vano batterie non è molto protetto da schizzi d'acqua, e questo non è bello anche se le batterie sono protette da una copertura in espanso a celle chiuse (grossomodo un tappetino da campeggio) fissato con bande elastiche. L'assistenza e la disponibilità del venditore sono state assolutamente perfette.

L'assenza di un BMS mette a rischio le batterie, ma trovare un BMS che non rischi di peggiorare la situazione è un'impresa. Quello che ho trovato io è buono, con un'ottima assistenza, ma costa caro e richiederebbe comunque un vano batterie più protetto. I BMS cinesi che si trovano in giro hanno soglie di intervento decisamente lasche, e di fatto servono a poco.

Le batterie cinesi (anche quelle di buona marca, come quelle usate qui) hanno una capacità che è circa 3/4 di quella dichiarata di targa. Ero abituato troppo bene con le coreane usate nel Lepton.

martedì 24 dicembre 2013

Intervista


Sono stato intervistato da Saverio Tommasi, un regista freelance fiorentino, sul tema delle scie chimiche, a completamento di un servizio sulla manifestazione di Modena dei sciachimisti (interessante, come introduzione sul tenore delle loro affermazioni).
Sono meno di 2 minuti, in cui chiaramente dico pochissime cose, purtroppo ha dovuto tagliare dei pezzi per me interessanti, come il commento a questo bel "cane solare" fotografato dalla mia collega Antonietta Russo. Ma sono bastate a far ricevere ingiurie e minacce a Saverio.



Di seguito metto una considerazione di Saverio, tratta dalla sua pagine facebook. Mi sembra una delle descrizioni tra le più concise ed efficaci del fenomeno.


A PROPOSITO DEL NATALE E DELLE SCIE CHIMICHE
Il video ha fatto scoppiare un putiferio. Lasciando stare quello che propone una colletta per comprarmi una corda con cui impiccarmi, e un altro che sostiene che sono pagato (ed è vero, ma non dalla CIA come dice lui), la situazione è preoccupante. Perché non si tratta solo di una tesi antiscientifica e dell'attacco indiscriminato a tutti i mezzi di informazione (era questa la manifestazione in cui, come avevo raccontato in un altro post, sono stato avvicinato per sei volte da sei persone diverse che a mezzo metro dalla faccia mi fotografavano per "schedare il giornalista", parole loro).
Si tratta proprio di una percezione sballata della realtà. Mezza frase di due ex generali dell'esercito (che tra l'altro non parlano mai espressamente di scie chimiche), vengono portate come prova inconfutabile. Un tabellone con un foglio in A4 fotocopiato e scritto a mano (ripeto: scritto a mano), viene portato come prova di un'analisi. Ma poi il nome del laboratorio non me lo dicono (per proteggere il laboratorio dagli attacchi, ovviamente), e non sanno neanche cosa sia stato analizzato (se aria, acqua, neve...e ovviamente perciò non si sa neanche da dove sia stato preso il campione).
Nonostante tutto questo, dicevo, invece di essere contenti del video, ma contenti davvero perché le teorie che i partecipanti raccontano sono le stesse che si ritrovano in qualsiasi sito complottista, l'accusa che mi fanno è quella di aver intervistato, alla fine del video, anche uno scienziato. Oh bella, ma solo la loro versione doveva esserci?
Altra accusa quella di aver contrapposto dei manifestanti a uno scienziato, sarebbero piani diversi. Certo che lo sono, ma scienziati che sostengono il complotto delle scie chimiche non ci sono (e non perché sono tutti pagati dalla CIA).
Comunque, dicevo, la situazione è preoccupante, perché la teoria sostenuta intorno alle scie chimiche è devastante. Cioè sostengono che i cambiamenti climatici (cioè il surriscaldamento del pianeta) dovuti all'inquinamento non esistono e sarebbero una mossa propagandistica per sviarci dai veri problemi (le scie chimiche). Tradotto: non importa fare niente contro l'inquinamento, basta che vi occupiate di scie chimiche. Praticamente Bush esulta e i petrolieri se la ridono. E poi, sempre secondo questa teoria scia chimichista, sostengono che i terremoti, i maremoti, gli tsunami e le alluvioni sarebbero indotti artificialmente. Anche qui, in altre parole, non preoccupatevi del dissesto idrogeologico o della costruzione di edifici anti sismici, basta bloccare le scie chimiche e i terremoti smetteranno.
Sono abbastanza sconfortato, ma sapete che vi dico?
Buon Natale, e che Babbo Natale vi porti tanti doni. Perché le scie chimiche non esistono ma Babbo Natale è una realtà evidente (o comunque più delle scie chimiche, io ieri Babbo Natale l'ho pure fotografato. E ci ho parlato. E mi ha confermato la sua esistenza)

sabato 23 novembre 2013

Geoingegneria clandestina

Riassunto: la geoingegneria (Meglio, Ingegneria climatica) è una cosa reale, ed cambiamenti climatici pure. Non ci sono in corso esperimenti significativi di geoingegneria anche se è bene discuterne. Ma le scie chimiche non c'entrano, i disastri ambientali non sono causati da irrorazioni aeree clandestina, e chi lo afferma è un irresponsabile

In questi giorni, dopo i disastri meteorologici nelle Filippine e in Sardegna, si leggono un sacco di riferimenti alla geoingegneria. Ma cos'è?


Innanzitutto una precisazione linguistica (vedi primo commento): la geoingegneria sarebbe l'ingegneria che si occupa di sottosuolo. Quella di cui si parla qui dovrebbe chiamarsi Ingegneria climatica. Ma, purtroppo per i geoingegneri, il termine è diventato di uso talmente comune che non se ne esce.

Per (geoingegneria) o Ingegneria climatica si intendono tutte quelle attività che hanno lo scopo di modificare l'ambiente terrestre nel suo complesso. Credo sia abbastanza ovvio che esiste della "geoingegneria involontaria": l'inquinamento, la distruzione di interi ecosistemi forestali, il sovrasfruttamento delle risorse ittiche, tanto per fare qualche esempio, sono cose che cambiano la Terra in modo macroscopico, anche se non voluto. L'esempio più classico di questa modificazione è dato dai cambiamenti climatici, che possono cambiare la faccia del pianeta al punto da renderne invivibili alcune regioni, sommergerne altre, ed in generale modificare gli ecosistemi su tutto il pianeta.

Allora qualcuno ha avuto la brillante idea: invece di inquinare meno che tanto non ci si metterà mai d'accordo, come sta mostrando la conferenza COP19 in questi giorni a Varsavia, non potremmo fare interventi che raffreddino il pianeta, questa volta in modo mirato?  Ne ho già parlato qui, 4 anni fa, e in breve quel che penso è che queste cose rischiano di far più danni di quelli che eviterebbero, oltre a fornire un'ottima scusa a chi non vuol far nulla: possiamo continuare tranquillamente ad inquinare, tanto ci sarà uno scienziato, deus ex machina, che inventerà qualcosa per rimettere tutto a posto. In realtà i deus ex machina non esistono, ma intanto abbiamo evitato di dover affrontare realmente i problemi.

Tutte queste considerazioni han mosso diversi gruppi di ambientalisti a prendere posizione contro queste ipotesi di interventi. Ad esempio Vandana Shiva, all'ultima edizione di "Terra Futura", ha esposto perplessità non molto diverse dalle mie. Ma alcuni gruppi, incluso quello che aveva invitata Shiva, pensano che la geoingegneria sia un problema già ora. Si veda ad esempio questa cartina. Mostra interventi di geoingegneria attualmente praticati in tutto il mondo, e sembrerebbe non si salvi nessuno. Ma proviamo a guardare più da vicino.

Innanzitutto la maggior parte degli interventi proprio non sono geoingegneria. Si tratta del vecchio "cloud seeding", la tecnica di spargere alcune sostanze nelle nubi per fornire nuclei di condensazione e favorire la pioggia. La cosa è molto gettonata, anche se i risultati sono variabili, la maggior parte degli esperti che ho sentito parla di aumenti di piovosità variabili tra zero e un 20%. Questa non è geoingengeria perché non cambia il clima. Se doveva piovere, piove un po' di più, altrimenti nulla. Se non "semino" la nube, anche se ho "seminato" tutte quelle passate di lì il mese prima, non succede nulla. Qualcuno ha anche provato ad applicare tecniche simili sugli uragani, per vedere di deviarli o scaricare prima la pioggia diminuendone l'intensità, ma si è smesso subito perché si è visto che non succede rigorosamente nulla.

Poi ci sono cose che tecnicamente sono geoingegneria, ma a cui è difficile obiettare: riforestazioni ed uso di biochar, per assorbire CO2 dall'atmosfera e farne buona biomassa. Infine  i pochi esperimenti (falliti) di fertilizzazione degli oceani, l'ultimo ormai 4 anni fa nell'Oceano Indiano, e qualche timido tentativo di sequestro del CO2 per metterlo in vecchi giacimenti esauriti di metano, cose piccole e costose, si fa prima a non bruciarlo proprio, quel carbonio.  Quindi, alla fine, di esperimenti potenzialmente pericolosi di geoingegneria, in corso, non ce n'è praticamente nessuno.

"Ma a noi non la si dà a bere", dicono i nostri diversamente esperti. Certo, i governi dicono di non farla, ma la stanno facendo di nascosto, e neppure troppo. Ecco spiegate le "scie chimiche", che non sarebbero altro che irrorazioni in atmosfera per modificare il clima a scopi militari. Anche tutta la storia del global warming è solo una copertura, per dare un alibi a questi interventi, quando verranno resi pubblici. Copertura che permette di manipolare il clima a scopi bellici, creando tifoni, bombe d'acqua, terremoti (quelli li fanno con le onde radio, usando tecniche così segrete che nessun fisico al mondo ne conosce neppure le basi). E puntualmente, ad ogni disastro, questi saltano fuori a spiegare che è tutta colpa delle scie chimiche e di HAARP.

Ovviamente nessuno riesce a cogliere le contraddizioni di queste teorie. L'impianto HAARP è stato chiuso mesi fa per i tagli al bilancio. Non lo dice il governo USA, ma i tanti radioamatori che si divertivano a captarne il segnale (in fondo le onde radio è difficile nasconderle, visto che basta una radio per riceverle).

Non si capisce perché qualcuno stia spendendo cifre stratosferiche (è proprio il caso di dirlo) per mettere in atto contromisure al Global Warming e poi non se ne vanti pubblicamente. No, stiamo salvandovi da un incubo, ma lo facciamo di soppiatto, negando sempre tutto. Invece nel mondo reale si sta facendo di tutto per minimizzare il problema, per non prendere provvedimenti, si promettono riduzioni delle emissioni tra 15 anni ma poi si dice che in fondo non è così importante, anzi, probabilmente le emissioni aumenteranno.

I disastri naturali finiscono per colpire gli stessi USA? Si trova sempre un motivo per cui le città colpite in realtà avevano fatto qualche sgarbo al potente di turno. Se lo sgarbo non esiste, si inventa, il motivo delle alluvioni sarde è un ipotetica decisione della Regione di esentare la Sardegna dal pagamento dell'IVA. Forse faranno trombe d'aria mirate agli evasori fiscali, già che ci sono.

Le prove citate alla fine sono le solite. Qualsiasi studio che parli genericamente di clima mostra che la scienza collusa con i militari sta studiando come modificarlo. Se poi parla anche di aerosol è la "pistola fumante" dello spargimento di aerosol da parte di aerei. Poi le scie che non sono più quelle di una volta, sono troppe, sono strane, non ci piacciono.

Si trattasse solo di qualche persona con idee un po' particolari, sarebbe da sorriderci sopra. Ma quando si supera la dozzina di interrogazioni parlamentari,  diversi comuni approvano mozioni o sponsorizzano conferenze sul tema, si compilano liste di "nemici della patria", o un giornalista propone di farne di nuove più dettagliate, ci si comincia a preoccupare. Anche perché vengono additati come bersagli proprio chi di questi problemi si occupa: climatologi, meteorologi, geologi... Tutti collusi con il potere ombra che organizza gli uragani, alcuni persino denunciati. In alcuni casi molestati con telefonate notturne, o aggrediti (per ora senza conseguenze serie, ma le liste di proscrizione non fan mai bene). E nel frattempo si dimenticano i problemi reali, e le loro cause.

martedì 10 settembre 2013

Motorini e batterie: 140 km con un litro


Ho da diversi anni un motorino elettrico, un vecchio Lepton, che ho retrofittato 5 anni fa con batterie a litio-polimeri. Ne ho parlato qui, e dopo due anni ho descritto come sono invecchiate le batterie. Di molto poco, contrariamente a quelle del mio portatile. Un anno fa il motorino, che ormai aveva 11 anni, non avrebbe passato la revisione, e ho deciso di rottamarlo. Ho acquistato da un amico un motorino identico, con le batterie al piombo ormai andate (si trovano nel mercato dell'usato a 2-300 euro, ho speso di più per re-immatricolarlo, revisionarlo e per qualche piccola manutenzione), e ho "travasato" le mie batterie su di questo.

Adesso ho rimisurato la scarica delle batterie, ormai a 26 mila km (circa 450 cicli completi di carica e scarica). Siccome nei primi tre anni le batterie avevano perso un 3% della carica, mi aspettavo qualcosa di simile. Con mia sorpresa le prestazioni sono rimaste identiche a 3 anni fa; non avendole scaricate a fondo non so esattamente quanto sia il degrado, ma direi sotto l'1%. Qui sotto il nuovo grafico: i punti rossi (3 anni fa) e blu (oggi) sono praticamente sovrapposti, mentre entrambi sono spostati di un 3% per allinearli ai punti verdi, della curva di scarica originale delle batterie nuove.
Curva di scarica, originale (verde), dopo 2 anni (rossa), e dopo 5 anni (blu). Le curve continue sono quelle date dal produttore, per varie velocità di scarica

Il nuovo motorino ha anche consumi decisamente minori. Il vecchio faceva circa 1.5 km per ampere-ora. Sono 45-50 km con un "pieno", cioè 1,8 kWh, 40¢, e meno di mezzo litro di petrolio bruciato in una centrale elettrica. L'attuale, evidentemente migliorato in motore ed elettronica, sfiora i 2 km/Ah, e quindi supera agevolmente i 60 km di autonomia. Sono circa 140 km con un litro (di petrolio o equivalente in centrale elettrica) Considerato che entrambi facevano circa 40 km con le batterie di serie mi ritrovo nella piacevole situazione di trovarmi un mezzo che migliora invecchiando.

Ho anche un pannello fotovoltaico, che uso per questo computer, il modem, e la lampada da tavolo, con una batteria tampone per accumulo. Fino a due settimane fa usavo una batteria a piombo da autotrazione, 100 Ah, ma spesso, soprattutto se avevo qualche giorno di nuvolo, mi ritrovavo con la batteria a terra. Ho provato anche qui a sostituire il tutto con 4 celle al LiFePO4, 70 Ah (meno di un kWh), e in due settimane anche di uso intenso del computer non le ho mai viste fare una piega. Spero mi durino come quelle del Lepton.

domenica 1 settembre 2013

Il paradosso del banchiere e le scie chimiche

Il mio articolo sul banchiere nell'isola ha suscitato una reazione direi livida da parte del blog "sporchi banchieri". la mia sarebbe ignoranza, stupidità, o forse qualcos'altro. Probabilmente il solito assegno mensile di 6000 euro signoraggiati in aggiunta a quello per le scie chimiche, quello per l'elettrosmog e quello dei petrolieri. Se tutti quelli di cui sarei al soldo mi pagassero davvero non starei qui ma alle Bahamas.

Non ha molto senso andare a rintuzzare punto per punto il post. Vale una nota teoria per cui è molto più facile scrivere cavolate che confutarle, per cui se ti metti su quel terreno perdi in partenza. Provo a commentare solo alcune delle critiche, essenzialmente perché sono un buono spunto sia per approfondire un po' che per mostrare il modo di ragionare di alcune persone.

Colpisce innanzitutto il tono. Non si attaccano le idee ma la persona. Io sarei ipocrita, paternalista, paraculista, mi pongo ad un livello superiore, e ovviamente sono legato al CICAP. Non ho capito se i miei rapporti con Banca Etica siano visti come paraculismo o legami a poteri forti. Tra l'altro mai che becchino correttamente il mio cognome, che comunque verrà storpiato a spregio nell'articolo.

Mi si accusa di vedere grosse responsabilità delle banche anche nella crisi attuale, ma non dire quali. Ma c'è chi lo fa molto meglio di me. Rimando al sito "Non con i miei soldi" per una introduzione divertente. Consiglio, per chi ha l'occasione, lo spettacolo "Pop economy". Se volete una trattazione fatta bene, documentata, con riferimenti, ma senza svolazzi signoraggisti, consiglio il libro di Andrea Banranes "Finanza per indignati". Come affrontare questi problemi? Se lo sapessi avrei in mano il Nobel per l'economia, ma qualcosa si può fare da subito. Scegliete una banca di cui sapete come usi i vostri soldi, nell'economia reale e non nella finanza speculativa. Lavorate in una delle iniziative di finanza dal basso, nei Git di Banca Etica, nelle MAG.

Secondo il blog, se gli Stati stampassero direttamente la propria moneta non ci sarebbe debito pubblico. Onestamente non ne capisco il motivo. Se si usa la stampa di moneta per coprire il debito (l'eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate dello Stato), siamo esattamente nella situazione che indicavo io come soluzione "signoraggista": coprire il debito con emissione di moneta. Se invece si afferma che è l'emissione di moneta a creare il debito pubblico, questo è falso, uno Stato può benissimo avere i conti in pari, non avere debito pubblico, e la moneta bancaria venir emessa comunque. Generando pure un reddito per lo Stato (come lo genera oggi).

E passiamo alla sostanza del mio post. I signoraggisti (coloro che pensano che le banche centrali si intaschino il valore dei soldi stampati, come fa un falsario) ritengono che emettere moneta a debito non solo crei il debito pubblico, ma produca un debito impossibile da esigere. Se infatti emetto 1000 euro e ne pretendo 1000 più gli interessi, da dove saltano fuori i soldi per gli interessi? E fanno l'esempio di un'isola, con 100 abitanti, in cui un banchiere emette moneta prestando 1000 euro a ciascun abitante. A fine anno occorre rendere 101 mila euro ma sull'isola ce ne sono solo 100 mila. E quindi il banchiere piano piano si accaparra l'isola intera. Io mostro che quei soldi in più vengono dallo stipendio del banchiere, che per mangiare, alloggiare ecc. li reimmette nell'economia.

Per non far tornare i conti, i nostri si chiedono come sia possibile che un banchiere si presti dei soldi. Qui i casi sono due: o il banchiere è un isolano come gli altri, e quindi ha diritto anche lui, come tutti, ai 1000 euro, ma deve pagare gli interessi, oppure semplicemente si stampa i 1000 euro senza interessi e se li versa a sè stesso come stipendio, ma per far tornare la sua contabilità deve comunque distruggerli a fine anno, come per gli altri soldi emessi. Le banche centrali distruggono TUTTI i soldi emessi e poi ritirati, e li contabilizzano TUTTI, anche gli stipendi ai dipendenti. Comunque certo, conosco banchieri che si prestano i soldi. E alla fine dell'anno pagano gli interessi, come tutti.

Il banchiere con 1000 euro nel mio esempio comunque non ci campa, nessuno campa un anno con 1000 euro. Sull'isola della storia ci sono troppo poche persone, e un banchiere non ha abbastanza lavoro solo curando l'emissione di moneta, per cui, al contrario dei banchieri veri, deve mettersi a zappare l'orto e vender pomodori. Ma l'esempio serve per capire la differenza tra circolante e denaro utilizzato nell'anno. Se prendessi tutto il denaro in circolazione e lo facessi spendere alle persone distruggendolo subito dopo, durerebbe circa un mese. Nessuno degli abitanti dell'isola campa con quei soldi, tutti devono anche lavorare per guadagnarne altri, quindi deve farlo anche il banchiere. Ma da dove derivano tutti questi soldi, se nell'isola ci sono solo 1000 euro a testa? È il solito problema, i soldi girano, quindi gli scambi effettuati in un anno, o i soldi che ciascuno guadagna e spende in un anno, sono ben più dei 1000 euro a testa che esistono nell'isola. Stiamo confrontando un capitale con un flusso di cassa.

Io "insinuerei implicitamente" che il banchiere spende i suoi 1000 euro per vivere. No, lo affermo esplicitamente più volte. Il motivo per cui i soldi in più ci solo è che gli interessi guadagnati dalla banca finiscono da qualche parte: ad esempio negli stipendi dei dipendenti, che a loro volta li reimmettono in circolo nell'economia. Non spariscono misteriosamente, e quindi i poveri debitori devono crearli dal nulla, cosa impossibile, e reindebitarsi in una spirale senza fine. Le spirali debitorie esistono, vedi l'attuale problema dei debiti sovrani, ma dipendono dal fatto che si continua a spendere più di quanto si guadagni, posticipando il pagamento ad un futuro indefinito.

Cosa succede sull'isola alla fine dell'anno? I 1000 euro a testa ci sono. I 1000 euro in più per pagare gli interessi ci sono. Ciascun isolano ha speso e guadagnato probabilmente in media 12 mila euro, e si ritrova in tasca 1010 euro. Nella versione 1 della soluzione il banchiere se ne trova in tasca solo 10, lui sa che a fine anno riceve lo stipendio di 1000 euro e ha potuto spendere un po' di più. Nella versione 2 lui non se ne ritrova in tasca nessuno, ha speso tutto il suo stipendio. È un privilegiato, perché a differenza degli altri ha avuto lo stipendio a inizio anno e non ha avuto bisogno del prestito. Ma la sostanza della storia non cambia, ciascun isolano rende 1010 euro. Con i 10 euro in più si paga lo stipendio al banchiere. Fine della storia, e del paradosso.

Infine siamo alle solite. Se quella dei slgnoraggio è una bufala, perché perder tempo a sbufalarla? Non serve perder tempo a criticarla, anzi, si va a romper le scatole a chi esercita il suo sacrosanto diritto di opinione. Ma proviamo a rigirare, se le mie sono bufale, perché il signoraggista perde tempo ad insultarmi? Esiste una strana teoria della libertà di espressione: ciascuno è libero di sostenere quel che gli pare,ma gli altri non sono liberi di criticarlo, se lo fanno è perché hanno un'agenda segreta, o semplicemente perché sono stronzi. Non perché ha torto. Anzi, se lo criticano evidentemente non ha torto, mica si critica chi dice fesserie, si critica solo chi dice cose sensate, e naturalmente sempre con malizia e secondi fini.

La tesi richiama in effetti la teoria della montagna di guano. Ma siccome la partita doppia è una sconosciuta per la maggior parte delle persone l'idea dei banchieri che si intascano i nostri soldi (nel senso di quelli che abbiamo attualmente nel portafoglio) nel momento stesso in cui li producono ha un certo appeal. Confesso che la prima volta che, da ignorante di economia l'ho sentita non l'ho identificata subito come cavolata, e ho dovuto studiare un po' per capire dove fosse il baco. Quando la vedi riemergere nei programmi di alcuni partiti "innovativi" poi ti preoccupi, e questi dovrebbero decidere le politiche economiche italiane? Un po' come le scie chimiche, se a parlarne sono quattro pazzi lasci perdere, se ti arrivano le petizioni alla Camera e le lettere minatorie a casa, senti un brivido per la schiena. Perché il futuro potrebbe essere quello descritto qui. Quindi mi sembra utile condividere i miei ragionamenti sul perché sono "bullshit".


E a proposito di scie chimiche, il simpatico signoraggista si svela alla fine, citando una vecchia discussione. Io sostengo che un aereo a 10 km di quota si vede benissimo, ed in un vecchio post ho messo come prova una foto di un aereo contro la Luna. Se l'aereo è grande metà della Luna piena, e metà Luna ad occhio nudo si vede bene, anche l'aereo si vedrà. Ma, ribatte il nostro, la foto è stata scattata con un teleobiettivo. Evidentemente occorre rivedere un po' un vecchio detto: quando il saggio indica la Luna, lo sciocco vede il teleobiettivo.

venerdì 30 agosto 2013

I rischi di MUOS

Le antenne MUOS al Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific, Wahiawa, Hawaii

Non sono certo un amante delle basi militari. Sono stato coordinatore della Campagna di Obiezione alle Spese Militari, pignorato più volte, ho organizzato sit-in di fronte a convogli militari nella guerra del Golfo, partecipato a manifestazioni contro la base di Camp Darby, ed appoggiato quelle contro la base del Dal Molin. Quindi chi lotta contro la base NATO di Niscemi ha tutta la mia simpatia e solidarietà.

Ma non si possono usare argomenti falsi per una causa giusta. Credo che se qualcuno ad esempio sostenesse che la base MUOS serva come testa di ponte per l'invasione degli alieni di Alpha Draconis anche i più accaniti antimilitaristi storcerebbero il naso. E quindi mi ritrovo, mio malgrado, a dover criticare i No MUOS quando tirano fuori i rischi per la salute che la costruzione della nuova antenna comporterebbe. Ho provato a guardarmi le perizie e i dati tecnici della nuova installazione e le mie conclusioni, che descrivo più in dettaglio qui sotto, sono che: 
  •  il campo generato dall'antenna di MUOS si calcola benissimo, usando le normali tecniche che si usano per le antenne paraboliche, anche se non vale l'approssimazione di campo lontano
  • il campo prodotto fuori dal fascio principale è minimo, e non modifica in nessun modo la situazione esistente. Se i limiti di legge sono superati i militari devono adeguare gli impianti esistenti, se non sono superati aggiungere MUOS non li aumenta
  • il campo dentro il fascio è alto ma ancora entro i limiti delle esposizioni professionali. Non esiste la possibilità di una esposizione accidentale verso la popolazione, verso aerei in fase di atterraggio, o verso strutture aeroportuali, per motivi geometrici (il fascio passa troppo alto)
  • MUOS non è differente da tutte le antenne per comunicazione satellitare sparse per il mondo. Nessuna di queste antenne ha creato problemi ad aerei in volo
  • le conclusioni dell'ARPA o dell'ISS sulla non pericolosità della salute di MUOS sono corrette

I limiti di legge e la pericolosità dei campi a radiofrequenza

In Italia abbiamo dei limiti di legge per le esposizioni elettromagnetiche. Questi limiti sono stati espressi in volt/metro (V/m), contrariamente a quanto viene fatto nel resto del mondo, dove si misura la densità di potenza, in watt/metro quadro (W/m²), e sono di 6 V/m, o 0,1 W/m². I limiti internazionalmente usati sono di circa 4 W/m² (quindi 40 volte più alti di quelli italiani), in quanto i primi effetti potenzialmente dannosi, sia a breve che a lungo termine, si vedono intorno a 200 W/m². Tutti gli enti protezionistici, l'Organizzazione Mondiale per la Sanità, la commissione sicurezza della CE, l'Istituto Superiore della Sanità, ritengono i limiti italiani una applicazione particolarmente prudente del principio di precauzione.

Naturalmente esistono voci dissidenti, come per tutto. C'è chi ritiene che l'Universo non si stia espandendo, chi nega il il riscaldamento globale, chi l'origine virale dell'AIDS, e chi pensa che le onde elettromagnetiche facciano malissimo, proponendo limiti di esposizione di 0,0006 W/m² (0,5 V/m) o anche di 0,0001 W/m² (0,2 V/m). La diversità di opinioni è una ricchezza del mondo scientifico, spinge a rivedere vecchie certezze, a metterle in discussione, e grazie a queste voci fuori dal coro sono state fatte migliaia di ricerche, che han confermato i limiti detti sopra.

L'unico dubbio che oggi rimane riguarda l'esposizione dovuta ad usare un cellulare, che invia ad una piccola parte di testa, vicino al telefonino, campi fino a qualche decina di W/m² (se il campo è cattivo). E quindi l'IARC ha classificato i campi a radiofrequenza come possibili cancerogeni, ma riferendosi solo a quelli prodotti dai telefonini posti vicino alla testa. Possibili cancerogeni sono, per confronto, anche i sottaceti o il caffé, quindi il sospetto è piuttosto blando, ma se volete star sicuri usate un auricolare. In ogni caso la classificazione non si riferisce a installazioni radio che rispettino i limiti esistenti.

Le perizie su MUOS

E passiamo a MUOS. La base NATO vicino a Niscemi è un centro di collegamento per una rete di comunicazione militare, ed attualmente ha installati diversi trasmettitori nella banda delle onde corte. L'esposizione dovuta a questi impianti è stata misurata dall'ARPA; che ha trovato in generale livelli di campi parecchio sotto 0,1 W/m². Solo in una località si sono visti campi vicini al limite, e onestamente non ho capito (avendo visto solo riferimenti a queste misure, nelle perizie di parte) quanto vicini.  La situazione in breve è quindi che le esposizioni attuali non sono pericolose, i margini di sicurezza nei limiti di legge sono tali da escludere ogni rischio, ma chiaramente se i limiti sono superati, anche di poco, i militari devono ridurre la potenza degli impianti in modo da rientrarci.

In aggiunta a questi impianti, che comunque esistono e verrebbero mantenuti, è in costruzione un'antenna parabolica satellitare, oggetto delle proteste. Si tratta di una parabola di 18 metri, con un trasmettitore da 1600 W, che verrebbe puntata verso un satellite artificiale, a circa 17 gradi di elevazione. Oltre a questa sono previste delle antenne elicoidali, in banda UHF, con potenza molto minore, confrontabile con quella di un piccolo ripetitore per telefonia.

Esistono due perizie di parte a sostegno della pericolosità di quest'ultima antenna, una di due docenti del Politecnico di Torino (Zucchetti e Corradu), e una di un professore dell'Università La Sapienza di Roma (Marcello D'Amore).

Della prima parlo diffusamente qui. In breve i periti sostengono che i campi sono comunque pericolosi, anche a livelli molto bassi, sbagliano diversi conti, e arrivano ad affermare che le emissioni di MUOS sono particolarmente pericolosi per gli uccelli in quanto animali a sangue freddo(1) (sic).

La seconda perizia è molto più seria. Afferma che occorre attenerci ai limiti di legge italiani, non ha senso inventarne di nuovi "ad pifferum" ma, come la prima perizia, ritiene impossibile calcolare le emissioni dell'antenna, in quanto non è applicabile l'approssimazione di campo lontano. E afferma che l'ARPA ha evidentemente sbagliato i conti, avendola calcolata.

Qui ci vuole una breve spiegazione. Il campo emesso da un'antenna (o da qualsiasi sorgente di onde elettromagnetiche), se visto da abbastanza lontano, cala con il quadrato della distanza. Pensiamo ad un faro d'automobile: se lo guardo da 100 metri lo vedrò 4 volte più luminoso rispetto che da 200 metri. Ma se mi avvicino a 10 centimetri la luce viene proiettata su un'area che non cambia granché con la distanza e la regola precedente non vale più. Per l'antenna di MUOS la regola comincia a valere a 70-100 km di distanza, cioè praticamente mai.

La questione del "campo lontano"

Ma questo significa che non posso calcolare l'esposizione? No, basta usare la regola giusta. La regola generale, che vale per qualsiasi antenna, è complicata. Devo sapere come è fatta in dettaglio l'antenna, come sono distribuite le correnti, e farmi conti a base di trasformate di Fourier. E siccome questi dati non sono noti, D'Amore conclude quindi che è impossibile che qualcuno abbia fatto quei conti. Ma non saper fare un conto non significa che altri non lo sappiano fare, ad esempio perché è tutta la vita che progettano radiotelescopi. Nel caso di un'antenna parabolica, come quella in esame, la regola è infatti molto più semplice. In pratica il campo viene emesso in una sorta di cilindro, largo come l'antenna e diretto lungo l'asse di puntamento, che si apre molto lentamente fino a diventare, dopo 70-100 km, una sorta di cono.  Qualcosa di simile al fascio di un grosso proiettore luminoso (che guarda caso è pure costruito con un riflettore a parabola). Dentro il fascio il campo è intenso ma non tantissimo, addirittura rimane entro i limiti di esposizioni professionali, circa 50 W/m², e una breve esposizione a quei campi (es. un uccello che passi davanti all'antenna), anche se chiaramente da evitare, non avrebbe conseguenze. Il fascio non arriverà comunque mai a terra, in nessuna circostanza, non è materialmente possibile puntare l'antenna verso l'abitato.

Fuori dal fascio ci sono dei riverberi, essenzialmente dovuti al quadrupode che sorregge lo specchio secondario. Tipicamente viene diffratto in questo modo circa 1/1000 della potenza dell'antenna, quindi qualche watt, in modo abbastanza sparso e casuale. Difficilmente vicino all'antenna si supererebbero 0,01 W/m² (1-2 V/m), ed allontanandosi il campo cala molto rapidamente.

Cosa succede sommando questo capo a quello preesistente? Qui si vede come mai a me non piacciono i V/m. Se prendo un campo di 5,9 V/m e ci sommo un altro campo di 1 V/m ottengo 5,98 V/m. Poco intuitivo. Invece se faccio i conti in W/m² torna tutto, sono 0,097 W/mq + 0,0027 W/mq, che fan poco meno di 0,1 W/mq. Nel nostro caso, in pratica ho che, se i limiti sono rispettati oggi, aggiungere MUOS non cambia assolutamente nulla.

Le interferenze elettromagnetiche

Viene paventato il rischio di interferenze elettromagnetiche. Ma torniamo ai limiti di legge italiani, perché devo considerare le interferenze generate da MUOS e non quelle prodotte dal mio Wifi di casa, o dal mio cellulare? Perché se un ripetitore rispetta i limiti non mi preoccupo di interferenze,e per MUOS sì? Ci sono ospedali nella zona dove i campi si avvicinano ai limiti di legge? Potrebbe passare da quelle parti un portatore di pacemaker, ma un pacemaker non sente interferenze fino a campi molto intensi, in pratica devi appoggiare sopra il cuore un cellulare per rischiarne, quindi MUOS (o le antenne ad onde corte esistenti) non possono creare problemi(2).

Parlare di interferenze ad aeroporti non ha senso, il fascio dell'antenna passa 18 km sopra l'aeroporto più vicino, e a 20 sopra quello civile di Catania.

Resta la possibilità di un'interferenza con un aereo, che potrebbe attraversare il fascio venendo colpito, per meno di 1/10 di secondo, da un campo di 50 V/m. Sottolineo che l'aereo sarebbe in crociera, un aereo in fase di atterraggio sarebbe troppo basso per incrociare il fascio. Non so, onestamente, cosa potrebbe succedere, ma mi immagino molto poco, il campo non è intensissimo e la durata del disturbo brevissima, ma soprattutto la cosa è perfettamente naloga a quanto succede in un qualsiasi impianto di comunicazione satellitare. Ce ne sono a migliaia, nel mondo, e immagino la convivenza tra questi impianti e il traffico aereo sia stata presa inconsiderazione già molti anni fa. Se blocchiamo MUOS dobbiamo smettere di guardare la TV via satellite, di usare i cellulari satellitari, i GPS, i satelliti di tutti i tipi. Tutte queste tecnologie usano antenne identiche a MUOS per comunicare con i satelliti in orbita, installate altrettanto vicine ad aeroporti.

Un'ultima conclusione 

MUOS è pericoloso per la salute: quella di chi si vede arrivare un drone killer, o di chi si vede coinvolto suo malgrado in "operazioni di pace". Non per quella degli abitanti di Niscemi.



Riferimenti sugli effetti delle esposizioni a radiofrequenza:

I limiti internazionali (ICNIRP) e la rassegna di studi che li giustificano: Guidelines for limiting exposure to time-varying electric, magnetic and electromagnetic fields (up to 300 GHz). Health Physics 97(3):257-259; 2009. http://www.icnirp.de/documents/emfgdl.pdf
Rassegna della Royal Society Canadese: A Review of the Potential Health Risks of Radiofrequency Fields from Wireless Telecommunication Devices (1999) http://www.rsc-src.ca/en/expert-panels/rsc-reports/review-potential-health-risks-radiofrequency-fields-from-wireless

Rassegna delle conoscenze scientifiche sul tema:
http://xoomer.virgilio.it/albpales/Telefonia_mobile/toc-it.htm

Scheda dell’OMS:
http://www.who.int/docstore/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_183.htm


Note:

1) pag. 9 della relazione di Zucchetti e Corradu:
Si può evidenziare un rischio elevato per l’esposizione degli uccelli al fascio principale emesso dalle antenne paraboliche, che può risultare anche fatale, in quanto gli uccelli hanno una maggiore vulnerabilità agli effetti acuti delle microonde rispetto agli esseri umani (il rapporto superficie captante-peso è inferiore e sono animali a sangue freddo, con minore capacità di regolazione della temperatura interna).

2) Corradu e Zucchetti contestano pure questa realtà, mostrando ad es. di ignorare che il campo generato da MUOS è un "campo libero", e confondendo "campo vicino" con "campo reattivo".

domenica 28 luglio 2013

Interessi e moneta: il paradosso del banchiere nell'isola

Circola in rete una favoletta che racconta di un banchiere approdato su un'isola, e che vorrebbe dimostrare come mai siamo in crisi economica. Viene ripetuta in innumerevoli siti, ad es. qui, o più prolissamente qui, ma non ho trovato in giro una spiegazione semplice del perché sia una bufala; una spiegazione che temo non centri completamente il punto (si basa su una moneta a "Gold standard", come sull'isola, la nostra non lo è) si trova sul sito Signoraggio Informazione Corretta. Provo qui a dare la mia.

Non voglio difendere i banchieri. La finanza ha grossissime responsabilità, ma purtroppo non quelle indicate nella favoletta. E se non si capiscono i motivi veri di qualcosa difficilmente si troverà una soluzione. Se poi usi la soluzione sbagliata, anche quando hai trovato il colpevole vero non stai impedendogli di continuare a danneggiarti.

La storia dell'isola, in breve, è questa. In un'isola ci sono 100 persone. Un banchiere, anche lui sull'isola, presta a queste persone 1000 euro a testa, che questi usano per comprare e vendere tra di loro merci e servizi. Alla fine dell'anno, però, il banchiere chiede indietro i soldi con un interesse, poniamo dell'1%. E quindi vuole indietro 100 mila euro (1000 per abitante), più altro 1000 di interessi. Ma sull'isola ci sono solo 100 mila euro non 101 mila. Come potranno mai restituire il debito i poveri abitanti? Si indebiteranno sempre di più, finché il banchiere esigerà in restituzione tutti i beni dell'isola.

Se il banchiere presta 1000 euro a ciascuno dei 100 abitanti, come faranno questi a rendergli anche gli interessi, se sull'isola esistono solo quei 100.000€?
Secondo gli autori della storia quel che è successo con i nostri soldi è proprio questo. Il contante che circola è prestato dai banchieri agli stati, che così formano un debito pubblico sempre crescente senza aver mai fatto nulla di economicamente sbagliato. La soluzione sarebbe che gli stati si stampino direttamente i soldi, in quantità sufficiente a ripagare tutti i debiti pubblici.

In questo ragionamento ci sono talmente tanti errori che è difficile anche solo elencarli tutti in un singolo articolo, per cui mi limiterò a risolvere il paradosso del banchiere.

Evidentemente il banchiere della storia non mangia (anche se viene disegnato piuttosto grassottello), non beve, non si veste, non ha mai bisogno di un elettricista, falegname, muratore, idraulico. Insomma sta seduto tutto l'anno dietro al suo banco ad aspettare che gli tornino indietro i soldi. Per cui per rendere più realistica la storia assumiamo che il banchiere  presti pure a sé stesso 1000 euro. Alla fine dell'anno i suoi 1000 euro sono finiti, in fondo per fare il lavoro di banchiere usa del tempo, e non riesce a fare tutte le altre cose che gli altri fanno per vivere, o ne fa di meno (con soli 1000 euro l'anno non campa, quindi deve fare anche altro). Incidentalmente i 1000 euro di tutti gli isolani girano di mano molte, molte volte nell'anno, perché tutti han bisogno di mangiare, di riparare oggetti, eccetera.

Il banchiere deve pur mangiare. E così arrivano agli isolani i 1000 euro necessari per pagare gli interessi
Quindi i 100 abitanti si ritrovano alla fine dell'anno esattamente i 101 mila euro che servono a restituire il debito con gli interessi. I soldi in circolazione sono rimasti gli stessi senza creazione di nessun debito pubblico. Gli interessi servono a pagare il lavoro del banchiere. che come tutti gli altri abitanti mette in vendita i suoi servizi.


Chiaramente se si forma per qualsiasi motivo un debito (di solito perché si spende più di quello che si guadagna), e questi raggiunge livelli confrontabili con diverse volte il reddito annuo, pagare gli interessi diventa un problema. Finora il problema è stato nascosto sotto il tappeto, se il debito cresce, per il deficit o per gli interessi, meno dello "stipendio" (il PIL, o le tasse che ne rappresentano una frazione), sembra sostenibile. In realtà non lo è, il PIL semplicemente non può crescere a tasso costante all'infinito, e quindi, prima o poi, il problema esplode. Deve farlo, è inevitabile. Ma non c'entra nulla con il fatto che il denaro viene prestato.

Nel caso dei debiti degli stati va sicuramente capito in dettaglio come si sono mossi i flussi finanziari, chi ci ha guadagnato e perché, se si vuole arrivare a soluzioni eque. Ma è semplicemente falso che sia stata la creazione di moneta a creare il debito pubblico, o che sia impossibile pagare gli interessi senza creare nuova moneta, all'infinito.

lunedì 25 marzo 2013

L'urinoterapeuta

Tanti anni fa, quando Internet era giovane e le pagine web non c'erano ancora, esisteva Usenet, dove la gente chiacchierava in gruppi di discussione (lo fa ancora, ma molto meno). In una di queste "stanze tematiche", it.medicina, un bizzarro personaggio tempestava qualsiasi discussione con le sue teorie sui vaccini, causa di ogni male, e sulla miracolosa cura per qualsiasi patologia che consiste nel bersi un bicchierozzo della propria urina.

Si faceva chiamar "dottor Vanoli", finché fu costretto ad ammettere che la sua "laurea" era stata conseguita in uno di quei posti dove invii una tesi per corrispondenza, paghi una robusta tassa di iscrizione, e il diploma ti viene direttamente recapitato a casa.

Nel corso degli anni alcuni volontari raccolsero le sue affermazioni più caratteristiche, e compilarono una "FAQ", un elenco di domande e risposte in cui appunto le risposte erano frasi autentiche, il più possibile fedeli allo spirito del personaggio. Ormai le pagine web cominciavano a diffondersi, ed io per hobby collezionavo quelle contenenti le teorie più improbabili. Presi quindi in eredità anche la "Vanoli FAQ", che ho tenuta aggiornata (fino al 2000) nel mio sito presso l'Osservatorio di Arcetri.

Nel 2001, a Reggio Emilia, si tenne un convegno del CICAP. Io ero tra i relatori e il sig. Vanoli entrò in sala proprio durante il mio intervento. Prese la parola per le domande dal pubblico, e mi sfidò ad organizzare una sperimentazione medica, su pazienti veri, utilizzando i suoi numerosi metodi naturali. Nessuno tra i relatori al tavolo era medico, e io sudai freddo solo al pensiero di quanti anni di galera avrebbero potuto darci se, da non medici, avessimo mai fatto bere orina a pazienti sottraendoli alle cure vere. Per lui fu comunque un successo, per mesi si vantò del fatto che Comoretto non avesse avuto il coraggio di accettare la sua proposta, evidentemente perché sapevo che la sua sperimentazione avrebbe funzionato.

Successivamente fu vittima di una divertente burla. Nei gruppi Usenet qualcuno gli suggerì di occuparsi del grave problema del DHMO, sostanza chimica pericolosissima rinvenuta persino nei tessuti dei pinguini polari. In realtà il DHMO è una sigla complicata per la comune acqua, H2O, ma Vanoli ci cascò con tutte e due le gambe. Pubblicò sul suo sito il testo della burla, credendolo vero, e affermò che aveva personalmente eseguito analisi sulla pericolosa sostanza, confermandone la pericolosità.

Scoprii che aveva iniziato la carriera vendendo una specie di tubo Tucker per risparmiare carburante nelle auto, uno dei classici delle patacche. E nel 2002 ospitò sul suo sito la pubblicità del dott. Tullio Simoncini, un medico che sostiene che il cancro sia solo un'infezione micotica. Simoncini fu radiato dall'ordine in seguito alla morte di una paziente, e il sito di Vanoli venne oscurato.

Durante le indagini su Simoncini il suo sito fu sequestrato dalla guardia di finanza.

Ogni tanto lo ritrovavo, come "consulente" di associazioni alternative, ma non me ne occupai più. Finché qualche anno fa non mi chiamò il direttore di Arcetri. Un certo Vanoli aveva minacciato di querelare l'Osservatorio in quanto nel suo sito era pubblicata una pagina fortemente diffamatoria nei suoi confronti. Certo, tutto quanto vi era riportato erano suoi scritti, ma evidentemente accostare troppe panzane in una pagina sola era chiaramente diffamatorio. Qualcuno dei suoi clienti avrebbe potuto capire con chi aveva a che fare. Spostai la FAQ dove si trova ora, e lasciai sulla mia pagina del sito di Arcetri solo un link. Non bastò, dopo poco arrivò una nuova richiesta di rimozione, questa volta ignorata, perché anche un link è diffamazione. Ah, venivo anche diffidato dal raccontare questa storia in pubblico.

Delle teorie di Vanoli si occupò poi, con molta maggior competenza, il dott. Salvo di Grazia, nel suo blog "Medbunker". Rimando al suo articolo per una attenta disamina delle cavolate megagalattiche interessanti teorie.

Ed ultimamente il nostro è stato intervistato in qualità di consulente sulle tematiche di medicina ed ambiente del Movimento 5 Stelle, sfoderando un repertorio purtroppo solo parziale delle sue teorie. Ma sufficiente a far ridere mezza Italia. Oltre all'immancabile urinoterapia, ha molto colpito l'idea che le vaccinazioni modifichino il DNA e rendano gay, te e i tuoi discendenti. Ci si meraviglia che ci siano in giro così tanti eterosessuali, visto che le vaccinazioni sono obbligatorie da circa mezzo secolo. E per fortuna non ha parlato di UFO, antigravità, creazionismo, fusione fredda o DHMO. Chissà, forse ora minaccerà di denuncia anche il giornalista.

Il M5S ha preso le distanze ma troppo tardi, Internet non dimentica e quindi è stato fin troppo facile ritrovare le discussioni il cui le opinioni di Vanoli venivano molto apprezzate. A difesa dei grillini, probabilmente nessuno si era preso la briga di consultare la Vanoli FAQ: hanno solo visto uno che portava supercazzole brematurate con scappellamento a sinistra spiegazioni scientifiche alle teorie del guru, l'AIDS è un complotto, i vaccini fan malissimo (vedi la posizione del M5S Lombardia sull'abolizione delle vaccinazioni obbligatorie), e via ad applaudirlo.

Insomma vale un vecchio slogan: se lo conosci lo eviti. Ma per conoscerlo serve informarsi, e quindi sono contento di non aver ceduto alle minacce di querela.

mercoledì 13 marzo 2013

Addio ad una amica


Se sei fortunato nella vita ti capita di incontrare una persona eccezionale, una di quelle che ha fatto un pezzo di storia, che ha lasciato un segno, nella vita di tutti i giorni e nella società in cui viviamo. Quelle veramente eccezionali non ti accorgi di chi siano se non dopo averle incontrate e cominciate a frequentare. Ti rendi subito conto che hanno uno spessore, ti trasmettono qualcosa, ma ci tengono a che tu ti rapporti con loro per le persone che sono, e non per quel che rappresentano.

Trent'anni fa ho incontrato, per caso, una di queste persone. Una signora che è stata una specie di zia nei miei anni di università a Pisa, conosciuta perché, comunista storica, ha voluto avvicinarsi alla religiosità cattolica, e ha cominciato a frequentare la parrocchia che frequentavo anch'io. La cosa non ha funzionato, per lei, ma l'amicizia è rimasta.

Il nome all'inizio non mi diceva niente, Teresa Mattei mi ricordava solo il Mattei dell'ENI, con cui non c'entrava nulla. Ma nelle tante serate a cena insieme, ogni tanto saltava fuori un riferimento a Togliatti, alla Costituente, alla resistenza. E pian piano ho scoperto chi era quella signora sulla sessantina, con la parlata sempre pacata. Tra le fondatrici dell'UDI, la più giovane  partecipante alla Costituente di cui fu segretaria. Molte cose su di lei mi sono arrivati da racconti di altre persone, lei non raccontava mai le cose di cui vantarsi, i gesti "eroici", come la storia della sua tesi di laurea. Raccontò del fratello, suicidatosi per non tradire i compagni sotto la tortura dei nazisti. Un aborto, imposto per motivi di partito, non stava bene che una dirigente comunista avesse un figlio illegittimo.

Ed episodi più divertenti, come quando un controllore la scoprì, vestita semplicemente e che mangiava una mela, nel vagone riservato ai parlamentari: "E tu che ci fai qui?" "Sono deputata, devo andare alla Costituente" "Sì, raccontane un'altra". O la famosa storia delle mimose. Nell'UDI si parlava di che fiore associare all'8 Marzo, e vennero tirate fuori addirittura le orchidee. "E chi se lo può permettere, sono matte?" Così lei propose un fiore semplice, che si può trovare nei campi, senza stare a spendere. Mi confermò quello che avevo sempre sospettato leggendo "Il barone rampante": Calvino amava arrampicarsi sugli alberi. E tante, tante discussioni sulle cose più disparate, dagli anni di piombo, ai figli, ai diritti dei bambini. Si lavava i piatti della cena assieme, con uno strano grembiule che lei aveva inventato per gli operai nelle fabbriche, se finiva dentro un macchinario si sfilava senza trascinarci dentro chi lo portava.

Finché lei non si è trasferita ad Usigliano, un microscopico paesino dell'entroterra pisano, e io a Firenze, a fare l'astronomo. L'ho rivista una decina di anni dopo, raccontava ad un convegno del suo lavoro per il diritti del bambini alla comunicazione. Passammo una serata assieme, in cui ritrovai la sua passione, il suo modo insieme pacato e infervorato di affrontare il mondo.  Poi non l'ho più rivista. Qualche mese fa l'ho sentita rammentare da Benigni, nel suo spettacolo sulla Costituzione. E oggi un'amica comune mi ha segnalato l'articolo di Repubblica che ne riferiva la morte, a 92 anni.

venerdì 8 marzo 2013

Eroe o traditore del PIL?

Nell'ultmo mese mi sono dato da fare per aumentare il PIL. La causa un incidente stradale in cui sono rimasto coinvolto con il mio scooter elettrico. Tra danni a me e all'altra auto, spese mediche, ticket ecc. probabilmente ho messo in moto circa 2-3000 euro, una manna di questi tempi.

Ma nello stesso tempo mi sono dato da fare per non aumentarlo. Lo scooter l'ho riparato da me, spendendo circa 120 euro di pezzi di ricambio per sistemare il danno qui sotto. Per confronto la proprietaria dell'auto, con danni essenzialmene al paraurti, ha pagato al carrozziere circa 8 volte tanto. Soprattutto mi sono guardato bene da andare per avvocati. Mi sembrava di aver torto, l'ho ammesso e ho pagato senza cercare di ottenere un concorso di colpa, che con un buon avvocato e senza testimoni riesci sempre a spuntare, e che magari forse anche un po' ci stava. Quindi niente lavoro per l'avvocato, niente soldi per i danni fisici che ho subito (fermo di un mese), niente aumento dell'assicurazione per la signora. Potevo tranquillamente raddoppiare il giro di soldi coinvolto, probabilmente anche triplicarlo o quadruplicarlo.


Nel frattempo, forzato a casa, ho imparato a panificare con la pasta madre. Ho praticamente azzerato le mie visite dal panettiere. Niente di confrontabile con le cifre di cui sopra, siamo a pochi euro la  settimana, ma è nella stessa linea.

Tutto questo per riflettere un attimo. Il mio comportamento irresponsabile, se adottato a livello nazionale, porterà ad un sacco di avvocati, assicuratori, meccanici, carrozzieri (e panettieri) che non avranno da lavorare. Siamo in crisi, c'è bisogno di lavoro. Occorre rilanciare la crescita. Apparentemente un ottimo sistema sarebbe aumentare gli incidenti stradali, possibilmente incoraggiando i contenziosi.

E continuo a chiedermi, con tutti i bisogni reali della gente, possibile che per far andare l'economia occorra continuare ad acquistare auto che non stanno più nelle strade, telefonini e computer nuovi (qello con cui scrivo è un portatile del 2003 che funziona benissimo), evitare di riparare le cose (ho appena aggiustato il microonde dei miei figli, usando un integrato recuperato da un vecchio TV), e invocare una crescita che ormai fisicamente non ha più spazio dove avvenire?