venerdì 30 gennaio 2009

Cappuccino e brioches

(il post è stato modificato il 7/3/2009)

Un tizio entra in un bar ed ordina cappuccino e brioches. Ma il barista gli risponde che le brioches sono finite. "Allora mi dia latte e brioches". E poi prova con cioccolata e brioches, caffé macchiato e brioches, niente da fare, il barista risponde sempre "Ma le ho detto che non ho più brioches!". Alla fine se ne va seccato, ed incontra un amico a cui racconta la disavventura. "Fossi stato in te, gli avrei sbattuto in faccia tutte le dannate brioches!"

L'on. Brandolini, assieme ad altri suoi compagni di partito, ha presentato una curiosa interrogazione, che mi ricorda questa barzelletta.

In passato aveva presentato ben due interrogazioni sulle "scie chimiche" (qui e qui) alla quale è stato risposto dai ministeri interessati che:
  • le scie che vediamo dietro agli aerei sono scie di condensa
  • non è noto al Governo nessun volo, militare o civile, che rilasci scie chimiche
  • nessun aereo militare italiano è attrezzato per spargere sostanze chimiche in atmosfera
  • non esiste nessun accordo tra Italia e Stati Uniti riguardante scie chimiche (immagino ad es. autorizzazioni al sorvolo da parte di ipotetici "tanker" statunitensi)
Insomma, quanto di più chiaro si possa dire per affermare "non ci sono scie chimiche".
Ma evidentemente non basta, perché il nostro onorevole rappresentante ha nuovamente chiesto (testualmente):
  • quali ricerche scientifiche siano state effettuate, quali indagini siano state svolte e quali elementi siano stati raccolti sull'insieme dei voli, militari e non, effettuati nello spazio aereo nazionale, da qualunque soggetto, che abbiano avuto come effetto il rilascio di scie chimiche;
  • se non ritenga di monitorare e registrare i tempi, luoghi e modalità entro cui nello spazio aereo nazionale si formano scie chimiche in modo di realizzare una banca dati utile a definirne la natura e le eventuali conseguenze su salute, clima e ambiente;
  • se l'Aeronautica militare o altri soggetti pubblici siano coinvolti e con quali compiti nel progetto di cooperazione Italia/USA su scienza e tecnologia dei cambiamenti climatici.(4-02154)
Insomma, si chiede di fornire informazioni su un fenomeno che non esiste. O quantomeno, anche ipotizzando sia tutto un gigantesco complotto, lo si chiede a chi ha negato, con forza, il fenomeno. Si va dal "fornitemi un resoconto dettagliato di tutti i voli di Babbo Natale il 24 Dicembre", al chiedere ad un ateo convinto la prova dell'esistenza di Dio.

L'ultimo punto merita un chiarimento, che serve anche a capire meglio come ragionano certe onorevoli persone. L'accordo di cooperazione sui cambiamenti climatici riguarda gli studi sul noto problema del riscaldamento globale, ed è un accordo di tipo scientifico, civile, non militare. Non parla in nessun modo di esperimenti di controllo del clima. Questo è stato fatto presente all'on. Brandolini, ma evidentemente non l'ha capito. O non lo vuol capire.Aggiungo per l'archivio delle scie chimiche questa foto di un Boeing 747 presa sopra Vigo di Fassa il 4 Gennaio. Cielo limpido, sembrava di toccarlo, ma era a 11500 metri, circa 10 km sopra di me, scia NON persistente, ma bella lunga. L'aereo si vedeva grande quasi come la Luna piena.

Aggiornamento, 7 marzo:

L'ineffabile comandante Straker, sul suo blog, non riesce a capacitarsi di come la foto qui sopra rappresenti un Jumbo Jet a 10 km. E come abbia fatto io a calcolare quella distanza. Per gli altri lettori, vorrei suggerire un semplice esperimento. Visualizzate la foto con un programmino che consenta di "zoomarla". Cambiate le dimensioni finché l'apertura alare risulti di 6 millimetri e mezzo. Guardatela da un metro di distanza. Un Jumbo Jet a 10 km si vede esattamente così, visto che la sua apertura alare è di 64 metri.

Ora ingrandite l'immagine finché l'apertura alare è di 6 cm e mezzo (64 mm), e fotografate lo schermo con la vostra macchina fotografica da 10 metri di distanza, con lo zoom al massimo. Quando fotograferete un Jumbo Jet, potrete calcolare la sua distanza con una semplice proporzione, confrontando le due foto. E senza telemetri!

mercoledì 28 gennaio 2009

La fisica delle scie chimiche


Leggendo i siti sul complotto delle scie chimiche, non si riesce mai a trovare una spiegazione chiara su come si formino le scie di condensa. Il meglio che si trova è un riferimento a un sito della NASA, in cui viene indicato che le scie si formano quando la temperatura è inferiore a -40 centigradi, l'umidità relativa maggiore del 70%, e la quota superiore ad 8000 metri.

Anche nei siti più seri, difficilmente c'è una spiegazione che non richieda matematica. E soprattutto è difficile capire la differenza tra scie persistenti e non. La FAQ del CICAP spiega chiaramente che le scie si possono formare anche se non c'è un grammo di umidità nell'aria, se fa abbastanza freddo, ma per non scrivere un poema non spiega perché. Altrove lo si spiega, ma con un bel po' di formule. Non so se avrò più successo, ma ci provo.

Andando molto in sintesi, le scie si formano perché lo scarico degli aerei contiene un sacco di acqua. La benzina è un idrocarburo, è fatta cioè da carbonio ed idrogeno. Bruciando, produce anidride carbonica ed acqua. Un kg di benzina brucia assieme a circa 17 kg di aria, producendo 1,4 kg di acqua, 3 Kg di anidride carbonica e circa 14 kg di aria senza ossigeno.

Quindi gli scarichi di un aereo contengono circa l'8% di acqua, quasi 80 grammi ogni kg di gas di scarico. Sono molto caldi (diverse centinaia di gradi) per cui quest'acqua è sotto forma di vapore. Ma gli scarichi si mescolano rapidamente con l'aria fredda (e di solito piuttosto secca) presente intorno all'aereo. Questo ha due effetti:
- l'acqua (vapore) contenuta nei gas di scarico si raffredda
- l'acqua si diluisce

Se riesco a raffreddare il vapore abbastanza velocemente, prima che si diluisca troppo, ho sempre una scia di condensa.

Ad esempio immaginiamo che l'aria sia a -45 gradi, cioè la temperatura di stanotte sopra Roma, a 7100 metri. Se mescolo una parte di gas di scarico, a 500 gradi, con 100 parti di aria fredda e assolutamente secca a -45 gradi, ottengo dell'aria con 1/100 dell'acqua originale (0,8 grammi per kg di aria) alla temperatura di 5,5 gradi più alta dell'ambiente , cioè a -39,5 gradi circa. A quella quota e a quella temperatura l'acqua condensa se supera 0,4 g/kg, per cui il gas di scarico condensa. Si forma una scia, a poco più di 7000 metri, e con 0% di umidità relativa. Questa è banale fisica, non sono mie illazioni, i conti se li può rifare qualsiasi studente di fisica del primo anno di università.

I conti sono complicati, dipendono da tante cose come l'effettiva temperatura degli scarichi, quota, umidità, ma il risultato è che a queste quote, se la temperatura scende sotto temperature di 42 - 45 gradi sottozero (a seconda della quota), la scia si forma comunque. Queste temperature le troviamo praticamente sempre d'inverno, ma anche d'estate se saliamo abbastanza di quota. E chiaramente se l'atmosfera contiene già dell'acqua, questa si somma a quella dello scarico, e la scia si forma più facilmente, anche a -37 gradi.

45 sotto zero di solito si trovano a quote più alte, ma anche d'estate a 10.000 metri sono la norma. Aerei a 10.000 metri ce n'è un bel po'. In una giornata tipica, sopra la mia testa, ne conto almeno un paio in 10-15 minuti, spesso di più. La cosa non stupisce troppo pensando che In vacanza sulle Dolomiti, ne vedevo due o tre ogni volta che alzavo gli occhi al cielo. Quasi tutti con la loro brava scia. E posso rifarmi i conti per le quote di volo tipiche odierne, tra gli 8000 e gli 11.000 e passa metri, guardandomi un tracciato di una radiosonda per avere un'idea della temperatura tipica dell'aria a quelle quote.

Che succede alla scia una volta che si è formata? La scia continua a diluirsi. A quelle temperature l'acqua ghiaccia subito, ma se continua a diluirsi e se l'aria è secca, molto presto sublima, cioè passa direttamente da ghiaccio a vapore, come succede con la naftalina. Alle condizioni dell'esempio indicato sopra, il ghiaccio sublima se ho meno di 0,14 grammi di acqua per kg di aria. La scia dura qualche minuto e poi svanisce. Come per la lunga, ma non persistente scia nella foto qui sopra, di un aereo che passava a circa 9-10 km di quota, e 15 di distanza da casa mia, il 2 dicembre.

Ma se l'aria conteneva già un po' di umidità, succede una cosa interessante. Se l'umidità è più di quella che serve a condensare, si formano nubi. Cirri, a quelle quote, veli, foschia che nei siti dei sostenitori del complotto sono attribuiti alle scie stesse. Se è un po' meno di questa, l'acqua non condensa (fino a quando arriva quella prodotta dall'aereo, e si forma la scia), ma il ghiaccio non riesce a sublimare. Una volta che la scia si è formata, non può più svanire. Abbiamo una scia persistente.

Nell'esempio fatto sopra se l'aria a -45 gradi conteneva più di 0,14 grammi di acqua per kg (umidità relativa del 70%, ma in assoluto una bazzecola, 140 milligrammi), posso diluire gli scarichi quanto mi pare, ma il ghiaccio non sublimerà mai, neppure dopo ore. La scia si espande, si sposta di lato per il vento (per cui se passa un altro aereo nella stessa via avremo una scia parallela), si sfrangia, ma non svanirà del tutto. Visto che di aerei ne passano alcuni l'ora, si formano rapidamente reticoli come quello qui accanto.

L'aria ad alte quote è molto fredda, ma di solito secca. Però la quantità di acqua che serve a bloccare la sublimazione è davvero poca. A -55 gradi e 10.000 metri sono solo 60 milligrammi per kg di aria. Misurare queste umidità è complicato, i sensori delle radiosonde a queste temperature tendono a dare un po' i numeri del lotto, soprattutto visto che devono fare queste misure velocemente, mentre il pallone sonda sale di quota e le condizioni esterne variano in modo rapido. Inoltre l'umidità varia moltissimo da un punto all'altro dell'atmosfera, e posso avere condizioni per la formazione di scie in un punto, ma non 100 metri di lato, o avanti. Ad esempio in questa foto si vede un aereo che attraversa un cirro, lasciandoci dentro una brevissima scia. La quota è relativamente bassa, intorno agli 8000 metri, e difatti la scia si forma (e persisterà) solo all'interno della zona umida della nube. Nell'inserto un ingrandimento dell'aereo, passato sopra casa mia il 17 novembre.


Quanto sono frequenti le condizioni per scie persistenti? Sono state fatte campagne di misura con aerei attrezzati appositamente, e si trova che alle nostre latitudini succede circa un giorno su 3-4. Più d'inverno, ma guardandosi i dati delle radiosonde (palloni che misurano le condizioni dell'aria, e vengono lanciati quotidianamente da alcuni aeroporti), anche in Agosto un 3 giorni con possibilità di scie persistenti si trovano. Basta succeda ad una particolare quota, e con tutti gli aerei che ci sono si formeranno decine di scie, che dureranno ore. Con sullo sfondo aerei a quota diversa, che mostrano solo le normali scie non persistenti.

mercoledì 21 gennaio 2009

Che male fanno?

Un lettore ha commentato, in un mio precedente post sul futuro della ricerca, che i medici (rettifico, i ricercatori in medicina, o almeno una loro parte) sono una banda di criminali, vedi i soldi che fanno con il falso mito dell'AIDS. Ho perso la pazienza, e devo averlo trattato piuttosto male, visto che non ha più replicato. In effetti l'ho gentilmente invitato ad inocularsi l'HIV, se è davvero convinto che non faccia male, o a non dire simili idiozie. Per chi vuole farsi un'idea sull'argomento e non vuole ricorrere a questi metodi estremi, consiglio la lettura del sito (in inglese...) AIDStruth.

Le idee sulla falsa correlazione tra HIV e AIDS, portate avanti soprattutto dallo scienziato Peter Duesberg (che, incidentalmente, non ha mai messo in pratica il suo proposito di inocularsi il virus per dimostrare le sue tesi), han fatto un bel po' di danni. Leggo oggi, nel bel blog Bad Science, di Ben Goldacre, che l'attivista Chistina Maggiore, una sieropositiva che si è battuta contro l'uso di farmaci antiretrovirali, è morta il 27 dicembre. Di AIDS, ovviamente (di polmonite, dopo 6 mesi di malattia, non una morte piacevole), aggiungendo il suo nome alla lunga lista di negazionisti dell'AIDS morti di AIDS. Una breve biografia della Maggiore si trova su Wikipedia (inglese).

La Maggiore ha scritto un libro "E se tutto quello che pensavi di sapere sull'AIDS fosse sbagliato?". Una sua biografia si trova in molti siti di "controinformaizone", dove è descritta come come una donna in buona salute. Infatti essere sieropositivi significa, secondo questi siti, solamente che il test risulta positivo, ma non che si è malati, il test risulterebbe positivo anche in molte persone sanissime. E chi è malato lo è per altre cause, non per un virus. Ma contrariamente a questa teoria, la signora Maggione è morta.

Ha avuto una figlia, Eliza Jane, e ha rifiutato di assumere farmaci antiretrovirali nonostante sia provato che riducono notevolmente il rischio di trasmettere la malattia al nascituro (ma lei non era malata...). Si è fatta fotografare con la scritta "No AZT" sul pancione, influenzando probabilmente altre donne a fare altrettanto. La ha allattata al seno, nonostante le evidenze che il virus si trasmette con il latte (ma l'AIDS non è mica contagioso...). Eliza Jane ha contratto da lei l'AIDS, ed è morta a 3 anni. Naturalmente, nonostante tutte le evidenze dell'autopsia indicavano un'infezione da HIV, la versione della madre è che è morta per una reazione allergica ad un antibiotico.

Le tesi di Duesberg sono state adottate dal governo sudafricano, che evidentemente aveva buoni motivi per non spendere soldi in costosi farmaci (e qui spezzo una lancia a favore della campagna per la possibilità di utilizzare farmaci generici nei paesi emergenti). Si stima che questo abbia causato 171 mila nuovi casi di AIDS nella regione, tra il 1999 e il 2007. Non è solo il problema degli infetti, ma anche del bacino di malattia che si crea in questo modo.

E nel frattempo nel 2008 sono morte di AIDS tre milioni di persone.

mercoledì 7 gennaio 2009

Requiem per una bici

E' un brutto periodo. Ma la ciliegina sulla torta è stato trovare stamane, alla rastrelliera per bici, la catenona orfana. Qualcuno è riuscito ad aprirla, ha tagliato l'altra catena (pure da moto, di quelle toste), portato via la bici (di Rossella), e ha pure richiuso il tutto. A soli 9 mesi dall'acquisto, dopo un precedente furto.

Qui a fianco e sotto potete vedere la bici e le due catene, regolarmente passate tra i due montanti del telaio, prima del fattaccio. Cliccando sulla foto potete vederla ingrandita, e valutare le due catene. Catena e lucchetto pesano un 5 chili, per cui il secondo lucchetto, da usare per legare la bici negli spostamenti quotidiani. Il lucchetto era dato di sicurezza, con chiave tipo quella delle auto, cilindrica con segmenti intagliati su due facce. Non è stato forzato, funziona ancora perfettamente, e sospetto sia stato lasciato lì per spingerci a riusarlo, e quindi a farci ri-fregare la bici.

La cosa ci lascia con molti interrogativi:
- come han fatto?
- come mai han rubato solo una bici chiusa con due lucchetti pesi, lasciando lì tutte le altre (alcune niente male) chiuse con la catenina di ordinanza, o addirittura solo alla ruota anteriore sganciabile?
- come mai due bici in 9 mesi, ma ce l'hanno proprio con noi?
- come fare per evitare che ti rubino la terza? Affittare un garage, a Firenze, costa circa una bici al mese.

Concludo con una nota positiva. Dopo le ordinanze degli ultimi mesi, il Comune sta installando dappertutto un sacco di rastrelliere. Di quelle belle, a "U" rovesciata.

Aggiornamento (30 gennaio):
Stanotte ho notato l'assenza di una bella bici da una rastrelliera in viale Giannotti. Probabilmente anche lei vittima dei soliti, anche lei aveva il lucchetto a chiave cilindrica. Quindi la tecnica è rubarle a macchia di leopardo, in modo da non destar troppo allarme. Scegliendo le meglio e fregandosene dei lucchetti.