lunedì 27 settembre 2010

Formulario A/38

"Oggetto: Tracciabilità dei flussi finanziari L. n. 136 del 13 agosto 2010
Cari colleghi, si informa che dalla data odierna non possiamo emettere buoni d'ordine in quanto non sono chiari i requisiti necessari ai fornitori per avere rapporti con la pubblica amministrazione."

Con questa mail la mia amministrazione mi comunicava, 10 giorni fa, che non posso spendere nulla. Come credo in qualunque pubblica amministrazione italiana. Non importa se mi servono dei componenti elettronici per terminare il mio strumento che deve essere pronto per la settimana prossima o se devo far riparare uno strumento che si è guastato. O se mi scade l'offerta con le condizioni vantaggiosissime che ero riuscito a strappare al rappresentante. E immagino succeda lo stesso se servono penne o carta in una qualunque segreteria, se si rompe un computer fuori manutenzione in un ufficio, per il materiale scolastico,... Gli ospedali si salveranno in quanto ormai SpA?

Immaginatevi una ditta, in cui improvvisamente nessuno può più comperare nulla. Ma anche a casa vostra, il conto del droghiere o del supermercato ve lo passano, ma se si rompe una lampadina vi arrangiate. Certo, è un problema temporaneo, presto (quando?) si stabiliranno questi fantomatici criteri di tracciabilità, qualche burocrate stabilirà che se compili il formulario A/38 quei soldi sono sicuramente non destinati alla mafia o ai paradisi fiscali. Ma non si poteva farlo prima?

Per ora le ipotesi più gettonate sono due:
  • se per un mese si blocca tutto, lo Stato risparmia. La gente disperata si sarà comperato le penne e i toner di tasca propria (ah, le piccole spese rimborsate dietro presentazione di scontrino sono abolite dalla stessa circolare) o semplicemente non avrà erogato dei servizi per impossibilità a farlo.
  • ci sarà una insurrezione contro la L.136, che verrà abrogata per manifesta inapplicabilità. E quindi la lotta ai flussi finanziari sporchi resterà una bella ma utopica idea.
Aggiornamento (8/10/2010)
Dopo un mese, ci comunicano che si possono fare ordini fino a 500 euro di spesa. Ancora riparare uno strumento, o comperare un pezzo non banale di uno strumento non si può, ma almeno la cancelleria sì. La settimana scorsa il direttore, con dichiarazione di urgenza per motivi sanitari e solito plico di carte bollate, è riuscito a far accettare l'ordine per la carta igienica.
(25/10/2010)
Le pubbliche amministrazioni si stanno muovendo in ordine sparso. Ciascuno interpreta come può le disposizioni, chi autorizza spese con motivi di urgenza, chi ha deciso di fregarsene, chi ammette spese fino a 500 euro, ma solo per spese di funzionamento (voce B), non per investimento (voce A). E naturalmente per ordini sui 1000-1500 euro si fraziona alla grande. Ma visto che una soluzione al problema è ancora al di là dell'orizzonte, ci si arrangia. Vecchi
o metodo all'italiana, la burocrazia rende le cose impossibili, ma siccome sono impossibili ma occorre farle, ci si arrangia.

lunedì 20 settembre 2010

Ferrovie postpicco

Oggi ero per lavoro all'osservatorio di Monteporzio, vicino a Frascati. Cerco sempre di viaggiare in treno, nonostante frequenti disavventure. Finivo tardi, per cui mi ero preso il biglietto per l'ultimo treno della giornata, partenza da Frascati alle 7 e mezza, un quarto d'ora di coincidenza a Roma (dopo un tragitto di mezz'ora) e poi l'ultimo treno decente per Firenze alle 8 e un quarto. Dopo di quello solo un treno notturno, che oltre ad arrivare quasi alle due di notte mi lascia in una stazione periferica, con il mio motorino che mi aspetta a S. Maria Novella.

Arrivando a Termini già ho un brutto segnale: gli altoparlanti annunciano che il treno da Frascati della mattina oggi è stato soppresso per motivi tecnici. E naturalmente il mio treno da Frascati riesce ad accumulare 25 minuti di ritardo, un treno merci si è piantato lungo la linea. Speranzoso consulto il sito di Trenitalia e scopro che esiste un treno, che mi era sfuggito, alle 8 e mezza, forse correndo ce la faccio. Invece niente, quel treno non esiste.

la schermata del sito delle FFSS con il treno fantasma delle 20:30

Provo a vedere se riesco a cambiare il mio biglietto alle macchinette self service, ma non è possibile, troppo tardi, tempo scaduto. Vado quindi alla biglietteria, tanto ho tempo, il treno notturno parte tra due ore, da Tiburtina, e non ci sono treni locali per Tiburtina prima di un'ora (c'è la metropolitana, ma significa un altro euro da sborsare). La biglietteria di una delle stazioni più trafficate d'Italia ha 4 sportelli aperti. Provo a prendere il tempo, riescono a servire in media una persona ogni 5 minuti. Trent'anni fa, quando i bigliettai scrivevano i biglietti a mano, ci mettevano in media un minuto a persona. Certo, ora devi prenotare, scegliere tra una trentina di tipi diversi di biglietto, e guai a sbagliarsi.

Dopo 20 minuti una dei 4 bigliettai stacca, sono le 9 e 5, ha passato 10 minuti a risolvere il problema di una anziana signora e ci metterà altri 10 minuti a chiudere tutto. Immagino dovesse termiare il turno alle 9, ha fatto anche più del suo.

Finalmente, dopo 40 minuti, tocca a me. Mi raccontano che sono fortunato, oggi pomeriggio la fila riempiva tutto l'atrio. L'addetto è gentile, mi dice che il biglietto non è rimborsabile, non ci sono altri treni fino a domattina, ma posso spostare la prenotazione. Lo userò per la prossima riunione tra due settimane. Mi è andata bene, sono 44 euro che avrei rimesso di tasca mia, Brunetta due biglietti per la stessa riunione non me li passerebbe proprio.

Già che ci sono compro i biglietti per andare a trovare i miei, mio padre compie 85 anni tra pochi giorni. Cerco un biglietto che non sia un eurostar, ma desisto, dovrei cambiare tre treni con coincidenze di pochi minuti, o metterci 8 ore, incece di 4 (per 350 km). Trent'anni fa ce ne voleva 3 e mezzo, con l'intercity. Il biglietto mi costa 90 euro, quel che spende la mia collega per il volo A/R da Palermo a Ciampino.

Sul treno per Tiburtina provo ad andare in gabinetto, giro tre carrozze per trovarne uno in servizio. Alla stazione Tiburtina han sostituito quasi tutti i cartelloni con gli orari con pannelli elettronici: uno mi mostra i treni a partire dalle 6 di domattina, un altro quelli dell'ora appena trascorsa (in effetti con tutti i ritardi è un'idea utile). Trovo finalmente un cartellone cartaceo e il mio treno è al binario 17.

Il treno è strapieno, gente di tutti i colori, una babele di lingue. Nel mio scompartimento due persone hanno la stessa prenotazione. Il controllore controlla, e sconsolato dice che non ci può far nulla, non ci sono più posti disponibili.

Cedo il posto ad una signora anziana. La cosa incredibile è che nessuno litiga, tutti cercano di spartire i disagi, una ragazza col posto prenotato si mette sullo strapuntino, altri fanno a turno, dopo un po' un ragazzo mi dà il cambio cedendomi il suo posto. Il treno ora è fermo in aperta campagna e le due di notte cominciano a prospettarsi come un'ipotesi molto ottimistica.

Sul biglietto è scritto che ho risparmiato ben 62 kg di CO2, rispetto ad un volo in aereo. Lo so, un aereo Firenze Roma è un assurdo, e rispetto all'auto il risparmio, secondo loro, è di 25 kg: 10 litri di benzina. Ho il sospetto che anche questo sia esagerato, comunque non tiene conto del taxi che dovrò prendere a Firenze, dei costi indotti da tutti questi disservizi, del costo mastodontico di una macchina fatta per fornire un servizio pessimo a costi molto alti. Macchina che sta cascando letteralmente a pezzi. Forse anche questo è il segnale di qualcosa che ci stiamo lasciando alle spalle.