sabato 9 marzo 2024

Esperienze di dialogo, più o meno riuscite

Il Comune di Livorno ha istituito, alcuni anni fa, un Tavolo delle Religioni, a cui erano invitate tutte le confessioni religiose presenti sul territorio. Ci sono dentro un po' tutti, cattolici, valdesi, musulmani, ebrei, buddhisti, Hare Khrishna, mormoni, e tanti altri, Livorno ha una lunga tradizione di multiculturalismo. Si tratta di un organo consultivo del Comune, presieduto dal sindaco (rappresentato da un assessore), che ha lo scopo di discutere di tematiche che coinvolgono le comunità religiose e di organizzare varie iniziative di dialogo tra visioni differenti. A questo riguardo sono state organizzate diverse iniziative e dibattiti, molto interessanti. Da diversi anni si sta inoltre cercando di avere una Sala del silenzio, nell'ospedale cittadino, un luogo di raccoglimento, meditazione, e (per chi prega) di preghiera. 

Firma del protocollo istitutivo del Tavolo delle Religioni
(dal sito del Comune di Livorno)

Due anni fa qualcuno ha notato che, in una società dove un terzo delle persone si dichiara non credente, il Tavolo era monco senza qualcuno che ne portasse i punti di vista. A riguardo è utile ricordare quanto dice il documento conclusivo della riunione di Vienna dei rappresentanti degli Stati partecipanti alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (1986-1989), che all’articolo 16 recita: 

Al fine di assicurare la libertà dell’individuo di professare e praticare una religione o una convinzione, gli Stati partecipanti, fra l’altro, 1. adotteranno misure efficaci per impedire ed eliminare ogni discriminazione per motivi di religione o convinzione nei confronti di individui o comunità per quanto riguarda il riconoscimento, l’esercizio e il godimento dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in tutti i settori della vita civile, politica, economica, sociale e culturale e assicureranno l’effettiva uguaglianza fra credenti e non credenti; 2. favoriranno un clima di reciproca tolleranza e rispetto fra credenti di comunità diverse nonché fra credenti e non credenti. 

Altri documenti della Comunità Europea ribadiscono il concetto: le organizzazioni filosofiche e non confessionali, a cui atei ed agnostici aderiscono, sono considerate allo stesso modo delle confessioni religiose. Il fatto di credere o meno in Dio (cosa che oltretutto non è neppure scontata per alcune religioni storiche, come alcune branche del buddhismo) non è una discriminante in uno Stato laico, che ha il compito di favorire una reciproca tolleranza. Quindi al Tavolo (che ha cambiato il nome in Tavolo delle Religioni e delle Spiritualità) hanno aderito l’Unione Atei ed Agnostici Razionalisti (UAAR) ed Arci Atea. Si Sono organizzate insieme alcune iniziative, con dibattiti interessanti sui punti che atei e credenti hanno in comune e sulla reciproca convivenza. 

Un cambiamento del genere deve essere ratificato. Si è discusso assieme sulle modifiche da fare al protocollo d'intesa, ed una volta che questo è stato accettato da tutti (cattolici inclusi) è stato approvato all'unanimità in Giunta Comunale. Ma al momento della firma, il Vescovo di Livorno ha comunicato che non avrebbe firmato. Le motivazioni sono state inviate in una lettera (privata) al Sindaco ma, anche dopo una richiesta formale, non sono state comunicate al Tavolo. Comunque è chiaro che l’oggetto del contendere, unica modifica sostanziale, è la presenza di associazioni di atei. 

A questo punto la situazione è di stallo: la firma del protocollo è stata sospesa, il Tavolo continua a riunirsi, ma il rappresentante della Chiesa Cattolica agli ultimi incontro non era presente. In uno Stato normale si proseguirebbe l’esperienza del Tavolo senza la presenza della componente cattolica, ovviamente sempre benvenuta qualora cambiasse idea, ma non siamo in uno Stato normale. Un tavolo che ha lo scopo di favorire il dialogo funziona male se manca la maggiore componente, e a maggior ragione il Comune (ma in realtà nessuno) vuole lo scontro. In una città dove protestare perché suonano le campane alle 6 di mattina è considerato un gesto intollerante, dove ad ogni manifestazione pubblica è presente un sacerdote cattolico a benedire, dove il giornale locale pubblica articoli a piena pagina in cui il Vescovo parla di possessioni diaboliche e di come combatterle, è anche ritenuto normale che la Curia imponga condizioni al Comune.

La posizione della Curia (non posso dire della Chiesa Cattolica, che include voci ben diverse da questa) tradisce un concetto di società civile che è poco definire preoccupante. È difficile entrare nella testa delle persone, in particolare di quelle che non ti ritengono degno di spiegazioni, si può solo fare supposizioni. Ma se uno non vuole entrare in un organo istituzionale perché questo comprende anche persone che non condividono la tua visione metafisica, mi sembra lecito supporre che si voglia che lo Stato privilegi chi la condivide. Che si ritene sia compito dell’amministrazione comunale favorire chi ricerca il Divino, che questa ricerca faccia parte dei suoi compiti. Che si pensa che chi, ricercando il Divino, sia giunto alla conclusione che non c’è, o che comunque non sia possibile dire qualcosa a riguardo, sia un nemico da combattere, con cui non puoi sedere allo stesso tavolo. A sostegno di questa interpretazione probabilmente si possono leggere diversi interventi del Vescovo contro l’avanzare di una cultura scristianizzata e del laicismo. Ovviamente il Vescovo ha tutti i diritti di ritenere la propria visione del mondo migliore di quella laica. Ha tutti i diritti, se lo vuole, di istituire tavoli interreligiosi in cui decide liberamente chi possa o meno aderire. Molto meno di dire al Comune chi possa o meno aderire ad un tavolo istituzionale, o quali scopi questo tavolo debba avere. 

Oppure semplicemente la Chiesa cattolica non è interessata al dialogo. A denti stretti può accettare quello con altre confessioni cristiane. A denti ancora più stretti con chi non condivide i suoi testi sacri. Ma assolutamente no con chi non condivide l’idea di fondo di un Dio ultraterreno a cui riferirsi. In questo comunque non si capisce il rifiuto di aderire: puoi aderire ad in tavolo pur mantenendo una posizione fortemente critica con alcune delle componenti (e sottolineo, questo non è mai successo con il rappresentante cattolico, pur nominato dal Vescovo). 

Il Tavolo comunque andrà avanti, ufficiale o meno. Si cercherà di organizzare, sperabilmente con il Comune, e con o senza il mondo cattolico (che magari parteciperà in altre forme) un incontro sulla spiritualità. Termine ambiguo, ma esiste una spiritualità laica, che fa a meno del soprannaturale. Trascendenza è anche tutto quel che va oltre la nostra umanità: il mondo in cui viviamo, la nostra limitatezza e il concetto stesso di limite, l’immensità del cosmo da esplorare, il nostro ruolo qui ora, il significato del vivere (che dobbiamo costruirci da noi), la riflessione sulla morale e sulla socialità, su quello che ci rende uomini. Tutti temi che non richiedono necessariamente un Dio che ci dica Lui cosa dobbiamo pensare a riguardo. Sui quali un interscambio franco, senza pregiudizi, è utile a tutti, credenti o meno. 

Un altro tema importante, che piacerebbe affrontare, è come confrontarci con chi ha verità diverse dalle nostre. Non solo visioni religiose, spesso inconciliabili, ma anche su tante altre cose. Vedremo se si riuscirà a fare anche questo.

domenica 7 gennaio 2024

Ventilazione meccanica controllata

Un problema che sento spesso imputare all'isolamento delle case è che così l'edificio "non respira". Sembrerebbe che isolare un muro impedisca all'umidità di uscire, mentre i vecchi muri di mattoni fossero permeabili all'umidità come un giaccone di Goretex. Comincio subito con un chiarimento: i muri non respirano. L'umidità esce dalle vecchie case essenzialmente per due motivi: gli spifferi, che abbondano, e la condensa sulle finestre, che essendo fredde raccolgono l'umidità. Quindi il problema maggiore di un isolamento pensato male è proprio il fatto che si cerca di evitare gli spifferi e si isolano le finestre. Il cappotto non c'entra, anzi, impedendo ai muri di raffreddarsi evita punti di condensa su di questi, dove poi la muffa prospererebbe alla grande. Il discorso del cappotto che impedisce all'umidità di uscire è quindi una bufala. Un cappotto fatto bene (e chi lo progetta in genere sa usare gli strumenti per prevenire la condensa, come il diagramma di Glaiser) riduce la formazione di condensa nei muri. 

Muffa in un angolo, punto freddo per eccellenza e sede di condensa

Ma il problema di fondo rimane. Noi produciamo un sacco di umidità: respirando, cucinando, asciugando la biancheria o anche solo i giacconi bagnati di quando rientriamo dalla pioggia. In una casa tipica sono 6-10 litri d'acqua ogni giorno, che da qualche parte devono finire. Preferibilmente non in un muro. Possiamo usare un deumdificatore, un apparecchio che fa passare l'aria su una serpentina fredda, condensando l'acqua in eccesso. Sono apparecchi che però consumano parecchio, 2-300 watt, alla fine del mese sulla bolletta li senti. 

In aggiunta c'è il problema, meno vistoso, dell'anidride carbonica. Anni fa acquistai un misuratore e constatai che 4 persone in una casa di 80 metriquadri portano le concentrazioni di CO2 a livelli decisamente fastidiosi in poche ore. Sappiamo che la capacità di concentrazione e le prestazioni mentali calano in modo significativo già a 6-700 parti per milione di CO2, e in una casa chiusa non è difficile superare le 1000. Se poi si cucina occorrerebbe tenere la finestra aperta, le 1000 ppm si raggiungono con una semplice spaghettata. Uno dei motivi per passare alla piastra ad induzione. 

E allora come si fa? Gli installatori di finestre che ho sentito ti suggeriscono un semplice rimedio, che però sembra una presa in giro: aprire le finestre. Serve farlo per pochi minuti ogni volta, ma spesso, in teoria ogni 2-3 ore. La perdita di calore rimane piccola e l'umidità esce. Ma ti viene da chiederti: ho installato una finestra ad alto isolamento, che costa un botto perché, tra l'altro, ha una tripla guarnizione che impedisce ogni spiffero, e la apro? E poi come faccio di notte, quando oltretutto fuori è più freddo ed il rischio di condensa è maggiore? 

L'idea di base del recupero di calore: scaldare l'aria che entra con quella che esce

Una soluzione è la ventilazione meccanica controllata (VMC) a recupero di calore. Un nome complicato per un concetto semplice: scaldi l'aria che entra in casa sfruttando il calore di quella che esce. Esistono diversi apparecchi che fanno questo, con un'efficienza di solito superiore all'80%. Non parlo qui di quelli che devono essere progettati assieme alla casa, con sistemi di areazione canalizzati (UTA), perché non ne ho esperienza e comunque difficilmente sono proponibili ad uno che cambia gli infissi. Quelli installabili senza troppi problemi sono essenzialmente di due tipi: a flusso alternato e a flusso incrociato. 


I primi (flusso alternato) sono simili ad un normale aereatore, che si installano nello spessore del muro in un foro passante. Nel tubo è presente un blocco di ceramica che si scalda quando il ventilatore espelle l'aria, e riscaldano quella che entra quando la immette. Ne devi usare due, sincronizzati tra di loro, di solito in stanze diverse, che lavorano in senso opposto, uno espelle aria e l'altro la immette. Ogni pochi minuti si scambiano ruolo, in modo sincrono. Il problema è che devono necessariamente lavorare in coppia, e che occorre un modo per farli comunicare tra di loro: un filo (un doppino come quello del telefono) o una connessione wifi. Questa tipologia ha un rendimento minore in quanto il blocco di ceramica assorbe o cede calore bene nella fase iniziale del ciclo, ma peggio nella fase finale, quando ha esaurito la sua capacità. I valori misurati di recupero sono intorno al 60-70%, contro l'80-85% tipico degli apparecchi a flusso incrociato.


Gli scambiatori a flusso incrociato sono oggetti delle dimensioni di uno split da condizionatore. Richiedono due fori, e i due flussi d'aria si scambiano il calore in un oggetto composto da piastre alternate. Hanno il vantaggio di non richiedere collegamenti, ma sono decisamente più ingombranti. Inoltre i flussi entrante e uscente sono necessariamente vicini tra di loro, e il rischio è di ricambiare l'aria solo in prossimità dell'apparecchio. Comunque sembrerebbe che nella pratica ci riescano. Hanno tipicamente un'efficienza maggiore di quelli a flusso alternato (dichiarato sopra il 90%, nella pratica, come da misurazioni Casaclima, intorno all'80-85%).

Da notare che in tutti questi apparecchi l'efficienza cala parecchio (fino al 50%) con il volume d'aria trattata. Come del resto peggiora il rumore (a bassa portata sono tipicamente silenziosissimi, mandati al massimo decisamente no), il consumo (comunque molto basso, qualche watt per unità) e anche la durata della meccanica. Altro vantaggio è la riduzione della polvere, in quanto l'aria esterna viene comunque filtrata.

Ho provato entrambi e mi ritengo molto soddisfatto. L'umidità è sparita, si riesce a cenare in compagnia senza che la concentrazione di CO2 schizzi alle stelle, e la stanza dove sono situati rimane calda. In una casa ne ho messo solo uno (alternato, con gli spifferi che per ora provvedono a bilanciare il flusso), in attesa di cambiare le finestre, vecchie di alluminio. L'alluminio è un ottimo ponte termico, e se la notte è fredda trovo letteralmente mezzo litro d'acqua sui telai delle vetrate, tranne nelle stanze servite dall'aereatore, che sono  assolutamente asciutte. 

La finestra della stanza con aereatore (sopra, asciutta), e quella (sotto) della stanza in cui lo metterò in futuro
Allora come mai non li si vede in giro? Il problema dell'umidità è diffusissimo. Nella casa dove devo cambiare le finestre sono venuti diversi installatori per il preventivo, e nessuno aveva mai visto un oggetto del genere. Tutti ne sono rimasti colpiti, come una soluzione geniale ad un problema che sentono. Ma dovrebbe essere il loro mestiere, proporre di cambiare le finestre senza un VMC ha poco senso. Forse perché sono oggetti piuttosto cari (arrivi facilmente a 1000 euro per un sistema completo in un appartamento), aprire le finestre sembra più economico. Fino a quando non ti trovi la muffa in casa perché non l'hai fatto abbastanza.