venerdì 25 marzo 2011

Spese militari

Paolo Attivissimo segnala un interessante articolo.

Gli USA si preparano ad acquistare i nuovi super-caccia F-35. Aerei multiruolo in tecnologia Stealth (invisibili ai radar, come si può intuire dal colore delle vernici e dalle forme), in tre versioni, per marina, aviazione e marines. La cosa interessante è che ne acquisterà 2,443, per un prezzo complessivo di 382 miliardi di dollari. Aggiungiamoci i 650 miliardi che l'Ufficio di Contabilità del Governo stima siano necessari per operatività e manutenzione, e siamo intorno al trilione di $. Per confronto l'articolo ci ricorda che il prodotto interno lordo dell'intera Australia è intorno a 924 miliardi di $. Paolo ricorda che l'intero programma Apollo è costato, in dollari attuali, 150 miliardi.

Ci si chiede a cosa servano tutti questi aerei. Ma i contratti per la costruzione riguardano buona parte degli stati USA, e nessun parlamentare vuol prendesi la briga di cancellare spese che dan lavoro a casa. Se il deficit federale aumenta, pazienza.

Aggiornamento (29/3):


Concordo con il commento di Brain Use. Quell'articolo è fatto con i piedi, confonde quantità che non si possono confrontare, come un PIL annuale ed una spesa spalmata su molti anni, o bara sulle definizioni inducendo a pensare che la Russia abbia 100 caccia in tutto. È chiaramente fazioso, non lo avevo notato all'inizio (si tende ad essere più tolleranti su chi è fazioso dalla tua parte), e questo non mi piace chiunque sia ad esserlo.

Restano alcune cose. Questo programma costa (in una decina d'anni) quanto 2/3 di TUTTE le spese militari mondiali in un anno.
Il 6% delle spese militari mondiali nel periodo. È comunque uno dei più costosi piani di ammodernamento militare.Sono "solo" 14$ l'anno ad abitante della Terra, o 300$ l'anno a cittadino statunitense. Mi sembrano ancora tanti, troppi.

martedì 22 marzo 2011

De Mattei 2.0


Ho ascoltato stamane le incredibili dichiarazioni del vicedirettore del CNR, Roberto De Mattei, già famoso per le sue uscite sull'evoluzione. Stavolta parla del terremoto in Giappone, "dono di Dio". Le potete leggere ed ascoltare qui, ma in sintesi sono:
  • Se non ci fossero le catastrofi, questo mondo ci potrebbe piacere troppo. Potremmo dimenticarci che è, e deve essere, una valle di lacrime.
  • Dio punisce e premia le colpe personali nell'aldilà, ma non essendoci un aldilà per i popoli, "è sulla terra che premia o castiga le nazioni.” Con le catastrofi.
  • Non sappiamo che colpe hanno i giapponesi per quel che è successo, ma se Dio ha voluto così un buon motivo ci deve essere. Tremo per quel che succederà prossimamente in Italia, se Dio ha un minimo di senso della giustizia.
  • I disastri naturali sono da stimolo per la scienza, così scopriamo il modo di evitarle e di proteggerci
  • Alla fine dei tempi scopriremo che le tante vittime che oggi compiangiamo hanno avuto, grazie a quella morte catastrofica, occasione per redimersi all'ultimo momento.
  • O magari Dio ha scampato loro dolori che avrebbero vissuto se non fossero morti ora.
Mi è tornato in mente il terremoto del Friuli, e la reazione di mia nonna, che lo attribuì alla facilità dei friulani alla bestemmia. Lei comunque cambiò rapidamente idea quando i miei genitori le fecero osservare che credere in un Dio così stronzo non Gli faceva onore. Il mio insegnante di religione (oggi parroco) commentò che in certi casi una bestemmia "ci vuole", è anche quella una forma di preghiera, un chiedere a Dio conto. Il bellissimo libro di Giobbe vede proprio o scontro tra Giobbe, che chiede conto a Dio delle ingiustizie che patisce, e i De Mattei del tempo, che vogliono convincerlo che le sue sofferenze hanno un senso. Dio dà ragione a Giobbe.

Qualche settimana fa discutevo con mia sorella di alcune disgrazie capitate a persone care. Sofferenze assurde, inutili, in cui non è in nessun modo possibile trovare una "giustizia divina". Lei preferisce credere che siano dovuta ad una natura, che è quella che è e spesso non funziona. Io preferisco credere, nonostante tutto, ad un Dio, che non è così onnipotente come vorremmo. Un Dio che fa quel che può, che, come racconta Moni Ovadia, dopo la creazione guarda l'Universo con aria perplessa e borbotta "Speriamo che tenga". Un Dio che quando decide di venire a farci visita non pretende sconti, si becca come tutti sofferenze e morte.


In ogni caso il Dio di De Mattei non è il mio. Un Dio che ci manda un terremoto per insegnarci a difenderci dai terremoti, che ci ammazza per proteggerci da ipotetiche disgrazie future (e chi resta che fa? Si becca queste e quelle?), che manda un'onda di 20 metri a sommergere un'umanità colpevole (di cosa? Di leggere troppi manga?) o fa nascere bimbi con malattie dolorose ed incurabili può anche teoricamente esistere. Ma se esiste io sto dalla parte di Giobbe.

E soprattutto è questo individuo che rappresenta la nostra comunità scientifica di fronte al mondo? Cosa racconto ai miei colleghi giapponesi se per caso leggono queste cose?

Aggiornamenti (23/03).

Mi fan notare che le sue posizioni non sono troppo originale, Già l'ajatollah iraniano Kazem Sediqi ha detto che i terremoti sono la punizione divina per l'abbigliamento succinto delle donne, che inciterebbe all'adulterio.

De Mattei dirige una rivista, "Radici Cristiane", in cui scrive, in un editoriale:

La competenza della Chiesa, maestra di fede e di morale, si estende, secondo il mandato di Gesù Cristo, al campo della Verità rivelata e a quello della legge naturale, iscritta da Dio direttamente nel cuore di ogni uomo. Lo Stato, pur distinto e autonomo dalla Chiesa, non ha diritto di legiferare contro la fede, perché ciò significherebbe interferire nella vita della Chiesa; ma non ha diritto di legiferare neppure contro l’espressione pubblica della morale naturale, perché la legge morale viene prima delle legge dello Stato e dallo Stato non può essere contraddetta.

In altre parole, questo vorrebbe poter stabilire quali sono le leggi "ammissibili" e quelle che lo Stato non può neppure pensare di promulgare. In base ad una "morale naturale" di cui ci ha appena dato un esempio.

Ulteriori aggiornamenti (24/03)

De Mattei cita il vescovo di
Rossano, mons. Mazzella, che commentò un secolo fa il terremoto di Messina. L'attuale vescovi di Rossano, mons. Santo Marcianò (l'omonimia è casuale) ha pubblicato una nota in cui fa presente che citare fuori contesto culturale affermazioni di un secolo fa è privo di senso, e conclude che "sentirsi attribuire affermazioni così gravi è una mortificazione e un motivo di sofferenza."

sabato 19 marzo 2011

Terremoti

Le notizie del terremoto in Giappone mi hanno riportato in mente un sacco di ricordi. A partire da un viaggio di lavoro a Kashima, 150 km a sud di Fukushima, 19 anni fa. Un posto splendido, con uno dei più vecchi santuari shintoisti che è anche uno dei più vecchi dojo di kenjutsu. Allora non potevo immaginare quanto la "via della spada" mi avrebbe preso, mi limitavo ad ammirare il bellissimo edificio in un bosco secolare.

Non ho idea di come siano adesso quei posti, sono all'estremo sud della zona spazzata dal maremoto, ma immagino non siano messi troppo bene.

Ho vissuto in prima persona un grosso (be', quanto le scossettine di assestamento di questo qui) terremoto, nel Friuli. Riesco a malapena ad immaginarmi un disastro del genere, moltiplicato per un'area grande come mezza Italia.

Ma mi basta per farmi incazzare a bestia quando sento qualcuno che su queste cose ci specula per sostenere le tesi più assurde. Una in particolare mi riguarda in prima persona: il terremoto, secondo qualcuno che non mi abbasso a definire, sarebbe causato artificialmente usando onde radio, emesse da impianti non troppo diversi da quelli del CRL di Kashima dove ero andato a lavorare. Mi riferisco alla tesi che vedrebbe il terremoto causato da HAARP. Ne avevo parlato a suo tempo in quest'articolo, speravo che la tesi fosse così assurda da non aver credito, mi sbagliavo. E mi ritrovo, lavorando anche su queste cose, accusato di complicità di un disastro che ha messo in ginocchio una nazione che ammiro.

martedì 8 marzo 2011

Astronomia divertente e tagli stupidi

Aggiornato al 25 marzo

Un astronomo nella vita cerca di capire come funzionano gli astri. Lo fa in molti modi, ma essenzialmente il nostro lavoro consiste in:
  • Farsi venire una buona idea. Ad esempio, osservando alcune molecole nel gas interstellare intorno ad una stella io potrei riuscire a capire come si muove, che temperatura ha, e da questo ricostruire come si formano i pianeti.
  • Studiare per bene l'idea per vedere se funziona, e cosa han fatto gli altri colleghi in giro per il mondo. Quando l'idea è ben strutturata è utile andarci a parlare, con i colleghi, per confrontare le idee e magari farsene venire di nuove.
  • Se l'idea è promettente, scrivere una proposta ad un ente scientifico (che so, il MIUR, o il proprio ente), che periodicamente emette dei concorsi per finanziare le idee migliori.
  • Vinto il bando, con cui riceve qualche soldo, fare domanda di uso di un grosso telescopio. Di solito almeno un po' di tempo di osservazione te lo danno, se hai una proposta che è abbastanza buona da aver avuto dei finanziamenti(1).
  • A questo punto si va al telescopio, si osserva le cose che secondo l'astronomo gli consentiranno di capire tutto, si torna a casa e per un bel po' ci si lavora sopra.
  • Infine si pubblica un articolo su una rivista, in cui si racconta cosa si ha scoperto. È molto utile, comunque, andare ANCHE a congressi, in modo da mantenere i contatti con chi lavora sulle stesse cose, farsi venire nuove idee, eccetera.
Potete capire che l'astronomo (o lo scienziato) è un mestiere per viaggiatori. Tra congressi, contatti con altri istituti, e soprattutto con osservazioni al telescopio, una buona parte del tempo (e dei soldi) finisce spesa in viaggi. Ma lo scorso anno il nostro Governo ha deciso che l'amministrazione pubblica spendeva troppo in viaggi, e ha deciso di tagliarli. In breve, quest'anno si possono spendere solo la metà dei soldi che sono stati spesi per viaggi nel 2009. La metà (almeno) risparmiata tornerà all'Erario.

Ora mettiamoci nei panni dell'astronomo arrivato al penultimo punto della scaletta qui sopra. Hai avuto un finanziamento per la tua ricerca (finanziamento che prevede soprattutto spese di viaggio). Hai avuto il tempo al telescopio. Ma non puoi andarci, perché il tuo osservatorio è già fuori budget. E il tuo osservatorio deve restituire i soldi che tu non hai usato. Certo, in questo modo si risparmia anche su tutte le spese seguenti, se non osservi non devi pubblicare, non devi usare un computer per analizzare i dati, non devi andare ai congressi a raccontare quel che hai fatto.

Guardando in retrospettiva, se queste regole fossero state valide 15 anni fa non sarei riuscito a far nulla di quel che ho fatto. Allora ero uno sconosciuto ricercatore di un piccolo gruppo italiano e le mie idee, che spedivo in giro, probabilmente finivano direttamente nel cestino. Andando a conoscere le persone, a parlarci, le mie idee sono diventate questo (2):

Attualmente si trova a 2000 metri, sulle Ande, e permette a questo telescopio di funzionare. Una bella soddisfazione, che mi è costata non so quanti viaggi (una volta accettata l'idea, a carico dell'ESO). E che è fruttata finanziamenti alla ricerca in Italia, accesso a quel telescopio, tutte cose che probabilmente non interessano a nessuno.


Aggiornamento (25 marzo)

Tanto per dare un'idea, questa è la tabella dei soldi spendibili per viaggi nel primo semestre 2011, divisa per gruppi di attività:

Astronomia extragalattica: 4500 euro
Astronomia galattica e formazione stellare: 2000 euro
Sole e sistema solare: 1400 euro
Alte Energie (raggi cosmici, buchi neri ecc.): 1500 euro
Radioastronomia: 500 euro
Seminari e lezioni di astronomi visitatori: 1000 euro
Direzione: 2500 euro

Considerato che un viaggio all'estero costa in media 1000-1500 euro (se uno alloggia in alberghi ultraeconomici e mangia al fast food) ogni gruppo di ricerca può permettersi di mandare una o due persone a un congresso, o ad osservare al telescopio o a progettare una ricerca con colleghi. I seminari (lezioni di professori invitati a cui ovviamente si deve pagare il viaggio) sono chiaramente limitati a persone che possono venire in treno e tornare a casa in giornata. Pure il direttore deve stare molto attento alle riunioni a cui può partecipare.


(1) Si può anche chiedere l'uso del telescopio senza avere i finanziamenti, e usare soldi avanzati da altri progetti, o chiesti direttamente al direttore dell'osservatorio.
(2) ne ho fatto una parte, quella visibile in primo piano, ma che consente di analizzare il segnale in migliaia di frequenze differenti. Il resto è costruito negli USA, dai migliori ricercatori del campo

mercoledì 2 marzo 2011

Scorpioni

Riassunto: un rimedio omeopatico contro il cancro, di cui si sa poco o nulla. Una strana rete di distribuzione delle fialette, a soli 300 euro l'una. E un istituto del CNR in cui studiano tutt'altro che si trova coinvolto a insaputa di chi ci lavora in una sperimentazione medica senza medici.
Aggiornamento (27/04/2011): Un buon punto della situazione viene fatto nel blog Medbunker. Il rimedio, nella formulazione omeopatica 30CH (in media una molecola in un cubo di solvente con il lato pari alla distanza Terra-Sole) è ora venduta da una ditta albanese. Le sperimentazioni promesse dalla ditta produttrice sono concluse, ma senza pubblicare i risultati. Direi che è probabile che abbiano dato risultato negativo, e che quindi la ditta abbia pensato bene di lanciarsi sull'omeopatia, che non richiede prove di efficacia.

Tra i tanti rimedi alternativi contro il cancro che si trovano in rete, ne esiste uno derivato dal veleno di uno scorpione blu, prodotto dalla Labiofarm, una azienda statale cubana.

La sanità cubana ha dovuto affrontare i problemi legati all'embargo statunitense, e lo ha fatto cercando, in modo intelligente, di sviluppare la ricerca sui composti chimici di origine naturale. Ha anche sviluppato una eccellente ricerca sulle tecniche OGM, sfortunatamente oggi piuttosto inviste, per cui è stata costretta ad una marcia indietro. E sfortunatamente oggi ha fiutato l'affare dell'omeopatia, per cui sta specializzandosi in questo campo. In entrambi i casi buttando a mare qualche decennio di buona ricerca scientifica.

Tornando al veleno di scorpione, sull'argomento ha fatto un'ottima ricerca Rosa Contino. Riassumendo, si tratta di un rimedio omeopatico(1), prodotto diluendo in rapporto da 1 a 300.000 una goccia del veleno prodotto da scorpioni allevati appositamente.

Di per sé l'idea di provare a vedere se una tossina abbia un effetto antitumorale non è balzana. I più potenti antitumorali usato oggi sono stati scoperti così, e c'è anche chi studia veleni di scorpione. Ma serve fare studi mirati, prima in vitro e poi su volontari umani. Le perplessità sono comunque molte. Innanzitutto sulle concentrazioni, a meno che non si tratti di un veleno fulminante a quelle diluizioni mi sembra strano abbia grossi effetti(2). Non è neppure specificato per quali tumori dovrebbe agire, ogni antitumorale è efficace su alcuni tumori ed inefficace in altri. E nonostante il prodotto sia distribuito da decenni dalla Labiofarm(3), non esistono studi clinici a riguardo, solo una presentazione ad un congresso (cubano) in cui il prodotto sembrerebbe avere una qualche efficacia in alcuni tipi di tumori(4).

Il prodotto quindi non è commercializzabile, e viene distribuito gratuitamente, a fini di ricerca, a chi si presenti lì con una cartella medica. Di fatto in Italia è difficile trovarne una boccetta a meno di 300 euro (sempre secondo qualche prova fatta da Rosa). Ma come succede sempre in questi casi l'assenza di studi viene compensata da un sacco di casi personali, i soliti "a me funziona". O dai "non vorrete toglierci anche la speranza". Tutto il già visto dei casi Di Bella, siero Bonifazio, bicarbonato e vitamine. E in rete fioriscono le generose persone disposte a fare un viaggio a Cuba per portare in Italia qualche fialetta del farmaco prodigioso, dietro rimborso spese.

Uno di questi benefattori, Piero Fierro, ha fondato una Associazione Medicina Omeopatica e Naturale, che gestisce un sito in cui commercializza il farmaco, assieme ad altri prodotti (integratori alimentari, a libera vendita) della Labiofarm. Il sito ha un aspetto accattivante, con dottoresse in camice bianco, immagini di fialette, e informazioni scientifiche che ne decantano le proprietà. Ma quando vai a leggere gli "studi scientifici" scopri che le informazioni sono il foglietto illustrativo dei vari integratori alimentari venduti dalla AMON, e che di studi scientifici non c'è traccia. Il che non stupisce, il benefattore in questione non è né medico né farmacista, ma un dipendente di una agenzia di viaggi.

Fierro ha un accordo con la Labiofarm, in cui si impegna a cercare credenziali scientifiche e a pubblicizzare i prodotti della ditta cubana in cambio del diritto di commercializzazione di questi prodotti in Italia. Assieme ad un costruttore edile panamense, titolare di una ditta di coperture, che dovrebbe diffondere i prodotti in Paraguay. Non commento su una ditta farmaceutica che si affida per la commercializzazione a costruttori edili e simili. E da qualche tempo Fierro sta cercando di ottenere queste credenziali, ha contattato diversi istituti di ricerca e ospedali pubblici.

Dove ha avuto successo è stato con l'IFAC, un istituto fiorentino del CNR che si occupa di onde elettromagnetiche(5). Si occupa anche di applicazioni delle onde elettromagnetiche nella cura dei tumori, in particolare su come ridurre gli effetti collaterali e la sicurezza della marconiterapia e laserterapia. Non si occupa in nessun modo di sperimentazione di farmaci. Ma questo non ha impedito al suo direttore(6) di stipulare un curioso accordo con l'A.M.O.N., in cui l'istituto si impegna a cercare partner e fondi per sperimentare i farmaci della Labiofarm, e ad organizzare convegni invitando esperti cubani.

Curioso anche per le modalità, di solito gli accordi di questo tipo prevedono impegni dettagliati e qui tutto è risolto in una paginetta. Per la segretezza, nell'istituto nessuno ne sapeva niente, neppure il Consiglio Scientifico che si è riunito a cose fatte dopo che l'accordo era stato pubblicato sul sito della A.M.O.N. La convenzione ha anche saltato due passi fondamentali: la richiesta di autorizzazione al dipartimento e l'iscrizione al protocollo amministrativo del CNR, che rende rintracciabile e non più cancellabile un atto amministrativo. Insomma l'impressione è che il direttore sapeva benissimo che una cosa del genere avrebbe fatto storcere parecchi nasi, e ha voluto creare il fatto compiuto.

Sembra ci sia riuscito benissimo. Recentemente della cosa ha discusso il Consiglio Scientifico dell'istituto, e l'accordo di collaborazione è sempre lì, non c'è stata nessuna smentita ufficiale, e i colleghi dell'IFAC mi chiedono (loro a me!) stupiti che cosa stia succedendo, se ne so qualcosa di più. Rosa ha provato a telefonare al direttore dell'IFAC, pensando ingenuamente che l'accordo fosse un falso, senza ottenere chiarimenti. Forse il documento verrà ritirato dal sito dell'AMON, ma rimane valido.

Naturalmente sono favorevole a sperimentazioni su farmaci promettenti, se condotte bene. La Labiofarm sostiene di stare eseguendo una sperimentazione di fase 3, ma non si riesce neppure a trovare i risultati di quelle di fase 1 e 2. E una sperimentazione condotta con due intermediari, un agente di viaggi che spera di ottenere una concessione commerciale e un fisico che si occupa di onde elettromagnetiche, ma ancora nessun istituto medico, su un farmaco di cui si sa poco o nulla, suona quantomeno strana.

Vedremo come andrà a finire. Per ora una sola cosa è certa, il CNR non ci fa una gran figura. E un istituto come l'IFAC questo certo non lo merita.

Note:

(1) Non capisco come mai sia omeopatico. Fa venire il tumore al cervello nei sani? Probabilmente è solo una questione di marketing, ma suona decisamente male. Qui si afferma che il preparato deve star lontano dalle onde elettromagnetiche, affermazione bizzarra, ma che punta moltissimo alle teorie omeopatiche.

(2) Difatti studi in vitro (non pubblicati) indicherebbero un efficacia a dosi di circa 1 mg/kg di tessuto. Una persona di 70 kg dovrebbe assumere, meglio in flebo, 2 litri di veleno diluito 1 a 300 mila. La dose consigliata e' 10 gocce al giorno (1,5 nanogrammi), un cinquantamillesimo della dose necessaria ad avere effetti. Diluizioni omeopatiche, appunto.

(3) La Labiofarm produce anche diversi integratori alimentari (vitamine, estratti vegetali, antiossidanti). Si tratta quindi di parafarmaci, come gli antiossidanti ed integratori che troviamo nelle nostre farmacie. Ci sono (eufemisticamente) molti dubbi nella comunità scientifica sugli effetti benefici di questi preparati.

(4) Su questo sito (che pure è molto possibilista) si trovano informazioni più dettagliate, inclusa la posizione dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica. Riporto: “Non è dato da sapere se la sostanza contenuta nell’escozul sia questa tossina, e comunque non vi è nessuna documentata attività antitumorale. Per portare farmaci in commercio sono necessari passaggi chiari e definiti che sono di garanzia per chi i farmaci dovrà poi utilizzare. Questi passaggi richiedono studi in vitro e sull’animale prima del passaggio nell’uomo. Sono poi necessari centinaia di pazienti per poter avere dei risultati tali da permetterne un uso allargato. Sul sito dell’Escozul viene scritto che sono state trattate oltre 60.000 persone, se solo una minoranza di queste fosse stata trattata con una metodologia corretta, oggi non saremo a discutere di questa ennesima falsa speranza. E si definisce senza mezzi termini una truffa la vendita del preparato (visto che viene distribuito gratuitamente).

(5) Ho diversi contatti professionali e non con l'IFAC, che è e resta un serissimo istituto. Quel che so sugli effetti dei campi sulla salute lo devo a loro, un mio collega prima lavorava lì, e comunque la radioastronomia e le onde elettromagnetiche sono parenti strettissimi

(6) L'unica cosa che appare certa è che si tratti di un'iniziativa personalissima del direttore. Nessuno dei miei colleghi che lavora lì ne sapeva nulla, alcuni lo hanno saputo leggendo questo blog.