domenica 23 dicembre 2007

Maestre, Gesù e Natale

Questo Natale comincia in modo un po' particolare, con una notizia che ha sconvolto i miei preparativi d'avvento. Una maestra è stata accusata sui giornali di "censurare Gesù" vietando ad un bambino di disegnarlo in un lavoro da portare a casa per Natale. Poi avrebbe sostenuto che Gesù col Natale non c'entra un piffero, anzi associarvelo sarebbe una "scemenza". E infine, a rincarare la dose, che occorrerebbe vietare di parlarne persino all'insegnante di religione. Una collega poi avrebbe sostenuto che le fisime dei genitori sono pure "scemenze".

La notizia vola di blog in blog (Google conta decine mi migliaia di siti), ci si chiede giustamente a cosa andrebbe associato il Natale, si mettono in dubbio le capacità didattiche della maestra. Dopo neppure un giorno si muovono persino autorevoli parlamentari, fino ad arrivare ad una interpellanza al Governo. Come succede sempre, a ogni passaggio si arricchisce di nuovi e fantasmagorici particolari, si parla di disegni stracciati, urla, bimbi sconvolti da cotanto intollerante laicismo. Dopo due giorni la maestra viene sospesa.

A nessuno viene il dubbio che forse le notizie circolate potrebbero non essere vere. Però già nel provvedimento di sospensione si parla di addobbi natalizi da appendere ad una porta, non di disegni da portare a casa per Natale. Si escludono discriminazioni religiose, cosa che viene riportata persino nel giornale della diocesi di Firenze. Non si parla più della collega, forse almeno lei la frase incriminata non l'ha proprio detta. Il che lascia quantomeno il dubbio che pure le affermazioni messe in bocca alla maestra siano frutto di un fraintendimento, di pregiudizi.

Be', vista da dentro la notizia appare semplicemente grottesca. Una maestra prepara addobbi, un alunno vuole piazzarci in mezzo un disegno di Gesù, lei non lo ritiene opportuno (ma da quando in qua Gesù è un addobbo da attaccare ad una porta?) e delicatamente, senza censure, tantomeno senza discorsi su "scemenze", gli dice di continuare con il compito assegnato. Il bimbo prosegue tranquillamente il lavoro.
Una settimana dopo, quando la maestra è attesa per i colloqui con i genitori di un'altra classe, la mamma la blocca, chiede spiegazioni, e si offende quando la maestra taglia corto, suggerendole di tornare in un momento più opportuno.

Nessun altro genitore ha sentito discriminazioni religiose, tanto che alla notizia della sospensione la prima riunione informale ha luogo all'uscita del catechismo dei figli. I genitori delle due classi in cui insegna la maestra mandano una lettera ai giornali, firmata da tutti, ma "La Nazione" ne pubblica solo una, in un articolo intitolato "genitori divisi", affiancata da due interviste a genitori. Uno dei due commentatori non è neppure un genitore di quella scuola, è un fiorentino che ha semplicememte scritto un commento al giornale. I genitori mi racconteranno che quella mattina il giornalista, inviato all'ingresso della scuola, appena sentiva che un genitore era favorevole all'insegnante passava al successivo, forse il secondo era davvero un genitore, che aveva letto della storia sui giornali. Ma quella appaiono come il parere di genitori di quelle classi. Una lettera a La Repubblica ha maggior fortuna, e questo giornale inizia ad informare correttamente sulla vicenda.

Anche gli insegnanti inviano una lettera in cui esprimono solidarietà ad una maestra accusata di un fatto non commesso. In una scuola che non è certo un covo di laicisti "politically correct", in cui anzi troneggia un bel presepe. Il collegio dei docenti ribadisce come si siano presi provvedimenti per un fatto descritto solo in una lettera di un genitore, ignorando i pareri di colleghi, direttore didattico, genitori.
Nel frattempo nessuno aveva notato che, nella famosa porta, un disegno di Gesù era sfuggito alle tremende ire censorie della maestra. E non fa certamente notizia che, quando finalmente il compito assegnato è stato "disegna il Natale", il bambino ha potuto liberamente esprimere la propria creatività senza che nessuno lo abbia censurato.

Il tutto e' arrivato in parlamento, dove fioccano le interpellanze parlamentari. Ad es. di Guglielmo Picchi (FI). A difesa delle maestre invece un'interpellanza di tre deputati del PDCI.

Di questa storia mi colpiscono due cose. Innanzitutto come la verità giornalistica (neppure di un articolo, di una semplice lettera ad un giornale) diventi la verità. Dove sono intervenuto, in genere mi si rimanda ad altri articoli, che hanno sempre come fonte la lettera originale (ad es. su Avvenire), per dimostrarmi che quel che ho visto in prima persona non è vero. Si discute dappertutto sulle censure subite dai cattolici, ma nessuno si prende la briga di verificare se questa specifica sia o meno avvenuta. Si commentano le frasi della maestra, ma tutti sappiamo che in una discussione, magari accesa, è sempre in agguato il rischio di sentire quel che pensiamo l'altro voglia dirci, invece che quello che effettivamente ci ha detto. Tra l'altro riferendosi ad una discussione in un atrio di una scuola, che probabilmente è stata ascoltata anche da altri. E nessuno pensa che la verità giornalistica ha le sue leggi, occorre esagerare, semplificare, mettere tutto in bianco o nero, una banale storia di una maestrina che non concede ad un bimbo di uscire dal tema assegnato non fa cronaca. (nota: un giornalista mi accusa di generalizzare. Non è mia intenzione, e me ne scuso se ho dato quest'impressione. So che la maggior parte dei giornalisti fatica non poco per dare un'informazione corretta. Alcuni giornali, tra cui La Nazione, no)

L'altra considerazione riguarda la virulenza di tanti siti. Tralasciamo gli ultras cattolici, che senza mezzi termini parlano di calci nei denti e nel deretano (ma anche un sito di tifosi juventini non scherza, sarà la vecchia rivalità tra Juve e Fiorentina?). Preoccupano più i siti degli onorevoli parlamentari, che dovrebbero distinguersi per una maggiore considerazione dei fatti. Invece gli aggettivi si sprecano: la maestra dovrebbe insegnare alle galline (Luca Volontè, capogruppo UdC), sta rubando lo stipendio (Antonio Mazzocchi, AN), si chiede a gran voce il licenziamento, punizioni esemplari. Lo scrittore Andrea Nardi in un articolo intitolato "Bombe e maestrine" considera il gesto della maestra un cedimento rispetto ai nostri valori di tolleranza e rispetto, che apre la strada persino al terrorismo. Certo, per non aver messo Gesù bambino tra le decorazioni di una porta.

Gianni Comoretto

4 commenti:

merins ha detto...

carissimo gianni, grazie per la tua puntualizzazione, è vero il web diventa spesso peggio del "telefono senza fili" dell'infanzia... non so come sia andata a finire ma spero che tutto si sia chiarito senza strumentalizzazioni... a me interessa solo che, da tutto questo, venga solo più chiaro l'amore a questo Dio che non ha avuto remore ad affrontare lo scandalo di farsi uomo. Per noi.
Buon Natale !!!

Gianni Comoretto ha detto...

Grazie del commento. Purtroppo ci vorrà parecchio perché le cose si chiariscano. Spero che nel frattempo la maestra accusata regga psicologicamente.

L'altro ieri guardavo il film "Il vangelo secondo Matteo", con la scena splendida dell'adorazione dei Magi. Mi venivano i brividi a vedere quella scena all'apparenza banale, una povera famiglia di artigiani, un bimbo vestito con fasce di tela ruvida, e tre persone importanti, sapienti, che sanno scendere da tutto quel che hanno, riconoscendo in quella scena l'amore di Dio che si manifesta.

Siamo talmente abituati a vederla che non ci rendiamo più conto di quanto sia sconvolgente. Perché noi "sappiamo" che quello è il Cristo, e quindi adorarlo è normale. Ma loro no, non lo sapevano, han saputo vederlo da sé. Proviamo ad immaginare quel bimbo come un normale figlio di povera gente, e quel Mago che bacia commosso, con quasi le lacrime agli occhi, il piedino. No, non torna, non è possibile.

Dio ha fatto questo. Hai ragione, è davvero uno scandalo.

Ma tutto questo io posso raccontarlo a dei bambini. La maestra di religione può cercare di farlo capire. Non vedo perché farlo entrare a forza tra gli addobbi di una porta.

federico ha detto...

devo dire che il "fatto" mi sembra di una insignificanza così totale che mi chiedo come si possa ricamarci sopra "un caso"!

Come si può pensare di conoscere come si sono esattamente svolti i "fatti" da descrizioni fatte da altri!

"per dimostrarmi che quel che ho visto in prima persona non è vero"

posso chiederti qual è stato esattamente il tuo ruolo in quella vicenda? cosa esattamente hai potuto vedere "in prima persona"?

***

nel sito che hai linkato il padre del bambino "aberranti interpretazioni laiciste" e ti muove delle obiezioni...

mi dispiace che tu non gli abbia risposto!

ciao!

queste storie fanno venire male perché ti rendi conto che se anche la maestra si fosse comportata esattamente come dicono, ci si chiede per quale motivo ciò sia ritenuto sufficiente a metterla alla gogna!

Gianni Comoretto ha detto...

Né io né il signor Vecchi han visto i fatti in prima persona. Lui li ha sentiti da sua moglie e da suo figlio, io dalle altre persone coinvolte.

E non ho risposto alle sue osservazioni in quanto non mi sembra il caso di farne una questione personale. Le persone coinvolte ne han già subito le conseguenze in modo pesante, e ogni mia ulteriore osservazione rischiava di aggravare queste conseguenze. Per cui meglio lasciar cadere.

Come sono rimasto coinvolto? La mia consorte è insegnante in quella classe, una delle alunne abita nel mio condominio, l'ho vista nascere, i miei figli han frequentato quella scuola, e il quartiere è piccolo, ci si conosce tutti, quasi un paese. Il preside organizza giri in bicicletta a cui partecipo volentieri, conosco il parroco e in parrocchia ho pure tenuto una conferenza sulla finanza etica. E naturalmente conosco bene le altre maestre, ho sentito la loro versione e quella del preside.

In quei giorni ho parlato con una buona fetta dei genitori, ero in parrocchia con la mia vicina quando han organizzato la lettera di risposta su Repubblica, e molti mi ringraziano ancora oggi per quel che ho fatto quando li incontro.

Ma al di là di come questa cosa poteva essere gestita meglio, e senza voler risollevare polemiche, restano alcune cose: come dice il caso in sé era di una banalità sconcertante. E in quella scuola di Gesù Bambini ce n'era a bizzeffe e uno, fatto probabilmente proprio dal bimbo in questione, su quella porta. E nessuno si è sognato di toglierlo.