Ho raccontato di come funzioni oggi la ricerca in Italia. Buona parte del mio tempo passa nell'inventare modi creativi per convivere con leggi che ti rendono impossibile lavorare. Ad esempio a settembre ci sarà a Roma un congresso di una settimana. In teoria non potrei andarci, perché la spesa (circa 700 euro tra viaggi, vitto e iscrizione) supera il tetto di spese per viaggi del mio istituto. Non ho ancora trovato un metodo per andarci lo stesso, visto che si preannuncia molto interessante. Temo dovrò rinunciarvi.
Ma c'è di peggio. Sono attualmente responsabile di un progetto, finanziato dalla Comunità Europea per 86 mila euro, per realizzare uno strumento astronomico e non posso spendere questi soldi per quasi nulla, incluso:
- il software che utilizzo per progettarla, concesso in licenza annuale
- la scheda di rete (circa 1000 euro) che collega questo strumento ad un PC
Infatti entrambi questi componenti vanno acquistati all'estero, e mentre le ditte italiane accettano di firmare il "documento di tracciabilità finanziaria"(1), pur sapendo che è quasi impossibile ottemperare a tutte le sue clausole (tanto nessuno controllerà), una ditta tedesca non lo farà mai. E senza quel documento niente ordine.
Ci si arrangia come si può, all'italiana, con la solita "finanza creativa". Il modo più semplice è trovare una ditta a cui si passa l'elenco delle cose da ordinare. Questa le compera dalla ditta vera, e ce le rivende corredate di tutti i moduli A38 necessari. Facendo in pratica solo quello riesce a sbrigare correttamente le pratiche borboniche richieste dalla legge italiana, e chiaramente si fa pagare per il lavoro. Tutto trasparente, semplice, e costoso, difatti è un fiorire di queste ditte.
Un altro sistema si applica quando hai un progetto internazionale. Fai acquistare quel che ti serve dai tuoi partner tedeschi, che non hanno tante beghe, e te lo fai spedire. Ovviamente nella ripartizione dei fondi i partner tedeschi riceveranno più soldi, e l'IVA verrà pagata in Germania, non in Italia (soldi in meno per l'erario).
Ma per alcune cose, non ci sono scappatoie. Ad esempio in biblioteca non riescono a rinnovare l'abbonamento alle principali riviste astronomiche, perché serve quel dannato documento, e non si può addebitarlo al Max-Planck-Institut per poi farci girare qui la rivista, o fare un abbonamento on-line in Germania per un dominio di computer in Italia.
Aggiornamento
La ditta della scheda di rete mi ha scritto che mi firmano il documento, ma non possono riportare il CIG sulla fattura ai fornitori, per il banale fatto che la scheda l'hanno già comprata, ne hanno qualche centinaio in magazzino. E quando le finiranno quella sarà obsoleta, per cui ne compreranno un'altra.
In amministrazione mi han detto di non preoccuparmi, è materialmente impossibile tracciare flussi finanziari basandosi su un numerino scritto sulla causale di un bonifico, che non risulta da nessuna parte. Nell'eventualità io sia indagato per riciclaggio di denaro mafioso, il povero investigatore dovrebbe prendere tutti i bonifici, andare a rintracciare il conto bancario del venditore di schede, e spulciarsi a mano tutti i bonifici fatti da lui.
Ma chi è che scrive le leggi in Italia?
Note:
(1) Le spiegazioni sugli obblighi della ditta sono fumosissime, ma l'interpretazione corrente dice che questa debba comunicarci tutti i conti correnti bancari che usa, e indicare un numerino (CIG), specificato da noi, in tutti i suoi pagamenti con cui acquista a sua volta i beni o paga i dipendenti coinvolti. Immaginate una cartoleria da cui 100 istituti acquistino matite, quaderni, pennarelli. Deve indicare, nella causale del bonifico con cui paga i fornitori di matite, tutti i CIG relativi a tutte le vendite di matite fatte nel periodo, e smistare correttamente i CIG di ciascun ordine sui fornitori coinvolti. Forse avete un'idea della demenzialità della cosa.
Ma c'è di peggio. Sono attualmente responsabile di un progetto, finanziato dalla Comunità Europea per 86 mila euro, per realizzare uno strumento astronomico e non posso spendere questi soldi per quasi nulla, incluso:
- il software che utilizzo per progettarla, concesso in licenza annuale
- la scheda di rete (circa 1000 euro) che collega questo strumento ad un PC
Infatti entrambi questi componenti vanno acquistati all'estero, e mentre le ditte italiane accettano di firmare il "documento di tracciabilità finanziaria"(1), pur sapendo che è quasi impossibile ottemperare a tutte le sue clausole (tanto nessuno controllerà), una ditta tedesca non lo farà mai. E senza quel documento niente ordine.
Ci si arrangia come si può, all'italiana, con la solita "finanza creativa". Il modo più semplice è trovare una ditta a cui si passa l'elenco delle cose da ordinare. Questa le compera dalla ditta vera, e ce le rivende corredate di tutti i moduli A38 necessari. Facendo in pratica solo quello riesce a sbrigare correttamente le pratiche borboniche richieste dalla legge italiana, e chiaramente si fa pagare per il lavoro. Tutto trasparente, semplice, e costoso, difatti è un fiorire di queste ditte.
Un altro sistema si applica quando hai un progetto internazionale. Fai acquistare quel che ti serve dai tuoi partner tedeschi, che non hanno tante beghe, e te lo fai spedire. Ovviamente nella ripartizione dei fondi i partner tedeschi riceveranno più soldi, e l'IVA verrà pagata in Germania, non in Italia (soldi in meno per l'erario).
Ma per alcune cose, non ci sono scappatoie. Ad esempio in biblioteca non riescono a rinnovare l'abbonamento alle principali riviste astronomiche, perché serve quel dannato documento, e non si può addebitarlo al Max-Planck-Institut per poi farci girare qui la rivista, o fare un abbonamento on-line in Germania per un dominio di computer in Italia.
Aggiornamento
La ditta della scheda di rete mi ha scritto che mi firmano il documento, ma non possono riportare il CIG sulla fattura ai fornitori, per il banale fatto che la scheda l'hanno già comprata, ne hanno qualche centinaio in magazzino. E quando le finiranno quella sarà obsoleta, per cui ne compreranno un'altra.
In amministrazione mi han detto di non preoccuparmi, è materialmente impossibile tracciare flussi finanziari basandosi su un numerino scritto sulla causale di un bonifico, che non risulta da nessuna parte. Nell'eventualità io sia indagato per riciclaggio di denaro mafioso, il povero investigatore dovrebbe prendere tutti i bonifici, andare a rintracciare il conto bancario del venditore di schede, e spulciarsi a mano tutti i bonifici fatti da lui.
Ma chi è che scrive le leggi in Italia?
Note:
(1) Le spiegazioni sugli obblighi della ditta sono fumosissime, ma l'interpretazione corrente dice che questa debba comunicarci tutti i conti correnti bancari che usa, e indicare un numerino (CIG), specificato da noi, in tutti i suoi pagamenti con cui acquista a sua volta i beni o paga i dipendenti coinvolti. Immaginate una cartoleria da cui 100 istituti acquistino matite, quaderni, pennarelli. Deve indicare, nella causale del bonifico con cui paga i fornitori di matite, tutti i CIG relativi a tutte le vendite di matite fatte nel periodo, e smistare correttamente i CIG di ciascun ordine sui fornitori coinvolti. Forse avete un'idea della demenzialità della cosa.
1 commento:
Anche più che un'idea.
Noi lavoriamo anche con enti pubblici.
E ti confermo che il concetto di "semplificazione burocratica" italiOTA è, appunto, estremamente italiOTA.
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