martedì 29 novembre 2011

Sardegna 2 - viva la burocrazia

I burocrati stan conquistando il mondo. Altro che rettiliani.

Oggi sono andato a portare tutta la documentazione delle spese per il viaggio di lavoro in Sardegna (330 euro complessivi per 4 giorni, viaggio, vitto e alloggio). Oltre a una selva di moduli in cui dichiaro perché ho preso l'aereo invece del traghetto, tutte le carte di imbarco dei voli, il foglio con la prenotazione dell'albergo che deve coincidere con la ricevuta (quest'ultima da sola non basta), lo scontrino del panino+mela che non vale perché è fatto in un negozio di alimentari e non da un ristoratore, ecc. la segretaria mi ha chiesto una lettera formale di invito dell'Osservatorio di Cagliari.

La cosa ha del grottesco. Il direttore di Cagliari mi ha mandato una mail e in sostanza mi ha detto: "Senti, qui han problemi con quello strumento. Visto che tu ci hai lavorato parecchio, verresti qualche giorno a darci una mano, e a far vedere ai nostri giovani come si fa?" Mi ha spedito un ordine di missione (il direttore di Cagliari ti ORDINA di andare a Cagliari dal giorno x per "collaborazione scientifica"), il mio direttore ha controfirmato una secondo ordine di missione, quindi io avevo in teoria il dovere di obbedire a ben due ordini. No, non basta, serve che qualcuno scriva una lettera in cui sia dettagliato cosa vado a fare, perché serve stia proprio 4 giorni, con chi lavorerò, eccetera, il tutto su carta intestata. Ho stampato la mail e ho detto alla segretaria di farsela bastare, ma lei ha storto parecchio il naso.

Ma il massimo della demenzialità arriva oggi. Devono nominare un nuovo direttore dell'Osservatorio. La procedura prevede che chi era disponibile/interessato mandasse la sua candidatura alla direzione centrale a Roma, dove una commissione le sta valutando. La commissione deva anche sentire il parere del personale, e oggi un commissario è venuto a parlarcene. Ebbene, la lista dei candidati è protetta dalla privacy, noi non possiamo sapere chi sono i candidati su cui dobbiamo esprimerci. Fortunatamente la cosa è così demenziale che il commissario, pur non essendo autorizzato a dire i nomi, ha incaricato il vecchio direttore di comunicarceli. Ma fino a ieri non li sapevamo., con un certo imbarazzo del sottoscritto che, come rappresentante del personale, ho dovuto raccoglierne le opinioni basandomi solo su voci di corridoio.

Il tutto mi ricorda una barzelletta di Moni Ovadia.
Nella vecchia URSS ci sono le elezioni. Un elettore arriva al seggio e gli viene consegnata una scheda con sopra solo un grosso quadratone da barrare. "E i nomi dei candidati?" "Ma compagno, non sai che il voto è segreto?"

sabato 26 novembre 2011

Sardegna e telescopi

Sono di ritorno da qualche giorno passato a Cagliari. Ho scansato per poco qualche alluvione, e beccato pure un giorno di sole. E scattato qualche foto ai fenicotteri che in teoria dovrebbero essere migrati tutti in centrafrica, ma evidentemente anche tra loro c'è chi creduto agli scienziati che si inventano il riscaldamento globale.


Ero lì per dare una mano a costruire la strumentazione per il nuovo radiotelescopio, che dovrebbe essere consegnato dalla ditta costruttrice proprio in questi giorni. E naturalmente non mi sono lasciato scappare l'occasione per visitare il sito (qui su googlemaps).

Dopo un'oretta scarsa di viaggio la strada fa una curva, e spunta questo:


Sullo sfondo un parco di generatori eolici che meriterebbe un post a parte, ma che purtroppo a noi astronomi dà abbastanza noia: effetto corona, megawatt di elettronica switching, insomma non esattamente un ambiente "silenzioso" per le onde radio. Ma ci si adatta.


È difficile percepire le dimensioni reali dell'oggetto, anche dal vero. Un'idea la può dare la scaletta sula destra, ogni rampa è alta 4 metri, un bel piano di una casa, e ce ne vogliono 7 per arrivare all'asse su cui ruota la grande parabola, di 64 metri di diametro. La cabina al centro della base, che ospita le cabine elettriche dei motori (qui sotto un particolare del PLC che li controlla, speriamo non passi Stuxnet), è più grande dell'appartamento in cui vivo.


Visto che c'è qualche minuto prima che comincino i test mi lasciano salire fino all'asse di elevazione. Da lì il panorama è bello, nonostante il cantiere.


E infine una foto ricordo


Circa 2 anni fa un articolo di Repubblica parlava di questo telescopio in una serie di servizi sui grandi sprechi italiani. Perché il rischio, molto concreto, è che non si riuscirà ad utilizzarlo, la ricerca in Italia fa fatica a far quadrare i bilanci e una volta pagati gli stipendi dei ricercatori non resta granché per far funzionare i telescopi. Ma non perché gli stipendi siano eccessivi o perché si sia assunta troppa gente, come suggeriva quell'articolo, anzi, non si riesce a rimpiazzare chi va in pensione o rinnovare i contratti ai tanti precari. L'assegnista che lavorava allo strumento di cui parlavo nel post di 2 anni fa ha interrotto l'ottimo lavoro che stava facendo, non rientrava nelle spese e soprattutto far la pendolare dalla Sicilia ad Arcetri non le permetteva di seguire la figlia. La ricercatrice che lavora ora con me su strumenti come questo mi ha annunciato che getta la spugna, finito il suo contratto torna al paese. Magari resterà disoccupata, ma almeno non avrà le spese di vivere fuori casa.

domenica 6 novembre 2011

Voglio una vita spericolata..

...una vita come Steve Mc Queen. Non credo che Steve Mc Queen abbia mai voluto una vita spericolata, e probabilmente neppure Vasco Rossi. Di solito la vita spericolata ci entusiasma se la vediamo al cine o in un libro, le avventure sono le disgrazie (possibilmente andate a finir bene) capitate agli altri.

Ma c'è qualcosa nel genere umano che sembra spingerci ad una vita spericolata. Probabilmente è solo un "tasso di sconto" molto elevato, valutiamo le cose future in modo molto deprezzato rispetto alle cose presenti, per cui ad es. compriamo a rate anche quando non è necessario; cosa sono 20 euro al mese per 5 anni, in confronto a pagare oggi 800 euro? Alla fine ne pagheremo 1200, ma domani. Per lo stesso motivo fumiamo, in fondo cosa mi importa se tra trent'anni ad un signore di mezza età verrà un enfisema o un tumore, non riesco a mettermi nei suoi panni. Anche se tra trent'anni io sarò lui.

In questi giorni queste considerazioni mi sono tornate in mente vedendo le immagini di Genova. Non ho conoscenze di idrogeologia, ma un amico mi faceva notare come i disastri maggiori che abbiamo visto sono avvenuti seguendo molto bene il corso del vecchio alveo del Fereggiano, un affluente del Bisagno, il fiume di Genova. Oggi quell'alveo è completamente edificato, ed è bastata una pioggia eccezionale per trasformare uno spettacolo pauroso, ma visto da dietro le finestre di casa, in qualcosa che è capitato dentro casa tua. Certo, poi ci sono i fondi per il dissesto idrogeologico mai stanziati, le mille pastette all'italiana, l'accorgersi dei disastri solo dopo che sono avvenuti, la gente che esce in macchina nonostante gli allarmi..... Ma l'idea che se costruisci sul letto di un torrente, su una frana, prima o poi un "evento eccezionale" capiterà è dura da far entrare in testa.

Non stupisce. Un altro amico geologo mi raccontava che nei piani di evacuazione della zona del Vesuvio c'è una frase che specifica le precauzioni da adottare "per non tagliare le vie di fuga ad eventuali superstiti". Sulle pendici di quella montagna, in zona non edificabile per motivi di sicurezza, abitano (in case condonate e quindi a tutti gli effetti "sicure") un milione di persone. Che, con molto realismo, in caso di eruzione sono valutati come un milione di morti, una colata igninbritica dura pochi minuti.

Ma non è un vizio solo italiano. A Durban in questi giorni si sta svolgendo la 17 conferenza sul clima. Non riesco molto a capire come stia andando, c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto, ma è difficile verranno prese misure draconiane. Nel frattempo lo studio BEST (condotto da ricercatori indipendenti dall' IPCC, che sono andati a riprendersi tutti i dati di temperatura originali) hanno non solo confermato l'aumento di temperatura dell'ultimo mezzo secolo, ma trovato che per il riscaldamento nell'ultimo decennio le stime precedenti erano troppo ottimistiche, ci stiamo riscaldando un po' di più. Nel frattempo quest'anno le emissioni sono aumentate del 6%, recuperando l'arresto che sembrava seguire alla crisi l'anno scorso. Il riscaldamento globale non è qualcosa che mi toccherà direttamente, probabilmente se lo sfangheranno i miei figli, ma l'aumento della frequenza di eventi estremi come quello di Genova è esattamente quello che si prevede per il futuro (e per il presente). In Italia la piovosità totale è rimasta la stessa, ma concentrata in meno giorni, e la tendenza, piuttosto chiara, va avanti da un paio di decenni.


In teoria (in pratica questo è impossibile, almeno in Italia) uno potrebbe formulare una legge per cui se costruisci in un sito a rischio (e in cui per questo motivo è vietato costruire), se anche riesci a farti condonare l'abuso, e sei tra i fortunati sopravvissuti, non avrai mai un euro di risarcimento. Per il Global Warming questo non è necessario, purtroppo la Natura non fa sconti a nessuno.