martedì 10 settembre 2013

Motorini e batterie: 140 km con un litro


Ho da diversi anni un motorino elettrico, un vecchio Lepton, che ho retrofittato 5 anni fa con batterie a litio-polimeri. Ne ho parlato qui, e dopo due anni ho descritto come sono invecchiate le batterie. Di molto poco, contrariamente a quelle del mio portatile. Un anno fa il motorino, che ormai aveva 11 anni, non avrebbe passato la revisione, e ho deciso di rottamarlo. Ho acquistato da un amico un motorino identico, con le batterie al piombo ormai andate (si trovano nel mercato dell'usato a 2-300 euro, ho speso di più per re-immatricolarlo, revisionarlo e per qualche piccola manutenzione), e ho "travasato" le mie batterie su di questo.

Adesso ho rimisurato la scarica delle batterie, ormai a 26 mila km (circa 450 cicli completi di carica e scarica). Siccome nei primi tre anni le batterie avevano perso un 3% della carica, mi aspettavo qualcosa di simile. Con mia sorpresa le prestazioni sono rimaste identiche a 3 anni fa; non avendole scaricate a fondo non so esattamente quanto sia il degrado, ma direi sotto l'1%. Qui sotto il nuovo grafico: i punti rossi (3 anni fa) e blu (oggi) sono praticamente sovrapposti, mentre entrambi sono spostati di un 3% per allinearli ai punti verdi, della curva di scarica originale delle batterie nuove.
Curva di scarica, originale (verde), dopo 2 anni (rossa), e dopo 5 anni (blu). Le curve continue sono quelle date dal produttore, per varie velocità di scarica

Il nuovo motorino ha anche consumi decisamente minori. Il vecchio faceva circa 1.5 km per ampere-ora. Sono 45-50 km con un "pieno", cioè 1,8 kWh, 40¢, e meno di mezzo litro di petrolio bruciato in una centrale elettrica. L'attuale, evidentemente migliorato in motore ed elettronica, sfiora i 2 km/Ah, e quindi supera agevolmente i 60 km di autonomia. Sono circa 140 km con un litro (di petrolio o equivalente in centrale elettrica) Considerato che entrambi facevano circa 40 km con le batterie di serie mi ritrovo nella piacevole situazione di trovarmi un mezzo che migliora invecchiando.

Ho anche un pannello fotovoltaico, che uso per questo computer, il modem, e la lampada da tavolo, con una batteria tampone per accumulo. Fino a due settimane fa usavo una batteria a piombo da autotrazione, 100 Ah, ma spesso, soprattutto se avevo qualche giorno di nuvolo, mi ritrovavo con la batteria a terra. Ho provato anche qui a sostituire il tutto con 4 celle al LiFePO4, 70 Ah (meno di un kWh), e in due settimane anche di uso intenso del computer non le ho mai viste fare una piega. Spero mi durino come quelle del Lepton.

domenica 1 settembre 2013

Il paradosso del banchiere e le scie chimiche

Il mio articolo sul banchiere nell'isola ha suscitato una reazione direi livida da parte del blog "sporchi banchieri". la mia sarebbe ignoranza, stupidità, o forse qualcos'altro. Probabilmente il solito assegno mensile di 6000 euro signoraggiati in aggiunta a quello per le scie chimiche, quello per l'elettrosmog e quello dei petrolieri. Se tutti quelli di cui sarei al soldo mi pagassero davvero non starei qui ma alle Bahamas.

Non ha molto senso andare a rintuzzare punto per punto il post. Vale una nota teoria per cui è molto più facile scrivere cavolate che confutarle, per cui se ti metti su quel terreno perdi in partenza. Provo a commentare solo alcune delle critiche, essenzialmente perché sono un buono spunto sia per approfondire un po' che per mostrare il modo di ragionare di alcune persone.

Colpisce innanzitutto il tono. Non si attaccano le idee ma la persona. Io sarei ipocrita, paternalista, paraculista, mi pongo ad un livello superiore, e ovviamente sono legato al CICAP. Non ho capito se i miei rapporti con Banca Etica siano visti come paraculismo o legami a poteri forti. Tra l'altro mai che becchino correttamente il mio cognome, che comunque verrà storpiato a spregio nell'articolo.

Mi si accusa di vedere grosse responsabilità delle banche anche nella crisi attuale, ma non dire quali. Ma c'è chi lo fa molto meglio di me. Rimando al sito "Non con i miei soldi" per una introduzione divertente. Consiglio, per chi ha l'occasione, lo spettacolo "Pop economy". Se volete una trattazione fatta bene, documentata, con riferimenti, ma senza svolazzi signoraggisti, consiglio il libro di Andrea Banranes "Finanza per indignati". Come affrontare questi problemi? Se lo sapessi avrei in mano il Nobel per l'economia, ma qualcosa si può fare da subito. Scegliete una banca di cui sapete come usi i vostri soldi, nell'economia reale e non nella finanza speculativa. Lavorate in una delle iniziative di finanza dal basso, nei Git di Banca Etica, nelle MAG.

Secondo il blog, se gli Stati stampassero direttamente la propria moneta non ci sarebbe debito pubblico. Onestamente non ne capisco il motivo. Se si usa la stampa di moneta per coprire il debito (l'eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate dello Stato), siamo esattamente nella situazione che indicavo io come soluzione "signoraggista": coprire il debito con emissione di moneta. Se invece si afferma che è l'emissione di moneta a creare il debito pubblico, questo è falso, uno Stato può benissimo avere i conti in pari, non avere debito pubblico, e la moneta bancaria venir emessa comunque. Generando pure un reddito per lo Stato (come lo genera oggi).

E passiamo alla sostanza del mio post. I signoraggisti (coloro che pensano che le banche centrali si intaschino il valore dei soldi stampati, come fa un falsario) ritengono che emettere moneta a debito non solo crei il debito pubblico, ma produca un debito impossibile da esigere. Se infatti emetto 1000 euro e ne pretendo 1000 più gli interessi, da dove saltano fuori i soldi per gli interessi? E fanno l'esempio di un'isola, con 100 abitanti, in cui un banchiere emette moneta prestando 1000 euro a ciascun abitante. A fine anno occorre rendere 101 mila euro ma sull'isola ce ne sono solo 100 mila. E quindi il banchiere piano piano si accaparra l'isola intera. Io mostro che quei soldi in più vengono dallo stipendio del banchiere, che per mangiare, alloggiare ecc. li reimmette nell'economia.

Per non far tornare i conti, i nostri si chiedono come sia possibile che un banchiere si presti dei soldi. Qui i casi sono due: o il banchiere è un isolano come gli altri, e quindi ha diritto anche lui, come tutti, ai 1000 euro, ma deve pagare gli interessi, oppure semplicemente si stampa i 1000 euro senza interessi e se li versa a sè stesso come stipendio, ma per far tornare la sua contabilità deve comunque distruggerli a fine anno, come per gli altri soldi emessi. Le banche centrali distruggono TUTTI i soldi emessi e poi ritirati, e li contabilizzano TUTTI, anche gli stipendi ai dipendenti. Comunque certo, conosco banchieri che si prestano i soldi. E alla fine dell'anno pagano gli interessi, come tutti.

Il banchiere con 1000 euro nel mio esempio comunque non ci campa, nessuno campa un anno con 1000 euro. Sull'isola della storia ci sono troppo poche persone, e un banchiere non ha abbastanza lavoro solo curando l'emissione di moneta, per cui, al contrario dei banchieri veri, deve mettersi a zappare l'orto e vender pomodori. Ma l'esempio serve per capire la differenza tra circolante e denaro utilizzato nell'anno. Se prendessi tutto il denaro in circolazione e lo facessi spendere alle persone distruggendolo subito dopo, durerebbe circa un mese. Nessuno degli abitanti dell'isola campa con quei soldi, tutti devono anche lavorare per guadagnarne altri, quindi deve farlo anche il banchiere. Ma da dove derivano tutti questi soldi, se nell'isola ci sono solo 1000 euro a testa? È il solito problema, i soldi girano, quindi gli scambi effettuati in un anno, o i soldi che ciascuno guadagna e spende in un anno, sono ben più dei 1000 euro a testa che esistono nell'isola. Stiamo confrontando un capitale con un flusso di cassa.

Io "insinuerei implicitamente" che il banchiere spende i suoi 1000 euro per vivere. No, lo affermo esplicitamente più volte. Il motivo per cui i soldi in più ci solo è che gli interessi guadagnati dalla banca finiscono da qualche parte: ad esempio negli stipendi dei dipendenti, che a loro volta li reimmettono in circolo nell'economia. Non spariscono misteriosamente, e quindi i poveri debitori devono crearli dal nulla, cosa impossibile, e reindebitarsi in una spirale senza fine. Le spirali debitorie esistono, vedi l'attuale problema dei debiti sovrani, ma dipendono dal fatto che si continua a spendere più di quanto si guadagni, posticipando il pagamento ad un futuro indefinito.

Cosa succede sull'isola alla fine dell'anno? I 1000 euro a testa ci sono. I 1000 euro in più per pagare gli interessi ci sono. Ciascun isolano ha speso e guadagnato probabilmente in media 12 mila euro, e si ritrova in tasca 1010 euro. Nella versione 1 della soluzione il banchiere se ne trova in tasca solo 10, lui sa che a fine anno riceve lo stipendio di 1000 euro e ha potuto spendere un po' di più. Nella versione 2 lui non se ne ritrova in tasca nessuno, ha speso tutto il suo stipendio. È un privilegiato, perché a differenza degli altri ha avuto lo stipendio a inizio anno e non ha avuto bisogno del prestito. Ma la sostanza della storia non cambia, ciascun isolano rende 1010 euro. Con i 10 euro in più si paga lo stipendio al banchiere. Fine della storia, e del paradosso.

Infine siamo alle solite. Se quella dei slgnoraggio è una bufala, perché perder tempo a sbufalarla? Non serve perder tempo a criticarla, anzi, si va a romper le scatole a chi esercita il suo sacrosanto diritto di opinione. Ma proviamo a rigirare, se le mie sono bufale, perché il signoraggista perde tempo ad insultarmi? Esiste una strana teoria della libertà di espressione: ciascuno è libero di sostenere quel che gli pare,ma gli altri non sono liberi di criticarlo, se lo fanno è perché hanno un'agenda segreta, o semplicemente perché sono stronzi. Non perché ha torto. Anzi, se lo criticano evidentemente non ha torto, mica si critica chi dice fesserie, si critica solo chi dice cose sensate, e naturalmente sempre con malizia e secondi fini.

La tesi richiama in effetti la teoria della montagna di guano. Ma siccome la partita doppia è una sconosciuta per la maggior parte delle persone l'idea dei banchieri che si intascano i nostri soldi (nel senso di quelli che abbiamo attualmente nel portafoglio) nel momento stesso in cui li producono ha un certo appeal. Confesso che la prima volta che, da ignorante di economia l'ho sentita non l'ho identificata subito come cavolata, e ho dovuto studiare un po' per capire dove fosse il baco. Quando la vedi riemergere nei programmi di alcuni partiti "innovativi" poi ti preoccupi, e questi dovrebbero decidere le politiche economiche italiane? Un po' come le scie chimiche, se a parlarne sono quattro pazzi lasci perdere, se ti arrivano le petizioni alla Camera e le lettere minatorie a casa, senti un brivido per la schiena. Perché il futuro potrebbe essere quello descritto qui. Quindi mi sembra utile condividere i miei ragionamenti sul perché sono "bullshit".


E a proposito di scie chimiche, il simpatico signoraggista si svela alla fine, citando una vecchia discussione. Io sostengo che un aereo a 10 km di quota si vede benissimo, ed in un vecchio post ho messo come prova una foto di un aereo contro la Luna. Se l'aereo è grande metà della Luna piena, e metà Luna ad occhio nudo si vede bene, anche l'aereo si vedrà. Ma, ribatte il nostro, la foto è stata scattata con un teleobiettivo. Evidentemente occorre rivedere un po' un vecchio detto: quando il saggio indica la Luna, lo sciocco vede il teleobiettivo.

venerdì 30 agosto 2013

I rischi di MUOS

Le antenne MUOS al Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific, Wahiawa, Hawaii

Non sono certo un amante delle basi militari. Sono stato coordinatore della Campagna di Obiezione alle Spese Militari, pignorato più volte, ho organizzato sit-in di fronte a convogli militari nella guerra del Golfo, partecipato a manifestazioni contro la base di Camp Darby, ed appoggiato quelle contro la base del Dal Molin. Quindi chi lotta contro la base NATO di Niscemi ha tutta la mia simpatia e solidarietà.

Ma non si possono usare argomenti falsi per una causa giusta. Credo che se qualcuno ad esempio sostenesse che la base MUOS serva come testa di ponte per l'invasione degli alieni di Alpha Draconis anche i più accaniti antimilitaristi storcerebbero il naso. E quindi mi ritrovo, mio malgrado, a dover criticare i No MUOS quando tirano fuori i rischi per la salute che la costruzione della nuova antenna comporterebbe. Ho provato a guardarmi le perizie e i dati tecnici della nuova installazione e le mie conclusioni, che descrivo più in dettaglio qui sotto, sono che: 
  •  il campo generato dall'antenna di MUOS si calcola benissimo, usando le normali tecniche che si usano per le antenne paraboliche, anche se non vale l'approssimazione di campo lontano
  • il campo prodotto fuori dal fascio principale è minimo, e non modifica in nessun modo la situazione esistente. Se i limiti di legge sono superati i militari devono adeguare gli impianti esistenti, se non sono superati aggiungere MUOS non li aumenta
  • il campo dentro il fascio è alto ma ancora entro i limiti delle esposizioni professionali. Non esiste la possibilità di una esposizione accidentale verso la popolazione, verso aerei in fase di atterraggio, o verso strutture aeroportuali, per motivi geometrici (il fascio passa troppo alto)
  • MUOS non è differente da tutte le antenne per comunicazione satellitare sparse per il mondo. Nessuna di queste antenne ha creato problemi ad aerei in volo
  • le conclusioni dell'ARPA o dell'ISS sulla non pericolosità della salute di MUOS sono corrette

I limiti di legge e la pericolosità dei campi a radiofrequenza

In Italia abbiamo dei limiti di legge per le esposizioni elettromagnetiche. Questi limiti sono stati espressi in volt/metro (V/m), contrariamente a quanto viene fatto nel resto del mondo, dove si misura la densità di potenza, in watt/metro quadro (W/m²), e sono di 6 V/m, o 0,1 W/m². I limiti internazionalmente usati sono di circa 4 W/m² (quindi 40 volte più alti di quelli italiani), in quanto i primi effetti potenzialmente dannosi, sia a breve che a lungo termine, si vedono intorno a 200 W/m². Tutti gli enti protezionistici, l'Organizzazione Mondiale per la Sanità, la commissione sicurezza della CE, l'Istituto Superiore della Sanità, ritengono i limiti italiani una applicazione particolarmente prudente del principio di precauzione.

Naturalmente esistono voci dissidenti, come per tutto. C'è chi ritiene che l'Universo non si stia espandendo, chi nega il il riscaldamento globale, chi l'origine virale dell'AIDS, e chi pensa che le onde elettromagnetiche facciano malissimo, proponendo limiti di esposizione di 0,0006 W/m² (0,5 V/m) o anche di 0,0001 W/m² (0,2 V/m). La diversità di opinioni è una ricchezza del mondo scientifico, spinge a rivedere vecchie certezze, a metterle in discussione, e grazie a queste voci fuori dal coro sono state fatte migliaia di ricerche, che han confermato i limiti detti sopra.

L'unico dubbio che oggi rimane riguarda l'esposizione dovuta ad usare un cellulare, che invia ad una piccola parte di testa, vicino al telefonino, campi fino a qualche decina di W/m² (se il campo è cattivo). E quindi l'IARC ha classificato i campi a radiofrequenza come possibili cancerogeni, ma riferendosi solo a quelli prodotti dai telefonini posti vicino alla testa. Possibili cancerogeni sono, per confronto, anche i sottaceti o il caffé, quindi il sospetto è piuttosto blando, ma se volete star sicuri usate un auricolare. In ogni caso la classificazione non si riferisce a installazioni radio che rispettino i limiti esistenti.

Le perizie su MUOS

E passiamo a MUOS. La base NATO vicino a Niscemi è un centro di collegamento per una rete di comunicazione militare, ed attualmente ha installati diversi trasmettitori nella banda delle onde corte. L'esposizione dovuta a questi impianti è stata misurata dall'ARPA; che ha trovato in generale livelli di campi parecchio sotto 0,1 W/m². Solo in una località si sono visti campi vicini al limite, e onestamente non ho capito (avendo visto solo riferimenti a queste misure, nelle perizie di parte) quanto vicini.  La situazione in breve è quindi che le esposizioni attuali non sono pericolose, i margini di sicurezza nei limiti di legge sono tali da escludere ogni rischio, ma chiaramente se i limiti sono superati, anche di poco, i militari devono ridurre la potenza degli impianti in modo da rientrarci.

In aggiunta a questi impianti, che comunque esistono e verrebbero mantenuti, è in costruzione un'antenna parabolica satellitare, oggetto delle proteste. Si tratta di una parabola di 18 metri, con un trasmettitore da 1600 W, che verrebbe puntata verso un satellite artificiale, a circa 17 gradi di elevazione. Oltre a questa sono previste delle antenne elicoidali, in banda UHF, con potenza molto minore, confrontabile con quella di un piccolo ripetitore per telefonia.

Esistono due perizie di parte a sostegno della pericolosità di quest'ultima antenna, una di due docenti del Politecnico di Torino (Zucchetti e Corradu), e una di un professore dell'Università La Sapienza di Roma (Marcello D'Amore).

Della prima parlo diffusamente qui. In breve i periti sostengono che i campi sono comunque pericolosi, anche a livelli molto bassi, sbagliano diversi conti, e arrivano ad affermare che le emissioni di MUOS sono particolarmente pericolosi per gli uccelli in quanto animali a sangue freddo(1) (sic).

La seconda perizia è molto più seria. Afferma che occorre attenerci ai limiti di legge italiani, non ha senso inventarne di nuovi "ad pifferum" ma, come la prima perizia, ritiene impossibile calcolare le emissioni dell'antenna, in quanto non è applicabile l'approssimazione di campo lontano. E afferma che l'ARPA ha evidentemente sbagliato i conti, avendola calcolata.

Qui ci vuole una breve spiegazione. Il campo emesso da un'antenna (o da qualsiasi sorgente di onde elettromagnetiche), se visto da abbastanza lontano, cala con il quadrato della distanza. Pensiamo ad un faro d'automobile: se lo guardo da 100 metri lo vedrò 4 volte più luminoso rispetto che da 200 metri. Ma se mi avvicino a 10 centimetri la luce viene proiettata su un'area che non cambia granché con la distanza e la regola precedente non vale più. Per l'antenna di MUOS la regola comincia a valere a 70-100 km di distanza, cioè praticamente mai.

La questione del "campo lontano"

Ma questo significa che non posso calcolare l'esposizione? No, basta usare la regola giusta. La regola generale, che vale per qualsiasi antenna, è complicata. Devo sapere come è fatta in dettaglio l'antenna, come sono distribuite le correnti, e farmi conti a base di trasformate di Fourier. E siccome questi dati non sono noti, D'Amore conclude quindi che è impossibile che qualcuno abbia fatto quei conti. Ma non saper fare un conto non significa che altri non lo sappiano fare, ad esempio perché è tutta la vita che progettano radiotelescopi. Nel caso di un'antenna parabolica, come quella in esame, la regola è infatti molto più semplice. In pratica il campo viene emesso in una sorta di cilindro, largo come l'antenna e diretto lungo l'asse di puntamento, che si apre molto lentamente fino a diventare, dopo 70-100 km, una sorta di cono.  Qualcosa di simile al fascio di un grosso proiettore luminoso (che guarda caso è pure costruito con un riflettore a parabola). Dentro il fascio il campo è intenso ma non tantissimo, addirittura rimane entro i limiti di esposizioni professionali, circa 50 W/m², e una breve esposizione a quei campi (es. un uccello che passi davanti all'antenna), anche se chiaramente da evitare, non avrebbe conseguenze. Il fascio non arriverà comunque mai a terra, in nessuna circostanza, non è materialmente possibile puntare l'antenna verso l'abitato.

Fuori dal fascio ci sono dei riverberi, essenzialmente dovuti al quadrupode che sorregge lo specchio secondario. Tipicamente viene diffratto in questo modo circa 1/1000 della potenza dell'antenna, quindi qualche watt, in modo abbastanza sparso e casuale. Difficilmente vicino all'antenna si supererebbero 0,01 W/m² (1-2 V/m), ed allontanandosi il campo cala molto rapidamente.

Cosa succede sommando questo capo a quello preesistente? Qui si vede come mai a me non piacciono i V/m. Se prendo un campo di 5,9 V/m e ci sommo un altro campo di 1 V/m ottengo 5,98 V/m. Poco intuitivo. Invece se faccio i conti in W/m² torna tutto, sono 0,097 W/mq + 0,0027 W/mq, che fan poco meno di 0,1 W/mq. Nel nostro caso, in pratica ho che, se i limiti sono rispettati oggi, aggiungere MUOS non cambia assolutamente nulla.

Le interferenze elettromagnetiche

Viene paventato il rischio di interferenze elettromagnetiche. Ma torniamo ai limiti di legge italiani, perché devo considerare le interferenze generate da MUOS e non quelle prodotte dal mio Wifi di casa, o dal mio cellulare? Perché se un ripetitore rispetta i limiti non mi preoccupo di interferenze,e per MUOS sì? Ci sono ospedali nella zona dove i campi si avvicinano ai limiti di legge? Potrebbe passare da quelle parti un portatore di pacemaker, ma un pacemaker non sente interferenze fino a campi molto intensi, in pratica devi appoggiare sopra il cuore un cellulare per rischiarne, quindi MUOS (o le antenne ad onde corte esistenti) non possono creare problemi(2).

Parlare di interferenze ad aeroporti non ha senso, il fascio dell'antenna passa 18 km sopra l'aeroporto più vicino, e a 20 sopra quello civile di Catania.

Resta la possibilità di un'interferenza con un aereo, che potrebbe attraversare il fascio venendo colpito, per meno di 1/10 di secondo, da un campo di 50 V/m. Sottolineo che l'aereo sarebbe in crociera, un aereo in fase di atterraggio sarebbe troppo basso per incrociare il fascio. Non so, onestamente, cosa potrebbe succedere, ma mi immagino molto poco, il campo non è intensissimo e la durata del disturbo brevissima, ma soprattutto la cosa è perfettamente naloga a quanto succede in un qualsiasi impianto di comunicazione satellitare. Ce ne sono a migliaia, nel mondo, e immagino la convivenza tra questi impianti e il traffico aereo sia stata presa inconsiderazione già molti anni fa. Se blocchiamo MUOS dobbiamo smettere di guardare la TV via satellite, di usare i cellulari satellitari, i GPS, i satelliti di tutti i tipi. Tutte queste tecnologie usano antenne identiche a MUOS per comunicare con i satelliti in orbita, installate altrettanto vicine ad aeroporti.

Un'ultima conclusione 

MUOS è pericoloso per la salute: quella di chi si vede arrivare un drone killer, o di chi si vede coinvolto suo malgrado in "operazioni di pace". Non per quella degli abitanti di Niscemi.



Riferimenti sugli effetti delle esposizioni a radiofrequenza:

I limiti internazionali (ICNIRP) e la rassegna di studi che li giustificano: Guidelines for limiting exposure to time-varying electric, magnetic and electromagnetic fields (up to 300 GHz). Health Physics 97(3):257-259; 2009. http://www.icnirp.de/documents/emfgdl.pdf
Rassegna della Royal Society Canadese: A Review of the Potential Health Risks of Radiofrequency Fields from Wireless Telecommunication Devices (1999) http://www.rsc-src.ca/en/expert-panels/rsc-reports/review-potential-health-risks-radiofrequency-fields-from-wireless

Rassegna delle conoscenze scientifiche sul tema:
http://xoomer.virgilio.it/albpales/Telefonia_mobile/toc-it.htm

Scheda dell’OMS:
http://www.who.int/docstore/peh-emf/publications/facts_press/ifact/it_183.htm


Note:

1) pag. 9 della relazione di Zucchetti e Corradu:
Si può evidenziare un rischio elevato per l’esposizione degli uccelli al fascio principale emesso dalle antenne paraboliche, che può risultare anche fatale, in quanto gli uccelli hanno una maggiore vulnerabilità agli effetti acuti delle microonde rispetto agli esseri umani (il rapporto superficie captante-peso è inferiore e sono animali a sangue freddo, con minore capacità di regolazione della temperatura interna).

2) Corradu e Zucchetti contestano pure questa realtà, mostrando ad es. di ignorare che il campo generato da MUOS è un "campo libero", e confondendo "campo vicino" con "campo reattivo".

domenica 28 luglio 2013

Interessi e moneta: il paradosso del banchiere nell'isola

Circola in rete una favoletta che racconta di un banchiere approdato su un'isola, e che vorrebbe dimostrare come mai siamo in crisi economica. Viene ripetuta in innumerevoli siti, ad es. qui, o più prolissamente qui, ma non ho trovato in giro una spiegazione semplice del perché sia una bufala; una spiegazione che temo non centri completamente il punto (si basa su una moneta a "Gold standard", come sull'isola, la nostra non lo è) si trova sul sito Signoraggio Informazione Corretta. Provo qui a dare la mia.

Non voglio difendere i banchieri. La finanza ha grossissime responsabilità, ma purtroppo non quelle indicate nella favoletta. E se non si capiscono i motivi veri di qualcosa difficilmente si troverà una soluzione. Se poi usi la soluzione sbagliata, anche quando hai trovato il colpevole vero non stai impedendogli di continuare a danneggiarti.

La storia dell'isola, in breve, è questa. In un'isola ci sono 100 persone. Un banchiere, anche lui sull'isola, presta a queste persone 1000 euro a testa, che questi usano per comprare e vendere tra di loro merci e servizi. Alla fine dell'anno, però, il banchiere chiede indietro i soldi con un interesse, poniamo dell'1%. E quindi vuole indietro 100 mila euro (1000 per abitante), più altro 1000 di interessi. Ma sull'isola ci sono solo 100 mila euro non 101 mila. Come potranno mai restituire il debito i poveri abitanti? Si indebiteranno sempre di più, finché il banchiere esigerà in restituzione tutti i beni dell'isola.

Se il banchiere presta 1000 euro a ciascuno dei 100 abitanti, come faranno questi a rendergli anche gli interessi, se sull'isola esistono solo quei 100.000€?
Secondo gli autori della storia quel che è successo con i nostri soldi è proprio questo. Il contante che circola è prestato dai banchieri agli stati, che così formano un debito pubblico sempre crescente senza aver mai fatto nulla di economicamente sbagliato. La soluzione sarebbe che gli stati si stampino direttamente i soldi, in quantità sufficiente a ripagare tutti i debiti pubblici.

In questo ragionamento ci sono talmente tanti errori che è difficile anche solo elencarli tutti in un singolo articolo, per cui mi limiterò a risolvere il paradosso del banchiere.

Evidentemente il banchiere della storia non mangia (anche se viene disegnato piuttosto grassottello), non beve, non si veste, non ha mai bisogno di un elettricista, falegname, muratore, idraulico. Insomma sta seduto tutto l'anno dietro al suo banco ad aspettare che gli tornino indietro i soldi. Per cui per rendere più realistica la storia assumiamo che il banchiere  presti pure a sé stesso 1000 euro. Alla fine dell'anno i suoi 1000 euro sono finiti, in fondo per fare il lavoro di banchiere usa del tempo, e non riesce a fare tutte le altre cose che gli altri fanno per vivere, o ne fa di meno (con soli 1000 euro l'anno non campa, quindi deve fare anche altro). Incidentalmente i 1000 euro di tutti gli isolani girano di mano molte, molte volte nell'anno, perché tutti han bisogno di mangiare, di riparare oggetti, eccetera.

Il banchiere deve pur mangiare. E così arrivano agli isolani i 1000 euro necessari per pagare gli interessi
Quindi i 100 abitanti si ritrovano alla fine dell'anno esattamente i 101 mila euro che servono a restituire il debito con gli interessi. I soldi in circolazione sono rimasti gli stessi senza creazione di nessun debito pubblico. Gli interessi servono a pagare il lavoro del banchiere. che come tutti gli altri abitanti mette in vendita i suoi servizi.


Chiaramente se si forma per qualsiasi motivo un debito (di solito perché si spende più di quello che si guadagna), e questi raggiunge livelli confrontabili con diverse volte il reddito annuo, pagare gli interessi diventa un problema. Finora il problema è stato nascosto sotto il tappeto, se il debito cresce, per il deficit o per gli interessi, meno dello "stipendio" (il PIL, o le tasse che ne rappresentano una frazione), sembra sostenibile. In realtà non lo è, il PIL semplicemente non può crescere a tasso costante all'infinito, e quindi, prima o poi, il problema esplode. Deve farlo, è inevitabile. Ma non c'entra nulla con il fatto che il denaro viene prestato.

Nel caso dei debiti degli stati va sicuramente capito in dettaglio come si sono mossi i flussi finanziari, chi ci ha guadagnato e perché, se si vuole arrivare a soluzioni eque. Ma è semplicemente falso che sia stata la creazione di moneta a creare il debito pubblico, o che sia impossibile pagare gli interessi senza creare nuova moneta, all'infinito.

lunedì 25 marzo 2013

L'urinoterapeuta

Tanti anni fa, quando Internet era giovane e le pagine web non c'erano ancora, esisteva Usenet, dove la gente chiacchierava in gruppi di discussione (lo fa ancora, ma molto meno). In una di queste "stanze tematiche", it.medicina, un bizzarro personaggio tempestava qualsiasi discussione con le sue teorie sui vaccini, causa di ogni male, e sulla miracolosa cura per qualsiasi patologia che consiste nel bersi un bicchierozzo della propria urina.

Si faceva chiamar "dottor Vanoli", finché fu costretto ad ammettere che la sua "laurea" era stata conseguita in uno di quei posti dove invii una tesi per corrispondenza, paghi una robusta tassa di iscrizione, e il diploma ti viene direttamente recapitato a casa.

Nel corso degli anni alcuni volontari raccolsero le sue affermazioni più caratteristiche, e compilarono una "FAQ", un elenco di domande e risposte in cui appunto le risposte erano frasi autentiche, il più possibile fedeli allo spirito del personaggio. Ormai le pagine web cominciavano a diffondersi, ed io per hobby collezionavo quelle contenenti le teorie più improbabili. Presi quindi in eredità anche la "Vanoli FAQ", che ho tenuta aggiornata (fino al 2000) nel mio sito presso l'Osservatorio di Arcetri.

Nel 2001, a Reggio Emilia, si tenne un convegno del CICAP. Io ero tra i relatori e il sig. Vanoli entrò in sala proprio durante il mio intervento. Prese la parola per le domande dal pubblico, e mi sfidò ad organizzare una sperimentazione medica, su pazienti veri, utilizzando i suoi numerosi metodi naturali. Nessuno tra i relatori al tavolo era medico, e io sudai freddo solo al pensiero di quanti anni di galera avrebbero potuto darci se, da non medici, avessimo mai fatto bere orina a pazienti sottraendoli alle cure vere. Per lui fu comunque un successo, per mesi si vantò del fatto che Comoretto non avesse avuto il coraggio di accettare la sua proposta, evidentemente perché sapevo che la sua sperimentazione avrebbe funzionato.

Successivamente fu vittima di una divertente burla. Nei gruppi Usenet qualcuno gli suggerì di occuparsi del grave problema del DHMO, sostanza chimica pericolosissima rinvenuta persino nei tessuti dei pinguini polari. In realtà il DHMO è una sigla complicata per la comune acqua, H2O, ma Vanoli ci cascò con tutte e due le gambe. Pubblicò sul suo sito il testo della burla, credendolo vero, e affermò che aveva personalmente eseguito analisi sulla pericolosa sostanza, confermandone la pericolosità.

Scoprii che aveva iniziato la carriera vendendo una specie di tubo Tucker per risparmiare carburante nelle auto, uno dei classici delle patacche. E nel 2002 ospitò sul suo sito la pubblicità del dott. Tullio Simoncini, un medico che sostiene che il cancro sia solo un'infezione micotica. Simoncini fu radiato dall'ordine in seguito alla morte di una paziente, e il sito di Vanoli venne oscurato.

Durante le indagini su Simoncini il suo sito fu sequestrato dalla guardia di finanza.

Ogni tanto lo ritrovavo, come "consulente" di associazioni alternative, ma non me ne occupai più. Finché qualche anno fa non mi chiamò il direttore di Arcetri. Un certo Vanoli aveva minacciato di querelare l'Osservatorio in quanto nel suo sito era pubblicata una pagina fortemente diffamatoria nei suoi confronti. Certo, tutto quanto vi era riportato erano suoi scritti, ma evidentemente accostare troppe panzane in una pagina sola era chiaramente diffamatorio. Qualcuno dei suoi clienti avrebbe potuto capire con chi aveva a che fare. Spostai la FAQ dove si trova ora, e lasciai sulla mia pagina del sito di Arcetri solo un link. Non bastò, dopo poco arrivò una nuova richiesta di rimozione, questa volta ignorata, perché anche un link è diffamazione. Ah, venivo anche diffidato dal raccontare questa storia in pubblico.

Delle teorie di Vanoli si occupò poi, con molta maggior competenza, il dott. Salvo di Grazia, nel suo blog "Medbunker". Rimando al suo articolo per una attenta disamina delle cavolate megagalattiche interessanti teorie.

Ed ultimamente il nostro è stato intervistato in qualità di consulente sulle tematiche di medicina ed ambiente del Movimento 5 Stelle, sfoderando un repertorio purtroppo solo parziale delle sue teorie. Ma sufficiente a far ridere mezza Italia. Oltre all'immancabile urinoterapia, ha molto colpito l'idea che le vaccinazioni modifichino il DNA e rendano gay, te e i tuoi discendenti. Ci si meraviglia che ci siano in giro così tanti eterosessuali, visto che le vaccinazioni sono obbligatorie da circa mezzo secolo. E per fortuna non ha parlato di UFO, antigravità, creazionismo, fusione fredda o DHMO. Chissà, forse ora minaccerà di denuncia anche il giornalista.

Il M5S ha preso le distanze ma troppo tardi, Internet non dimentica e quindi è stato fin troppo facile ritrovare le discussioni il cui le opinioni di Vanoli venivano molto apprezzate. A difesa dei grillini, probabilmente nessuno si era preso la briga di consultare la Vanoli FAQ: hanno solo visto uno che portava supercazzole brematurate con scappellamento a sinistra spiegazioni scientifiche alle teorie del guru, l'AIDS è un complotto, i vaccini fan malissimo (vedi la posizione del M5S Lombardia sull'abolizione delle vaccinazioni obbligatorie), e via ad applaudirlo.

Insomma vale un vecchio slogan: se lo conosci lo eviti. Ma per conoscerlo serve informarsi, e quindi sono contento di non aver ceduto alle minacce di querela.

mercoledì 13 marzo 2013

Addio ad una amica


Se sei fortunato nella vita ti capita di incontrare una persona eccezionale, una di quelle che ha fatto un pezzo di storia, che ha lasciato un segno, nella vita di tutti i giorni e nella società in cui viviamo. Quelle veramente eccezionali non ti accorgi di chi siano se non dopo averle incontrate e cominciate a frequentare. Ti rendi subito conto che hanno uno spessore, ti trasmettono qualcosa, ma ci tengono a che tu ti rapporti con loro per le persone che sono, e non per quel che rappresentano.

Trent'anni fa ho incontrato, per caso, una di queste persone. Una signora che è stata una specie di zia nei miei anni di università a Pisa, conosciuta perché, comunista storica, ha voluto avvicinarsi alla religiosità cattolica, e ha cominciato a frequentare la parrocchia che frequentavo anch'io. La cosa non ha funzionato, per lei, ma l'amicizia è rimasta.

Il nome all'inizio non mi diceva niente, Teresa Mattei mi ricordava solo il Mattei dell'ENI, con cui non c'entrava nulla. Ma nelle tante serate a cena insieme, ogni tanto saltava fuori un riferimento a Togliatti, alla Costituente, alla resistenza. E pian piano ho scoperto chi era quella signora sulla sessantina, con la parlata sempre pacata. Tra le fondatrici dell'UDI, la più giovane  partecipante alla Costituente di cui fu segretaria. Molte cose su di lei mi sono arrivati da racconti di altre persone, lei non raccontava mai le cose di cui vantarsi, i gesti "eroici", come la storia della sua tesi di laurea. Raccontò del fratello, suicidatosi per non tradire i compagni sotto la tortura dei nazisti. Un aborto, imposto per motivi di partito, non stava bene che una dirigente comunista avesse un figlio illegittimo.

Ed episodi più divertenti, come quando un controllore la scoprì, vestita semplicemente e che mangiava una mela, nel vagone riservato ai parlamentari: "E tu che ci fai qui?" "Sono deputata, devo andare alla Costituente" "Sì, raccontane un'altra". O la famosa storia delle mimose. Nell'UDI si parlava di che fiore associare all'8 Marzo, e vennero tirate fuori addirittura le orchidee. "E chi se lo può permettere, sono matte?" Così lei propose un fiore semplice, che si può trovare nei campi, senza stare a spendere. Mi confermò quello che avevo sempre sospettato leggendo "Il barone rampante": Calvino amava arrampicarsi sugli alberi. E tante, tante discussioni sulle cose più disparate, dagli anni di piombo, ai figli, ai diritti dei bambini. Si lavava i piatti della cena assieme, con uno strano grembiule che lei aveva inventato per gli operai nelle fabbriche, se finiva dentro un macchinario si sfilava senza trascinarci dentro chi lo portava.

Finché lei non si è trasferita ad Usigliano, un microscopico paesino dell'entroterra pisano, e io a Firenze, a fare l'astronomo. L'ho rivista una decina di anni dopo, raccontava ad un convegno del suo lavoro per il diritti del bambini alla comunicazione. Passammo una serata assieme, in cui ritrovai la sua passione, il suo modo insieme pacato e infervorato di affrontare il mondo.  Poi non l'ho più rivista. Qualche mese fa l'ho sentita rammentare da Benigni, nel suo spettacolo sulla Costituzione. E oggi un'amica comune mi ha segnalato l'articolo di Repubblica che ne riferiva la morte, a 92 anni.

venerdì 8 marzo 2013

Eroe o traditore del PIL?

Nell'ultmo mese mi sono dato da fare per aumentare il PIL. La causa un incidente stradale in cui sono rimasto coinvolto con il mio scooter elettrico. Tra danni a me e all'altra auto, spese mediche, ticket ecc. probabilmente ho messo in moto circa 2-3000 euro, una manna di questi tempi.

Ma nello stesso tempo mi sono dato da fare per non aumentarlo. Lo scooter l'ho riparato da me, spendendo circa 120 euro di pezzi di ricambio per sistemare il danno qui sotto. Per confronto la proprietaria dell'auto, con danni essenzialmene al paraurti, ha pagato al carrozziere circa 8 volte tanto. Soprattutto mi sono guardato bene da andare per avvocati. Mi sembrava di aver torto, l'ho ammesso e ho pagato senza cercare di ottenere un concorso di colpa, che con un buon avvocato e senza testimoni riesci sempre a spuntare, e che magari forse anche un po' ci stava. Quindi niente lavoro per l'avvocato, niente soldi per i danni fisici che ho subito (fermo di un mese), niente aumento dell'assicurazione per la signora. Potevo tranquillamente raddoppiare il giro di soldi coinvolto, probabilmente anche triplicarlo o quadruplicarlo.


Nel frattempo, forzato a casa, ho imparato a panificare con la pasta madre. Ho praticamente azzerato le mie visite dal panettiere. Niente di confrontabile con le cifre di cui sopra, siamo a pochi euro la  settimana, ma è nella stessa linea.

Tutto questo per riflettere un attimo. Il mio comportamento irresponsabile, se adottato a livello nazionale, porterà ad un sacco di avvocati, assicuratori, meccanici, carrozzieri (e panettieri) che non avranno da lavorare. Siamo in crisi, c'è bisogno di lavoro. Occorre rilanciare la crescita. Apparentemente un ottimo sistema sarebbe aumentare gli incidenti stradali, possibilmente incoraggiando i contenziosi.

E continuo a chiedermi, con tutti i bisogni reali della gente, possibile che per far andare l'economia occorra continuare ad acquistare auto che non stanno più nelle strade, telefonini e computer nuovi (qello con cui scrivo è un portatile del 2003 che funziona benissimo), evitare di riparare le cose (ho appena aggiustato il microonde dei miei figli, usando un integrato recuperato da un vecchio TV), e invocare una crescita che ormai fisicamente non ha più spazio dove avvenire?