Sappiamo tutti che le scuole non se la passano bene. I genitori sono praticamente obbligati a contribuire con la cassa scolastica, per permettere ai loro figli di avere carta, penne, fotocopie. Le bibliotechine di classe sono organizzate con collette di libri usati, e spesso anche nuovi, acquistati da insegnanti e genitori volenterosi. Nel mio piccolo ho fornito alla classe dei miei figli, ed ora a quella in cui insegna la mia signora, un discreto numero di computer riciclati, dotati dell'ottimo edubuntu, la distribuzione di linux per la scuola.
Non sto a dilungarmi su tutti i tagli che vengono fatti, dagli insegnanti di sostegno (con ragazzini con handicap grave spediti a casa un po' di ore perché in classe non possono tenerli), ai supplenti (i bimbi sparpagliati nelle altre classi, dove non san bene che fare), alle uscite didattiche (le insegnanti di accompagnamento vengono pagate per le prime due uscite, le altre lo fanno come "straordinario volontario").
Ma tutto questo non basta. Venerdì in tutte le scuole del circolo 12 di Firenze è girata una circolare, con bollettini di conto corrente allegati, in cui si invitavano caldamente i genitori a contribuire volontariamente, con 40 euro, alle finanze scolastiche. Tra tutti i contribuenti verrà sorteggiato un quadro, offerto gentilmente dall'autrice. E naturalmente si possono comperare biglietti aggiuntivi per questa lotteria, a 10 euro l'uno.
Bene, ottima iniziativa. Ho scoperto che non è neppure nuova, una scuola svizzera lo fa da un po' di tempo. Ma si può fare di meglio. A quando il calendario con le maestre top model?
Bene, ottima iniziativa. Ho scoperto che non è neppure nuova, una scuola svizzera lo fa da un po' di tempo. Ma si può fare di meglio. A quando il calendario con le maestre top model?
1 commento:
Se un due prof che dico io si mettono a fare il calendario, straccio il diploma e mi reiscrivo a squola :-P
Agli effetti dei tagli alla scuola puoi aggiungere anche la negazione del diritto all'ora alternativa all'ora di religione.
Non c'è altro da aggiungere se non chiedersi che fine fa uno Stato che non spende sul suo futuro.
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