venerdì 12 novembre 2010

VIta da astronomi

Post aggiornato il 15/11

Quando mi chiedono che mestiere faccio, la seconda domanda è inevitabilmente: "Bello, ma in pratica cosa fa un astronomo?" Quello che uno si immagina è qualcosa come quanto appare dal post precedente. In realtà quello è l'hobby, che ho rispolverato perché ultimamente riesco sempre meno a "uscire a riveder le stelle", il lavoro è molto diverso.

Andiamo per ordine. Il gruppo di lavoro all'osservatorio di Arcetri di cui sono responsabile, composto da 4 ricercatori e 4 tecnici (una ricercatrice si barcamena con un contratto a termine, e un tecnico continua a venire nonostante sia pensionato), riceve dallo Stato un finanziamento di "funzionamento ordinario" di circa 5000 euro l'anno. Fanno 625 euro a testa, 50 euro al mese, diciamo che molta gente con un hobby spende di più.

Questo significa che fai i salti mortali per far quadrare i bilanci, se uno strumento si rompe lo ripari in casa, usi software in "licenze creative" (sempre nei limiti della legalità ma cercando di stiracchiarla il più possibile), vai in missione in alberghi a una stella, eccetera. E per far scienza vera (qualcosa di meglio di un astrofilo) cerchi soldi dappertutto, bandi, progetti europei, collaborazioni...

Ma a differenza di chi ha un hobby, devi fare i conti con la burocrazia. Ho raccontato dell'ultima trovata dei nostri legislatori, in nome del (lodevole) principio di controllare le transazioni finanziarie "allegre" di certe ditte. Che mi sta dando un bel po' di grattacapi. Ad es. il direttore ha dovuto firmare un decreto d'urgenza, un mese fa, per l'acquisto della carta igienica. Altro esempio, un software che mi è indispensabile per lavorare viene fornito ad 1/10 del costo tramite una convenzione con un'università inglese, che formalmente è la ditta da cui lo acquistiamo. Ho spedito a questa il formulario A38 da compilare per poter fare l'ordine e non mi hanno neppure risposto, loro il lavoro di mediazione lo fan gratis, se devono pure capire la burocrazia italiana tanti saluti, che si vada a comprarlo direttamente dalla ditta di software, a prezzo pieno (diverse migliaia di €).

Comunque se pensavo che la burocrazia italiana fosse il peggio, devo ricredermi. Quella europea è MOLTO peggio. Faccio parte di un programma quadro europeo, in cui devo progettare una parte di uno strumento. Ho avuto assegnata una cifra, con cui pagare un contratto per la ricercatrice di cui sopra, che fa materialmente il lavoro. Il progetto è partito ad inizio del 2009 e in teoria si dovrebbe concludere oggi, ma i primi soldi (un terzo) li ho visti alla fine dell'anno scorso. Nel frattempo dovevo compilare un dettagliatissimo resoconto, in cui dovevo specificare cosa avevo fatto OGNI GIORNO, sia per il progetto che per tutte le mia altre attività. Se viaggiavo per il progetto, dovevo specificare separatamente quanto avevo speso di tasse aeroportuali, che andavano rendicontate in una voce separata rispetto al biglietto.

All'inizio di quest'anno quindi sono riuscito a pagare la ricercatrice. Mi sembrava ovvio che almeno un altro terzo dei soldi dovesse arrivare entro il 2010, invece no, mi hanno comunicato che FORSE arriverà a febbraio una seconda rata di un sesto del totale. Nel frattempo la burocrazia italiana non vuol sfigurare, e mi chiede di sottoporre il rinnovo del contratto, incluso l'impegno (che presuppone ci siano i soldi) alla Corte dei Conti, che ha 60 giorni di tempo per valutarlo.

Non so ancora come andrà a finire, ma tra mail, telefonate, resoconti, discussioni con il direttore e con gli amministrativi non riesco più a fare molto altro.

Aggiornamento (15/11/2010):

Sono arrivate alcune circolari. Una ricorda che in caso di spese "incaute" si risponde personalmente. Cioè se nel casino burocratico oramai inevitabile qualcosa va storto, i soldi per il contratto me li levano dallo stipendio.
La seconda ricorda che i fondi per i progetti europei devono necessariamente arrivare dalla Comunità Europea. Cioè devono essere quelli che non arrivano. Non posso usare residui di vecchi progetti, altrimenti la CE non riconosce il lavoro fatto e non ti paga più.
Infine i soldi che puoi spendere nei progetti internazionali sono solo quelli effettivamente arrivati, e solo dopo che sono effettivamente arrivati. Non puoi anticiparli sapendo che prima o poi arriveranno.

Concludendo: devi fare un lavoro. Per fare quel lavoro ti servono dei soldi, che difatti ti sono stati assegnati, ma non dati. Ti verranno dati solo dopo che hai concluso il lavoro (sentendo colleghi, anche dopo anni). Nel frattempo non puoi usare altri soldi, o farteli prestare. Se sgarri, li tiri fuori di tasca tua.
Ma chi me lo fa fare?

8 commenti:

frankbat ha detto...

Gianni, non credo riusciro' mai ad esprimere in pieno la mia avversione per la burocrazia piu' becera, tristissima specialita' italiana!
E' anche cosi' che si uccide la ricerca, e in Italia di ricercatrici/ricercatori con le controp$##e ne avremmo anche tanti!
Me se si stufano e vanno all'estero, posso capirli!

Gianni Comoretto ha detto...

Sto preparando un post su un concorso per ricercatore di cui sono commissario. In breve, 6 posti, 80 concorrenti.

Un quarto circa sono persone con i controattributi, laurea 110 o 110 e lode, decine di pubblicazioni scientifiche su riviste di prim'ordine, responsabili di progetti o loro parti importanti, 7-8 anni almeno di attività scientifica....

E concorrono 3 a 1 per un posto con paga di 1600 euro, speranze di carriera nulla, situazione lavorativa come quella che ho descritto.

Poi ci sono gli altri, non così stratosferici ma comunque di tutto riguardo.

Anonimo ha detto...

Che squallore. Anche io sono alle prese con finanziamenti promessi e soldi anticipati e mai restituiti da parte dell'Università..roba sicuramente meno importante di quella che racconti tu, ma insomma so come ci si sente e quanto tempo, pazienza e serenità si perde tra telefonate, email, discussioni, minacce etc.

Se poi penso che ogni giorno mi faccio il .. per studiare e laurearmi e tra qualche anno mi ritroverò perennemente in una situazione del genere mi prende lo sconforto e la tentazione di chiudere i libri e iniziare una carriera come parrucchiera è forte. Per fortuna c'è la passione a darmi forza!

talligalli blog ha detto...

in italia gli scienziati non ce li vogliono preferiscono le troie e le notizie di politica sull'attuale governo c'e' lo ricordano.
7000 euro a quella che fa il bunga bunga e al ricercatore un calcio in faccia!

Anonimo ha detto...

I famosi 60 giorni della Corte dei Conti in cui i contratti di collaborazione non vengono neppure letti... Ho sempre pensato che fosse solo un deterrente all'assunzione di collaboratori. :P

Nel mio piccolo e in un campo diverso capisco cosa intendi. Uno scoglio su cui mi sto arenando è la semplice organizzazione di un seminario nella mia università. Vorremmo aprire la partecipazione a colleghi nordamericani ma la semplice presa visione di cosa comporta gestire l'assegnazione di una collaborazione temporanea (scopo rimborso spese) ad un "extracomunitario" ci sta facendo cambiare idea. :(

Teodoro Di Stasi ha detto...

Allibito se penso che da piccolo volevo slaurearmi come astrofisico o simila e immaginavo un giorno di dedicarmi completamente all'astronomia o simila...........
Per educazione non scrivo quello che penso di soldi rubati alla CE con truffe, richieste assurde e fregature varie, non dico nemmeno cosa penso su politici e agevolazioni, stipendi faraonici, rimborsi e ........
No, guarda, il brutto di tutto questo è che mi sento *impotente* e ciò mi addolora

Anonimo ha detto...

Ma in questo governo non esiste addirittura un "ministero della semplificazione"?...

Gianni Comoretto ha detto...

Certo, difatti han semplificato la contabilità delle ditte con cui lavora la pubblica amministrazione: d'ora in poi dovranno avere UN UNICO conto bancario, il conto su cui ricevono i soldi dalla P.A. deve essere lo stesso con cui pagano dipendenti, fornitori, ecc.

Considerando che quasi nessuna ditta ha un singolo conto (es. usi conti in valuta diversa per fornitori in paesi diversi), significa costi aggiuntivi, o semplicemente che i "piccoli" come noi, che ordinano al massimo qualche migliaio di euro alla volta, le grosse ditte li mandano a charlie foxtrot.