martedì 14 ottobre 2008

Ricerca

Una volta tanto, parlo del mio lavoro. Che consiste nel costruire telescopi, o pezzi di telescopi, e utilizzarli per guardare strane nubi di gas, piene di molecole interessanti, sparse per il cosmo. Sono tipicamente molecole organiche, qualche zucchero, semplici amminoacidi, e cose strane che sulla Terra non si vedono. Forse sono i mattoni da cui si è formata la vita, portati sulla Terra dalle comete poco dopo che questa si è solidificata.
Uno dei lavori che mi è riuscito meglio è stato un piccolo pezzo di un grosso interferometro formato da una sessantina di radiotelescopi, ALMA, attualmente in costruzione nel deserto di Atacama (il primo lo vedete nella foto accanto). Spero di andare a vederlo di persona, prima o poi.
Il pezzo in questione consente di fare simultaneamente due cose che senza si dovevano fare in due tempi. L'interferometro infatti serve per osservare le onde radio emesse sia da corpi molto freddi, come la polvere che riempie queste nubi e che si addensa a formare i pianeti intorno ad una stella nascente, che dalle molecole che a me piacciono tanto. Con un trucco di elettronica, un paio d'anni di lavoro di un po' di persone, e sostanzialmente senza spese aggiunte, ho trovato il modo di sostituire una scheda del correlatore che combina i segnali delle 60 antenne, e avere simultaneamente i due modi osservativi. Nella foto qui accanto si vede un quarto del gigantesco correlatore, in cui saranno alloggiate 512 delle mie schede.
Non è un lavoro da Nobel, ma è comunque un esempio dei tanti contributi che i ricercatori italiani portano al mondo della scienza. Senza fondi, stringendo la cinghia su tutto (il mio laboratorio è finanziato per circa 5000 euro l'anno, il costo di UNA di quelle schede lì, se si rompe qualcosa siamo a piedi), cercando di sopperire con idee brillanti alla mancanza di soldi.
Lo schema della scheda è stato scritto materialmente da un giovane ingegnere, che lavorava per il mio osservatorio con un contratto "atipico" (a progetto), ottenuto con una domanda di finanziamento in un bando nazionale. Il bando in questione era stato preso molto seriamente dal mio ente, e le valutazioni venivano effettuate da esperti stranieri del settore. Il "referee" che valutò la mia richiesta commentò a margine che i soldi che chiedevo per il contratto (fissati da norme nazionali) erano una vergogna, un inserviente in un fast food prendeva di più. Aveva perfettamente ragione, ora l'ingegnere, molto bravo, ha preso il largo, e ha messo in piedi una ditta.
Ora ho bisogno di un'altra persona, che scriva del software per pilotare un altro strumento. Altro bando, sempre su cifre da fast food, e pensavo di aver trovato una persona che potesse svolgere il lavoro. Mi ha telefonato una settimana fa, ha trovato un posto fisso in una azienda.
Un collega va in pensione a giorni. A parte che con le norme attuali il suo posto non verrà rimpiazzato, si porta con sé una esperienza enorme nella costruzione di strumenti raffreddati (la maggior parte degli strumenti astronomici van raffreddati a temperature bassissime, da 180 a 270 gradi sotto zero). Non ha avuto modo di passarle a qualche giovane. Uno di loro, dopo qualche anno di borsa a 1000 euro al mese all inclusive, ora lavora a Berkeley credo con uno stipendio doppio del mio.
Leggo quindi con occhi particolari le affermazioni di Brunetta sul precariato. Certo, in un mondo ideale ci vorrebbe un po' di gavetta, in modo da imparare e capire se si è adatti al lavoro di ricercatore, e poi concorsi regolari. Certo, in molti paesi funziona così, con varianti. Qui se lavori bene, e hai meno di 40 anni (ultimi concorsi più o meno regolari), se sei fortunato fai gavetta a stipendi da sussistenza, e poi trovi lavoro altrove (all'estero, in una ditta). Se ti va male, neppure quello. Nel frattempo la gente va in pensione, e nel giro di 5-10 anni nessuno saprà più come si fanno le cose.
E sono ancora più preoccupato vedendo a quello che succede in generale nel mondo della scuola. L'università ha gli stessi problemi che ho descritto, di fatto chi va in pensione non libera neppure nuovi posti, e in più si avvia ad una privatizzazione che la snaturerà completamente e la renderà fruibile solo a pochi ricchi. E via fino alle elementari, tanti grossi cambiamenti, tutti che porteranno ad un peggioramento della qualità dell'istruzione, un maestro in 24 ore non può fare quello che due fanno in 30 o 40.
Non riesco a capire il senso di tutto questo, stiamo veramente sparandoci sui piedi, sembra di capire solamente per raccattare qualche soldo. Ma una società senza istruzione e senza ricerca è destinata a morire, non ha futuro.

Aggiunte del 17 ottobre:
- il Governo sta approntando una legge, che costringerà i dipendenti pubblici ad andare in pensione a 40 anni di contributi. Questo, soprattutto per i tecnici (anche loro hanno competenze invidiabili che non riescono a trasmettere), accelererà ulteriormente la perdita di competenze di cui parlavo. Uno dei 2 tecnici elettronici del mio gruppo, che ha appunto più di 40 anni di contributi, mi ha chiesto se cerco di fargli avere una "collaborazione", in modo da continuare a lavorare qui, gratis.
- La prestigiosa rivista Nature ha pubblicato un articolo sulla situazione italiana, con circa queste considerazioni.

18 commenti:

Hanmar ha detto...

Dai, finche' c'e' la TV...

Non sai quanta tristezza mi ha messo il tuo post.

Saluti
Hanmar

Anonimo ha detto...

Gianni,Purtroppo la sQuola italiana non "deve" avere un futuro,anzi,se possibile deve essere riportata ai bei tempi di "libro e moschetto.."

Bell'articolo,condivido in pieno tutto quanto-.

Regards.

brain_use ha detto...

Suscita tanta tristezza, sì.
Tante riflessioni, anche.

Anche mia moglie insegna.
Proprio in una tanto vituperata scuola primaria.
Capisco bene perciò le tue parole.

Siamo evidentemente in anni di (necessario) riordino e revisione delle attività dello Stato, ma non sono affatto sicuro che si stia percorrendo la via migliore.
Approfondiremo.

Per ora vado solo rapidamente OT con una curiosità che mi nasce dalla prima parte dell'articolo: accenni alle molecole organiche intergalattiche. Ne deduciamo che sei un sostenitore della panspermia o l'hai buttata lì come ipotesi solo potenziale?

Gianni Comoretto ha detto...

@emanuele:
libro e moschetto almeno aveva il libro. Mussolini ha investito molto per la scuola, e ha di fatto creato la prima scolarità di massa in Italia. Asservita al regime, e ci ha portati dritti dritti nella seconda guerra mondiale, ma era comumque un dare cose che prima non c'erano. Qui stiamo facendo se possibile peggio: distruggiamo qualcosa che funziona senza dietro nessun progetto che quello di liberarci da "costi".

L'ultima novità è che è in preparazione una legge per cui tutti i dipendenti pubblici con 40 anni di contributi saranno obbligati ad andare in pensione, e ovviamente non saranno rimpiazzati. Molti tecnici del mio istituto (e immagino anche altove) sono in questa situazione, significa accelerare di circa 5 anni il crollo dell'università di cui parlavo. Anche i tecnici hanno competenze e conoscenze che non riescono a trasmettere.

@brain use: per la scuola primaria, ti consiglio il blog di Rossella, che vedi tra i miei favoriti.
No, non sono un cultore della pansperima, almeno per ora mi sembra un'ipotesi un po' azzardata. Ma e' possibile, e anche probabile, che molte delle molecole del "brodo primordiale" ci siano arrivate dal cielo. E comunque le nubi interstellari (non intergalattiche :-) sono un ottimo laboratorio che ci mostra come molecole anche molto complesse si possano formare in condizioni del tutto a-biotiche.

brain_use ha detto...

(non intergalattiche :-)

eh già...

Anonimo ha detto...

Il senso di tutto questo sembra piuttosto chiaro. Ci sarà chi avrà i soldi per istruire i propri figli come il capo del nostro governo che continua instancabilmente a corteggiare il presidente americano e la sua filosofia inclusa ( solo la storia futura riconoscerà i suoi valori). Il sistema americano tanto lodato in ambito scolastico e sanitario sarà di ispirazione - intanto anche gli ospedali sono in lista per essere privatizzati.
Speriamo che tutto il casino in corso sia una transizione. Non si potrà togliere valori acquisiti dalle teste delle persone. Troppi diritti sono stati calpestati in poco tempo.

Certo è triste il clima in questo momento - un po' su tutti i livelli.


Maria

Gianni Comoretto ha detto...

Cara Maria, non riesco a condividere il tuo ottimismo.Se si guarda subito al di là di chi la pensa come noi, si sentono ovazioni di lode per i nostri governanti. Finalmente stanno mettendo a posto le cose, finalmente la scuola, l'università funzioneranno.

Siamo noi che viviamo in una realtà virtuale, in cui gli omicidi sono calati in modo costante dal dopoguerra, la piccola criminalità è diminuita (semmai è quella organizzata che rialza la testa), in cui l'evasione fiscale è invece aumentata bruscamente da maggio scorso. Una realtà in cui sono più gli immigrati aggrediti dagli italiani che non gli italiani aggrediti dagli immigrati. In cui gli esperti di didattica dicono che il maestro unico non è una grande idea, e la scuola elementare nonostante tutto funziona.

Il mondo vero è quello della TV, dei telegiornali di Fede, dell'emergenza Rom, dei ricercatori fannulloni, quello in cui non ci stanno togliendo diritti, stanno risolvendo i problemi dell'azienda Italia.

Anonimo ha detto...

Gianni sono d'accordo - ma voglio sperare - per il bene di mio figlio e di tutti - che ci sia un cambiamento consistente in un forse non immediato ma non troppo lontanto futuro.Per ora prevedo anch' io tempi duri . Ma faccio riferimento a un lungo cammino in cui tanti valori diversi da quelli promossi hanno creato un' altra realtà - occultata ma esistente.
Basta pensare all' energia rinnovabile.
La scuola per certi versi credo che vivrà grandi cambiamenti.... E un mio argomento particolarmente approfondito perché sono pedagogista.
Ci sono cambiamenti di paradigma all' orizzonte - in tutti i settori. Ancora ci sono spinte forti in una direzione che ha provocato la crisi in atto e mecanismi che vogliono cementare la logica del "libero " mercato. Vedremmo. So molto bene che il panorama non permette un grande ottimismo. Anni fa' vedevo nero . Oggi che tante previsoni negative sono anche superate voglio tener d'occhio le possibile aperture e svolte.

Saluti Maria

Anonimo ha detto...

Ciao Gianni, mi ha dato il tuo link, Ross, le ho mandato una lunga mail, e mi ha detto che tu ti interessi di fonti alternative, vorrei parlare con te, il mio blog si interessa tra l'altro anche di questi argomenti, se ci vai, clicca sulla tazzina e dopo ne parliamo, ho messo il tuo blog fra i preferiti, mi raccomando contattami.
Un saluto
Nino

Anonimo ha detto...

Io sinceramente invece non riesco a capirvi. La situazione che hai brillantemente descritto, non è nuova. Che in Italia la ricerca venga pagata zero, è pacifico. Anche io sono ingegnere, ed anche io sto pensando a come sbarcare il lunario seriamente. Per adesso sto pensando di fare l'idraulico o l'elettricista. Stante così la situazione, mentre le università italiane spendono ricchi 187000 euro per rifarsi il LOGO (La Sapienza di Roma), il tuo laboratorio riceve 5000 euro l'anno.
Mi domando cosa ci sia da salvare in un sistema che funziona così. Il problema Gianni è proprio questo. Non stiamo sgozzando la gallina dalle uova d'oro. Ridurre la scuola peggio di così, è sostanzialmente impossibile. Parlate di scuola senza futuro. Ma il futuro la scuola italiana se lo è negato ormai da 15/20 anni. Non ha senso produrre una mole enorme di disoccupati o laureati che guadagnano meno di un inserviente di fast food. Dici che sei preoccupato perché le conoscenze di chi va in pensione, non vengono trasmesse ai nuovi. Vero. Ma stante l'abnorme spreco nel pubblico, da qualche parte bisogna tagliare. Allora hai due possibilità. Il licenziamento in tronco degli esuberi, oppure il non rimpiazzo dei pensionati. Questa seconda alternativa permette di non licenziare nessuno. Forse preferisci la prima? Perché la 3 opzione che sarebbe lasciare tutto così o aumentare i fondi, semplicemente non è pensabile né disponibile.
Lo Stato ruba troppo. E' troppo invasivo e deve fare una grossa cura dimagrante. Stante l'amara verità che nessuno taglierà i costi della politica e che è inutile chiederlo, bisogna tagliare da tutte le altre parti.
Tagliare una scuola che non funziona per niente, è un taglio a rischio nullo. Peggio di così, vi assicuro, visto che ho finito di studiare 3 anni fa, è impossibile.
Avete paura del privato. Vi lasciate irretire dallo slogan per cui se le università diventano Fondazioni Private, l'istruzione diventa elitaria, vi dicono che alzeranno le rette.
Vi faccio due domande. Se voi foste rettori, e i tagli della Gelmini mettessero a rischio il vostro sistema di nepotismo e baronato, protestereste perché non potete assumere più vostra nipote, oppure agitereste lo spettro di una scuola elitaria e delle tasse più alte?
E la seconda è:
Cosa pensate che succeda ai bilanci di quelle università che scevre da cognizioni economiche, alzassero a dismisura le rette? Se veramente "solo i ricchi" si iscrivessero, l'80% delle facoltà che hanno alzato le rette fallirebbe, e il rettore di cui sopra, si troverebbe d'un tratto a spasso. Lui e i suoi ordinari. E' nel loro interesse fallire? Non credo. Prima di alzare le rette, se diventano fondazioni private, taglieranno gli sprechi, perché saranno obbligati a farlo.

Gianni Comoretto ha detto...

Caro Libertyfighter,
lasciami dire subito fuori dai denti quel che penso.

Da alcuni giorni gira il jingle dell'università covo di baroni, per fortuna ci sono i tagli che impediranno loro di continuare a sistemare i nipoti.
Be', e' una CAZZATA DISUMANA, per dirla alla Fantozzi. Primo, perché non impedirà granché di sistemare i nipoti, quelli un buco glie lo si trova comunque.
E poi perché il mondo della ricerca italiana, di cui l'università è una fetta consistente, è di ottimo livello, nonostante tutti i tagli e gli eroismi spiccioli quotidiani di chi ci lavora pur sapendo che basta attraversare una frontiere a e guadagni il quadruplo. Abbiamo piu' premi Nobel, pubblicazioni, citation index, ecc. di qualsiasi altro paese, a parità di soldi investiti. Semplicemente perché i soldi che investiamo sono già ridicoli.

Ho citato il mio lavoro, per mostrare un esempio che (per forza) conosco bene: un investimento di forse 50.000 euro avrebbe fruttato alle industrie italiane una commessa di 1 milione e mezzo. Ma di esempi simili ne conosco a bizzeffe. Altrove sanno che la ricerca non e' un lusso, e' un investimento, ed un investimento che rende.

Non si puo' fare peggio di cosi'? Certo che si puo'. Si sta facendo. Si sta distruggendo anche questo. Non ci sono soldi, non ci si puo' permettere astronomi? Sono pronto a riciclarmi per far altro, si finanzi ricerche piu' utili (ma senza ricerca di base non si va da nessuna parte).

Ma per favore non tiriamo fuori la palla che si sta tagliando per combattere i baroni. Per quello si potrebbe ad es. legare i finanziamenti a controlli, controlli seri, con referee stranieri esistono in tutti gli stati europei. Non certo aspettando che vadano in pensione.

Dici che non alzeranno le tasse per paura di ridurre gli iscritti, che taglieranno gli sprechi. Quali sprechi? La calibrazione periodica degli strumenti, che non faccio da anni?
Ridurranno i corsi. Tanto con meno gente non riuscirebbero a tenerli comunque, Ridurranno la qualità del servizio, i laboratori, le esercitazioni... E alzeranno le tasse, sono anni che lo stanno facendo, limitati solo dalle regole che per le fondazioni non varranno più. L'anno scorso ho pagato 2000 euro per le tasse di mio figlio, non ci vuole molto per raddoppiarle, o quadruplicarle.

Il problema della scuola e' che le risorse sono usate male? Usiamole meglio, ma usiamole. Usiamole per le scuole migliori, e penalizziamo quelle peggiori. La scuola e' un altro di quegli investimenti di cui non possiamo fare a meno, e' come non far manutenzione alla nave su cui stiamo navigando, significa condannarci ad andare a picco. Già investiamo per la scuola meno di molti paesi del "terzo mondo", e meno di qualsiasi paese europeo. Per la ricerca, siamo a meno della metà di qualsiasi paese civile. Possiamo fare a meno dell'Alitalia, persino delle banche, ma non della scuola.

Anonimo ha detto...

Gianni, scusa il ritardo. Io però ho terminato di studiare 3 anni fa. E ti garantisco che di questa eccellenza che ha prodotto nobel nel passato, non è rimasta neanche l'ombra. L'università moderna è una ricca pagliacciata. Ho visto elargire 30 e lode ai migliori raccontatori di barzellette. Ho visto gente togliere dal piano di studi esami fondamentali e sostituirli con corsi di taglio e cucito. Ho visto regalare esami in cambio di una settimana di lavoro in ambiti completamente diversi dall'esame regalato. E vedo, ogni giorno che passa, i prodotti di una scuola secondaria sbagliare congiuntivi, grammatica e sintassi. Abbiamo avuto un concorso in Magistratura i cui candidati sono stati bocciati per errori di grammatica. Tutti laureati eh...
Questa è la situazione attuale. Mi spiace che tuo figlio paghi 2000 euro l'anno per avere la possibilità di raccontare barzellette. Forse è il caso di pagarne di più e spedirlo ad Oxford. Oppure, rinunciare e mettersi a fare l'idraulico, con enormi soddisfazioni economiche.
In ogni caso, se la ricerca è un investimento, non ci sarà alcun problema perché esistono tonnellate di privati alla ricerca di investimenti. Saranno interessatissimi al finanziamento della ricerca. E comunque non mi hai risposto al quesito. Quando i rettori diminuiranno ancor di più la qualità (non so come sia possibile, ma ammettiamo pure che lo sia), ed alzeranno i prezzi, cosa impedirà alle persone di non iscriversi e mandarli in malora? Beh, solo i finanziamenti statali a pioggia possono impedire questa dinamica. Ecco, io spero che finiscano al più presto.

Gianni Comoretto ha detto...

@libertyfighter

Mi dispiace per le tue esperienze, e rispondo subito che NON voglio finanziamenti a pioggia. I finanziamenti van legati a linee di ricerca, e a risultati ottenuti. Ma allo stesso modo non voglio tagli a pioggia. Penalizzano quel che c'è di buono e non danneggiano chi si comporta come descrivi. Per mantenere un sistema clientelare, se non c'è una competizione seria, non servono molti soldi.

La mia esperienza sulla ricerca, in cui vivo e lavoro, per fortuna è differente.
Posso citarti ottime linee di ricerca in cui abbiamo in Italia una leadership mondiale, nonostante ci si arrangi letteralmente con mezzi di fortuna. Per alcune di queste ricerche non mi stupirei di vedere un Nobel, nei prossimi anni.

Ma lascia diciamo imbarazzati constatare che l'unico ministro europeo non presente all'inaugurazione del LHC fosse la Gelmini. O vedere che la metà dei giovani ricercatori nel CNRS (il CNR francese) sono italiani. In entrambi i casi, un ottimo livello di preparazione e competenza dei nostri ricercatori riconosciuto solo all'estero, e snobbato qui.

La scuola secondaria è allo sfascio. D'accordo, ma la riforma attuale penalizza moltissimo quella primaria, che invece è a ottimi livelli.

La ricerca è un investimento, ma un investimento su tempi scala lunghi, decenni. Godiamo adesso della ricerca fatta 10 anni fa. Nessun privato, in Italia, ragiona su questi tempi. Al più si fa un progetto civetta sull'idrogeno (per dirne una), utile per intascare qualche fondo comunitario.

Forse terminati gli studi mio figlio farà l'idraulico. O forse se ne andrà all'estero. Per ora studia seriamente, e non mi sembra gli insegnino a raccontar barzellette, non gli han mai regalato un 30 (ma neanche un 18), e i problemi nel piano di studio li ha perché la recente riforma (a pochi anni dalla precedente) ha prodotto un autentico casino organizzativo.

Evidentemente ci sono università differenti. E ripeto, sono convinto che i fondi vadano dati guardando anche alle cose che citi.

Sull'italiano. Facevo doposcuola negli anni 80, e correggo tesi ora. Il livello non mi sembra sia molto differente, una buona parte della popolazione non sa scrivere (del resto quasi metà non sa leggere un testo un minimo complesso come questo), oggi come allora. E una laurea non ti insegna a scrivere.

Anonimo ha detto...

Beh, una laurea in Fisica o Ingegneria, posso essere d'accordo che non insegni a scrivere. Una in Giurisprudenza... dovrebbe.
Riguardo gli investimenti in ricerca. Se l'orizzonte temporale degli imprenditori italiani è basso, il problema non si risolve certamente con la ricerca pubblica. Ma garantendo tramite leggi che, i proventi, i profitti, il plusvalore generato da dieci anni di ricerche venga poi incassato dai promotori delle stesse. Del resto, in America si usava così, e funzionava bene. Certo prima della crisi, adesso l'America non esiste più. Da noi, siccome in 10 anni cambia il quadro normativo 7,8 volte, è normale non fare progetti a lungo termine. Per quanto riguarda LHC.
Può darsi che la Gelmini non sia andata perché aveva subodorato la fregatura.... Del resto hai visto anche tu che bella figura che ha fatto. 20 anni di preparazione per ottenere una fuga di elio, lo spostamento dei magneti superconduttori e due mesi di stop. E nell'ambiente c'è la quasi certezza che l'innaugurazione sia stata fatta anzitempo, solo per un rispetto al direttore uscente e non far ricadere il merito di LHC sul futuro direttore. Insomma, una trovata pubblicitaria e basta, nonostante tutti sapessero che LHC non era pronto.
E a proposito di LHC, una domanda franca. Ma tu reputi un investimento intelligente quello di spendere svariate tonnellate di euro per un acceleratore lungo 37 Km (o era il diametro?) raffreddato a -273, solo per ottenere scontri tra particelle a maggior energia? (1 Tev mi pare). Se si scopre, come è probabile, che gli adroni si frantumano alla stessa maniera. Se il bosone di Higgs (ammesso che serva), non venisse trovato, come giustifichiamo tutti i soldi buttati in quell'acceleratore colossale? Sarò un romantico, ma Volta ha inventato la pila spendendo gli equivalenti di 100 euro dei giorni nostri..
Tutti i soldi di LHC avrebbero potuto essere utilizzati in maniera più proficua? A questa domanda risponde il mercato. Se in regime di libero finanziamento LHC fosse stato costruito, ciò avrebbe voluto dire che per il mercato era una efficiente allocazione di risorse. Con la politica di mezzo questo non è più vero. Guardiamo in faccia la realtà scientifica. Prendi ad esempio, la medicina. Da quando girano enormi finanziamenti pubblici, ogni anno si lancia l'allarme per una nuova "peste". La SARS, l'AVIARIA, la Mucca Pazza. Si "inventano" ipotesi assurde su malattie che in realtà non fanno paura, allo scopo di estorcere finanziamenti pubblici.
Hanno iniziato direttamente
Montaigner e Gallo con il legame mai dimostrato tra HIV e AIDS (come spiega P. Duisberg), legame che non soddisfa neanche una delle prove di Coch, e per il quale hanno dovuto perfino inventare un nuovo tipo di agente patogeno. Il retrovirus. Un retrovirus talmente intelligente che prima di cominciare ad agire fa passare un tempo variabile tra 1 e 20 anni....
Darwin si rivolta nella tomba, non c'è da stupirsi che poi si voglia tornare al creazionismo. Un virus del genere si sarebbe estinto da solo.
Continuo. Adesso hanno teorizzato il "papilloma virus" come causa del cancro dell'utero. Che di colpo è diventato una malattia infettiva. Lo scopo ovviamente è creare panico, convincere gli stati ad una vaccinazione preventiva obbligatoria a favore della casa farmaceutica che produce il vaccino, ed ulteriori fondi alla casta dei virologi. Ma la verità, se senti un pò di medici con del sale in zucca, è che il cancro della cervice uterina non è infettivo, e parola loro: "Se fosse stato infettivo, il primo ad accorgersene sarebbe stato Ippocrate in persona".
Adesso hanno preso il nobel per questa idiozia, guarda caso due virologi. Uno per gli studi sul papilloma virus, e l'altro proprio quel Montaigner che si inventò di sana pianta il legame HIV-AIDS. Nel frattempo in economia il nobel l'ha preso un fesso Keynesiano, solo perché giustifica l'intervento governativo anche nel bagno di casa, e nella Fisica... beh, il campo lo conosco solo di striscio, ma mi dicono che coloro che lo han preso, si sono basati interamente su studi di un italiano, il quale però non è stato premiato. Insomma tutti scontenti.
Il problema non è "finanziare la ricerca". Il problema è che la ricerca non può essere finanziata con la forza (e quindi dal pubblico con le tasse). Questo è vero anche in altri campi. Ma nella ricerca, visto il settore molto molto specialistico, è molto meno facile mettere in dubbio le parole degli specialisti, anche quando dicono castronerie solo allo scopo di reperire finanziamenti.

Gianni Comoretto ha detto...

Negli USA la ricerca e' anche pubblica, e parecchio. I telescopi che vedi nella foto sono pagati dallo Stato, per cifre che sono considerevoli (circa mezzo miliardo di $)
La Gelmini subodorava la fregatura di LHC? Ecco, questo e' esattamente il tipo di atteggiamento che stigmatizzavo.
A parte che dubito la Gelmini capisca vagamente qualcosa di fisica quantistica (ne' lo pretendo, ma lei immagino capisca poco di molte altre cose), LHC non mi sembra proprio una fregatura. Un progetto di quelle dimensioni e' abbastanza naturale abbia intoppi. Ed e' abbastanza naturale che capitino nel periodi iniziale. I grossi progetti scientifici sono sempre una lotta tra chi vorrebbe tutto funzionante alla perfezione,e chi vuol far rispettare la tabella di marcia.

Ma il problema e' che la Gelmini non ci e' andata perche' LHC per lei e' un giocattolo per scienziati, non e' una cosa seria, un tentativo di avanzare le nostre conoscenze, e mi sembra che tu sia dello stesso parere. E' grazie a questa mentalita' che tra pochi anni ci ritroveremo a vendere accendini agli egiziani.

Non credi che HIV e AIDS siano legati? Bene, inoculati il virus. Pero' poi non pretendere cure basate su anti-retrovirus. Scusa la durezza, ma su queste cose veramente non riesco ad essere "tollerante". E' grazie a gente di questo tipo che l'HIV sta riprendendo, dopo anni di miglioramenti grazie proprio ai farmaci antivirali. Duisberg non ha mai fornito prove "certe" di quel che sostiene, e ha dichiarato diverse volte che si sarebbe inoculato il virus, senza mai farlo. Nel frattempo le sue tesi sono state smontate come una costruzione di Lego. Ma un po' come le scie chimiche, l'11 settembre, il non siamo mai stati sulla Luna la tesi continua a vivere di vita propria (Duisberg non e' Mazzucco, d'accordo, ma alla fine i metodi convergono).

Tornando a LHC. A che serve? A che serviva chi faceva ricerche sull'elettromagnetismo 150 anni fa? A che serve puntare un telescopio su regioni del cielo cosi' distanti che mai ci influenzeranno?

A che serve in fondo anche Galileo, che differenza fa se la Terra giri attorno al Sole o viceversa, quando comunque con un numero sufficiente di epicicli i conti tornano lo stesso?

Ad oggi ci ritroviamo in una situazione in cui sappiamo un sacco di cose ma sappiamo di non sapere quasi nulla. L'Universo che vediamo è composto in buona parte (60-80%) di "materia oscura", qualcosa che sappiamo e' li', perche' esercita gravita', ma che non vediamo. Sappiamo solo che non e' la materia normale fata di atomi, protoni, ecc.
Questa roba, atomi e "materia oscura", fa solo 10 20% del contenuto dell'Universo. Il resto e' "energia di vuoto", qualcosa di cui pure non sappiamo nulla, se non che accelera l'espansione dell'Universo e contribuisce a renderlo piatto geometricamente. LHC e' un tentativo per capire che caspita sia tutta 'sta roba. Il bosone di Higgs e' solo una delle cose che si va a cercare,e se NON lo si trova e altrettanto importante che se lo si trova, significa scegliere tra due tipi di teorie, con bosone o senza.

Per far questo si impiega una cifra che corrisponde a una piccola frazione di quel che si paga per il calcio in Italia. Pochi euro a testa. Francamente non mi sembrano soldi buttati via. Forse tra 100 anni saremo ancora qui a discutere proprio per le applicazioni derivate dalle proprieta' di quel che oggi non conosciamo. O forse semplicemente sapremo qualcosa di piu' sull'Universo in cui viviamo.

Anonimo ha detto...

Mi sono sempre chiesto quale sia la formula per calcolare quanto deve essere largo lo specchio di un telescopio per permettere di distinguere un oggetto largo L a distanza D, puoi aiutarmi?
Un'altra mia vecchia curiosità è come dimensionare un "telescopio ottico interferometrico", o come diavolo potrebbe chiamarsi in realtà :-) , sempre allo scopo di riuscire a vedere un oggetto largo L a distanza D: quanto dovrebbero essere larghi e distanti i singoli specchi, e quanti dovrebbero essere?

Anonimo ha detto...

ops, non mi ero registrato al post...

Gianni Comoretto ha detto...

La formula a spanne per la risoluzione di un telescopio a disco (lente, specchio) è R=1,22 lambda/D, con lambda la lunghezza d'onda della radiazione usata, e D il diametro della lente/specchio. La risoluzione R è espressa in radianti, cioè è la dimensione dell'oggetto divisa per la sua distanza.

Trovi di tutto e di più con wikipedia.

Per quanto riguarda gli interferometri, vale in prima approssimazione la stessa formula, dove D è la separazione tra i telescopi. Il loro diametro deve essere sufficiente a raccogliere abbastanza luce da vedere le frange di interferenza, e il loro numero dipende dal tipo di interferometro che usi. Praticamente tutti gli interferometri esistenti utilizzano solo due telescopi, perché combinarne più di 2 è estremamente complesso. Si sta cercando di farlo al VLT, che ha 4 telescopi principali e diversi secondari. Con solo 2 telescopi non ottieni immagini, ma solo informazioni sulla struttura della sorgente che osservi.