mercoledì 3 settembre 2008

Zombie

Un editoriale del numero di ieri dell'Osservatore Romano dichiara che la morte cerebrale non è criterio sufficiente per stabilire la morte di un individuo. Infatti, secondo l'autrice, può esserci morte del cervello, ma senza che sia morto il tronco encefalico.
Tradotto in soldoni: la coscienza, la capacitò di riflettere, pregare, pensare, avere un'immagine di sé sono andate, per sempre. Non torneranno più. Può esserci qualche semplice riflesso (il che, secondo i criteri italiani, significa che la morte cerebrale ancora non c'é). Insomma, uno zombie, con l'anima (per chi ci crede) ormai da un'altra parte. Sottolineo che non si sta parlando di coma, ma di persone il cui cervello è completamente ed irreversibilmente andato. Che non possono mantenere un funzionamento "olistico", come corpo, che è appunto coordinato dal sistema nervoso.

Non sono un esperto del campo, non so quanto sia fondata l'ipotesi di una persona definita in morte cerebrale ma con ancora attive rudimentali funzioni del sistema nervoso centrale (vedi sotto, è infondata).
Ma il problema è più di fondo. Viene da chiedersi cosa sia la vita umana. Un processo biologico, respirare, produrre calore, defeacare? O c'entra qualcosa la possibilità, magari solo rudimentale, solo in potenza (forse domani si risveglierà) di una autocoscienza? L'esistenza di un "sè" dentro quel corpo?

No, non voglio diventare uno zombie. Se il mio cervello è morto, staccate la spina, rispettate le mie povere spoglie mortali. Io lì dentro non ci sarò più.

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Aggiungo qualche nota, sempre più perplesso, perché la confusione è grande.
Innanzitutto la morte cerebrale è definita come la distruzione di qualsiasi funzionalità del cervello, incluso il tronco. Cioè quel corpo non può vivere che pochi secondi se staccato dal respiratore, e pochi giorni se attaccato. NON si tratta di coma. Vorrei mi si illuminasse sulle recenti ricerche scientifiche che sostengono il contrario.
Non sono riuscito a ritrovare il caso citato della donna del 1992, tantomeno di quelle che l'hanno seguita e che avrebbero portato a termine una gravidanza, senza tronco encefalico funzionante. Ho il vago sospetto si trattasse di coma, grave, irreversibile ma non di morte cerebrale. Il massimo che ho trovato è stato il caso di una donna che, in morte cerebrale, è rimasta attaccata 72 ore al respiratore per poter partorire. Anche qui, se mi si indica un riferimento...
Sul problema, spinoso, di cosa fare di una persona in coma irreversibile, non so dare risposte. Da quel po' che ho letto semplicemente non sappiamo che funzioni cerebrali rimangano a queste persone, se possa esistere "qualcuno" lì dentro. E quindi, nel dubbio, si aspetta e si sta a vedere. Ma non è il problema di cui stiamo parlando qui.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

La "morte cerebrale" è una grande bufala messa in piedi per i trapianti di organi, che sono effettuati a cuore battente, e con farmaci paralizzanti (al curaro)

cerchi un po' sul web, sono decine le persone che si sono risvegliate completamente prima e durante le operazioni di espianto.

altro che corpo ridotto a zombie..

saluti.

Gianni Comoretto ha detto...

Riferimenti?

La rete e' piena di leggende metropolitane su casi come quelli che indica. Ne ricordo uno in particolare, nel sito della lega contro la predazione degli organi. Ammesso e non concesso sia riportato correttamente, era un caso di malsanità, di un poveraccio curato malissimo dopo un incidente, per cui sarebbe morto di lì a poco. I medici chiesero ai parenti l'autorizzazione per il trapianto, e questi invece lo portarono in un altro ospedale, dove guarì. Che c'entra con la morte cerebrale? NULLA. Il poveraccio non era stato dichiarato morto, e se fosse stato lasciato lì, con o senza autorizzazione al trapianto, sarebbe morto comunque.

Comunque concediamo, per ipotesi, che esitano casi di morte cerebrale diagnosticata per errore (o per dolo). L'articolo sostiene che ANCHE se la morte cerebrale è correttamente diagnosticata (quel cervello è effettivamente e completamente ridotto a pappa), quella persona è viva, e in grado di sopravvivere indefinitamente. Questa e' fattualmente una bufala, e anche pericolosa.

E' il residuo di una concezione meccanicistica ed ottocentesca della vita, per cui se cuore e polmoni funzionano, tanto basta Siamo più di un insieme di organi, ma senza un cervello questo di più non c'è.

Gianni Comoretto ha detto...

C'entra poco con l'argomento, ma ho appena scoperto guardando il loro sito. La Lega contro la predazione degli organi sostiene le deliranti teorie del dott Hamer http://it.wikipedia.org/wiki/Ryke_Geerd_Hamer

che han causato diverse morti e al suddetto dottore, responsabile materialmente di queste, l'espulsione dall'ordine professionale e diverse condanne penali.

Il tutto perché Hamer sostiene l'inutilità di curare la gente, e di conseguenza l'inutilità dei trapianti.

Anonimo ha detto...

sei tu uno zombie

Anonimo ha detto...

Ho letto qua e là molti dei tuoi commenti che spero continuerai a proporre anche la dove non vengono di certo ben accolti.
Indubbiamente mi piace il tuo rigore e nello stesso tempo la pacatazza dei tuoi interventi.
PS: lo so che sono fuori tema ma approfitto di te per mandare un saluto a tuo fratello che non vedo più dalla prima liceo a PN, ero il suo compagno di banco.
PPS: spero di non aver sbagliato persona!!!!

Anonimo ha detto...

Come sempre i seguaci di una delle varie sette (complottisti, cuorbattentisti, terrapiattisti, antidarwinisti, sciachimisti) che popolano la Rete si distinguono per stile e signorilita'.

QED

Anonimo ha detto...

...consiglio di leggere
Due o tre cose che nessuno dice sui trapianti
di Ida Magli
E INFORMARSI QUI
www.antipredazione.it

Saluti Maria

Anonimo ha detto...

.....aggiungerei che mai si parla dell' aspetto spirituale del trapasso. Siamo semplicemente materia - puramente da considerare pezzi meccanici e non materia creato dallo spirito che nel momento della morte si ritira dal suo involucro?
Cosa significa un intervento su questo piano in caso di asportazione di un organo in fase di transizione e non ancora completato abbandono da parte dell'anima - o dell' energia che ritorno alla sorgente o..... questione di definzione ?
Questo certamente puo interessare soltanto chi ritiene esistente la sfera spirituale ed animica del essere umano. Sento poche discussioni in questa direzioni - più delle volte forti pregiudizi da una parte o dall' altra - ma non apertura mentale che permette una discussione del argomento tutto sommato molto recentemente introdotto nelle nostre vite.
Ormai è un dogma. E chi si rifiuta viene condannato.
Non mi risulta che ci siano mai stati ampi discussioni da TUTTI i punti di vista. La storia ci insegna quali siano gli interessi che guidano i sviluppi. Impariamo ( forse ) a danno avvenuto.

maria

Gianni Comoretto ha detto...

E se invece l'anima continua ad esistere nel cadavere, fino a completa ed avvenuto decomposizione, e si libera solamente se il copro viene bruciato, come possiamo noi arroganti seppellire delle anime ancora vive? E se invece, al contrario, solo con la decomposizione l'anima si trasferisce a quella dei microorganismi che ti mangiano, perpetuando così la vita, come osiamo bruciare un corpo tra l'altro destinato alla resurrezione? E se invece l'anima gradisse essere trapiantata?

In breve, se si entra nella metafisica, si può dire tutto e i l contrario di tutto, senza timore di poter essere smentiti.

L'unica via d'uscita è lasciare a ciascuno il diritto di decidere per il proprio corpo. La storia ci insegna quali siano gli interessi e i danni causati da chi vuole imporre la sua metafisica agli altri.

Per quanto mi riguarda, proprio perché non considero la vita un processo meccanico, definibile da un'attività meccanica di un organo (il cuore), ma qualcosa in cui il mistero della coscienza ha un ruolo importante, vorrei evitare che venga mantenuta artificialmente quando non esiste più. La vita di un cadavere attaccato ad un respiratore è un processo meccanico, che non ha senso continuare se la vita, quella vera, non c'è più.

E' una questione di rispetto e dignità, al di là della questione, pur importante, dei trapianti.

Gianni Comoretto ha detto...

Mi sono letto l'articolo di Ida Magli. Le due o tre cose che cita sono semplicemente noti falsi.

NON ESISTE NESSUNA , ripeto NESSUNA evidenza di un traffico di bambini rapiti ed uccisi come "donatori" di organi per trapianti, mentre esistono ottime ragioni per dubitarne.
http://paniscus.splinder.com/post/7515727/

Esiste, tragico, un traffico di persone che donano un rene per soldi. Deprecabile quanto vogliamo ma non porta a "una morte precoce per l'impossibilità di sopravvivere con un solo rene alle gravidanze". Con un solo rene si sopravvive, sarebbe bastato lo avesse chiesto al suo ginecologo. E in ogni caso il modo migliore per contrastarlo è eliminare la domanda, donando gratuitamente ciò che queste persone vendono per fame. Come si fa con la donazione di sangue.

Il resto dell'articolo della Magli sono solo considerazioni retoriche. Il trapianto non toglie nulla al "mistero della morte", e spero davvero che la sua visione della Resurrezione, se ci crede, non sia così gretto da impedire di concepirla per chi ha donato, o perso, una cornea, il cuore.
Purtroppo per Ida Magli il cervello non si può trapiantare, deve accontentarsi del suo.

Anonimo ha detto...

Ci sono due aspetti importanti e da discutere - quello dell'accanimenti in certi casi e quello dell' intervento forse anticipato ad una morte accertata con criteri che si basano su definizioni non chiare - non su una profonda conoscenza.Anche sul piano scientifico ci sono divergenze in diversi paesi.
Si dovrebbe poter' discutere - e con molta serietà e rispetto.
Il fatto che subentrano molto rapidamente forme discriminanti in queste discussioni non aiuta ad approfondire. Lo scienziato sa che le sue nozioni sono dovute a conoscenze ottenute in un contesto limitato e in un seguito possano essere ampliate, modificate, corrette oppure anche rovesciate.
Stiamo vivendo in un epoca pieno di esempi di scelte che ci hanno portati in situazioni difficilmente da risolvere.
Chiedo sopratutto libertà di pensiero e rispetto delle scelte.
Nel ambito del trapianto sta accadendo qualchecosa che non mi rispecchia questa filosofia.
Maria

Anonimo ha detto...

... LA STORIA INSEGNA ANCHE CHI IMPONE LA SUA FISICA AGLI ALTRI....

Gianni Comoretto ha detto...

Infatti, nel campo del trapianto si sta imponendo una visione ideologica che definisce la morte in base a criteri esclusivamente "meccanici" (arresto cardiaco) e non "olistici" (funzionamento di un organismo visto come un tutto). Artificiali (basati su una macchina che mantiene una parvenza di vita) e non naturali. Il problema, semplicemente, 100 anni fa non si poneva, la morte cerebrale portava immediatamente alla morte di tutti gli organi. Oggi si pone perché possiamo mantenere in vita una parte di un corpo per periodi anche relativamente lunghi, in modo, ripeto, completamente artificiale.

Tornando al discorso animistico di Maria, siamo sicuri che l'anima desideri rimanere attaccata ad un corpo che sta già in parte decomponendosi, e che solo una macchina impedisce di morire completamente?

Chiunque ha naturalmente la libertà di pensarla diversamente. Può essere lasciato morire in pace, una volta che il cervello sia morto, o può decidere di donare i propri organi. Questa è una scelta libera, che però è possibile solo se si accetta che la scienza accerti quando uno è morto, e quindi è perfettamente inutile continuare a animarlo artificialmente.

Altrimenti si impone a me, sulla base di una discutibilissima metafisica, di imporre ai mie cari lo strazio di una morte che per magari un paio di settimane non avviene, pur essendo già avvenuta. Mi si impedisce di essere utile ad altre persone, come diversi miei amici che vivono grazie ad un trapianto. QUESTA e' arroganza e crudeltà.

Per questo si inventano racconti orripilanti, e inesistenti, di bimbi rapiti per espiantare organi. Di persone espiantate ancora coscienti o quasi, che si rialzano all'ultimo dal lettino e se ne tornano a casa.

I criteri per stabilire la morte cerebrale sono imperfetti, e per questo si adottano criteri il più restrittivi possibile, con sfumature tra stato e stato. E' perfettamente possibile che vadano rivisti, che la morte possa essere definita da criteri meno drastici. Quel che non cambia, in tutto il mondo è il concetto che la morte cerebrale è la morte. Quando il cervello, nel suo insieme, è morto, siamo morti. Nessuno è tornato dalla morte, nessuno è tornato dalla morte cerebrale, e nel momento in cui stacchi la spina, il cuore smette di battere.

P.s. La fisica non la impongono i fisici. La fisica c'è, è lei che semmai si impone ai fisici che sbagliano a capirla.