sabato 8 agosto 2009

Scienziati pazzi

Qualche mese fa l'amico Silvano Fuso mi ha spedito la sua ultima fatica, il libro "I nemici della scienza". Gli avevo dato una scorsa, ma purtroppo solo ora sono riuscito a leggerlo con l'attenzione che merita.

Devo dire che non mi ha deluso, Silvano ha fatto un bellissimo lavoro di ricerca, e anche se i temi generali di cui parla mi sono familiari, il libro li organizza e li passa in rassegna in modo organico e ben documentato.

Il libro racconta di come venga maltrattata la scienza, in tutti i modi possibili. L'ho vissuta sulla mia pelle da quando, ragazzino, ero bollato come "scienziato pazzo" perché ero affascinato dalla scienza. Cosa volevo fare da grande? Non mi sarei mai sognato di dire "lo scienziato", gli unici che possono fregiarsi del titolo sono i premi Nobel, gli altri sono, appunto, scienziati pazzi che vogliono conquistare il mondo. Il poeta, il pittore, lo scrittore, il musicista, quelli sì che invece sono "fighi".

Lo scienziato è freddo, arrogante, si butta sui libri perché non ha successo con le ragazze, sfoga la sua frustrazione con i numeri, perché quelli, ubbidienti come soldatini, si allineano nelle formule sui libri. Tranne poi tradirti per il tuo eccesso di ὕβρις, come nel primo episodio del Decalogo di Kieślowski, in cui lo scienziato calcola male la resistenza del ghiaccio, prova lo spessore del ghiaccio, usando un sano approccio galileiano, ma il ghiaccio cede lo stesso ed il figlio annega. Quell'episodio mi ha sempre colpito per l'assurdità della tesi implicita. Ogni nostra decisione si basa su ragionamenti, esperienza, calcoli impliciti, e possibili errori. Ma che doveva fare quel padre? Negare sempre e comunque al figlio di giocare sul ghiaccio per "principio di precauzione"? Usare l'intuito, che notoriamente è molto più affidabile che non la fisica? E la conclusione sarebbe che siccome non riesci ad avere previsioni accurate al 100%, allora esiste il trascendente? Scienza da macchietta, ma anche trascendenza da macchietta.

Quel film, ma anche molta dell'avversione che la gente comune ha per la scienza, sembra nascere proprio da questo. La scienza è tutto sommato il metodo migliore che abbiamo per capire cosa succederà, per avere un'idea di come funzioni il mondo. Ma richiede applicazione, non è intuitiva, e non lascia molto spazio per un trascendente. E allora ci si mette di impegno per mostrare che anche lei sbaglia, quindi ha lo stesso valore di tutto il resto. Ho diritto al pari di qualunque scienziato di dire la mia sul mondo. Ad esempio posso tranquillamente sparare le peggiori cavolate sul comportamento delle nubi, evidentemente "modificate artificialmente", e la mia opinione vale quanto (o più, perché io non sono un bieco scienziato asservito al sistema) di quella di qualsiasi meteorologo.

Nessuno scienziato ha la pretesa di essere infallibile, Quello che ci insegna la scienza è proprio che possiamo aspirare solo a verità parziali, non a risposte ultime definitive. Ma ci sono risposte migliori delle altre, è possibile avere uno sguardo, di lontano e sotto punti di vista evidentemente limitati, a come funziona il mondo meraviglioso in cui viviamo. Le verità esistono solo fuori della scienza, e se anni di addestramento al pensiero scientifico mi han insegnato qualcosa, è proprio che queste verità (di fede, di credo politico, di riflessioni filosofiche) sono ancora più provvisorie di quelle scientifiche. Che chi crede in verità diverse merita rispetto. E che i fatti, in ultima istanza, sono il metro su cui ci si deve misurare, e che dicono (quando ci riescono) chi ha ragione e chi no.

Questo libro mi sembra renda un buon servizio a queste idee. Dal lato filosofico, (di una certa filosofia) si valorizza il rispetto per le credenze, o le metodologie differenti, ma si banalizza o ridicolizza il rapporto che le credenze, le idee del mondo devono avere con i fatti. Con buona pace di Feyerabend astrologia ed astronomia non sono descrizioni equivalenti, per il semplice ed empirico fatto che l'astrologia non descrive neppure la personalità della gente in modo migliore di una scelta a caso di tratti psicologici. Figuriamoci il prevederne il destino. Ma (vedi regola n. 1 del fuffaro) prova a raccontarlo alla topina tutte curve che vorresti abbordare...

Personalmente sono interessato alle curve di una sola topina (che non crede all'oroscopo) per cui mi preoccupa poco la descrizione dello scienziato freddo, o del non abbordare dicottenni (mica son Berlusconi), ma non mi è mai andata giù di ritrovarmi addosso lo stereotipo di quel che vuol spiegar tutto. Soprattutto da parte di chi pensa di aver capito tutto lui.

Avrei parecchio da aggiungere, su come il libro affronta i temi dell'antiscientismo religioso e di quello ambientalista, ma direi che per oggi basta. Alla prossima.

13 commenti:

Leibniz Reloaded ha detto...

Non ho ancora letto il lavoro del tuo amico, ma sono un "consumatore" abituale di letteratura sul tema: dal quasi omonimo "Chi sono i nemici della scienza?" di Giorgio Israel ai saggi del noto Massimiano Bucchi, da Massimo Piattelli Palmarini a Paola Borgna ai numerosi pamphlet d'oltre oceano (dove certi problemi praticamente non esistono, mentre altri sono invece amplificati).

D'altro canto, mi devo autoimporre dei limiti, perché su questioni come questa si incentra da vent'anni buona parte della mia personale ricerca epistemologica.
Dato che mi conosco, e so che non riesco a dire A ed E senza passare per B e C e D e planare su XYZ, va a finire che invece di un un paio di commenti ad un post produco un saggio enciclopedico sul tema: ma questo abuso di spazio altrui non sarebbe bello.

Per cui, con buona pace di rigore e acribia filologica, mi limito a mettere sullo spiedo una sfilza di asserzioni apodittiche.

1) Nella mia visione la verità, e anche la Verità, esiste sì in seno alle scienze, ma solo a quelle formali. Esse, ad un tempo, non si riferiscono direttamente alla cosiddetta "realtà", e pure descrivono mondi platonici perfettamente coerenti, che ci aiutano (Wigner docet) anche a costruire modelli e teorie relativi agli "osservabili".

2) A corollario, guardo sempre con una certa preoccupazione i pochi divulgatori matematici (ancorché per formazione logici, storici, o semplicemente applicativi) che dichiarano di abbracciare appieno le istanze epistemologiche degli scienziati sperimentali. Per qualche motivo profondo, è una posizione che mi perplime, a meno che non si parli in senso strettamente tecnico di costruttivismo e sperimentalismo computazionale (argomenti però pressoché ignoti ai non addetti, ed anche a molti matematici e informatici).
I fisici matematici, alla Penrose o Arcidiacono o Barrow, sono poi ancora un'altra tribù, ma in genere sono nati fisici e come tali vedono il mondo.

3) Verità e trascendente vanno sottobraccio, sostanzialmente per via della metafisica della verità e degli assoluti. Il fatto è che la scienza sperimentale, semplicemente, non si occupa del trascendente, non è suo compito: non lo richiede, non lo esclude. La scienza sperimentale è totalmente agnostica: semmai smantella, nel suo progredire, credulità popolare, superstizione e miti basati pesantemente sull'immanenza di un deus ex machina alquanto teatralizzato.

4) I relativisti (di ogni origine) odiano più di ogni altra cosa la logica e le scienze, campi nei quali la verità (transiente o assoluta) è una e una sola, ed esistono perfino strumenti per accertarla oggettivamente. Questo è il controesempio che demolisce il loro paradigma: ovvio che questi (neppure simpatici) quaquaraquà ne desiderino in ogni momento l'annichilimento, per poter imporre il loro poltaceo grigiore nel quale nessuno ha ragione, quindi tutti hanno ragione e ogni differenza qualitativa e quantitativa si perde assieme alle scale assiologiche e ad ogni tipo di ordine parziale. Poiché i relativisti dominano da decenni i media e l'establishment culturale, ecco spiegata almeno una radice della percezione popolare dello scienziato in genere.

C'è troppo altro da dire, ma per il momento mi fermerei qui.

Claudio Casonato ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Claudio Casonato ha detto...

Tanto per sottolineare come viene trattata la scienza in italia... cito due titoli:
--> Voyager
--> Misteri

Basta, o vado avanti?

Andrea Montesi ha detto...

1) Già già, Decalogo 1, di Kieslowski... Citazione esemplare, che mi ha fatto tornare su il pranzo. L'avevo rimosso. Eppure a lungo mi sono rifiutato di vedere un altro Kieslowski per l'urto di nervi datomi quel film. Forse la vera quintessenza dell'ignoranza e dell'arroganza da "fede". E non faccio fatica ad immaginare quanta rabbia possa aver suscitato in chi riesce invece a conciliare la fede con il desiderio di conoscenza.

2) ANVEDI ER COMORETTO VERSIONE BEACH BOYS!!!! :-)

Insomma, solo un occasione per dirti "Ciao!" mentre ammazzo il tempo in una giornata di lavoro totalmente inutile.

AnDrEa

Gianni Comoretto ha detto...

@leibniz
Il libro non tratta propriamente di epistemiologia, se non per alcuni esempi un po' estremi. Esempio definire la teoria della relatività "maschilista" in quanto privilegiando la velocità della luce mette al centro il concetto maschile di andar veloci.

Sul concetto di "verità": personalmente ho difficoltà a capire quanto la scienza ci avvicini ad una "verità". Ma anche una teoria limitata, oggi in parte superata, come la gravità newtoniana, ci fornisce un elemento di "verità". Feynmann diceva che Newton ha sostituito agli angeli di Keplero, che spingono i pianeti lungo le orbita, con altri angeli che li spingono in direzione del Sole, con una forza pari a GMm/r^2. Ma ci fornisce degli elementi veri: che la gravità è universale, che è la stessa che spinge i pianeti e i sassi, che conserva il flusso. Non è poco, impone una descrizione della realtà profondamente diversa rispetto alla precedente. E con tutti gli avanzamenti, che poi sono stati fatti, si tratta di elementi che non si cancellano più.

La scienza non si occupa di trascendenza. Ma Le visioni scientifiche hanno effetti sui tipi di trascendenza ammissibili. L'immagine di Dio cambia con il darwinismo, con la cosmologia, e occorre adeguarla. Certe imagini, per esempio quelle che richiedono una interpretazione letterale della Genesi, sono più vulnerabili di altre, ma qualcosina occorre ritoccare comunque. E questo a chi ritiene di essere l'unico detentore della verita' religiosa non può piacere.

Sul relativismo, hai centrato in pieno quel che volevo dire.

@andrea:

Anche l'immagine di uno scienziato che prevede al computer i sogni della moglie fa incazzare. E' la versione da macchietta dello scienziato freddo ed arrogante, che nega QUALSIASI trascendenza, anche quella laica di un sogno. Ma mi rifiuto di credere per un millisecondo che nella rottura di una lastra di ghiaccio entri la trascendenza. E l'idea della scienza che non può prevedere tutto, quindi esiste Dio, assomiglia a quella dei creazionisti che usano qualsiasi incompletezza delle scienze evoluzioniste (e certamente ce n'e' a bizzeffe) per dire che allora e' tutta sbagliate e vale i creazionismo.

Astromauh ha detto...

Con buona pace di Feyerabend astrologia ed astronomia non sono descrizioni equivalenti, per il semplice ed empirico fatto che l'astrologia non descrive neppure la personalità della gente in modo migliore di una scelta a caso di tratti psicologici. Figuriamoci il prevederne il destino.

Questa è una tua opinione perché in realtà l'astrologia descrive la personalità della gente e riesce anche a prevederne parzialmente il destino, nella misura in cui il destino è una conseguenza della personalità.

Gianni Comoretto ha detto...

Caro Astromauh, ribadisco la tesi del post. Stabilire se l'astrologia sia o meno in grado di prevedere il carattere di una persona è un'affermazione scientifica: si può verificare se corrisponda o meno ai fatti. E a quel punto non si tratta più di opinioni.

Ma va fatto utilizzando i criteri della scienza, verificando di avere ipotesi stilate a priori, controllando con un gruppo di controllo, con un'analisi statistica fatta bene.

È stato fatto, più volte, e la risposta, banalmente, è "no".

Astromauh ha detto...

Sono d'accordo con te sulle prime cose che scrivi. Le affermazioni astrologiche possono essere sottoposte a verifica con i metodi della scienza. Però poi tu dici che questo è stato fatto e che i risultati sono stati negativi.
A me questo fondamentalmente non risulta, e se mi indichi qualcuno di questi studi che avrebbero sconfessato l'astrologia, possiamo ragionare su qualcosa di concreto.

Il problema è che gli scienziati sono talmente convinti che l'astrologia sia una baggianata da non pensare nemmeno di volerla sottoporre ad una verifica. Feyerabend ha fatto notare il carattere dogmatico della scienza criticando il manifesto anti-astrologico sottoscritto da un certo numero di scienziati e premi Nobel nel 1975. In questo manifesto gli scienziati definivano l'astrologia una pratica superstiziosa senza averla sottoposta ad una verifica, diversamente da come agiscono nei loro campi di ricerca.

E' indubbio che esiste un forte pregiudizio nei confronti dell'astrologia, ed è questo ciò che impedisce un giusto processo della stessa. L'astrologia viene condannata senza essere processata.

Uno scienziato che dicesse di voler sperimentare l'astrologia, corre il rischio di coprirsi di ridicolo solo per questo. E poi, per fare delle ricerche ci vogliono dei soldi, e chi è che finanzia le ricerche astrologiche?

L'assenza di dimostrazioni convincenti dell'astrologia potrebbe dipendere da questo pregiudizio nei suoi confronti.

Inoltre l'astrologia è particolarmente difficile da verificare e i metodi con cui si cerca di farlo, possono non essere adeguati.

Gli astrologi non si limitano a parlare di segni zodiacali, ma interpretano le carte del cielo, tenendo conto della posizione di tutti i pianeti sia nello zodiaco che rispetto all'orizzonte del luogo di nascita. Ci sono 10 pianeti, 12 segni, 12 case, e poi bisogna considerare gli aspetti che i pianeti formano tra di loro, per cui è persino difficile calcolare quante siano le variabili in gioco. Gli astrologi interpretano gli oroscopi facendo una sintesi di questi elementi, ma il singolo elemento conta poco, perché a secondo di come si inserisce nel quadro generale assume dei significati differenti. Per cui per dimostrare per mezzo della statistica che un singolo elemento dell'oroscopo, isolato dal resto, sia correlato a qualcosa, occorrerebbe una mole impressionante di dati.

Io ho fatto una statistica basata su 20 milioni di soggetti e ho trovato dei risultati statisticamente significativi, ma non ci sarei riuscito con 5 milioni di soggetti.

Le statistiche astrologiche che ho avuto modo di vedere, si basano invece su un numero di soggetti molto minore, per cui non hanno la possibilità di dimostrare nulla.

Non si può pretendere di misurare il mare con un secchiello.

Naturalmente sono possibili altri metodi di tipo non statistico, come ad esempio dei matching test, in cui si chiede ad un astrologo di abbinare delle date di nascita con dei profili delle persone. In questo modo l'astrologo può fare una sintesi di ciò che vede nella carta del cielo, così come fa normalmente. Anche se organizzare un test di questo tipo, non è per nulla facile.

Astromauh ha detto...

Non ti avrò mica offeso scrivendo che la comunità scientifica ha qualche pregiudizio nei confronti dell'astrologia?

Gli scienziati in genere non sono affatto d'accordo nel considerare la scienza dogmatica, perché dicono di basare le proprie convinzioni sulle evidenze sperimentali.

Però l'esistenza di quel manifesto del 1975 è la prova che non è sempre così, e che ci sono delle cose come l'astrologia che vengono condannate senza prove.

Un limite del metodo sperimentale è che non può dare risposte quando non viene utilizzato.

Per cui la mancanza di prove sperimentali a favore dell'astrologia si spiega benissimo con il fatto che esperimenti e ricerche non vengono proprio fatti.

Eppure il principio alla base dell'astrologia non è per nulla assurdo come lo sono invece le teorie sulle scie chimiche.

Le teorie sulle scie chimiche presuppongo una congiura mondiale che si avvalerebbe dell'opera di una rete di "sabotatori" sparsi per il globo.

La cosa è poco credibile in partenza, e secondo me, non vale nemmeno la pena di voler smentire queste teorie.

Invece, l'idea alla base dell'astrologia è che riflettiamo il mondo che ci permette di vivere.

Voi astronomi andate alla ricerca di mondi simili alla Terra, perché pensate che la vita possa essere nata su dei pianeti con delle caratteristiche astronomiche simili a quelle terrestri.

Per cui anche voi credete che le caratteristiche astronomiche di un pianeta possano influenzare la vita che nasce su questo pianeta.

E come potrebbe non essere così?

E' irrazionale pensare il contrario, ossia pensare di essere indipendenti dal mondo che è l'artefice della nostra esistenza.

Il Sole e la Luna influiscono sulle maree, e siccome la cosa è accertata, secondo voi questa è scienza.

Ma è così difficile immaginare che oltre a questi influssi più evidenti ce ne siano anche altri?

Da cosa dovrebbero essere limitati questi influssi?

Dalla nostra capacità di comprensione?

Siccome conosciamo gli effetti gravitazionali sulle maree, allora questi effetti sono reali, mentre siccome i supposti effetti astrologici non sono accertati, allora non ci crediamo?

Credo che anche se non si è studiato l'astrologia, bisognerebbe comunque presupporne l'esistenza, anche in assenza di prove.

Perché non si capisce da che cosa dovrebbero essere limitati gli influssi del Sole e degli altri corpi del sistema solare.

Noi siamo l'ultima ruota del carro, siamo gli ultimi arrivati in un mondo che esiste da 5 miliardi di anni.

E' ovvio che in noi stessi riflettiamo il mondo che ci permette di esistere, perché siamo stati generati da questo mondo.

Giove e Saturno non sono soltanto degli oggetti che si possono osservare con un telescopio, sono delle "cause prime", e da moltissimo tempo regolano ciò che avviene nel sistema solare, ed è per questo che sono anche all'interno di noi stessi.

Poi spetterebbe a noi astrologi dimostrare nella pratica come si manifestano queste corrispondenze.

Però non riesco a capire, come si possa dubitare dell'esistenza di queste corrispondenze.

Come potremmo essere indipendenti da questo mondo, visto che è qui che siamo nati?

E come potrebbe essere solo parziale l'influsso esercitato dagli astri?

Limitato da cosa?

Gianni Comoretto ha detto...

@Astromauh
Non ho risposto perché sono molto impegnato. Pensavo di dedicare un post a questo argomento, e alle cose che sollevi. Quando riesco a dedicarci un attimo di tempo.

Gli studi sull'astrologia esistono, e sono più numerosi di quanto credessi io stesso. Per ora cito solo Carlson, Shawn (1985). "A double-blind test of astrology". Nature 318 (6045): 419–425.

A presto (spero)

Astromauh ha detto...

Ho trovato questa pagina che contiene una relazione sulla ricerca:

http://muller.lbl.gov/papers/Astrology-Carlson.pdf

La mia impressione è che i ricercatori si siano impegnati molto, ma che questo non sia abbastanza per dire qualcosa di certo sull'astrologia.

La mia prima obiezione a questa ricerca è quella sulla scelta degli astrologi da sottoporre al test, che erano stati segnalati da una associazione di astrologi americani.

Ma chi ha deciso che questi astrologi sono bravi?

Io non so come funzioni in altri campi, ma in astrologia, la bravura di un astrologo è inversamente proporzionale alla sua notorietà.

Ciò che rende popolare un astrologo non è la sua capacità di "indovinare" dei tratti caratteriali da una carta del cielo, quanto la sua capacità di raccontare delle cose, in modo piacevole e accattivante.

Io avrei ripetuto il test per due volte. Il primo test l'avrei usato solo per selezionare gli astrologi che hanno dato il maggior numero di risposte esatte, e poi avrei fatto il test vero e proprio solo con questi astrologi.

Non si pretenderà mica che l'astrologia funzioni anche con gli astrologi scarsucci?

Nel nostro campo non esistono qualifiche professionali, non essendo la materia riconosciuta, per cui è astrologo semplicemente chi dichiara di esserlo.

La seconda obiezione è che il test richiede agli astrologi di interpretare correttamente il risultato di un profilo CPI, ma gli astrologi non hanno questa capacità, che è una prerogativa degli psicologi.

Anche i soggetti esaminati sono stati invitati a riconoscere il proprio profilo CPI e non ci sono riusciti. Per quale motivo gli astrologi dovrebbero capire i profili CPI meglio di quanto facciano i soggetti? E se non li capiscono come fanno ad abbinare correttamente i profili con le carte del cielo?

Un altra obiezione e anche il fatto che agli astrologi non è stato detto il sesso dei soggetti, mentre questa è una informazione che di norma gli astrologi vogliono avere prima di interpretare un oroscopo.

Ma i risultati sono stati così negativi come vorrebbe far credere l'autore di questo test?

In realtà gli astrologi hanno avuto dei risultati migliori del caso.

Nella Tabella N.2 si legge che su 116 risposte gli astrologi hanno dato 40 volte la risposta corretta, ossia 1,5 in più del previsto. Mentre hanno indovinato la risposta corretta, come seconda scelta 46 volte su 114, ossia 8 volte in più del previsto. Ed hanno indicato la risposta corretta, mettendola però al terzo posto solo 28 volte, ossia 10 volte in meno del previsto.

Per cui in realtà gli astrologi hanno fatto un po' meglio del caso. Il fatto che ci abbiano preso di più con la seconda scelta rispetto alla prima, potrebbe essere dovuto ad un fattore psicologico.

Tutti e tre i risultati deviano dal previsto in favore dell'ipotesi astrologica.

L'unica cosa che questo test dimostra è che gli astrologi hanno delle aspettative esagerate sui propri risultati.

E su questo sono d'accordo, gli astrologi sono portati a sovrastimare le proprie capacità di interpretare le carte del cielo, perché di norma, non lo fanno al "buio", così come richiesto dal test, per cui completano le informazioni contenute nelle carte del cielo con la conoscenza diretta dei soggetti. E questo avviene senza che ne siano coscienti.

Ma questo non può essere fatto passare come un test che smentisce l'astrologia, visto che gli astrologi hanno fatto meglio del caso.

Quando si ottengono dei risultati positivi, sebbene non significativi, bisognerebbe ripetere il test con un numero maggiore di soggetti.

Non si capisce proprio come faccia l'autore del test a scrivere che l'esperimento smentisce chiaramente l'ipotesi astrologica.

Astromauh ha detto...

@ Gianni, rispondimi pure quando potrai, nell'attesa voglio spiegarti meglio perché questo test non smentisce l'astrologia.

Delle risposte giuste indicate però nella seconda scelta, non ne teniamo conto, visto che non possono essere considerate ne dei successi, ne degli insuccessi, e ci concentriamo soltanto sulle risposte completamente giuste e sulle risposte completamente sbagliate.

Le risposte completamente giuste sono 40 e quelle completamente sbagliate sono 28.

Come si vede nella Tabella N.2 il totale delle risposte non è lo stesso, perché in un caso ci sono 116 risposte e nell'altro 114.

Credo che il motivo di questa discrepanza sia dovuto al fatto che due astrologi, essendo assolutamente convinti della propria risposta, si siano rifiutati di fornire anche una seconda scelta.

Ma siccome è una differenza di solo 2 unità, facciamo finta che il numero delle risposte sia esattamente lo stesso.

Per cui il totale delle risposte completamente sbagliate e completamente esatte è 40 + 28 = 68, e il numero atteso sia per le risposte completamente giuste che per quelle completamente sbagliate è la metà di questo numero, ossia 34.

Inserendo questi numeri nel mio calcolatore di significatività;

calcola

mi dice che gli astrologi hanno dato il 17,65% di risposte esatte in più del previsto, e che il P value è uguale a 0,1818.

Il P value è troppo alto per escludere che gli astrologi abbiano ottenuto questo risultato per caso, perché circa 1 volta su 5 si riesce ad ottenere un risultato del genere, o anche migliore, per puro caso.

Per cui è vero, questo test non dimostra che gli astrologi riescano a fare meglio del caso.

Però non è nemmeno vero che questo test smentisca l'astrologia.

Supponi di ripetere il test con un numero di soggetti 10 volte superiore.

E supponi che la proporzione tra le risposte (completamente) esatte e quelle (completamente) sbagliate
si mantenga uguale a quella del primo test.

Avremmo quindi su un totale di 680 risposte, 400 risposte esatte contro un numero atteso di 340 risposte.

Ma in questo caso i risultati ottenuti sarebbero estremamente significativi, e dimostrerebbero che gli astrologi riescono a fare meglio del caso.

calcola

Inoltre, secondo me, se si effettua una selezione preventiva sugli astrologi, che debbono partecipare al test, la percentuale di risposte esatte potrebbe anche aumentare.

Per cui me lo spieghi come si fa a dire che questo test smentisce l'astrologia?

La conclusione logica che si può trarre dai risultati di questo test, è che bisogna ripeterlo con un numero maggiore di soggetti.

Perché non è stato fatto un secondo test?

Se invece di un test astrologico, i risultati ottenuti fossero quelli di un medicinale, con una percentuale di guarigioni superiori del 17% rispetto al numero atteso, non pensi che gli scienziati avrebbero ritenuto necessario ripetere il test?

Perché invece nel caso dell'astrologia questo non avviene, e si conclude sbagliando che il test ha avuto un risultato negativo?

Non è questa la prova di quello che ti dicevo all'inizio?

Ossia che il pregiudizio nei confronti dell'astrologia da parte della comunità scientifica è così forte da non volerla nemmeno sottoporre a delle verifiche?

Astromauh ha detto...

PS

Mi accorgo adesso di aver usato il P value two tailed, a due code, invece del P value a una coda.

Non ci interessa sapere di quanto il numero delle risposte esatte deviano dal numero previsto, ma ci interessa sapere quanto le risposte esatte sono superiori al numero atteso.

Per cui il P value non indicava una probabilità su 5 di ottenere un risultato superiore a quello trovato, come ho scritto erroneamente nel post precedente, ma circa 1 probabilità su 10.

E quindi è come se gli astrologi avessero indovinato la carta giusta estraendola tra 10 carte.

E' un risultato negativo?

No, è al contrario un risultato positivo che meriterebbe ulteriori verifiche.