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martedì 22 marzo 2011

De Mattei 2.0


Ho ascoltato stamane le incredibili dichiarazioni del vicedirettore del CNR, Roberto De Mattei, già famoso per le sue uscite sull'evoluzione. Stavolta parla del terremoto in Giappone, "dono di Dio". Le potete leggere ed ascoltare qui, ma in sintesi sono:
  • Se non ci fossero le catastrofi, questo mondo ci potrebbe piacere troppo. Potremmo dimenticarci che è, e deve essere, una valle di lacrime.
  • Dio punisce e premia le colpe personali nell'aldilà, ma non essendoci un aldilà per i popoli, "è sulla terra che premia o castiga le nazioni.” Con le catastrofi.
  • Non sappiamo che colpe hanno i giapponesi per quel che è successo, ma se Dio ha voluto così un buon motivo ci deve essere. Tremo per quel che succederà prossimamente in Italia, se Dio ha un minimo di senso della giustizia.
  • I disastri naturali sono da stimolo per la scienza, così scopriamo il modo di evitarle e di proteggerci
  • Alla fine dei tempi scopriremo che le tante vittime che oggi compiangiamo hanno avuto, grazie a quella morte catastrofica, occasione per redimersi all'ultimo momento.
  • O magari Dio ha scampato loro dolori che avrebbero vissuto se non fossero morti ora.
Mi è tornato in mente il terremoto del Friuli, e la reazione di mia nonna, che lo attribuì alla facilità dei friulani alla bestemmia. Lei comunque cambiò rapidamente idea quando i miei genitori le fecero osservare che credere in un Dio così stronzo non Gli faceva onore. Il mio insegnante di religione (oggi parroco) commentò che in certi casi una bestemmia "ci vuole", è anche quella una forma di preghiera, un chiedere a Dio conto. Il bellissimo libro di Giobbe vede proprio o scontro tra Giobbe, che chiede conto a Dio delle ingiustizie che patisce, e i De Mattei del tempo, che vogliono convincerlo che le sue sofferenze hanno un senso. Dio dà ragione a Giobbe.

Qualche settimana fa discutevo con mia sorella di alcune disgrazie capitate a persone care. Sofferenze assurde, inutili, in cui non è in nessun modo possibile trovare una "giustizia divina". Lei preferisce credere che siano dovuta ad una natura, che è quella che è e spesso non funziona. Io preferisco credere, nonostante tutto, ad un Dio, che non è così onnipotente come vorremmo. Un Dio che fa quel che può, che, come racconta Moni Ovadia, dopo la creazione guarda l'Universo con aria perplessa e borbotta "Speriamo che tenga". Un Dio che quando decide di venire a farci visita non pretende sconti, si becca come tutti sofferenze e morte.


In ogni caso il Dio di De Mattei non è il mio. Un Dio che ci manda un terremoto per insegnarci a difenderci dai terremoti, che ci ammazza per proteggerci da ipotetiche disgrazie future (e chi resta che fa? Si becca queste e quelle?), che manda un'onda di 20 metri a sommergere un'umanità colpevole (di cosa? Di leggere troppi manga?) o fa nascere bimbi con malattie dolorose ed incurabili può anche teoricamente esistere. Ma se esiste io sto dalla parte di Giobbe.

E soprattutto è questo individuo che rappresenta la nostra comunità scientifica di fronte al mondo? Cosa racconto ai miei colleghi giapponesi se per caso leggono queste cose?

Aggiornamenti (23/03).

Mi fan notare che le sue posizioni non sono troppo originale, Già l'ajatollah iraniano Kazem Sediqi ha detto che i terremoti sono la punizione divina per l'abbigliamento succinto delle donne, che inciterebbe all'adulterio.

De Mattei dirige una rivista, "Radici Cristiane", in cui scrive, in un editoriale:

La competenza della Chiesa, maestra di fede e di morale, si estende, secondo il mandato di Gesù Cristo, al campo della Verità rivelata e a quello della legge naturale, iscritta da Dio direttamente nel cuore di ogni uomo. Lo Stato, pur distinto e autonomo dalla Chiesa, non ha diritto di legiferare contro la fede, perché ciò significherebbe interferire nella vita della Chiesa; ma non ha diritto di legiferare neppure contro l’espressione pubblica della morale naturale, perché la legge morale viene prima delle legge dello Stato e dallo Stato non può essere contraddetta.

In altre parole, questo vorrebbe poter stabilire quali sono le leggi "ammissibili" e quelle che lo Stato non può neppure pensare di promulgare. In base ad una "morale naturale" di cui ci ha appena dato un esempio.

Ulteriori aggiornamenti (24/03)

De Mattei cita il vescovo di
Rossano, mons. Mazzella, che commentò un secolo fa il terremoto di Messina. L'attuale vescovi di Rossano, mons. Santo Marcianò (l'omonimia è casuale) ha pubblicato una nota in cui fa presente che citare fuori contesto culturale affermazioni di un secolo fa è privo di senso, e conclude che "sentirsi attribuire affermazioni così gravi è una mortificazione e un motivo di sofferenza."

lunedì 11 gennaio 2010

Falsificabilità

Il 29 dicembre il vicepresidente del CNR De Mattei (di cui ho già parlato qui) ha scritto un lungo articolo su "Il Foglio", in cui sostiene che ogni tentativo di conciliare darwinismo e religione è una malattia dello spirito. Un cedimento di fronte al nemico, un tentativo di placare gli avversari del cristianesimo offrendo loro un contentino.

De Mattei dimostra in questo modo (e in tutte le argomentazioni che seguono) di non capire assolutamente nulla di cosa sia la scienza. Chi cerca di conciliare scienza e teologia lo fa semplicemente perché l'evoluzione è vera, come è vero che la Terra giri intorno al Sole, non perché suona demodé non farlo. Gli astronomi che rileggono il "Fermati o Sole" o la cosmogonia ebraica contenuta nella Bibbia come qualcosa da non prendere alla lettera non stanno facendo concessioni, stanno solo prendendo atto di un dato di fatto. Le concessioni le ha fatte Galileo quando ha abiurato.

Che De Mattei non capisca le scienze si vede anche da quanto poco conosca l'evoluzionismo. Dice che questa teoria non è riuscita a portare prove, ma si guarda bene da discutere le prove che convincono la stragrande maggioranza dei biologi (cattolici o meno). Afferma che l'evoluzionismo richiederebbe la presenza di specie "imperfette", ma è proprio il contrario: ogni specie si adatta alle condizioni in cui vive, e non c'è una direzione dell'evoluzione verso una ipotetica perfezione, noi non siamo né l'ultima specie, né la "migliore" (se non dal nostro particolare punto di vista). Ribadisce che le specie sono fisse, quando tutte le evidenze mostrano il contrario.

Sostiene che il darwinismo non spiega l'origine della vita, apparentemente senza sapere che non tenta neppure di farlo. Non sappiamo se i meccanismi evolutivi funzionassero all'emergere della vita perché semplicemente non sappiamo come la vita sia nata. Abbiamo alcune teorie, sappiamo alcune cose, nessuno o quasi oggi dubita che la vita sia sorta per processi naturali, ma ammettiamo la nostra ignoranza a riguardo. Se qualcuno vuol riempire l'ignoranza con un intervento diretto divino, libero di farlo, salvo dover far marcia indietro quando questi meccanismi verranno scoperti. In ogni caso non può farlo uno scienziato che deve continuare a cercare, non dar per certi meccanismi ad hoc non dimostrati, e smettere quindi di indagare.

Sostiene poi che l'evoluzionismo non spiega la nascita dell'intelligenza, dell'uomo pensante. Ignorando evidentemente che esiste la psicologia evolutiva. Chiaro che esistono differenze tra la nostra capacità di rappresentazione del mondo e quella di altri animali, inclusa la capacità di vedere le conseguenze dei nostri atti in modo abbastanza preciso da consentirci una responsabilità morale. Ma l'enorme aumento delle nostre capacità cognitive non è difficile da spiegare in termini evolutivi. Anzi, sarebbero difficili da spiegare le tantissime somiglianze del nostro modo di ragionare con quello degli altri mammiferi, inclusi tutti i relativi difetti, senza far ricorso all'evoluzione.

De Mattei continua dicendo che "per salvare la cosmogonia evoluzionista i teo-darwinisti sono costretti a negare frontalmente ... San Paolo" quando afferma che discendiamo tutti da una sola coppia., come poi ribadito dal Concilio di Trento. A parte che la stessa Bibbia parla di altri uomini coevi ad Adamo ed Eva (la Genesi raccoglie diverse fonti, senza preoccuparsi troppo della coerenza interna, e i miti della creazione spesso parlano della creazione della propria etnia, senza preoccuparsi degli altri popoli), il punto è che sappiamo che la "prima coppia" non è mai esistita. Non è possibile creare una popolazione da una sola coppia, il pool genetico è troppo ristretto, e dovremmo ipotizzare che una mutazione in grado di darci di colpo la nostra "umanità" sia avvenuta simultaneamente in due individui, maschio e femmina, che questi si siano incontrati e fatto figli insieme.

Quel che sappiamo invece è che i nostri antenati hanno acquistato gradatamente le caratteristiche che ci rendono umani, e che le nuove specie si differenziano in gruppi che evolvono insieme, non come singoli individui. Non c'è stato un momento in cui gli ominidi sono diventati uomini, e per quanto i dati genetici indichino che l'Homo Sapiens è nato come un piccolo gruppo, si parla comunque di decine di individui.

Questo, come nota De Mattei, pone problemi per la dottrina del peccato originale. Che mi sembra uno dei temi più interessanti del cristianesimo, il male che ci portiamo dietro perché siamo comunque corresponsabili dell'umanità, non possiamo tirarci fuori da quel che han fatto i nostri predecessori. Il male che ci circonda ci condiziona, ci entra nelle ossa, richiede eroismo per essere diversi. Anche se Dio non esistesse, il peccato originale è qualcosa che è presente pesantemente nella storia, dell'umanità e di ciascuno di noi. Il mito lo attribuisce ad un atto specifico di un uomo specifico, ma magari fosse così, sarebbe molto più facile liberarcene. Purtroppo non ho la capacità di affrontare questi temi in modo non banale, ma ben venga una seria riflessione. Perché, come nota giustamente De Mattei, scienza e fede non possono essere in contraddizione se sono entrambe vere (tautologico, d'accordo), e quindi se la scienza ci indica che delle "verità" della fede van riviste, in questo modo la riflessione sull'uomo e su Dio non può che guadagnarci.

Sagan racconta di un suo colloquio con il Dalai Lama, in cui gli chiese cosa avrebbe dovuto fare il buddhismo se qualche dogma fosse stato dimostrato falso dalla scienza. Il Dalai Lama rispose che il buddhismo avrebbe dovuto cambiare, e non sembrava particolarmente preoccupato della cosa, perché apparentemente ha capito che la scienza ha a che fare con fatti, e ai fatti non puoi contrapporre filosofie (in senso lato, includendo le religioni), per quanto profonde. Se le filosofie sono abbastanza profonde, riusciranno ad incorporare i nuovi fatti, altrimenti vuol dire che devono cambiare. Il Dalai Lama era evidentemente abbastanza convinto della profondità del buddhismo, sembra che De Mattei non lo sia riguardo al cristianesimo.

Ma mettiamo che De Mattei abbia ragione e che la dottrina cattolica sia assolutamente ed in modo irreformabile incompatibile con l'evoluzionismo. Bene (o male, per me): questo dimostra che le cose in cui crede sono solo un colossale abbaglio. Esattamente come se dimostrasse che la cosmogonia geocentrica fosse indispensabile per la fede. Significherebbe che è riuscito dove schiere di atei militanti han fallito: falsificare la religione cattolica. Ogni suo articolo, ogni sua argomentazione o è falsa o è un chiodo sulla bara della religione in cui credo.

In entrambi i casi, lui è indegno della carica che ricopre.

lunedì 28 dicembre 2009

E questo è il vicepresidente del CNR?

Viviamo in un paese libero, ciascuno può credere a quel che gli pare: che la Terra sia piatta, che la Luna sia fatta di formaggio, e persino che sul nostro pianeta ci sia vita intelligente. Ma si spera che chi lavora in un ente in cui il metodo di lavoro utilizzato è quello della razionalità scientifica applichi questo metodo almeno al suo lavoro. O cambi mestiere.

Quindi vedere un convegno, organizzato nientepocodimeno che dal vicepresidente del CNR Roberto De Mattei, in cui si sostengono le tesi più balzane mi fa letteralmente cascare le braccia (quelle rotonde). E a peggiorare le cose il contributo di fondi pubblici (9400 euro), sottratti alle ricerche vere.

Cominciamo con l'evoluzionismo. Lo so, non è facile da digerire, ma che gli organismi viventi derivino da antenati comuni, in una catena evolutiva, è un dato di fatto. Se si toglie questo niente in biologia funziona più. La genetica, la paleontologia, la distribuzione geografica delle specie, i meccanismi biochimici, la struttura anatomica degli organismi viventi han senso soltanto se esiste l'evoluzione. Abbiamo assistito ormai a diversi episodi di speciazione, nuove specie di animali che in tempi storici non esistevano e che si sono evolute da specie note. Possiamo mappare il DNA di entrambe e vedere quali modifiche sono avvenute.

Possiamo discutere sui meccanismi, ma il dato di fatto, evidente come è evidente che la Terra gira attorno al Sole (altra cosa non facile da digerire), è che le specie evolvono. E che la selezione naturale è l'unica teoria che possiamo ragionevolmente ipotizzare per spiegare questo fatto(1).

Ma l'evoluzione non è l'unico fatto che è stato negato in quel convegno. C'era chi sosteneva che la Terra ha solo 6000 anni (alcuni arrivano ad ammettere ne abbia qualche milione) che c'è stato davvero un grande diluvio che ha formato il Gran Canyon e spazzato via i dinosauri, e che questi avrebbero convissuto con i nostri antenati(2). Insomma vanno a farsi friggere non solo la biologia (con tutti i vari rami: zoologia, botanica, paleontologia, genetica, ecc.) ma anche la geologia, l'astronomia (le "prove" di una Terra giovane sono anche astronomiche), la fisica (per i processi di decadimento radioattivo che si usano per datare le rocce). Dovremmo chiudere il CNR, covo di pericolosi miscredenti che minano la vera scienza, sostenendo cose tipo che i dinosauri si siano estinti 65 milioni di anni fa.

In ogni comunità ci sono persone che sostengono cose, diciamo, singolari. In alcuni casi è semplicemente ignoranza (solo uno dei partecipanti al convegno era un biologo, e non si occupa di evoluzione). E quindi uno storico come De Mattei può dire che la formazione di una nuova specie è impossibile (perché ignora come funzioni). Nelle interviste rilasciate in seguito si capisce anche bene le motivazioni di queste convinzioni, per il tipo di fede di De Mattei è essenziale credere che le dottrine tradizionali (di 100 anni fa) sulla creazione dell'uomo siano corrette. Vede ogni ammissione riguardo la scienza come relativismo. Non riesce a capire come uno scienziato del calibro di Cabibbo, presidente della Pontifica Accademia delle Scienze, possa credere all'evoluzione. E, come succede spesso, se i fatti non si adattano alle tue convinzioni filosofiche basta fingere che i fatti siano altri(3).

Per carità, uno può essere una bravissima persona (non ho dubbi a riguardo), e credere con tutto il proprio cuore che il racconto della Genesi sia sostanzialmente reale, che Adamo ed Eva siano persone realmente esistite e realmente create dal Padreterno. Senza porsi il problema del perché condividiamo quasi tutto il patrimonio genetico con gli scimpanzé, inclusi alcuni fastidiosi difetti e una disposizione dei geni nei cromosomi che indica chiaramente una derivazione comune. Può pure essere un bravissimo storico(4).

Ma se vuol proprio dimostrare di anteporre le sue convinzioni personali alla scienza, che ci fa alla vicedirigenza di un intero ramo della ricerca italiana?(5)

Aggiunta Per qualche altra considerazione rimando al blog della divagatrice.

Le solite note a pie' di pagina
(1) Nel linguaggio scientifico la parola "teoria" indica un insieme di ragionamenti che spiega nel migliore dei modi, con ottima probabilità di essere in buona parte corretta, alcuni fatti. È qualcosa che è stata esaminata a lungo, e che ha superato tutte le obiezioni mossegli. Non ha senso dire "è solo una teoria, una supposizione che non è ancora stata provata". Quella, nel linguaggio scientifico, è un'ipotesi, non una teoria. Definireste "una supposizione" la teoria della gravità, o la teoria dell'elettromagnetismo (su cui si basa il computer che state usando)?

(2) Un po' degli argomenti dei sostenitori della Terra giovane, e relative obiezioni, si possono trovare qui.

(3) Sui rapporti tra cristianesimo e darwinismo ho scritto qui. Un sunto si trova anche su: G. Comoretto: I rapporti tra cattolicesimo ed evoluzione, Scienza e paranormale, n. 74 (2007). Qui qualche mia considerazione generale su scienza e religione.

(4) Però io non faccio convegni per dimostrare che Napoleone è un'ipotesi filosofica e non storica, e che in realtà non è mai esistito.

(5) Anche per non fare l'ennesima figura di palta davanti al resto del mondo.

domenica 27 dicembre 2009

Sacra Famiglia


Oggi è la festa cattolica della Sacra Famiglia. Mi ha sempre fatto sorridere la preghiera finale, "donaci di seguire gli esempi della Sacra Famiglia".

Un uomo giusto si ritrova con la fidanzata incinta. Decide di prenderla lo stesso come moglie, insieme al bambino, per evitarle una sorte di emarginazione o addirittura una lapidazione. Secondo la tradizione degli apocrifi si tratta di un "vecchio", una persona di mezza età che rinuncia ad una famiglia normale per salvare quella ragazzina. In ogni caso, in modo apertamente illegale, rifiuta la delazione e dà il suo nome ad un bimbo non suo.

Nel Vangelo di oggi (con tante cose piuttosto improbabili, ma il succo del messaggio resta) Gesù dodicenne scappa di casa, approfittando della confusione di un pellegrinaggio, e i poveri genitori in angoscia ci mettono tre giorni a ritrovarlo. Anziché dargliele di santa ragione gli fanno un benevolo predicozzo ("Quanto ci hai fatto preoccupare"), e lui risponde che quella era la sua strada, e lui doveva seguirla. Un classico "dropout", sembra di sentire "Father and son" di Cat Stevens.

In seguito Gesù si rifiuterà di interrompere una predica per andare a salutare i familiari, perché la sua famiglia è il mondo.

Insomma, tutto si può dire tranne che gli esempi della Sacra Famiglia indichino una famiglia tipo quella del Family Day, la famiglia tradizionale della cui difesa parlava oggi il Papa ai fedeli, chiamati ad osteggiare le leggi sule coppie di fatto.

Quegli esempi chiedono di considerare con apertura e accoglienza tutte le situazioni più anomale, quelle che la legge vorrebbe condannare a morte, e la società ostracizzare. Se non è una "coppia di fatto" quella famiglia lì... Ci spingono a comprendere comportamenti anche molto strani. A lasciare libertà a ciascuno di trovare la sua strada nella vita. E l'amore che vi circola, che deve continuare a circolarvi al di là di tutti i problemi e le "irregolarità", non deve chiudersi lì dentro perché la vera famiglia di ciascuno è il mondo, tutta la gente che abbiamo intorno.

Chissà perché mi torni in mente il caso di Alessandro Santoro....

domenica 16 agosto 2009

scienziati pazzi (2)

Nel precedente post ho introdotto, con alcune considerazioni molto generali, il libro di Silvano Fuso "I nemici della scienza". Oggi vorrei parlarne un po' più in dettaglio, tralasciando il capitolo sull'antiscientismo filosofico, di cui non mi sento per niente competente.

Il libro affronta gli atteggiamenti antiscientifici della religione (o meglio di un certo modo di vivere la religione) e di un certo ambientalismo. Siccome mi definisco sia ambientalista che religioso, sono abbastanza suscettibile su questi temi. Ma, a parte alcuni scivoloni nel campo ambientalista, ho trovato l'atteggiamento di Silvano molto rispettoso e serio.

Nel capitolo sull'antiscientismo religioso (quello sull'ambientalismo lo rimando al prossimo post) il libro racconta una lunga serie di orrori di cui mi sono già occupato anche in queste pagine. In definitiva il problema è che per molti religiosi il proprio credo non è semplicemente quello che, con umiltà e consapevolezza dei propri limiti, si è valutato il migliore, ma quello che ogni persona dotata di raziocinio ed onestà deve evidentemente riconoscere tale, come l'unico ovvio e sensato. Neppure gli scienziati più innamorati delle loro teorie possono essere così intransigenti, così chiusi ad ogni dubbio come chi ritiene di avere in tasca la VERITÀ (tutta maiuscola, ovviamente).

Le conseguenze di questo sono chiaramente che in qualsiasi contrasto tra scienza e fede debba per forza essere la prima a sbagliare. Per fortuna la Chiesa Cattolica ha smesso di fare troppe affermazioni con valenze scientifiche, ma il terreno di scontro rimane, su tanti temi. Quattro pagine del libro riportano un mio articolo, tratto da queste pagine, sul rapporto ancora teso tra una parte della Chiesa Cattolica e l'evoluzionismo. Si parla di miracoli, che nel caso della vera fede sono prove inconfutabili, e naturalmente biechi imbrogli nel caso di tutte le altre.

Per la gerarchia cattolica, la scienza è vista comunque come una forma di conoscenza secondaria. Non è un vero sapere, tanto che viene considerata di striscio nell'enciclica sul pensiero razionale, "Fides et ratio". Certo, è utile, ci fornisce tante comodità, ma non sembra essere vista come una vera minaccia, semmai è la filosofia materialista che può usare la scienza per dire che non c'è altro. L'idea che possa comparire una verità scientifica che dimostri la falsità di qualche dogma, o interpretazione, o dettame morale, non passa neppure per la testa. Eppure succede, per esempio il dogma del peccato originale, nella formulazione attuale, presuppone l'esistenza di una prima coppia umana, cosa che in biologia evoluzionista semplicemente non ha senso. La creazione biblica viene considerata compatibile con il Big Bang, secondo me in modo non del tutto fondato, ma il concetto di "fine dei tempi" non ha nessun senso, nella cosmologia che conosciamo.

Ho sentito diversi teologi parlare di queste cose, e bastano veramente ritocchi per evitare problemi. Sono convintissimo che rivedere i concetti di creazione, peccato originale, escatologia, alla luce di quel che ci dice la scienza non possa che arricchire la fede, ma occorre rivedere il dogma fondamentale della dogmatica, quello che afferma che i dogmi sono certi ed immutabili, in ogni dettaglio. Un teologo una volta in una conferenza sull'evoluzionismo disse proprio questo, che voleva per la Chiesa il diritto di poter sbagliare, di poter dire "questo che abbiamo sostenuto finora è una cavolata, ora ci siamo resi conto che occorre cambiare idea".

Per ora quel che viene fatto è semplicemente ignorare il problema: pochi hanno le conoscenze, da un lato o dall'altro, per accorgersene. La maggior parte dei teologi non sa di scienza, e come dicevo la considera un insieme di teorie, conoscenze incerte. Gli scienziati, anche cattolici, adattano le proprie credenze senza troppi problemi e non si occupano di dogmatica. Insomma, di certe cose è saggio non parlare.

Da quel po' che ho visto il problema è molto peggiore nell'Islam. La scienza islamica è stata il faro della civiltà fino almeno al 1300 ed anche oggi scienziati illustri sono musulmani. Per il pensiero islamico ogni atto è frutto diretto della volontà di Allah, e le leggi scientifiche non sono che il riflesso della regolarità del suo agire. Lo scienziato quindi studia come Allah vuol governare il mondo, un compito senz'altro nobilissimo, e siccome qualsiasi cosa scopra non è che la Sua libera volontà non ci sono vincoli, o conflitti, tra scienza ed Islam. Almeno fino a quando qualcuno stabilisce, ad es. leggendo il Qran, come Allah vuol comportarsi. Il problema è che lo han già fatto in molti.... Lascio al libro il compito di illustrare i risultati di questa tendenza nell'Islam odierno, mi limito ad uno degli esempi più eclatanti.

Mi ha colpito per contrasto un dialogo riportato da Sagan tra lui ed il Dalai Lama. Lo scienziato chiedeva cosa sarebbe successo se la scienza avesse scoperto qualcosa in contraddizione con le credenze del Buddhismo. Il Lama rispose che, semplicemente, il Buddhismo avrebbe dovuto adeguarsi e cambiare. Anche se si trattasse di una credenza fondamentale, come ad esempio la reincarnazione. Ma, aggiunse, non credeva che ci fosse un grosso rischio che la scienza falsificasse la reincarnazione.

Il libro tocca poco questi problemi, Silvano si è occupato più di scontri a sfondo morale, e mi sembra abbia fatto a riguardo un po' di confusione. Certamente, una visione dogmatica della morale porta a casini mica male, ma questi influenzano la scienza in modo indiretto, non si tratta di veri "nemici della scienza". Ad esempio il libro parla molto della questione delle cellule staminali, o della fecondazione in vitro. Certamente, sono questioni che si traducono in limiti per la ricerca, o per la terapia, ma il problema sta nel modo assoluto con cui si concepisce la morale. Il confine tra ciò che è uomo e ciò che è un ammasso di cellule non è netto, e il torto della Chiesa è considerarlo tale, in modo estremamente rigido. È un classico modo per sciogliere un nodo con un colpo di spada, anziché cercare di districare i fili con pazienza, ed umiltà. Ma con la scienza mi sembra c'entri poco.

C'entrano invece, eccome, le argomentazioni pseudoscientifiche adottate, e riportate nel libro. Come in molti altri casi simili, quando si ha in tasca la Verità si selezionano le notizie, gli studi, interpretandoli in modo molto libero. Così ogni ricerca sulle staminali non embrionali, anche preliminare e lontanissimo da qualsiasi conclusione, diventa la "prova" che chi vuol far ricerca usando quelle embrionali in realtà è mosso solo da biechi istinti omicidi. E c'entra quando qualche scienziato nota che una lezione magistrale di teologia in un'università laica può non essere opportuna, e di conseguenza riceve diffamazioni in parlamento. E una soubrette si arroga il diritto di giudicarne i meriti scientifici, insultando il fisico premio Nobel con cui il nostro ha lavorato.

C'entra quando si adottano argomentazioni pseudoscientifiche per decretare che l'omosessualità è una malattia (questo da parte di pochi, per fortuna), che l'uomo è ontologicamente differente dagli animali, che i metodi anticoncezionali approvati dalla Chiesa siano strutturalmente differenti da quelli vietati, che la terapia del dolore possa comunque rendere superflua ogni discussione sull'eutanasia, che il profilattico non funziona contro l'AIDS, e tante altre cose del genere. Tutte cose per cui c'è all'interno della comunità dei credenti una discussione, una riflessione, purtroppo quasi sempre sotterranea, che fatica ad emergere perché qualcuno ha già in tasca la Verità. Peccato, perché si tratta di argomenti con tante sfaccettature, in cui anche i cristiani "tradizionalisti" hanno cose non banali da dire. Ci vorrebbe un libro simile scritto da un credente, Silvano si è limitato ad un interessante confronto tra quello che le varie denominazioni cristiane dicono su questi temi.

Aggiungo alla galleria degli orrori l'esperienza del mio amico giornalista Saverio, che ha provato a sottoporsi ad una "terapia" per "guarire dall'omosessualità".

Il libro sottolinea per me una cosa molto importante. La scienza viene vista come qualcosa di utile, ma poco significativo culturalmente. Il valore della scienza è quello di darci medicine (soprattutto), cellulari, auto, non quello di averci fatto capire dove viviamo nell'Universo, come questo funzioni (almeno in parte), averci dato strumenti per una conoscenza parziale, limitata, ma aderente alla realtà al posto di una certa, assoluta, ma del tutto senza basi fattuali.

Anche ci difende la scienza spesso cade in questo tipo di ragionamento. Incidentalmente non sono neppure del tutto convinto che sia un bene che una specie così aggressiva e pasticciona come la nostra abbia in mano uno strumento di conoscenza così potente. Ma se abbiamo un minimo di fiducia nell'uomo, e vogliamo vedere in modo positivo, mi sembra che la ricchezza della scienza non sia il saper costruire i microprocessori. È quella che provo di fronte ad un cielo stellato, una foglia, una formica, e posso vedere le galassie, un cosmo così smisurato che ogni distanza conosciuta sparisce di colpo, le cellule, l'evoluzione che ha prodotto quegli istinti semplicissimi ma perfetti. Ogni visione mitica, ogni tradizione esoterica appare sciocca, banale a confronto della ricchezza del mondo come è. E in cui la scienza ci permette di sbirciare.