sabato 27 giugno 2009

Provare e riprovare - parte 2

Riassunto della puntata precedente

Nell'omeopatia si cura una malattia, definita da un insieme di sintomi, usando un rimedio che produce gli stessi sintomi in una persona sana. Quindi sono due secoli che gli omeopati provano su di sé le cose più strane: estratti vegetali, insetti frullati (Apis), minerali (Silica è vetro tritato fino fino) e, anche se oggi non si usano più, liquidi corporei come il Lac Caninum o il Menstruum (indovinate cos'è). Di solito a diluizioni intorno a parti per milione o miliardo, ma abbastanza spesso si usano le stesse diluizioni che si impiegano nella cura, in cui della sostanza da provare non c'è più neppure una molecola.

Incuriosito dal fatto che qualcosa che è solo zucchero potesse avere effetti, ho effettuato dei regolari proving di alcuni rimedi, seguando per bene le stesse procedure che usano gli omeopati. E non mi è successo rigorosamente nulla. La stessa cosa è successa ad altre persone che han fatto lo stesso esperimento.

E ora?


Ma come è possibile? Hanemann ha provato decine e e decine di rimedi, stilando un lungo elenco di sintomi per ciascuna di essi. I rimedi più popolari hanno elenchi di sintomi che occupano pagine di libri, ad es. per Ipeca ho contato 62 sintomi, escludendo quelli ginecologici e psicologici (che sono la maggioranza).

Andando a guardare come si fa il proving qualche sospetto viene. Un discreto numero di sperimentatori (poniamo 20) comincia a prendere qualcosa che secondo loro deve provocare dei sintomi tipici. Poniamo 10 non riportino niente, secondo le regole vengono esclusi, non contano. Altri 8 sentiranno dei deboli sintomi corrispondenti a quelli attesi, e la materia medica si arricchirà di dettagli. Gli altri 2, nelle settimane del proving, avranno dei normali disturbi che avrebbero avuto anche senza, e questi entrano nella lista come nuovi sintomi. Qualche volta si prova ad usare placebo, ma si dice esplicitamente allo sperimentatore che quello è un placebo!

Dovrebbe essere semplice verificare se si tratta di suggestione. Basta organizzare un proving in cui a metà degli sperimentatori si è dato palline di zucchero non omeopatiche (tanto sono indistinguibili anche con le analisi più raffinate). Ovviamente senza dirglielo prima. E' stato fatto, ed i risultati sono che i due gruppi sentono esattamente gli stessi sintomi.

L'esperienza di Friz Donner


La stessa domanda se l'è posta un omeopata tedesco, Friz Donner (biografia), negli anni '20. Ho trovato i dettagli della sua storia in questo articolo.

Andandosi a guardare la storia dei proving omeopatici, Donner scoprì che in molti casi sintomi chiave di rimedi derivano da un singolo caso. Ad es. il Lac Caninum veniva usato per la difterite. Questo deriva da un singolo caso, una dottoressa statunitense di nome Laura Morgan. Nel 1870 assunse alcuni granuli di questo rimedio, e per due anni soffrì di attacchi di Delirium Tremens. In questi anni ebbe anche un attacco di mal di gola, diagnosticato come difterite da un praticante. Donner, valutando il quadro clinico della donna, ritenne che quella non era neppure una difterite.

Un sacco di sintomi sembrano proprio dovuti a suggestione. Lo stesso Hanemann cita ben 716 sintomi ottenuti strofinando un magnete sul corpo del paziente.

Donner citò decine di casi simili, e convinse le autorità mediche tedesche ad eseguire prove in grande stile. E' da sottolineare che rimase sempre convinto della validità dell'omeopatia, almeno con rimedi a dosi farmacologicamente attive.

Le prove iniziarono nel 1927, e proseguirono per oltre 10 anni fino alla guerra. E quando Donner diede ai suoi sperimentatori (medici che avevano seguito un corso di omeopatia) del placebo, questi riempirno diari su diari di sintomi, molto simili a quelli di chi provava rimedi "veri". Un altro ricercatore, Martini, trovò che nelle prove di rimedi noti, i sintomi erano in preferenza quelli che gli sperimentatori si aspettavano, ed altri sintomi eventualmente presenti venivano ignorati.

Quando Donner ne parlò ai suoi colleghi omeopati, questi risposere che "è umanamente impossibile".

Vennero effettuate anche alcune prove cliniche. Il presidente dell'Associazione dei Medici Omeopati Tedeschi, Hanns Rabe, ne condusse uno trattando alcuni pazienti con Silica. Un fallimento. Rabe commentò che non ci si poteva aspettare risultati positivi, essendo l'omeopatia "una psicoterapia sotto mentite spoglie". Trattamenti omeopatici di polmonite si risolsero con 7 decessi su 15, che Donner definì innaccettabilmente alti, anche considerando che si trattava di persone robuste e (in precedenza) sane.

Come andò a finire? Dopo la guerra Donner si ritrovò con una pila di 3 metri e mezzo di rapporti di proving, cartelle mediche, analisi, ecc. Dal 1961 al 1964, dopo essere andato in pensione, lo sintetizzò prima in un rapporto di 300 pagine, ridotte quindi a 40. Donner cercò di rendere il suo rapporto il più possibile inoffensivo, omise i casi più plateali di cattivo proving e concluse che l'omeopatia meritava ulteriori studi, concentrandosi però su pochi rimedi e sulle diluizioni più basse (C1, C2 e al massimo C3).

Nessuna rivista omeopatica volle pubblicarglielo. Circolò in francese nel 1969, ed apparve su una rivista poco conosciuta solo nel 1995. (qui riferimenti bibliografici). Come succede oggi, gli omeopati risposero che "a loro funzionava", o citando studi di qualità molto inferiore in cui si vedeva un qualche effetto. Le sue critiche rimasero del tutto inascoltate, e allora come oggi gli omeopati semplicemente ignorano le critiche che vengono loro mosse.



In conclusione gli omeopati basano le loro cure, oltre che su cose che non hanno nessuna base clinica o fisiologica, su un metodo di ricerca dei sintomi nei rimedi che è stato provato, oltre ogni dubbio, essere solamente frutto di suggestione. Ci vorrebbe molto poco per dimostrare che un rimedio ha effetti. Ma non lo si vuole (o non lo si può) fare.

Rimane solo il commento di Rabe, l'omeopatia è una forma di psicoterapia.


P.S. Oggi in farmacia ho visto una pomata omeopatica alla calendula: 4.5% di estratto della pianta. In base a cosa è omeopatica? Verrà usata allopaticamente contro gli arrossamenti, lenitiva, oppure omeopaticamente, in caso di minzioni notturne, difficoltà di respirazione, brachicardia?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante contributo. Vorrei aggiungere che spesso gli omeopati e i loro sostenitori pretendono di giustificare la validità dell'omeopatia facendo paragoni con i vaccini, affermando che il principio sia lo stesso e ignorando anche minime basi di immunologia; inoltre, alcuni vorrebbero validare l'omeopatia sostenendo che esistono sostanze che hanno effetti contrari a concentrazioni differenti: è vero e ce ne sono diverse (e i meccanismi sono differenti), ma non dicono che ciò avviene a dosi ponderali, come il caso della nicotina.

Qui ho trovato un articolo parecchio tendenzioso:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6028

Sarei curioso di sapere se l'esperimento del frumento è stato ripetuto e, soprattutto, cosa c'entrerebbe un eventuale fenomeno calorimetrico con le proprietà terapeutiche.

Gianni Comoretto ha detto...

Ho letto entrambi gli studi. Quello su Arsenicum Album sarebbe semplicissimo da replicare. Ma occorre che qualcuno si prenda la briga di farlo, con gli opportuni controlli: puoi stare sicuro che se lo faccio io e non funziona, sarà colpa mia che ho sbagliato qualcosa.

Gli studi di Elia lasciano quantomeno perplessi. Elia vede delle differenze calorimetriche in soluzioni dinamizzate oltre il punto di Avogadro. Sono differenze molto aleatorie, qualche volta ci sono, qualche volta no, non riesce evidentemente a controllare bene il fenomeno. Poco male, il mondo e' pieno di fenomeni difficilmente controllabili, ma reali. E interessanti.

Quel che lascia perplesso è che LE STESSE VARIAZIONI ci sono in soluzioni dinamizzate di acqua pura. Cioè quel che sembra provocare l'effetto è agitare l'acqua, NON metterci dentro un preparato omeopatico. Con buona pace di chi usa questo studio come "giustificazione" dell'omeopatia.

Infine il premio di Randi. E' rimasto a disposizione per due decenni, e almeno un decennio per incassarlo è valido il riconoscimento di rimedi omeopatici. Ma non si è riusciti a concordare un protocollo con un solo concorrente. Come, in cieco? Ma siamo matti? E devo riconoscere ben 40 boccette su 50? E dovete controllare che io non imbrogli?

Anonimo ha detto...

Concordo. Inoltre, dovrebbe esserci una spiegazione farmacologica, ovvero chimico-fisica, riguardo la presunta azione dell'omeopatico. Se si tratta di acqua - dinamizzata, mnemonica o che so io - questa deve passare dal tratto digerente al sangue. In che forma lo fa? Se lo fa come molecole singole, tramite l'attraversameto osmotico della membrana cellulare per mezzo dei canali proteici che hanno dimensioni ben definite (perché mi pare che la membrana cellulare sia impermeabile all'acqua se non nei punti in cui ci sono i canali sopracitati) allora si dovrebbe avere un dearrangiamento della presunta struttura "a principio attivo" dell'acqua, per poi essere riarrangiata ad attraversamento avvenuto. Oppure, l'acqua "a forma di principio attivo" (lo so che non vuol dire nulla, ma se gli omeopati non dicono niente, io faccio ipotesi tenendo conto che una molecola deve avere una struttura chimica tridimensionale specifica per poter avere una determinata funzione), l'acqua a forma di principio attivo, dicevo, impiegherebbe le stesse vie percorse dalle molecole che già conosciamo. Nel primo caso, non si capisce come l'acqua mnemonica, dopo essere "smontata" in molecole singole, possa riarrangiarsi spontaneamente come un principio attivo, perché se ciò fosse possibile, allora forse nemmeno la distillazione sarebbe in grado di resettare l'acqua che è venuta a contatto con altre sostanze. Nel secondo caso, come fa l'acqua, che è una molecola polare, a presentare le stesse proprietà chimico-fisiche di una sostanza, poniamo la stricnina, che presenta una struttura specifica dovuta ai legami chimici fra i suoi elementi - come l'anello benzenico che ne costituisce una parte - che sono apolari? Se anche si potessero "incollare" delle molecole d'acqua in modo da dare una struttura vagamente simile alla molecola di stricnina per quanto riguarda le dimensioni, ciò non corrisponderebbe ad altre proprietà come appunto la polarità disomogena della molecola, che in alcuni punti è decisamente apolare mentre in altri è polare. E sappiamo che queste proprietà locali delle molecole organiche sono essenziali per svolgere una qualche interazione con enzimi e/o recettori cellulari, cioè sono essenziali per qualunque interazione chimica con un sistema biologico.
Affermare che l'omeopatia guarisce, in base ad aneddoti e infischiadosene della totale mancanza di una spiegazione coerente con le proprietà della materia, significa né più e né meno che fare uso e abuso del pensiero magico.

Anonimo ha detto...

gianni
bellissimi post, veramente...
mi contatti? vorrei tradurre parte del materiale di questi post, con il tuo nome ovviamente, e postare in un blog che creeró finalmente.
scrivimi a liga.do.leite@gmail.com
e grazie.

toto ha detto...

Grande Gianni, proprio belli e interessanti. Ci voleva che qualcuno si prendesse la briga di verificare di persona che su un paziente sano non ci sono sintomi indotti (ammesso di svolgere il test in modo cieco).

Manco a dirlo mia madre ci crede ciecamente e qualsiasi cosa io gli dica, lei risponde: "su di me funziona, quindi perché non dovrei usarla?". A questo aggiungo: "certo ma allora potresti usare delle semplici palline di zucchero che ti confeziono io". E lei: "no così non vale..."

Malati inguaribili...

Gianni Comoretto ha detto...

Puoi provare a farle una prova. Compera un po' di flaconi del suo rimedio preferito. Le numeri con un pennarello con numeri crescenti. Poi tirando a sorte sostituisci a metà boccette granuli identici (basta prendere granuli di qualcos'altro, e per prudenza li passi qualche secondo nel microonde che "cancellerebbe" l'impronta energetica).

Quindi glie li consegni, spiegandole il tutto, e la sfidi ad indovinare quali sono quelli veri, vedendo se funzionano.

Per far le cose seriamente (statisticamente significative) deve indovinarne almeno 18 su 20. Ovviamente meta' le indovinerà, il guaio è che per molta gente questo significa che "funzionano metà delle volte"...

toto ha detto...

il problema è che funzioneranno 20 volte su 20 perché è talmente convinta che la fanno sentire meglio che questo le basta per guarire!

Gianni Comoretto ha detto...

Se uno considera "buone" 20 boccette su 20 ne ha indovinate esattamente 10. Il risultato "nullo" perfetto.

Anonimo ha detto...

L'omeopatia non funziona perchè non può funzionare.
Se uno ci crede... per autoconvinzione si cura da solo senza prendere medicine vere, che, il più delle volte hanno effetti collaterali.
Per cui le menti povere di culture e di autocritica si curano senza medicine!!
Per cui mi sento un xxxx in quanto ragiono e quindi mi devo curare allopaticamente :-D