Ieri sera, a Livorno, ho assistito alla presentazione del libro "La vita dopo il petrolio".
Durante la serata, è apparso in modo ricorrente un elefante, metaforico ma stracitato, tanto che alla fine c'era qualcuno che si chiedeva se si fosse nascosto dietro agli scaffali della libreria. Perché il picco del petrolio è qualcosa che una volta che l'hai notato non riesce a nascondersi, come un elefante presente in una stanza. Che nessuno però riesce, o vuole, vedere.
La nostra civiltà si basa sul petrolio. Siamo quasi 7 miliardi perché il petrolio ci permette di coltivare con rese molto maggiori, su estensioni minori. Perché ci permette di vivere a lungo, con una minor fatica fisica, medicine, riscaldamento, ecc. Ma è anche una risorsa finita. E quindi prima o poi (più prima che poi) inizierà a non bastare, forse i casini che stiamo vivendo sono solo le prime avvisaglie dei guai che stanno arrivando. Il picco del petrolio è questo, è il dato di fatto che la crescita continua basata su risorse energetiche sempre maggiori, anche se è la storia dell'ultimo secolo, non rappresenta il nostro futuro. Probabilmente neppure il nostro futuro prossimo.
Non è solo questo. Ugo Bardi ci ha ricordato come i sistemi sociali siano complessi, con tante cose che dipendono da altre in una rete in cui è difficile capire "istintivamente" cosa stia succedendo. Non ci sono cause ed effetti chiari, un po' come quando corteggi una ragazza (o un ragazzo), niente è scontato o prevedibile, devi tuffarti nella complessità e gestirla in modo elastico.
La crescita della popolazione è ormai ben oltre le capacità di sostentamento della Terra, oggi un terzo della biomassa totale dei vertebrati terrestri è costituita da "homo sapiens", e i restanti due terzi da animali domestici, con la fauna selvatica che si limita a qualche percento. Questo ci ricorda che, anche se non si vuol diventare vegetariani, non sarebbe una cattiva idea limitare i consumi di carne, almeno qui da noi (la pastorizia nomade in molte zone è una necessità, nei sistemi complessi le ricette semplici uguali per tutti non funzionano).
Ma è difficile vedere l'elefante. Livorno si sta decidendo della costruzione di una gigantesca piattaforma in mare, per far attraccare navi mastodontiche che tra vent'anni non avranno il petrolio per andare. Si progettano strade, autostrade, come se tra vent'anni le auto ci saranno ancora come oggi, "del resto bisogna pur fare qualcosa no?" che immobilisti questi ambientalisti. Non si riesce a pensare a una realtà diversa dall'attuale, forse perché ci si rende conto che se fosse così sarebbe un bel guaio.
Il guaio è che le cose da fare ci sono, tante, e non i ponti sugli stretti. Toufic El Asmar racconta del loro piccolo progetto, un trattore elettrico che va senza petrolio, funzionerà attaccato ad una pensilina fotovoltaica, 8 ore di autonomia, fa quello che fa un piccolo trattore da 45 cavalli. Non cose enormi, ma permette di continuare a produrre cibo. Occorre potenziare l'eolico, dove c'è vento. Senza divieti di un certo ambientalismo. Occorre ragionare seriamente sulla sovrappopolazione, senza soluzioni "cinesi", ma dando gli strumenti per una salute riproduttiva a tutte quelle donne che la desiderano. Da cattolico che dice queste cose da quasi 40 anni (in una famiglia di 8 persone certi temi li senti presto...) mi sono sentito sprofondare, le nostre colpe sono enormi.
Io i miei pochi soldi li sto investendo in energie rinnovabili, progetti come il progetto Kitegen, o cooperative di autoproduzione di energia. E tanti esperimenti per cercare di ridurre al massimo i consumi, quelli che racconto ogni tanto in questo blog.
Tanti giovani. Una ragazza si chiede come fare a far passare questi temi, la TV dice esattamente l'opposto. Un'altra non aveva mai sentito di questi temi prima di leggere il libro.
Tante le cose che non sono state dette, o solo accennate quando ci sarebbe voluta una serata per ciascuna. Ho passato la sera a scorrerle nella testa. Gli intrecci con il modo finanziario. Le città a misura di auto. L'acqua, che scarseggerà già qui, ma ancor più dove è già scarsa oggi. E quindi immigrazione, che nessun accordo con la Libia e nessuna ronda fermerà. Il pane a 8-10 euro al chilo. Il sistema pensionistico che io mi posso tranquillamente scordare.
Insomma, l'elefante, nella mia stanza, è entrato un paio di anni fa e non ne è più uscito. Devo farci i conti da qui in avanti, anche se non so bene come. Cosa tipica, quando sei dentro un sistema complesso...
venerdì 10 aprile 2009
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