Il 29 dicembre il vicepresidente del CNR De Mattei (di cui ho
già parlato qui) ha scritto un
lungo articolo su "Il Foglio", in cui sostiene che ogni tentativo di conciliare darwinismo e religione è una
malattia dello spirito. Un cedimento di fronte al nemico, un tentativo di placare gli avversari del cristianesimo offrendo loro un contentino.
De Mattei dimostra in questo modo (e in tutte le argomentazioni che seguono) di non capire assolutamente nulla di cosa sia la scienza. Chi cerca di conciliare scienza e teologia lo fa semplicemente perché l'evoluzione è vera, come è vero che la Terra giri intorno al Sole, non perché suona demodé non farlo. Gli astronomi che rileggono il "Fermati o Sole" o la cosmogonia ebraica contenuta nella Bibbia come qualcosa da non prendere alla lettera non stanno facendo concessioni, stanno solo prendendo atto di un dato di fatto. Le concessioni le ha fatte Galileo quando ha abiurato.
Che De Mattei non capisca le scienze si vede anche da quanto poco conosca l'evoluzionismo. Dice che questa teoria non è riuscita a portare prove, ma si guarda bene da discutere le prove che convincono la stragrande maggioranza dei biologi (cattolici o meno). Afferma che l'evoluzionismo richiederebbe la presenza di specie "imperfette", ma è proprio il contrario: ogni specie si adatta alle condizioni in cui vive, e non c'è una direzione dell'evoluzione verso una ipotetica perfezione, noi non siamo né l'ultima specie, né la "migliore" (se non dal nostro particolare punto di vista). Ribadisce che le specie sono fisse, quando tutte le evidenze mostrano il contrario.
Sostiene che il darwinismo non spiega l'origine della vita, apparentemente senza sapere che non tenta neppure di farlo. Non sappiamo se i meccanismi evolutivi funzionassero all'emergere della vita perché semplicemente non sappiamo come la vita sia nata. Abbiamo alcune teorie, sappiamo alcune cose, nessuno o quasi oggi dubita che la vita sia sorta per processi naturali, ma ammettiamo la nostra ignoranza a riguardo. Se qualcuno vuol riempire l'ignoranza con un intervento diretto divino, libero di farlo, salvo dover far marcia indietro quando questi meccanismi verranno scoperti. In ogni caso non può farlo uno scienziato che deve continuare a cercare, non dar per certi meccanismi ad hoc non dimostrati, e smettere quindi di indagare.
Sostiene poi che l'evoluzionismo non spiega la nascita dell'intelligenza, dell'
uomo pensante. Ignorando evidentemente che esiste la psicologia evolutiva. Chiaro che esistono differenze tra la nostra capacità di rappresentazione del mondo e quella di altri animali, inclusa la capacità di vedere le conseguenze dei nostri atti in modo abbastanza preciso da consentirci una responsabilità morale. Ma l'enorme aumento delle nostre capacità cognitive non è difficile da spiegare in termini evolutivi. Anzi, sarebbero difficili da spiegare le tantissime somiglianze del nostro modo di ragionare con quello degli altri mammiferi, inclusi tutti i relativi difetti, senza far ricorso all'evoluzione.
De Mattei continua dicendo che "per salvare la cosmogonia evoluzionista i teo-darwinisti sono costretti a negare frontalmente ... San Paolo" quando afferma che discendiamo tutti da una sola coppia., come poi ribadito dal Concilio di Trento. A parte che la stessa Bibbia parla di altri uomini coevi ad Adamo ed Eva (la Genesi raccoglie diverse fonti, senza preoccuparsi troppo della coerenza interna, e i miti della creazione spesso parlano della creazione della propria etnia, senza preoccuparsi degli altri popoli), il punto è che sappiamo che la "prima coppia" non è mai esistita. Non è possibile creare una popolazione da una sola coppia, il pool genetico è troppo ristretto, e dovremmo ipotizzare che una mutazione in grado di darci di colpo la nostra "umanità" sia avvenuta simultaneamente in due individui, maschio e femmina, che questi si siano incontrati e fatto figli insieme.
Quel che sappiamo invece è che i nostri antenati hanno acquistato gradatamente le caratteristiche che ci rendono umani, e che le nuove specie si differenziano in gruppi che evolvono insieme, non come singoli individui. Non c'è stato un momento in cui gli ominidi sono diventati uomini, e per quanto i dati genetici indichino che l'Homo Sapiens è nato come un piccolo gruppo, si parla comunque di decine di individui.
Questo, come nota De Mattei, pone problemi per la dottrina del peccato originale. Che mi sembra uno dei temi più interessanti del cristianesimo, il male che ci portiamo dietro perché siamo comunque corresponsabili dell'umanità, non possiamo tirarci fuori da quel che han fatto i nostri predecessori. Il male che ci circonda ci condiziona, ci entra nelle ossa, richiede eroismo per essere diversi. Anche se Dio non esistesse, il peccato originale è qualcosa che è presente pesantemente nella storia, dell'umanità e di ciascuno di noi. Il mito lo attribuisce ad un atto specifico di un uomo specifico, ma magari fosse così, sarebbe molto più facile liberarcene. Purtroppo non ho la capacità di affrontare questi temi in modo non banale, ma ben venga una seria riflessione. Perché, come nota giustamente De Mattei, scienza e fede non possono essere in contraddizione se sono entrambe vere (tautologico, d'accordo), e quindi se la scienza ci indica che delle "verità" della fede van riviste, in questo modo la riflessione sull'uomo e su Dio non può che guadagnarci.
Sagan racconta di un suo colloquio con il Dalai Lama, in cui gli chiese cosa avrebbe dovuto fare il buddhismo se qualche dogma fosse stato dimostrato falso dalla scienza. Il Dalai Lama rispose che il buddhismo avrebbe dovuto cambiare, e non sembrava particolarmente preoccupato della cosa, perché apparentemente ha capito che la scienza ha a che fare con fatti, e ai fatti non puoi contrapporre filosofie (in senso lato, includendo le religioni), per quanto profonde. Se le filosofie sono abbastanza profonde, riusciranno ad incorporare i nuovi fatti, altrimenti vuol dire che devono cambiare. Il Dalai Lama era evidentemente abbastanza convinto della profondità del buddhismo, sembra che De Mattei non lo sia riguardo al cristianesimo.
Ma mettiamo che De Mattei abbia ragione e che la dottrina cattolica sia assolutamente ed in modo irreformabile incompatibile con l'evoluzionismo. Bene (o male, per me): questo dimostra che le cose in cui crede sono solo un colossale abbaglio. Esattamente come se dimostrasse che la cosmogonia geocentrica fosse indispensabile per la fede. Significherebbe che è riuscito dove schiere di atei militanti han fallito: falsificare la religione cattolica. Ogni suo articolo, ogni sua argomentazione o è falsa o è un chiodo sulla bara della religione in cui credo.
In entrambi i casi, lui è indegno della carica che ricopre.