domenica 28 novembre 2010

Disinformatori d'annata.


Secondo i sostenitori del complotto delle scie chimiche, le scie di condensa durano al massimo un paio di minuti, e difatti prima del 2004 (o del 1990, dipende dalle versioni) non c'erano scie persistenti.

Ma esiste un dipinto di Giorgio Morandi del 1958, intitolato "Cortile di via Fondazza, 1958", opera V.1116, che mostra alcuni tetti visibili dal suo studio di Bologna, in cui sono evidenti due scie bianche nel cielo blu. Così scrive un testimone che vide il quadro nel suo studio (F. Arcangeli: Giorgio Morandi, Milano 1964, p 323):

Ricordo che un giorno, qualche anno fa, in un quadro il cielo si caricò d'un teso cobalto, le case parvero improvvisamente presenti a qualche evento estremo, e in alto era, lunga uguale incombente, la scia d'un reattore.

Il dipinto, di proprietà del Museo Morandi di Bologna, è quello riprodotto in questo post (tratto da una pagina in tedesco). È ora esposto alla mostra "L'essenza del paesaggio" alla fondazione Ferrero di Alba (CN), fino al 16 gennaio 2011.

Ringrazio della segnalazione Sergio Chiappino

giovedì 25 novembre 2010

Che male fanno? (n. 4 o 5?)

Ieri mi han segnato il blog di un "salutista". Uno che scrive libri sull'argomento, e tiene una Scuola Libera e Indipendente sulle Scienze Nutrizionali e Comportamentali. Uno che su queste cose apparentemente ci campa, insomma, e che influenza il comportamento di un numero non trascurabile di persone.

Preciso che non ho nulla contro i salutisti. Mangiare sano, evitare gli eccessi, fare attività fisica sono cose che fan bene, e per quel che riesco lo faccio anch'io. Credo che il corpo umano sia più robusto di quanto pensi il salutista medio, e che i vantaggi di una dieta maniacale, rispetto ad una semplicemente equilibrata e che limiti alcuni alimenti, siano minimi. Ma queste puntualizzazioni fan parte delle normali leggere differenze di opinione che possiamo avere tutti.

Questo qui invece sembra adottare una serie di idee piuttosto "teoriche". Ad esempio in questo post, in cui un lettore gli chiede consigli sulle intolleranze alimentari e sulle allergie, sostiene che queste siano un modo dell'organismo per segnalarci cosa ci fa male. Quindi ad es. se uno è intollerante al latte o alla carne è perché questi sono alimenti intrinsecamente "cattivi", da evitare.

Invece se siete allergici alle fragole non ha senso, perché la frutta è un cibo "buono". Non potete quindi essere veramente allergici, è solo una sorta di illusione. In realtà il vostro organismo è allergico a tute le porcherie chimiche che mangiate, e le fragole sono solo una sorta di goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno.

Si tratta del classico ragionamento al contrario. Si parte da una teoria, che ci piace perché rispecchia nostre convinzioni ideologiche, e si piegano i fatti a questa. È logico che debba essere così, quindi è così. Alla faccia di Galileo e di secoli di metodo scientifico, che ci hanno insegnato che i fatti se ne fregano delle nostre teorie.

E quindi che fare, in pratica? Secondo il nostro occorre una terapia d'urto, fragole a gogò. Non spiega cosa dovete fare se vi viene una crisi anafilattica con asma e blocco della respirazione. Siamo autorizzati ad andare al pronto soccorso (se si fa in tempo) o dobbiamo convincere il nostro organismo che si tratta solo di un'illusione?

Certo, non si tratta di danni confrontabili con le decine di migliaia di morti dovuti ai negatori dell'AIDS, o ai morti legati al seguire terapie farlocche per malattie curabilissime. Ma posso sperare egualmente che qualche sua vittima gli faccia causa per danni. Anche se dubito succederà.

P.S. Leggendomi meglio il sito, scopro che questa persona è pure tra quei criminali (non so definirli altrimenti) che negano l'esistenza dell'AIDS.

sabato 20 novembre 2010

Come fosse Antani

Se hai da vendere un oggetto con prestazioni fantascientifiche, che so un tubo magico che raddoppia il rendimento della tua auto, una coccinella che scherma totalmente gli effetti negativi delle onde del cellulare senza impedirne il funzionamento, un motore che una volta avviato non si ferma più anche se stacco la spina, o un rimedio che fa passare il raffreddore in meno di una settimana, corri sempre lo sgradevole rischio che l'acquirente ti chieda "sì, ma come funziona?"

Per cavarsi d'impaccio esiste la collaudatissima tecnica della supercazzola, immortalata nel film "Amici miei": si sommerge l'interlocutore di brandelli di frasi prese a caso che diano la vaga impressione di qualcosa di complicatissimo, che lui non potrà mai capire, ma che tu invece padroneggi con disinvoltura.

Il linguaggio di "Amici miei" è adatto ad un film, in cui tutti devono capire che si tratta di un imbroglio, ma non può funzionare granché nella vita reale: poco scientifico e chiaramente artificiale. Molto meglio quindi ricorrere alla meccanica quantistica, o a campi elettromagnetici. Buone anche la teoria del caos e la cibernetica.

Il tutto è adattissimo per spiegare come funzioni l'omeopatia, classico esempio di qualcosa che non funziona e di cui nessuno riesce a dire perché mai dovrebbe.

Un bell'esempio si trova in questo articolo, che riprende un articolo scientifico (sic) pubblicato su "Homeopatia". A parte perle come "radioattivo" al posto di un probabile "radiativo" (l'omeopatia sarebbe radioattiva? Preoccupante), l'articolo risulta assolutamente senza senso. Forse colpa del giornalista, per cui sono andato a cercare l'articolo originale, di un certo Martin Molskj. Purtroppo ho trovato solo il riassunto, che effettivamente non è più chiaro.

Da una veloce ricerca su "omeopatia quantistica" troviamo questa perla concentrato di nonsensi. A cominciare dal nome del fisico padre della meccanica quantistica, un certo Borch che probabilmente sarebbe Bohr. Scopriamo quindi che:

La materia è frequenza elettromagnetica condensata, e quindi tutti i corpi emettono frequenze (energia) e possono anche riceverle. Tutte le cellule del corpo umano grazie al loro DNA che funziona come un trasmettitore-ricevitore sono in continua connessione elettrica e modificano sé stesse a seconda dei messaggi.

Se avete un PhD in fisica teorica, masticate diagrammi di Feynman come fossero noccioline e non avete capito nulla da questi due articoli consolatevi, non c'è niente da capire. Se invece non sapete nulla di fisica quantistica, consiglio una lettura di questo articolo.

Il sito di omeopatia quantistica si rifà ad

un’apparecchiatura non invasiva di analisi che utilizza per effettuare una diagnosi clinica una tecnologia avanzatissima che sfrutta come base scientifica (quindi riproducibile) la fisica quantistica e la matematica frattale.

Tale sistema permette al medico di connettersi con il “paziente” a livello quantico, cioè analizzando le alterazioni elettromagnetiche dei singoli “mattoni” (quanti) dell’Unità Mente – Corpo, così da avere un’interfaccia oggettiva, bypassando le sensazioni “fisiche” della persona e le credenze o i preconcetti del medico. Permette, quindi, di compiere una serie di incroci frequenziali che possono portare alla coscienza l’origine profonda del disagio che ha come ricaduta i sintomi fisici.


Sì, perché la medicina allopatica cura solo i sintomi (che so, un'infezione, uno squilibrio ormonale, un tumore), mentre il loro apparecchio cura le cause vere della malattia, cioè gli incroci frequenziali.

Per capirne di più sono andato sul sito del costruttore, (in inglese, purtroppo) e ho scoperto che questo apparecchio

fires low levels of current into the patient and then in a method similar in theory to radar, reads the bounced signals and transfers them to a database. The XXXX database consists of several thousand diagnostic categories from several different medical disciplines and other mystical data, including homeopathy, acupuncture, chiropractic, traditional medical, astrology and prayer wells, all of which can be transmitted by the XXXX therapeutic benefit.

[...] It works by entering data into a screen, which is fed into the XXXX’s weighted random number generator which in turn displays results.

In breve: ti manda dei segnali nel corpo, confronta come il corpo reagisce con un database astrologico, mescola il tutto in modo casuale e manda i risultati sullo schermo del PC. Per curarti ci aggiunge qualche preghiera registrata e manda il tutto indietro attraverso gli elettrodi. Il generatore di numeri casuali è importante, perché la fisica quantistica ha scoperto che la mente può influenzare il caso (se non lo avete mai sentito prima forse è perché sapete che non è vero), e quindi questo consente una migliore diagnosi.

Insomma una supercazzola funziona molto meglio se ha un po' di fili, uno schermo sul PC su cui compaiono numerini interessanti (ma assolutamente e dichiaratamente casuali), e un bel pulsante con su scritto "Inizio della procedura terapeutica", con allegata lucina lampeggiante che ti dice che i segnali terapeutici sono in corso.

Ma questi sono i cialtroni, si dirà. Bene, sul portale "omeopatianet" si può leggere un articolo del maggior teorico italiano dell'omeopatia, Paolo Bellavite, che direi quindi rappresenta bene la posizione ufficiale a riguardo. In breve l'efficacia dell'omeopatia sarebbe giustificata dalle teorie di Preparata e Del Giudice sulla superradianza, che prevedono che l'acqua si auto-organizzi in domini coerenti per effetto appunto della meccanica quantistica. È doveroso però osservare che questi domini nessuno li ha mai visti, e che esistono critiche di fondo sull'applicabilità di queste teorie all'acqua, insomma stiamo giustificando un fenomeno inesistente con una teoria assolutamente indimostrata. Ma, anche se la teoria fosse giusta, nessuno può ragionevolmente affermare che i domini si formino nelle soluzioni omeopatiche, che persistano nel rimedio anziché scomparire dopo qualche millisecondo, e che abbiano proprio quegli specifici effetti terapeutici. Inoltre quando prendiamo un globulo di lattulosio i domini proprio non ci sono.

Ma non ci si limita a una teoria, per quanto discutibile e discussa, come quella di Preparata. Tutto fa brodo, l'entanglment, le frequenze emesse dai rimedi, le discusse esperienze di Benveniste (beccato a barare nelle sue ricerche).

Concludendo, ho decisamente sbagliato mestiere. Dopo essermi sciroppato anni di meccanica quantistica, compreso l'esame finale in cui potevi portarti dietro tutti i libri di testo che volevi, tanto se non sapevi fare l'esercizio non ti avrebbero aiutato, mi sono messo a lavorare in un campo in cui queste cose le devi sapere sul serio. Con le mie competenze potrei costruire un energizzatore quanto-differenziale a domini coerenti, basato sull'equazione di Klein-Gordon, che stimola l' eccitazione bosonica dei livelli energetici fondamentali. In vendita a prezzi modici, venghino signori, venghino.

mercoledì 17 novembre 2010

Ma chi fa queste scie in cielo?

Le scie chimiche sono ormai un tormentone, con decine di interrogazioni parlamentari, mozioni comunali, conferenze, servizi di Voyager o Mistero... E quindi una volta ogni qualche mese finisco per occuparmene.


Visto che ho un bel teleobiettivo, costatomi la favolosa cifra di 26 euro, ho voluto provare a capire chi ha fatto questa particolare scia, fotografata 12 minuti dopo il passaggio dell'aereo.


La foto del colpevole è qui sotto. Si tratta (come si può vedere dal sito flightradar24.com) dell'aereo con transponder AZA1590, che scopro corrispondere al volo Alitalia AZ7590, partito alle 7 da Verona e diretto a Fiumicino. Difatti lo seguo, nella mappa qui a fianco, e vedo che arriva a Fiumicino on una decina di minuti di ritardo. L'aereo è un 737-300, lungo 31 metri, per cui dalla foto riesco a capire che è a 22 km di distanza. Purtroppo con la foschia odierna occorre un po' di fantasia per individuare il logo dell'Alitalia sull'impennaggio di coda (Si tratta in realtà di un arero Air Italy, forse questo ma onestamente non si riconosce neppure il loro logo). Con un minimo di trigonometria so anche che è a 8000-8100 metri di quota, e 20 km di distanza orizzontale, il che torna con il punto della rotta indicato in rosso nella mappa. Dai radiosondaggi odierni, vedo che sopra Roma (la stazione più vicina a Firenze) ci sono -47 gradi e 70% di umidità relativa, condizioni ideali per la formazione di scie persistenti.

La scia difatti è durata un'ora prima di disperdersi tra i cirri presenti in quota (nella foto sotto com'era dopo mezz'ora), e nel frattempo si era spostata di una quarantina di km. Un altro aereo ha lasciato una seconda bella scia parallela (faceva la stessa rotta). La rotta passa abbastanza distante da casa mia, ma le scie ora sono una a destra e una a sinistra: ecco risolto il mistero delle "scie che non rispettano le aerovie", grazie ad un banale vento in quota di circa 50 km/h.

Tutta questa mole di informazioni mi è costata una decina di minuti di lavoro, senza disporre di nessuna costosissima attrezzatura, nessun telemetro, nessun"radar passivo" (il radarnav utilizzato da alcuni ricercatori indipendenti non è un radar). Possibile che prima di gridare al complotto non si possa fare altrettanto?

Seconda puntata:
Cercando di cogliere al varco un aereo più vicino, mi accorgo che:
1) Ne passano tantissimi. Ma è difficilissimo beccarli, ho beccato un aereo dell'Air France per pochi secondi, e l'ho perso quasi subito.
2) La maggior parte non rilascia scie. Se vediamo 10 scie, anche in una giornata come oggi, vuol dire che sono passati 50 aerei. Se non vediamo nessuna scia, sono passati egualmente 50 aerei.

In conclusione:
- gli aerei sono senza insegne perché sono lontani (o visti da sotto) e non le distingui, con un buon obiettivo le insegne le vedi. Non in quello sopra, ma ad es. questo a fianco è della Emirate Airlines fotografato alla distanza di 54 km. È grossomodo sopra il Monte Cimone, in Emilia a nord di Pistoia.
- gli aerei sono civili, di compagnie ben note, che puoi facilmente identificare. Es questo è un B777, n. di serie 32793, nel volo EK93 per Malpensa.
- gli aerei seguono le aerovie. Ma un aereo a 20 km è perfettamente visibile, a 50 ancora abbastanza, quindi le aerovie interessate possono essere parecchio distanti.
- gli aerei spesso sono "invisibili". Li vedi quando rilasciano scie, o quando ti passano proprio sopra. La maggior parte degli aerei non rilascia scie (persistenti).
- le scie si formano alle quote e alle condizioni tipiche da formazione di scie, durano quel che ci si aspetta durino, hanno la conformazione che devono avere.
- le scie sono parallele perché in un'ora si muovono e gli aerei successivi fanno la stessa rotta e le ridisegnano.

venerdì 12 novembre 2010

VIta da astronomi

Post aggiornato il 15/11

Quando mi chiedono che mestiere faccio, la seconda domanda è inevitabilmente: "Bello, ma in pratica cosa fa un astronomo?" Quello che uno si immagina è qualcosa come quanto appare dal post precedente. In realtà quello è l'hobby, che ho rispolverato perché ultimamente riesco sempre meno a "uscire a riveder le stelle", il lavoro è molto diverso.

Andiamo per ordine. Il gruppo di lavoro all'osservatorio di Arcetri di cui sono responsabile, composto da 4 ricercatori e 4 tecnici (una ricercatrice si barcamena con un contratto a termine, e un tecnico continua a venire nonostante sia pensionato), riceve dallo Stato un finanziamento di "funzionamento ordinario" di circa 5000 euro l'anno. Fanno 625 euro a testa, 50 euro al mese, diciamo che molta gente con un hobby spende di più.

Questo significa che fai i salti mortali per far quadrare i bilanci, se uno strumento si rompe lo ripari in casa, usi software in "licenze creative" (sempre nei limiti della legalità ma cercando di stiracchiarla il più possibile), vai in missione in alberghi a una stella, eccetera. E per far scienza vera (qualcosa di meglio di un astrofilo) cerchi soldi dappertutto, bandi, progetti europei, collaborazioni...

Ma a differenza di chi ha un hobby, devi fare i conti con la burocrazia. Ho raccontato dell'ultima trovata dei nostri legislatori, in nome del (lodevole) principio di controllare le transazioni finanziarie "allegre" di certe ditte. Che mi sta dando un bel po' di grattacapi. Ad es. il direttore ha dovuto firmare un decreto d'urgenza, un mese fa, per l'acquisto della carta igienica. Altro esempio, un software che mi è indispensabile per lavorare viene fornito ad 1/10 del costo tramite una convenzione con un'università inglese, che formalmente è la ditta da cui lo acquistiamo. Ho spedito a questa il formulario A38 da compilare per poter fare l'ordine e non mi hanno neppure risposto, loro il lavoro di mediazione lo fan gratis, se devono pure capire la burocrazia italiana tanti saluti, che si vada a comprarlo direttamente dalla ditta di software, a prezzo pieno (diverse migliaia di €).

Comunque se pensavo che la burocrazia italiana fosse il peggio, devo ricredermi. Quella europea è MOLTO peggio. Faccio parte di un programma quadro europeo, in cui devo progettare una parte di uno strumento. Ho avuto assegnata una cifra, con cui pagare un contratto per la ricercatrice di cui sopra, che fa materialmente il lavoro. Il progetto è partito ad inizio del 2009 e in teoria si dovrebbe concludere oggi, ma i primi soldi (un terzo) li ho visti alla fine dell'anno scorso. Nel frattempo dovevo compilare un dettagliatissimo resoconto, in cui dovevo specificare cosa avevo fatto OGNI GIORNO, sia per il progetto che per tutte le mia altre attività. Se viaggiavo per il progetto, dovevo specificare separatamente quanto avevo speso di tasse aeroportuali, che andavano rendicontate in una voce separata rispetto al biglietto.

All'inizio di quest'anno quindi sono riuscito a pagare la ricercatrice. Mi sembrava ovvio che almeno un altro terzo dei soldi dovesse arrivare entro il 2010, invece no, mi hanno comunicato che FORSE arriverà a febbraio una seconda rata di un sesto del totale. Nel frattempo la burocrazia italiana non vuol sfigurare, e mi chiede di sottoporre il rinnovo del contratto, incluso l'impegno (che presuppone ci siano i soldi) alla Corte dei Conti, che ha 60 giorni di tempo per valutarlo.

Non so ancora come andrà a finire, ma tra mail, telefonate, resoconti, discussioni con il direttore e con gli amministrativi non riesco più a fare molto altro.

Aggiornamento (15/11/2010):

Sono arrivate alcune circolari. Una ricorda che in caso di spese "incaute" si risponde personalmente. Cioè se nel casino burocratico oramai inevitabile qualcosa va storto, i soldi per il contratto me li levano dallo stipendio.
La seconda ricorda che i fondi per i progetti europei devono necessariamente arrivare dalla Comunità Europea. Cioè devono essere quelli che non arrivano. Non posso usare residui di vecchi progetti, altrimenti la CE non riconosce il lavoro fatto e non ti paga più.
Infine i soldi che puoi spendere nei progetti internazionali sono solo quelli effettivamente arrivati, e solo dopo che sono effettivamente arrivati. Non puoi anticiparli sapendo che prima o poi arriveranno.

Concludendo: devi fare un lavoro. Per fare quel lavoro ti servono dei soldi, che difatti ti sono stati assegnati, ma non dati. Ti verranno dati solo dopo che hai concluso il lavoro (sentendo colleghi, anche dopo anni). Nel frattempo non puoi usare altri soldi, o farteli prestare. Se sgarri, li tiri fuori di tasca tua.
Ma chi me lo fa fare?

giovedì 11 novembre 2010

Pleiadi

Non ho mai fatto foto astronomiche, sono passato dalla vecchia carta e penna con l'oculare incollato al telescopio ai telescopi professionali da un metro e mezzo di diametro. Ma la nostalgia per le notti passate a guardare il cielo resta sempre, anche quando l'astronomia è un mestiere. E una foto come quella qui sotto, sicuramente ridicola se confrontata con quelle che trovi in qualsiasi sito di astronomia, dà una bella soddisfazione, considerando che per farla ho impiegato solo la mia macchina fotografica, un vecchissimo obiettivo, un cavalletto e pochi euro di materiale.

Tanti anni fa, quando avevo una vecchia reflex, un amico mi regalò un catadriottico russo. Un bell'oggetto, ma un po' rognoso da utilizzare, perché la focale in uscita era molto corta e non consentiva di applicare un anello di raccordo su molti modelli di macchina fotografica. Con una focale di 500 mm, e un peso di diversi etti, non era inoltre facile evitare il "mosso".
Poi mi rubarono la reflex, e il catadriottico restò orfano.

Due anni fa ho deciso di comperarmi una reflex digitale, e da allora cercavo di trovare il modo di riutilizzare l'obiettivo. Il problema resta sempre l'anello di raccordo, ma recentemente ho trovato in un sito chi li costruisce per praticamente qualsiasi modello di reflex. Con la folle spesa di 26 euro, ho quindi ordinato quello per la mia.

Ho ri-sbattuto contro il problema della focale corta, ma per fortuna questi adattatori sono fatti in modo furbo, con due pezzi indipendenti che si agganciano rispettivamente all'obiettivo (che ha una semplice filettatura) e alla reflex. Un po' di lavoro al tornio e ho il pezzo finito.

La mia reflex ha uno stabilizzatore di immagine sul corpo, per cui è bastato impostare la focale e sono riuscito a fotografare un aereo in volo a mano libera. E siccome il sensore è grande la metà di una pellicola 35mm, mi ritrovo con un teleobiettivo equivalente da 1000 mm.

Restava il problema di mettere a fuoco. Un collega mi ha consigliato di usare una maschera di Bahtinov, un foglio di carta con ritagliate tre serie di fenditure. La applichi davanti all'obiettivo e vedi la tua stella al centro di tre "baffi". Quando il baffo verticale è al centro dei due diagonali, sei a fuoco.

Bene, pronti per le foto "vere", anche se senza inseguimento puoi permetterti al massimo un paio di secondi di tempo di posa. Ottenendo i risultati qui sopra. Per cominciare non c'è male, direi, anche se ci sono tanti pixel rumorosi o "morti" si riesce a vedere le stelline fino alla nona magnitudine. Ma si può fare di meglio. Prima o poi....