Spesso in rete si trovano curiose affermazioni su come funzioni la Banca d'Italia, e sul fatto che in realtà questa lucri stampando banconote che non valgono nulla e spacciandole agli ignari cittadini. Qualche volta val la pena di guardare i siti che ne parlano (sottolineo
guardare, con l'audio disinserito), soprattutto se la testimonial è una persona abituata a
usare le proprie grazie per benefici personali. Ma meglio leggere direttamente i commenti di
a little skeptic. E rileggere il mio
post precedente.
In breve la tesi è: stampare una banconota costa pochissimo, sicuramente meno del numero scritto sopra. Quindi la banca che stampa ha costi irrisori, e nel cedere le banconote può comperare
beni veri, ed arricchire. Come fa tipicamente un falsario, per intendersi.
Inoltre la Banca d'Italia è una SpA privata, di proprietà (se guardiamo chi sono gli azionisti) di altre banche private. Quindi a guadagnarci sarebbero alla fine queste banche, che comunque finiscono per controllare un aspetto molto delicato dell'economia, la politica monetaria.
Per una rapida confutazione di queste tesi si può ad esempio provare a leggere
qui.
Ne avevo già
parlato qui, limitandomi a tentare di spiegare il signoraggio secondario, ma ho citato un po' di altri interessanti link (imperdibile la voce della
nonciclopedia) sul tema.
Sono comunque andato a leggermi lo
statuto e un bilancio della Banca d'Italia per capire meglio.
Come funziona la Banca d'Italia?Gli organi decisionali della Banca sono
- l'assemblea dei partecipanti
- il Consiglio Superiore
- il Governatore
- il Direttore e i Vicedirettori. Insieme al Governatore formano il Direttorio
- il Collegio Sindacale (che controlla formalmente gli altri)
L'assemblea dei partecipanti è formata dai partecipanti con almeno 100 quote (su 300.000). Le quote formano un capitale sociale di 156 mila euro. I partecipanti non possono acquistare e vendere quote, può farlo solo il Direttorio, che decide quindi chi entra e chi esce. Attualmente i partecipanti sono soprattutto banche private (questo è vero).
I compiti dell'assemblea sono quelli di approvare il bilancio, nominare il consiglio superiore e decidere la ripartizione degli utili. Non ha ruoli di indirizzo DIRETTI.
L'assemblea dei partecipanti nomina, come appena detto, il Consiglio Superiore.
Il Governatore viene nominato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore.
Su proposta del Governatore il Consiglio Superiore nomina il Direttore Generale e i Vicedirettori Generali, nomine che devono essere approvate con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei ministri di concerto col Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentito il Consiglio dei ministri.
Il Consiglio Superiore gestisce la normale amministrazione: assunzione del personale, redazione del bilancio, compera e vende immobili, tratta con i sindacati, e fissa le condizioni per le operazioni della banca.
Il Governatore e i Direttori decidono le cose importanti: fissa i tassi di interesse di riferimento, nomina il personale dirigente, e tratta con il Sistema Europeo di Banche Centrali.
Il bilancio della Banca d'Italia
Mi riferisco al bilancio 2006 che è il primo che ho trovato.
Il circolante (banconote in circolazione emesse da BdI) era pari a 119.7 miliardi. Sono state emesse banconote per 85,8 miliardi e ritirate banconote per 69,1 miliardi (una banconota quindi in media resta in circolazione per un paio d'anni, poi viene sostituita). Per confronto, il PIL italiano nel 2006 era intorno a 1280 miliardi di euro.
A copertura di questo, BdI ha riserve auree pari a 38 miliardi (in aumento, per via dell'aumento del prezzo dell'oro), riserve monetarie (monete di altri stati) per altri 24,6 miliardi, un patrimonio immobiliare di 3,6 miliardi, e 86,7 miliardi di titoli (certificati di deposito, BOT e cose simili).
Quindi, in pratica, le monete sono emesse a fronte della copertura in oro (che essendo cresciuta di valore nel tempo copre 5 miliardi in più del previsto) e in titoli. Il patrimonio immobiliare serve per funzionare, e le monete di altri stati per le manovre di rivalutazione/svalutazione dell'euro (assieme ai 5 miliardi di euro in oro).
I titoli detenuti corrispondono al 6% circa del debito pubblico italiano. E producono un reddito (interessi). Nel 2006 fan circa 3,24 miliardi che, tolti alcuni interessi passivi danno un attivo di 3,13 miliardi.
Ma gestire l'ambaradan costa, circa 1,77 miliardi, circa metà dell'utile. Una parte non trascurabile (634 milioni) sono stipendi, più circa 500 milioni di pensioni, TFR, ecc. per gli 8000 dipendenti. Se qualcuno vuole andare in dettaglio a sindacare su questo, 79 mila euro annui medi a dipendente non sono pochissimi, faccia pure. Per confronto il mio istituto ha spese stipendiali medie di 60 mila euro a dipendente.
Che se ne fa la banca dell'altra metà? 565 milioni se ne vanno in riserve statutarie. 668 milioni in tasse (tornano allo Stato). Resta un utile di 134 milioni, che viene ripartito dall'assemblea dei partecipanti. Un 20% può essere accantonata in riserve speciali. I dividendi (soldi che vanno ai partecipanti) non possono superare il 10% del capitale, cioè l'astronomica cifra di 15600 euro.
Tutto il resto torna allo Stato, che quindi reincassa il 21% degli interessi pagati.RiassumendoÈ vero che il capitale sociale di Banca d'Italia è posseduto da soggetti privati (i partecipanti). Non è vero che Banca d'Italia è una SpA, le quote non sono azioni e i partecipanti non hanno i diritti che di solito hanno gli azionisti (controllo, possibilità di acquistare/vendere le azioni, incasso di dividendi).
I partecipanti della Banca d'Italia hanno un potere, nominano il Consiglio Superiore, che gestisce bene o male il grosso del potere di gestione amministrativa della Banca. Non hanno nessun ritorno economico (15600 euro sono una torta da spartire davvero ridicola), e il potere di controllo politico c'è, ma è molto limitato.
Il grosso del potere politico è nelle mani del direttorio, nominato direttamente o indirettamente dallo Stato e comunque su cui lo Stato deve dare un assenso.
I
"frutti del signoraggio" sono essenzialmente gli interessi sui titoli detenuti come controvalore del circolante. Metà di questi interessi va in stipendi (mediamente alti) degli 8000 dipendenti, e in altre spese organizzative. Il resto viene accantonato, o torna allo Stato.
L'emissione di moneta non crea debito, i titoli detenuti da Banca d'Italia sono una piccola frazione del debito pubblico italiano. E gli interessi su quei titoli, almeno in parte, tornano allo Stato, che quindi paga interessi minori (del 20%) rispetto a una situazione in cui Banca d'Italia emettesse moneta senza acquisire titoli in cambio.
AggiornamentoRecentemente il Presidente del Consiglio ha promesso
all'on. Scilipoti, che sostiene le tesi farlocche sul signoraggio, di aprire un dipartimento al Ministero delle Finanze, per permettergli di portare avanti le sue idee. Scilipoti è anche autore di una delle 15 interrogazioni parlamentari sulle
scie chimiche. E ci si chiede perché uno debba perdere tempo dietro a questi pazzi?