Riassunto: un rimedio omeopatico
contro il cancro, di cui si sa poco o nulla. Una strana rete di distribuzione delle fialette, a soli 300 euro l'una. E un istituto del CNR in cui studiano tutt'altro che si trova coinvolto a insaputa di chi ci lavora in una sperimentazione medica senza medici. Aggiornamento (27/04/2011):
Un buon punto della situazione viene fatto nel blog Medbunker. Il rimedio, nella formulazione omeopatica 30CH (in media una molecola in un cubo di solvente con il lato pari alla distanza Terra-Sole) è ora venduta da una ditta albanese. Le sperimentazioni promesse dalla ditta produttrice sono concluse, ma senza pubblicare i risultati. Direi che è probabile che abbiano dato risultato negativo, e che quindi la ditta abbia pensato bene di lanciarsi sull'omeopatia, che non richiede prove di efficacia.Tra i tanti
rimedi alternativi contro il cancro che si trovano in rete, ne esiste uno derivato dal veleno di uno scorpione blu, prodotto dalla
Labiofarm, una azienda statale cubana.
La sanità cubana ha dovuto affrontare i problemi legati all'embargo statunitense, e lo ha fatto cercando, in modo intelligente, di sviluppare la ricerca sui composti chimici di origine naturale. Ha anche sviluppato una eccellente ricerca sulle tecniche OGM, sfortunatamente oggi piuttosto inviste, per cui è stata costretta ad una marcia indietro. E sfortunatamente oggi ha fiutato l'affare dell'omeopatia, per cui sta specializzandosi in questo campo. In entrambi i casi buttando a mare qualche decennio di buona ricerca scientifica.
Tornando al veleno di scorpione, sull'argomento ha fatto un'ottima ricerca
Rosa Contino. Riassumendo, si tratta di un
rimedio omeopatico(1), prodotto diluendo in rapporto da 1 a 300.000 una goccia del veleno prodotto da scorpioni allevati appositamente.
Di per sé l'idea di provare a vedere se una tossina abbia un effetto antitumorale non è balzana.
I più potenti antitumorali usato oggi sono stati scoperti così, e c'è anche chi studia veleni di scorpione. Ma serve fare
studi mirati, prima in vitro e poi su volontari umani. Le perplessità sono comunque molte. Innanzitutto s
ulle concentrazioni, a meno che non si tratti di un veleno fulminante a quelle diluizioni mi sembra strano abbia grossi effetti(2). Non è neppure specificato per quali tumori dovrebbe agire, ogni antitumorale è efficace su alcuni tumori ed inefficace in altri. E nonostante il prodotto sia
distribuito da decenni dalla Labiofarm(3),
non esistono studi clinici a riguardo, solo una presentazione ad un congresso (cubano) in cui il prodotto sembrerebbe avere una qualche efficacia in alcuni tipi di tumori(4).
Il prodotto quindi non è commercializzabile, e viene distribuito gratuitamente, a fini di ricerca, a chi si presenti lì con una cartella medica. Di fatto in Italia è difficile trovarne una boccetta a meno di 300 euro (sempre secondo qualche prova fatta da Rosa). Ma come succede sempre in questi casi l'assenza di studi viene compensata da un sacco di casi personali, i soliti "a me funziona". O dai "non vorrete toglierci anche la speranza". Tutto il già visto dei casi Di Bella, siero Bonifazio, bicarbonato e vitamine. E in rete fioriscono le generose persone disposte a fare un viaggio a Cuba per portare in Italia qualche fialetta del farmaco prodigioso, dietro rimborso spese.
Uno di questi benefattori, Piero Fierro, ha fondato una
Associazione Medicina Omeopatica e Naturale, che gestisce
un sito in cui commercializza il farmaco, assieme ad altri prodotti (integratori alimentari, a libera vendita) della Labiofarm. Il sito ha un aspetto accattivante, con dottoresse in camice bianco, immagini di fialette, e informazioni scientifiche che ne decantano le proprietà. Ma quando vai a leggere gli "studi scientifici" scopri che
le informazioni sono il foglietto illustrativo dei vari integratori alimentari venduti dalla AMON, e che di studi scientifici non c'è traccia. Il che non stupisce, il benefattore in questione non è né medico né farmacista, ma un
dipendente di una agenzia di viaggi.Fierro ha un accordo con la Labiofarm, in cui si impegna a cercare credenziali scientifiche e a pubblicizzare i prodotti della ditta cubana in
cambio del diritto di commercializzazione di questi prodotti in Italia. Assieme ad un costruttore edile panamense, titolare di una
ditta di coperture, che dovrebbe diffondere i prodotti in Paraguay. Non commento su una ditta farmaceutica che si affida per la commercializzazione a costruttori edili e simili. E da qualche tempo Fierro sta cercando di ottenere queste credenziali, ha contattato diversi istituti di ricerca e ospedali pubblici.
Dove ha avuto successo è stato con l'IFAC, un istituto fiorentino del CNR che si occupa di onde elettromagnetiche(5). Si occupa anche di applicazioni delle onde elettromagnetiche nella
cura dei tumori, in particolare su come ridurre gli effetti collaterali e la sicurezza della marconiterapia e laserterapia. Non si occupa in nessun modo di sperimentazione di farmaci. Ma questo non ha impedito al suo direttore(6) di stipulare un
curioso accordo con l'A.M.O.N., in cui l'istituto si impegna a cercare partner e fondi per sperimentare i farmaci della Labiofarm, e ad organizzare convegni invitando esperti cubani.
Curioso anche per le modalità, di solito gli accordi di questo tipo prevedono
impegni dettagliati e qui tutto è risolto in una paginetta. Per la
segretezza, nell'istituto nessuno ne sapeva niente, neppure il Consiglio Scientifico che si è riunito a cose fatte dopo che l'accordo era stato pubblicato sul sito della A.M.O.N. La convenzione ha anche
saltato due passi fondamentali: la richiesta di
autorizzazione al dipartimento e l'iscrizione al
protocollo amministrativo del CNR, che rende rintracciabile e non più cancellabile un atto amministrativo. Insomma l'impressione è che il direttore sapeva benissimo che una cosa del genere avrebbe fatto storcere parecchi nasi, e ha voluto creare il fatto compiuto.
Sembra ci sia riuscito benissimo. Recentemente della cosa ha discusso il Consiglio Scientifico dell'istituto, e l'accordo di collaborazione è sempre lì, non c'è stata
nessuna smentita ufficiale, e i colleghi dell'IFAC mi chiedono (loro a me!) stupiti che cosa stia succedendo, se ne so qualcosa di più. Rosa ha provato a
telefonare al direttore dell'IFAC, pensando ingenuamente che l'accordo fosse un falso, senza ottenere chiarimenti. Forse il documento
verrà ritirato dal sito dell'AMON, ma rimane valido.
Naturalmente sono favorevole a sperimentazioni su farmaci promettenti, se condotte bene. La Labiofarm sostiene di stare eseguendo una sperimentazione di fase 3, ma non si riesce neppure a trovare i risultati di quelle di fase 1 e 2. E una sperimentazione condotta con due intermediari, un agente di viaggi che spera di ottenere una concessione commerciale e un fisico che si occupa di onde elettromagnetiche, ma ancora nessun istituto medico, su un farmaco di cui si sa poco o nulla, suona quantomeno strana.
Vedremo come andrà a finire. Per ora una sola cosa è certa, il CNR non ci fa una gran figura. E un istituto come l'IFAC questo certo non lo merita.
Note:(1) Non capisco come mai sia omeopatico. Fa venire il tumore al cervello nei sani? Probabilmente è solo una questione di marketing, ma suona decisamente male. Qui si afferma che il preparato deve star lontano dalle onde elettromagnetiche, affermazione bizzarra, ma che punta moltissimo alle teorie omeopatiche.
(2) Difatti studi in vitro (non pubblicati) indicherebbero un efficacia a dosi di circa 1 mg/kg di tessuto. Una persona di 70 kg dovrebbe assumere, meglio in flebo, 2 litri di veleno diluito 1 a 300 mila. La dose consigliata e' 10 gocce al giorno (1,5 nanogrammi), un cinquantamillesimo della dose necessaria ad avere effetti. Diluizioni omeopatiche, appunto.
(3) La Labiofarm produce anche diversi integratori alimentari (vitamine, estratti vegetali, antiossidanti). Si tratta quindi di parafarmaci, come gli antiossidanti ed integratori che troviamo nelle nostre farmacie. Ci sono (eufemisticamente) molti dubbi nella comunità scientifica sugli effetti benefici di questi preparati.
(4)
Su questo sito (che pure è molto possibilista) si trovano informazioni più dettagliate, inclusa la posizione dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica. Riporto: “Non è dato da sapere se la sostanza contenuta nell’escozul sia questa tossina, e comunque non vi è nessuna documentata attività antitumorale. Per portare farmaci in commercio sono necessari passaggi chiari e definiti che sono di garanzia per chi i farmaci dovrà poi utilizzare. Questi passaggi richiedono studi in vitro e sull’animale prima del passaggio nell’uomo. Sono poi necessari centinaia di pazienti per poter avere dei risultati tali da permetterne un uso allargato. Sul sito dell’Escozul viene scritto che sono state trattate oltre 60.000 persone, se solo una minoranza di queste fosse stata trattata con una metodologia corretta, oggi non saremo a discutere di questa ennesima falsa speranza.“ E si definisce senza mezzi termini una truffa la vendita del preparato (visto che viene distribuito gratuitamente).
(5) Ho diversi contatti professionali e non con l'IFAC, che è e resta un serissimo istituto. Quel che so sugli effetti dei campi sulla salute lo devo a loro, un mio collega prima lavorava lì, e comunque la radioastronomia e le onde elettromagnetiche sono parenti strettissimi
(6) L'unica cosa che appare certa è che si tratti di un'iniziativa personalissima del direttore. Nessuno dei miei colleghi che lavora lì ne sapeva nulla, alcuni lo hanno saputo leggendo questo blog.