domenica 4 dicembre 2011

Una favola e tante scie chimiche

Un "cane solare" fotografato ad Arcetri il 28 novembre. Il piccolo arcobaleno nel cerchietto, a 22 gradi dal Sole, si verifica solo se quella foschia lassù è composta da cristalli di ghiaccio. Una prova che le scie di condensa sono formate, appunto, da ghiaccio.

Come mai mi occupo di quell'evidente bufala delle scie chimiche? Me lo chiedono in tanti: chi la riconosce come bufala mi rimprovera per buttar via il mio tempo, che potrei dedicare a cose più proficue; chi invece ci crede sostiene che il fatto che io perda tempo a confutargliela è un chiaro indizio del fatto che sono pagato per farlo, e quindi che la loro NON è una bufala.

Be', per una volta cercherò di dar loro retta, e quindi non mi metterò direttamente ad occuparmene, ma citerò solamente una persona che lo ha fatto. In questo ottimo post Ugo Bardi riporta una favola di Antonio Turiel, in cui tre boscaioli di fronte a una grave inondazione reagiscono in modo differente. Chi cerca un colpevole, e si innamora della propria teoria a dispetto delle evidenze, chi si convince che l'alluvione è solo una rara eventualità, il futuro è comunque roseo e si può continuare come se nulla fosse, e chi cerca le vere cause, e agisce di conseguenza.

Come il primo boscaiolo del racconto, chi sostiene la bufala delle scie guarda ai problemi ambientali in cui viviamo (nel gruppo degli attivisti fiorentini si lamenta dei raccolti sempre più scadenti) come frutto di un deliberato complotto di pochi cattivissimi. E ha individuato nelle scie degli aerei la prova di questo. Almeno alcuni dei sostenitori del complotto negano con molta energia la questione del riscaldamento globale, per loro solo uno specchietto per allodole. Un attivista locale mi prende in giro perché ritengo il petrolio una risorsa vicina all'esaurimento, mentre lui crede alla storia del petrolio abiotico (virtualmente infinito).

E mi sento di condividere le conclusioni di Turiel sulla "narrativa eroica", che affligge non solo i complottisti, e la loro immagine dell'uomo retto e determinato che sconfigge i cattivi che complottano nell'ombra, ma anche i nostri economisti che, per citare Turiel, cercano un discorso più attraente che realistico. Per esempio si parla di recuperare il sentiero della crescita anche se la realtà è che questa crisi economica non finirà mai; di accettare sacrifici ora a vantaggio della futura prosperità quando, in realtà, ogni aggiustamento ci porta al collasso catabolico; di piani di riscatto necessari per far riprendere l'economia quando in realtà servono per tappare i buchi delle grandi banche; di politiche di promozione dell'impiego che in realtà sono il degrado delle condizioni dei lavoratori; ecc.

Ma il problema della narrativa eroica è che non solo è errata, ma che ci porta al disastro. Per questo non è una perdita di tempo occuparsene.

martedì 29 novembre 2011

Sardegna 2 - viva la burocrazia

I burocrati stan conquistando il mondo. Altro che rettiliani.

Oggi sono andato a portare tutta la documentazione delle spese per il viaggio di lavoro in Sardegna (330 euro complessivi per 4 giorni, viaggio, vitto e alloggio). Oltre a una selva di moduli in cui dichiaro perché ho preso l'aereo invece del traghetto, tutte le carte di imbarco dei voli, il foglio con la prenotazione dell'albergo che deve coincidere con la ricevuta (quest'ultima da sola non basta), lo scontrino del panino+mela che non vale perché è fatto in un negozio di alimentari e non da un ristoratore, ecc. la segretaria mi ha chiesto una lettera formale di invito dell'Osservatorio di Cagliari.

La cosa ha del grottesco. Il direttore di Cagliari mi ha mandato una mail e in sostanza mi ha detto: "Senti, qui han problemi con quello strumento. Visto che tu ci hai lavorato parecchio, verresti qualche giorno a darci una mano, e a far vedere ai nostri giovani come si fa?" Mi ha spedito un ordine di missione (il direttore di Cagliari ti ORDINA di andare a Cagliari dal giorno x per "collaborazione scientifica"), il mio direttore ha controfirmato una secondo ordine di missione, quindi io avevo in teoria il dovere di obbedire a ben due ordini. No, non basta, serve che qualcuno scriva una lettera in cui sia dettagliato cosa vado a fare, perché serve stia proprio 4 giorni, con chi lavorerò, eccetera, il tutto su carta intestata. Ho stampato la mail e ho detto alla segretaria di farsela bastare, ma lei ha storto parecchio il naso.

Ma il massimo della demenzialità arriva oggi. Devono nominare un nuovo direttore dell'Osservatorio. La procedura prevede che chi era disponibile/interessato mandasse la sua candidatura alla direzione centrale a Roma, dove una commissione le sta valutando. La commissione deva anche sentire il parere del personale, e oggi un commissario è venuto a parlarcene. Ebbene, la lista dei candidati è protetta dalla privacy, noi non possiamo sapere chi sono i candidati su cui dobbiamo esprimerci. Fortunatamente la cosa è così demenziale che il commissario, pur non essendo autorizzato a dire i nomi, ha incaricato il vecchio direttore di comunicarceli. Ma fino a ieri non li sapevamo., con un certo imbarazzo del sottoscritto che, come rappresentante del personale, ho dovuto raccoglierne le opinioni basandomi solo su voci di corridoio.

Il tutto mi ricorda una barzelletta di Moni Ovadia.
Nella vecchia URSS ci sono le elezioni. Un elettore arriva al seggio e gli viene consegnata una scheda con sopra solo un grosso quadratone da barrare. "E i nomi dei candidati?" "Ma compagno, non sai che il voto è segreto?"

sabato 26 novembre 2011

Sardegna e telescopi

Sono di ritorno da qualche giorno passato a Cagliari. Ho scansato per poco qualche alluvione, e beccato pure un giorno di sole. E scattato qualche foto ai fenicotteri che in teoria dovrebbero essere migrati tutti in centrafrica, ma evidentemente anche tra loro c'è chi creduto agli scienziati che si inventano il riscaldamento globale.


Ero lì per dare una mano a costruire la strumentazione per il nuovo radiotelescopio, che dovrebbe essere consegnato dalla ditta costruttrice proprio in questi giorni. E naturalmente non mi sono lasciato scappare l'occasione per visitare il sito (qui su googlemaps).

Dopo un'oretta scarsa di viaggio la strada fa una curva, e spunta questo:


Sullo sfondo un parco di generatori eolici che meriterebbe un post a parte, ma che purtroppo a noi astronomi dà abbastanza noia: effetto corona, megawatt di elettronica switching, insomma non esattamente un ambiente "silenzioso" per le onde radio. Ma ci si adatta.


È difficile percepire le dimensioni reali dell'oggetto, anche dal vero. Un'idea la può dare la scaletta sula destra, ogni rampa è alta 4 metri, un bel piano di una casa, e ce ne vogliono 7 per arrivare all'asse su cui ruota la grande parabola, di 64 metri di diametro. La cabina al centro della base, che ospita le cabine elettriche dei motori (qui sotto un particolare del PLC che li controlla, speriamo non passi Stuxnet), è più grande dell'appartamento in cui vivo.


Visto che c'è qualche minuto prima che comincino i test mi lasciano salire fino all'asse di elevazione. Da lì il panorama è bello, nonostante il cantiere.


E infine una foto ricordo


Circa 2 anni fa un articolo di Repubblica parlava di questo telescopio in una serie di servizi sui grandi sprechi italiani. Perché il rischio, molto concreto, è che non si riuscirà ad utilizzarlo, la ricerca in Italia fa fatica a far quadrare i bilanci e una volta pagati gli stipendi dei ricercatori non resta granché per far funzionare i telescopi. Ma non perché gli stipendi siano eccessivi o perché si sia assunta troppa gente, come suggeriva quell'articolo, anzi, non si riesce a rimpiazzare chi va in pensione o rinnovare i contratti ai tanti precari. L'assegnista che lavorava allo strumento di cui parlavo nel post di 2 anni fa ha interrotto l'ottimo lavoro che stava facendo, non rientrava nelle spese e soprattutto far la pendolare dalla Sicilia ad Arcetri non le permetteva di seguire la figlia. La ricercatrice che lavora ora con me su strumenti come questo mi ha annunciato che getta la spugna, finito il suo contratto torna al paese. Magari resterà disoccupata, ma almeno non avrà le spese di vivere fuori casa.

domenica 6 novembre 2011

Voglio una vita spericolata..

...una vita come Steve Mc Queen. Non credo che Steve Mc Queen abbia mai voluto una vita spericolata, e probabilmente neppure Vasco Rossi. Di solito la vita spericolata ci entusiasma se la vediamo al cine o in un libro, le avventure sono le disgrazie (possibilmente andate a finir bene) capitate agli altri.

Ma c'è qualcosa nel genere umano che sembra spingerci ad una vita spericolata. Probabilmente è solo un "tasso di sconto" molto elevato, valutiamo le cose future in modo molto deprezzato rispetto alle cose presenti, per cui ad es. compriamo a rate anche quando non è necessario; cosa sono 20 euro al mese per 5 anni, in confronto a pagare oggi 800 euro? Alla fine ne pagheremo 1200, ma domani. Per lo stesso motivo fumiamo, in fondo cosa mi importa se tra trent'anni ad un signore di mezza età verrà un enfisema o un tumore, non riesco a mettermi nei suoi panni. Anche se tra trent'anni io sarò lui.

In questi giorni queste considerazioni mi sono tornate in mente vedendo le immagini di Genova. Non ho conoscenze di idrogeologia, ma un amico mi faceva notare come i disastri maggiori che abbiamo visto sono avvenuti seguendo molto bene il corso del vecchio alveo del Fereggiano, un affluente del Bisagno, il fiume di Genova. Oggi quell'alveo è completamente edificato, ed è bastata una pioggia eccezionale per trasformare uno spettacolo pauroso, ma visto da dietro le finestre di casa, in qualcosa che è capitato dentro casa tua. Certo, poi ci sono i fondi per il dissesto idrogeologico mai stanziati, le mille pastette all'italiana, l'accorgersi dei disastri solo dopo che sono avvenuti, la gente che esce in macchina nonostante gli allarmi..... Ma l'idea che se costruisci sul letto di un torrente, su una frana, prima o poi un "evento eccezionale" capiterà è dura da far entrare in testa.

Non stupisce. Un altro amico geologo mi raccontava che nei piani di evacuazione della zona del Vesuvio c'è una frase che specifica le precauzioni da adottare "per non tagliare le vie di fuga ad eventuali superstiti". Sulle pendici di quella montagna, in zona non edificabile per motivi di sicurezza, abitano (in case condonate e quindi a tutti gli effetti "sicure") un milione di persone. Che, con molto realismo, in caso di eruzione sono valutati come un milione di morti, una colata igninbritica dura pochi minuti.

Ma non è un vizio solo italiano. A Durban in questi giorni si sta svolgendo la 17 conferenza sul clima. Non riesco molto a capire come stia andando, c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto, ma è difficile verranno prese misure draconiane. Nel frattempo lo studio BEST (condotto da ricercatori indipendenti dall' IPCC, che sono andati a riprendersi tutti i dati di temperatura originali) hanno non solo confermato l'aumento di temperatura dell'ultimo mezzo secolo, ma trovato che per il riscaldamento nell'ultimo decennio le stime precedenti erano troppo ottimistiche, ci stiamo riscaldando un po' di più. Nel frattempo quest'anno le emissioni sono aumentate del 6%, recuperando l'arresto che sembrava seguire alla crisi l'anno scorso. Il riscaldamento globale non è qualcosa che mi toccherà direttamente, probabilmente se lo sfangheranno i miei figli, ma l'aumento della frequenza di eventi estremi come quello di Genova è esattamente quello che si prevede per il futuro (e per il presente). In Italia la piovosità totale è rimasta la stessa, ma concentrata in meno giorni, e la tendenza, piuttosto chiara, va avanti da un paio di decenni.


In teoria (in pratica questo è impossibile, almeno in Italia) uno potrebbe formulare una legge per cui se costruisci in un sito a rischio (e in cui per questo motivo è vietato costruire), se anche riesci a farti condonare l'abuso, e sei tra i fortunati sopravvissuti, non avrai mai un euro di risarcimento. Per il Global Warming questo non è necessario, purtroppo la Natura non fa sconti a nessuno.

domenica 23 ottobre 2011

Che male fanno (e quattro)

Un bambino di 4 anni, che ha la sventura di essere figlio di un affermato omeopata, si ammala. Dopo 20 giorni di cure "alternative" i genitori lo portano finalmente in ospedale, ma ci arriva in fin di vita, muore poco dopo per insufficienza respiratoria.

La notizia è riportata qui, e nell'edizione di Lecce de La Repubblica. Purtroppo casi del genere diventano sempre più frequenti, come sono aumentati nell'ultimo decennio i casi di infezioni gravi per tonsilliti curate con l'omeopatia, anche se quando ci scappa il morto è un'altra cosa. Ora spetta alla magistratura stabilire cosa sia esattamente successo.

La federazione dei medici omeopatici (FIAMO) cerca subito di pararsi. Il portavoce dell'associazione, in un'intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno, afferma che andrebbe usata solo come medicina di prima linea, per potenziare le difese dell'organismo, e naturalmente solo da medici. Non si capisce allora come mai un medico omeopata la proponga anche per una polmonite. E non è il solo, esistono pure libri a riguardo. Con potenziale finale tragico.

Gli risponde, nello stesso articolo, Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, “i farmaci omeopatici non hanno alcuna efficacia, e quindi se un bambino viene curato solo con quelli, è come se non fosse curato”. Sottoscrivo in pieno.

P.S. Segnalo il blog di MedBunker, riguardo il più comune rimedio antiinfluenzale omeopatico, in pratica zucchero con una spruzzata di acqua distillata purissima venduto a circa 800 euro al kg. Sono interessanti le reazioni di chi l'ha letto, molti non vogliono credere che un medico prescriva, e un farmacista venda, zucchero senza dentro nessun principio attivo. E intanto la FDA lo include in un elenco di farmaci antiinfluenzali sconsigliati al pubblico in quanto del tutto inefficaci
(cliccare sull'immgine qui sotto per leggere).

martedì 11 ottobre 2011

Il teorema del tacchino

Un tacchino con indole filosofica era giunto ad un'importante conclusione. Il mondo era imprevedibile: può far caldo o freddo, esserci il sole o piovere, le giornate essere lunghe o corte, ma tutti i giorni, al massimo a mezzogiorno, nel pollaio entra un bipede molto alto che riempie la ciotola di mangime. È un fatto verificato innumerevoli volte, e quindi è una solidissima base per una teoria socioeconomica delle granaglie.
E sicuramente il fatto che oggi, 24 dicembre, ritardi un po', è un'anomalia trascurabile.

Una premessa: non sono un economista, e quindi so benissimo che sto parlando di cose che conosco poco. Non mi metto quindi ad azzardare soluzioni, o a fare analisi troppo accurate. Ho solo alcune domande, che derivano dal mio vedere le cose da fisico, l'impressione si stia trascurando qualcosa di essenziale, come il tacchino della storia, e non so quando arriverà il 24 dicembre.


In questi giorni si parla moltissimo di economia e finanza. L'Italia è stata declassata come debitrice, essenzialmente perché non è in vista una ripresa dell'economia. Se proviamo a chiedere ad un economista cosa ci vorrebbe, ci risponde (per quel che ho sentito) che la crescita del PIL dovrebbe arrivare ad un 3% annuo. Per quanto tempo? Per sempre, dovrebbe essere SEMPRE a questi livelli. Mi sembra molto ottimistico, il PIL italiano negli ultimi 15 anni è cresciuto in media dell0 0,9% l'anno. C'è stata una disastrosa recessione (-5% nel 2009), ma anche tagliando quell'anno siamo comunque intorno all'1,4% l'anno, che qualunque economista ti considera decisamente insufficiente.

Ma possibile che una crescita dell'1,4% l'anno sia un disastro? Intuitivamente uno potrebbe pensare che in un mondo ideale, in cui tutti hanno quel che gli serve per vivere (e divertirsi), la produzione dovrebbe rimanere costante. Se la produzione non cresce, ciascuno dovrebbe continuare a stare come sta, non stare peggio. Invece vediamo che con una crescita dell'1% si taglia tutto, i disoccupati aumentano, i giovani non hanno prospettive, eccetera. Evidentemente non ho capito qualcosa di sostanziale.

Il problema è che una crescita del 3% non può durare "per sempre". Con quella crescita i consumi raddoppiano ogni 20 anni circa. Il consumo di risorse pure. Significa che nei prossimi 20 anni consumeremmo tante risorse quante ne abbiamo consumate in tutta la storia passata dell'umanità (almeno, da quando il PIL è cominciato a salire del 3% l'anno). Ma abbiamo GIÀ consumato metà di molte delle risorse disponibili, ad esempio del petrolio, non siamo distanti per il neodimio (quello che permette di costruire hard disk da 1 terabyte invece che da 10 megabyte del mio primo PC), la produzione d'oro e di piombo sono in calo da anni. Non ne abbiamo per altri 20 anni, punto.

Si può migliorare l'efficienza? Certo, raddoppiamola, si va avanti altri 20 anni. Si possono cercare altre risorse? Certo, troviamo (se ci riusciamo) un'alternativa al petrolio che valga per ALTRETTANTO petrolio rispetto a quello mai trovato, sono altri 20 anni. Insomma, si arriva a metà secolo e stiamo comunque facendo fantascienza. È il problema delle crescite esponenziali, puoi aumentare a piacere le risorse, ma se cresci ad un tasso costante le finisci in un tempo che è alcune volte il tempo di raddoppio, 20 anni nel nostro caso. Ed anche con risorse infinite, esiste il problema dell'inquinamento (soprattutto l'effetto serra, oggi). O dove metti tutti quei beni prodotti. Persino guardando solo ai bisogni energetici, in soli 400 anni arriveremmo a consumare tutta l'energia che la Terra riceve dal Sole. L'unico modo per far durare la civiltà più a lungo di qualche decennio è NON crescere esponenzialmente. Rinunciare al bisogno di un incremento annuo del PIL del 3% (ma anche del 2% o dell'1%). Sono le cose che ho imparato nel lontano 1976, leggendomi "I limiti dello sviluppo", e giocando con modelli di sistemi sulla mia vecchia SR52.

Caso base de "I limiti dello sviluppo", Forrester, 1972. Per ora funziona anche troppo bene, siamo sui pianori del cibo e beni industriali a testa, e circa al 50% delle risorse

E ritorniamo alla domanda ingenua. Perché occorre crescere, a tutti i costi? Ripeto che non sono un economista, ho solo poche idee, in compenso ben confuse. Quindi se qualche economista me lo spiega meglio mi fa un favore.

Un primo motivo è che esiste una serie di feedback, di circoli virtuosi (o viziosi) per cui se l'economia cresce tende a crescere di più, ma se una parte ristagna tende a far decrescere le altre. In questo interessante blog si nota che il consumo di vestiti in Spagna è di 20 kg a testa l'anno. Uno sproposito, significa che devi buttar via vestiti praticamente nuovi tutti gli anni. Ma se il consumo calasse a un ragionevole 2 kg l'anno il 90% dell'industria tessile, dei negozi di abiti, dell'indotto andrebbe chiuso. Disoccupati che non potrebbero più comprare altri beni, e via a catena. In Italia la Fiat piange miseria (e usa pesantemente soldi pubblici) perché le nuove immatricolazioni stan calando del 15%. Ma ormai le strade sono piene di auto, dove le mettiamo? E la gente non ha voglia di cambiarle ogni 3-4 anni.

Poi ci sono alcune parti dell'economia che fisiologicamente non riescono a decrescere: la burocrazia, l'organizzazione della complessità. Ci sono sempre nuove regole, nuovi obblighi, e questo comporta persone che ci lavorano, uffici, strumenti. Un mio amico notava che una piccola ditta, 20 anni fa, teneva i libri contabili in mezzo scaffale, oggi serve un intero armadio. E se una parte cresce e il totale resta uguale le altre devono decrescere.

Poi la popolazione aumenta (qui o altrove), quindi la fetta per ciascuno diminuisce. Viviamo in un mondo più globalizzato, e le diseguaglianze tendono a equiparare le situazioni in vari stati, se in Cina producono a basso costo e crescono a bestia dobbiamo farlo anche noi. (1)

Ma il motivo che mi sembra più grave non è strettamente economico ma finanziario. Se l'economia cresce puoi investire i tuoi risparmi in qualcuno che probabilmente crescerà, guadagnerà e te li restituirà con gli interessi. C'è anche un grosso bisogno di soldi, per via della cosiddetta "leva finanziaria": i miei guadagni sono proporzionali a quante risorse uso per costruire la mia attività, quindi mi conviene farmi prestare più soldi possibile, anche 10-20 volte il mio capitale, perché poi con un maggiore volume d'affari riuscirò a guadagnarci di più nonostante i debiti. E i soldi vengono prestati e riprestati, ogni euro fisicamente stampato viene in media prestato 4 o 5 volte(2). Ma se l'economia non tira, quei soldi diventano una bomba.

L'aspetto più drammatico è quello del debito sovrano (quello degli Stati). Se il PIL cresce lo Stato può continuare ad indebitarsi, in fondo il debito resta sempre la stessa frazione del PIL. Ma se il PIL smette di crescere il debito esplode. Le spese di uno Stato non sono facilmente contenibili, e gli interessi van pagati. In generale un debito è sempre una scommessa, che il futuro sarà meglio del presente, se la scommessa è sbagliata son guai.

E siccome prestare soldi è più semplice che metter su un'attività, la finanza è diventata un mostro in continua crescita, con mille modi molto creativi per far fruttare i soldi facendoli girare velocemente. Oggi la stragrande maggioranza dei movimenti di denaro è legato ad attività speculative, con solo qualche percento effettivamente usati per comperare beni. Ma è un mondo che è molto reale, che influenza l'economia e la condiziona. Che può polverizzare i risparmi, o le pensioni, di milioni di persone se gli assunti su cui si basa vengono meno. E che può strangolare gli Stati, dettare loro condizioni.

Il fatto (vedi nota 2) che la maggior parte dei soldi che circolano sono di fatto usati più volte per via del moltiplicatore monetario implica che in una fase di recessione, in cui inevitabilmente le banche prestano meno, ci sono meno soldi in giro. FISICAMENTE meno soldi, per cui arriviamo all'assurdo di avere dei beni prodotti ma non acquistabili, perché la gente non ha i soldi per farlo.

Come uscire da tutti questi problemi? Ripeto che non lo so. Mi piacerebbe sentire degli economisti che ci riflettano sopra. Ma finora tutti quelli che ho sentito parlano solo di un "rilancio dell'economia", tornare ad alti tassi di crescita. Nessuno nota che i prezzi delle materie prime, fedeli alla legge della domanda e dell'offerta, schizzano in alto appena i consumi ripartono. E il 24 dicembre si avvicina. Forse è già arrivato, e non ce ne siamo ancora accorti.

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Note
  1. Tutta la nostra società si basa sull'assunto che la popolazione cresca. Le pensioni sono calcolate così, e questo apre un nuovo problema. Oltretutto oggi la prima cosa che è stata tagliata sono proprio le pensioni, quelle di chi oggi lavora con contratti atipici e contributi ridicoli, e che tra 30 anni non avrà MAI una pensione. Tanto oggi loro non protestano, e tra 30 anni si vedrà. I discorsi sull'elevare l'età pensionabile a 65 anni, o togliere gli anni di università o di servizio militare dal computo sono bazzecole a confronto.
  2. È il meccanismo del moltiplicatore monetario, che ho tentato di spiegare qui. Essenziale all'economia, ma pericoloso perché se un debitore non paga crea problemi a catena ai 4 creditori che aspettano in successione quei soldi.

sabato 1 ottobre 2011

Si paga a modiche rate

Faccio parte di una associazione ricreativa, in cui nessuno ci guadagna e per cui pago una modesta quota fissa annuale che serve a coprire le spese fisse, tipo l'affitto della sala. Poi uno partecipa come e quando vuole. La cosa ha suscitato qualche malcontento, perché alcune persone non riescono a tirare fuori la cifra tutta in una volta. Uno, spiegando la sua situazione, ha raccontato che è abbonato a Sky, ma non potrebbe permetterselo se dovesse tirare fuori i 200 euro l'anno tutti inseme.

La cosa mi ha (non troppo) sorpreso, se una persona con un bilancio familiare non riesce a tirar fuori 200 euro l'anno in una sola rata vuol dire che non ha 200 euro da parte, e allora sarebbe il caso che non si abboni a Sky (o a qualcos'altro, se Sky per lui è importante), la prima modesta tegola che gli capita si ritrova in rosso, e ben che vada paga uno sproposito di interessi passivi.

I risultati purtroppo li vedo da un altro lato, quello del microcredito. Buona parte dei clienti del microcredito sono persone che si sono ritrovate in rosso per accumuli di piccoli prestiti, e tante piccole rate fanno una rata grossa. E una parte del lavoro di accompagnamento sta nell'insegnare a gestire queste cose.

Ma anche da un punto strettamente economico è un controsenso. Innanzitutto pagando in un'unica rata di solito ti fan un po' di sconto, e poi ogni pagamento ha un costo, anche minimo: mettiamo sia un euro per pagamento ti ritrovi comunque a fine anno ad aver pagato almeno una decina di euro in meno. E il potersi permetterlo dipende da un bilancio tra quel che guadagni e quel che spendi, che non dipende dal pagare in un'unica rata. Io tengo un bilancio di tutto quel che spendo, e alla fine dell'anno vedo se il conto in banca (o sotto il materasso, se non mi piacciono le banche) è aumentato o diminuito, cerco di capire perché, e ne tiro le conseguenze.

Comperare a credito ha senso in molti casi: se devo acquistare un'auto, o una casa, di solito non posso aspettare i 5, o 20 anni che mi servirebbero a metter via il capitale necessario. Se poi devo mettere in piedi un'attività se non chiedo un prestito non posso partire, e quindi mettere via i soldi che mi servirebbero. Ma è un servizio che pago, salato. Se ne posso fare a meno è sicuramente meglio. I mutui sulle case sono una spada di Damocle sulla testa della gente, chi ha un mutuo trentennale quando incontra chi parla di uscire dall'euro gli sputi immediatamente negli occhi, con una conseguente inflazione al 10% (se va bene) la rata del mutuo triplicherebbe. E quindi pagare a rate il televisore 37 pollici, le vacanze alle Maldive, il pranzo di nozze o Sky singifica pagare molto più care delle cose che non ci servono subito. Saltiamo le vacanze un anno, mettiamo via quei soldi, e l'anno prossimo alle Maldive ci andiamo con il 10% di sconto (il costo del finanziamento che non abbiamo usato).

Lo so, il mondo oggi non funziona così. La gente non arriva al 27. Ma ogni volta che comperiamo qualcosa a rate significa che non possiamo permettercelo, non ora almeno. Se non posso permettermi di far studiare i figli, di comperare da mangiare al supermercato, posso essere costretto a chiedere prestiti, ma forse per Sky non è il caso. Ed è pure vero che per molte persone il "poterselo permettere" si confronta solo con quel che hai nel portafogli ora, se hai 20 euro vuol dire che puoi permetterti qualsiasi cosa che costa 20 euro, anche 20 euro a rata, anche se magari a fine anno sono 240 o se non ti avanza niente da parte. E finché il portafogli non è vuoto, puoi continuare a spendere. Ma il mio amico di Sky è laureato, sa fare i conti, e in fondo i nostri nonni ci arrivavano.

E poi se non spendi chi produce non vende. L'economia non gira. L'80% dei soldi che girano sono soldi prestati da qualcuno a qualcun altro, crediti al consumo o alla produzione, anticipi fatture, mutui, eccetera. Sono problemi grossi. Ma è una forma di economia malata, e magari provo a parlarne un'altra volta.

venerdì 23 settembre 2011

cani solari e tankeroni

Tra le tantissime cose di cui mi occupo (MOLTO a tempo perso) ci sono le scie degli aerei. Perché per alcune persone si tratterebbe di sostanze chimiche deliberatamente spruzzate in aria da appositi aerei cisterna militari (confidenzialmente chiamati tankeroni) per scopi vari, generalmente criminali. Sfortunatamente queste persone non riescono a portare prove convincenti di questo megacomplotto, limitandosi ad accusare gli scienziati di essere venduti in blocco ai poteri forti.

Siccome ieri mattina arrivando al lavoro ho notato un cielo pieno di scie, ho deciso di dar loro una mano. Evidentemente aerei non identificati (1) rilasciavano copiose scie di nanopolimeri, bario e alluminio (2) che rimanevano in cielo diffondendosi in una coltre lattiginosa ed elettroconduttiva (3). Ne ho immediatamente fotografata una mentre si stava formando, e nella parte ormai già flocculosa sopra la mia testa. È la scia evidenziata dalla linea tratteggiata.


E sono corso al computer a vedere se riuscivo ad identificarlo con flightradar24. Eccolo qui, un volo della Air Berlin, partito da Monaco e diretto in Sudafrica. La scia si preannuncia mooolto lunga.

La scia attraversa un bellissimo cane solare, che nei minuti successivi si intensifica. Quindi è possibile capire di cosa sono fatte le scie, l'angolo di 22 gradi tra il punto brillante e il Sole, con le relative iridescenze, è caratteristico dei cristalli di ghiaccio, e solo di quelli. È condensa, niente polimeri, alluminio, bario o coltri elettroconduttive.

Le scie si fan più rade(4). Ma questa è proprio bella. Anzi queste, oltre alla scia più spessa, di un volo di linea civile, ne compare una (che ho evidenziato con la linea tratteggiata) più sottile. Che è prodotta da un aereo cisterna per il rifornimento in volo della US Air Force. Quindi è vero, gli aerei cisterna militari esistono e fanno le scie. Come tutti gli altri, e come buona parte degli altri hanno pure i transponder accesi (5).

Note:

(1) non è facile identificare un aereo, soprattutto se vola a 10 mila metri e non hai sottomano un computer per cercarlo su flightradar24


(2) oppure monossido di idrogeno


(3) qualcuno ha sky? Ieri mattina riusciva a vederlo? Quindi la coltre elettroconduttiva non era poi così elettroconduttiva dopotutto


(4) Forse perché l'aria in quota si sta scaldando? Sarà anche un caso che le scie siano ricomparse quando è arrivato un fronte di aria fredda? Noi di Boyager crediamo di no.....

(5) Ma secondo la logica dei miei amici, probabilmente questa sarà la "pistola fumante", la prova che le scie sono anomale:
  • esistono aerei bianchi (ogni tanto gli cambiano la livrea, e nel frattempo sono bianchi)
  • esistono aerei che non si vedono al transponder usato da flightradar24
  • esistono aerei militari e persino aerei cisterna militari
  • esistono aerei che rilasciano scie
quindi gli aerei che rilasciano scie sono aerei cisterna militari bianchi, senza insegne, senza transponder. Il che è ovviamente anomalo.

mercoledì 21 settembre 2011

Energie


Nel 2010 il 2% dell'energia elettrica consumata nel mondo è stata prodotta da eolico e fotovoltaico. Non è molto, ma sta crescendo rapidamente, l'eolico decuplica ogni 9 anni e il fotovoltaico ogni 6. A questo ritmo (che non credo potremo mantenere così a lungo) ci vorrebbero 14 anni per coprire tutta la produzione mondiale di elettricità con queste due rinnovabili.

Niente di più incoraggiante per tentare di far qualcosa anche a casa mia. In condizioni davvero disperate, ci avevo provato qualche anno fa, pensando ad una installazione fotovoltaica in conto energia sul tetto del mio condominio. Ma giustamente i condomini si sono fatti due conti, e se installavo i pannelli io loro non avrebbero più potuto farlo. Usando solo il mio ventesimo di tetto, 9 mq piani, si fa veramente poco. Ma non ho desistito, e ho approfittato di un'occasione per comperarmi un piccolo pannello (1 metroquadro). Di conto energia non se ne parla, ma qualcosa si fa. E questo post vi arriva grazie al mio primo kilowattora fotovoltaico, con cui alimento il mio portatile, il modem/router e una lampada a LED che illumina il tutto. L'impianto è necessariamente standalone, le batterie del portatile e un accumulatore al piombo servono per accumulare l'energia la mattina (quando il sole batte sul pannello), per poterla poi usare la sera.
La batteria, il regolatore e un misuratore della potenza raccolta (mutuato dal motorino elettrico). Oggi ho prodotto 0,31 kWh. Un kWh in 4 giorni, di cui 2 di maltempo, non male per un metroquadro di pannello orientato malissimo.

È poca cosa, un quarto di kWh al giorno, circa il 5% dei miei consumi elettrici. A livello della percentuale sulla produzione mondiale, ma è un inizio. Il prossimo passo sarà mettere il pannello sul mio ventesimo di tetto in modo da usare più ore di luce, e cercare di ottimizzare il tutto. Dovrei riuscire a raddoppiare la produzione. È chiaramente qualcosa più simbolica che altro, anche da un punto di vista economico se mi va bene rientro dall'investimento in 20 anni, ma si vive anche di simboli. E non ho desistito né dal cercare di convincere i condomini né a cercare un tetto in cui piazzare un po' di pannelli.

sabato 6 agosto 2011

Denunce omeopatiche

Pubblicità omeopatica, del rimedio antiinfluenzale più diffuso nel mondo. L'omeopatia è per gente giovane, dinamica, moderna. E soprattutto assolutamente sana.

Grazie all'ottimo blog di Sylvie Coyaud ho saputo che la Boiron, nota multinazionale dell'omeopatia, ha inviato una lettera di diffida, minacciando querele, al provider del blog scientifico BlogZero, reo di aver parlato male dell'omeopatia in questo e questo post.

Anche Medbunker sta passando i suoi guai, per aver parlato diffusamente dell'omeopatia in una serie di interessanti post (qui il primo).

Come nota un altro blogger, i soldi hanno un colore, in questo caso sono blu, il colore dell'acqua fresca venduta a caro prezzo come medicinale.

Ma caspita, uno cosa deve fare, dopo un proving omeopatico pallosissimo (che devo ripetere appena trovo il tempo), un sudato diploma di omeopata rilasciato proprio dalla Boiron, post e commenti a giro (incluso quello incriminato), a me non mi bada nessuno. Niente diffide, niente denunce, niente di niente. Davvero, se continua così mi metto a vendere il mio energizzatore quantistico a flusso bosonico incrociato. E lo faccio pure a valvole che, si sa, forniscono vibrazioni elettromagnetiche di qualità molto migliore.

Il casus belli della denuncia credo sia stata l'immagine qui sopra. L'autore del blog spiega cosa sia un rimedio 200K: si prende una bottiglia con la tintura madre, la si svuota nel lavandino, e la si riempie di acqua distillata. La tintura madre rimasta attaccata alle pareti della bottiglia fa da "seme" per la diluizione. Si ripete il procedimento duecento volte, e voilà, ecco la 200K. Ora immaginiamoci dal farmacista, che vende il rimedio antiinfuenzale 200K. Prima di darlo al cliente, svuotiamo la boccetta e la riempiamo di acqua, agitando energicamente. Al cliente allibito spieghiamo che ora quella è una 201K, leggermente più potente. Secondo voi che succede?

lunedì 25 luglio 2011

Elettronica di una volta, con qualche aggiornamento

Le valvole per me sono un ricordo di infanzia. Non so quante volte ho smontato il televisore (che nonostante ciò funziona ancora), e studiato gli schemi polverosi incollati sul fondo di una vecchia radio. E dopo aver trovato un po' di valvole in un magazzino dell'osservatorio, mi sono riappassionato a questi oggetti misteriosi. Ora finalmente, passato l'esame di maturità del figlio, ho un po' più di tempo libero, e con qualche nottata passata in laboratorio, l'aiuto di un tecnico in pensione, e un po' di pazienza sono riuscito a costruirmi un oggetto decisamente demodé, un po' steampunk, ma che suona magnificamente. Anche il costo è risultato inferiore a quanto avevo previsto nel post precedente, per cui non devo impegnarci tutto il mio stipendio di disinformatore.

Si tratta di un finale stereo (sono due finali mono, in realtà), da circa 15W RMS per canale, alloggiato in due cassette di legno. Il tutto molto compatto, con all'esterno della scatola solo le quattro valvole. Certamente un finale da 15 W ormai lo trovi come omaggio nel fustino del detersivo, ma vuoi mettere la soddisfazione. In teoria poi se trovassi tempo e voglia potrei sostituire le valvole finali con delle KT88 (e l'alimentatore per dargli la corrente necessaria) ed arrivare ad un dignitoso 30-40W per canale. Non ho per ora fatto misure di distorsione, ma sull'oscilloscopio le tracce dei segnali in ingresso ed in uscita si sovrappongono perfettamente.

Ora manca la parte più importante, il preamplificatore, ma non è semplice progettare qualcosa partendo da esperienza zero. Per questo ho preferito farmi le ossa su qualcosa di concettualmente più semplice, e difatti mi sono ritrovato parecchi errori da correggere. Ma alla fine ho costruito un oggetto che viene venduto tra i 2000 e gli 8000 euro, ad una frazione infima del costo, delle dimensioni e del peso (30 cm contro quasi mezzo metro di profondità, un paio di kg contro 22). E sicuramente più gradevole alla vista.

La scatola (un bauletto di legno da pochi euro) aperta. Sul coperchio lo stampato del circuito. Da sinistra il trasformatore audio, e i due alimentatori a bassa tensione. In basso il convertitore DC-DC 18->400V

Per far star tutto in 20x30 cm ho dovuto stipare parecchio il contenuto della scatola. Il trasformatore di uscita (l'oggetto più costoso, 50 euro) è responsabile della maggior parte del peso. Per l'alimentazione ho progettato un circuito switching alimentato da un alimentatore per portatili, facendo attenzione al filtraggio in uscita. Il tutto viene a costare meno di metà di un trasformatore per valvole, con meno di un ventesimo del peso, e produce una tensione stabilizzata. Per i filamenti ho usato un secondo alimentatore per notebook, 20 euro e 150 grammi. Il tutto scalda per cui ho dovuto usare una coppia di ventilatori, l'aria circola nella scatola ed esce alla base delle valvole di potenza. È la cosa che mi piace meno, per quanto siano silenziosi un po' si sentono, mentre l'altoparlante a vuoto non ha il minimo ronzio o fruscio.

Dettaglio dell'alimentatore AT. Ingresso 18V, uscita 400V stabilizzati. Il trasformatore (18€) regge 300W

Ora il problema diventa trovare le casse. Sì, perché in qualsiasi supermercato trovi impianti home theatre a 8 casse, 400 watt, "suono digitale" (come fosse un pregio), ma un paio di normali casse di buona qualità e una trentina di watt sono cose da gente retrò, o da disk jokey professionisti (con costi in proporzione). Non c'è niente da fare, sono un relitto di altri tempi. Aggiornamento: alla fine un pianto e un lamento mi sono preso due buone casse HiFi, che ora sono in rodaggio nella camera anecoica dell'osservatorio.

26 Luglio

Ho provato l'amplificatore in una stanza buia, e ho notato, accanto al bagliore rossastro dei filamenti, una luce azzurrina (cliccare la foto per vederla meglio). L'amplificatore ha una banda passante che scende a circa 1 Hz (anche se il trasformatore taglia a 20 Hz e le casse a 30 Hz), per cui toccando lo spinotto di ingresso si vede distintamente che la luce segue la corrente di anodo, aumentando in una delle due valvole mentre cala nell'altra. Credo sia la luminescenza dovuta agli elettroni che urtano il vetro, o la mica. se qualcuno ne sa di più lo ascolto volentieri. Non l'avevo mai notata prima.

mercoledì 13 luglio 2011

Robin Hood

Sono socio (azionista) di Banca Etica. Oggi si discute un provvedimento della finanziaria che alza a 120 euro l'imposta sulla custodia titoli. Indipendentemente dall'ammontare dei titoli custoditi. Certo, perché se ho delle azioni sicuramente sono un riccone che 120 euro non gli fanno un baffo.

Qualche numero. Banca Etica ha 35 mila soci, per un capitale sociale complessivo di circa 33 milioni. 30 mila soci sono persone fisiche, come me, che ci han messe dentro spesso 200, 500, 1000 euro. È qualcosa senza padroni, senza finanziatori forti, il sogno di tanta gente comune. 120 euro a socio fan 4.259.520€, il 12,9% del capitale sociale, che viene raggiunto in meno di 8 anni di tassazione. Come se le tasse sulla casa fossero il 13% del valore della casa stessa, mettiamo un appartamento a 250 milioni, pagate 3 milioni e 700 mila l'anno di tasse di proprietà. Se siete grossi speculatori immobiliari con 100 palazzine, pagate lo stesso. E questo in media, i piccoli soci con meno di 250 euro pagano una patrimoniale secca di oltre il 50%.

Non c'è solo Banca Etica. Ci sono un sacco di piccole realtà finanziate in modo simile, di "azionariato popolare", tanti piccoli azionisti che hanno poche azioni a testa. Ma anche solo le piccole banche di credito cooperativo, quelle che (in media, senza generalizzare) han retto la crisi, non avendo voglia e numeri per entrare nella grossa speculazione finanziaria.

Insomma neppure una tassa "flat" (come sarebbe spostare le imposte da quelle sul reddito all'IVA), una tassa fissa per tutti, che sia il 50% o lo 0.05% di quel che hai. Un bel Robin Hood al contrario.

Epilogo (15/7)

35 mila soci sono tanti, e l'altro ieri non si poteva contattare la casella di posta dell'on. Azzolini, Presidente della Commissione Bilancio del Senato
della Repubblica. Alla fine il superbollo scatterà solo per i depositi titoli di valore superiore ai 50 mila euro. Qualche volta protestare serve.
Resta la situazione precedente, descritta da Hedges, che è sempre una tassa assurda e vessatoria per i piccolissimi risparmiatori. Ma non li strangola a morte come sarebbe stata quella di 120 euro generalizzati.

A volte ritornano (1/11/2012)

La legge sulla stabilità ha ritirato fuori l'idea, della tassa minima questa volta di soli 38 euro. Che fan sempre un milione abbondante l'anno, il 3% del capitale totale. Per molti soci, che hanno una sola azione (54 euro) significa perdere tutto in 2 anni. Proprio non si riesce a far capire che le tasse devono essere proporzionali, e meglio progressive. Una tassa uguale per tutti, che abbiano 50 euro o 10 mila, è solo un modo per mettere fuori gioco l'azionariato diffuso, del resto i soldi servono a fare soldi, se ne hai pochi è giusto toglierti anche quelli che hai.

domenica 10 luglio 2011

Urinoterapia omeopatica

Leggo oggi nel bel blog "Crisis" un articolo di Debora Billi che rimanda a questa notizia: un uomo è stato sorpreso a far pipì in una riserva d'acqua potabile, già trattata. Le autorità han deciso di buttare tutto, un gigantesco sciacquone da 30 mila metricubi, tra valore dell'acqua e spese di smaltimento sono circa 36 mila $.

Per le considerazioni sull'assurdità della cosa, che condivido in pieno, rimando alle fonti. Stiamo parlando di una diluizione di circa una parte in 100 milioni, fosse stato tutto arsenico quell'acqua sarebbe ancora potabile.

Ma quella concentrazione corrisponde ad una diluizione omeopatica C4, o D8, decisamente poco spinta. I rimedi che troviamo dal farmacista di solito sono almeno C6-C8. Una C8 significa che prendo un bicchiere di quell'acqua e lo butto in un altro bacino identico. Una C12 che prendo un bicchiere dal secondo bacino e lo butto in un terzo, ecc. D'accordo che non è stata succussa adeguatamente, ma davvero fa tutta questa differenza?

Comunque peccato. Si è persa l'occasione di sperimentare gli effetti sinergici di due brillanti terapie alternative. Con buona pace del "dott." GPV.

venerdì 3 giugno 2011

Tassa sulla stupidità

La stupidità, come insegna il pregevole trattato di Carlo Maria Cipolla, è una delle cose più diffuse nel genere umano, ma si manifesta in modi molto vari. In particolare non mi illudo di esserne immune, anzi. E quindi una tassa sulla stupidità è sicuramente una tassa odiosa, è come tassare l'essere alti o bassi, biondi o mori, simpatici od antipatici.

Stamane sono andato in posta a ritirare una raccomandata. Prima di darmi la lettera l'impiegata mi ha chiesto se volessi un gratta e vinci. Difatti in bella mostra sul banco c'erano diverse schedine colorate, da 2, 3 o 5 euro. Un po' perplesso ho risposto di no, grazie. "Ma è proprio sicuro? Non vuole tentare la sorte?" "No, assolutamente!" "Neppure uno piccolo da due euro?" "NO!". Si è rassegnata e mi ha dato la sospirata lettera, cominciavo a temere che l'acquisto della schedina fosse obbligatorio per poterla ritirare.

Ogni anno vengono giocati circa 40 milioni di gratta e vinci, meno di uno a italiano, poco più di un euro a testa. Evidentemente troppo pochi, ad es. nei vari giochi del lotto spendiamo in media 150 euro a testa, occorre potenziare il gettito di questa particolare tassa sulla stupidità. Quindi cosa meglio che arruolare i poveri impiegati postali per una pressante campagna di promozione? E poi qualcuno mi chiede perché non amo i servizi finanziari delle poste.

mercoledì 4 maggio 2011

Elettronica di una volta

Al lavoro abbiamo fatto pulizia, e in un vecchio armadio ho trovato un po' di valvole termoioniche. Quando ho cominciato a studiare elettronica le valvole erano comuni, in particolare per applicazioni di potenza ad alta frequenza, ma anche nei televisori (avevamo un vecchio Allocchio Bacchini, con circa 15 valvole, e una radio/giradischi a 5 valvole), negli stereo, e in tanti altri strumenti(1).


La mia vecchia e gloriosa 6146W. Un pentodo a fascio con 60W di potenza, anodica a 600 volt, in grado di arrivare a 200 MHz.

In particolare mi sono commosso rivedendo una 6146W, un finale di potenza usatissimo dai radioamatori, regalatomi dal padre di un mio compagno di classe. Ho acceso il filamento e vedere la luce rossastra del catodo mi ha riportato indietro di 35 anni. E poi tante sigle che mi erano familiari: ECC81, EL84, più altre che ora stan tornando di moda tra gli audiofili, come la KT88.

Una 6J6 (equivalente all'europea ECC91), un doppio triodo con il catodo in comune. Il catodo è quello incandescente, ai lati ci sono le due griglie e i due anodi (neri). Di fianco, spenta, una Philips Miniwatt EC86.

Mi è immediatamente venuta voglia di rispolverare tutto, magari aggiungendo un po' di tecnologia odierna tipo un alimentatore switching, per farmi un bel amplificatore audio valvolare, ma ho subito desistito guardando i costi. Solo l'equipaggiamento di valvole per un piccolo finale stereo costa 300 euro, a cui occorre aggiungere trasformatori avvolti ad hoc, insomma 600 euro(2) li spenderei tutti. E non ho né i soldi né il tempo per dedicarmici. Quindi il tutti rimane in qualche sogno nostalgico, che fa sentire l'età che hai.

Ma il colpo di grazia sul sentire l'età mi è arrivato con una mail pubblicitaria di una ditta di preamplificatori per strumentazione (roba che uso per lavoro). Reclamizzavano la loro nuova linea di circuiti integrati per segnali ad "alta tensione". Che non erano i 600 volt del pentodo qui sopra. Oggi, in un mondo in cui i microprocessori vengono alimentati a 0,8 volt, e le tensioni più alte che trovi in un circuito sono 3,3 volt, alta tensione significa 10 volt.

Note:
(1) Mi ha colpito anche il costo di queste valvole. Una radio costava (e costerebbe a rifarla) 2-300 euro odierni, una bella frazione dello stipendio. Un oggetto come la radio di mio padre costava circa uno stipendio medio, ad occhio.
(2) Lo so, sono solo il 10% di quanto mi passa mensilmente l'Ordine di Malta per la mia collaborazione al loro diabolico piano per dominare il mondo. Ma loro sono molto in arretrato con i pagamenti. (per chi non capisce la battuta, sono bersaglio di una banda di sciroccati che crede che il Vaticano, la CIA e il CICAP siano in combutta per avvelenare la popolazione mondiale)

venerdì 8 aprile 2011

Centoundici


111 è un bel numero tondo, ed è anche il prezzo medio del barile di petrolio di oggi, in dollari. Abbiamo visto di peggio, tre anni fa siamo arrivati a 145, ma quei prezzi han dato all'economia mondiale la botta che ha innescato la crisi che viviamo oggi. E i consumi petroliferi dei paesi occidentali sono crollati quel tanto che bastava a far scendere i prezzi. Poi i paesi emergenti (Cina in testa) han assorbito la produzione, l'economia ha ripreso timidamente a girare, e siamo daccapo.

I primi risultati li vediamo alla pompa (io no, visto che l'ultimo pieno l'ho fatto a Natale), con la benzina attorno a 1,58 euro al litro. Tra poco supererà 1,60, visto che il prezzo del petrolio ci mette un po' ad arrivare alla pompa. Qualche centinaio di euro a famiglia, alla fine dell'anno. Ma i problemi veri riguardano i trasporti, l'energia elettrica (per sgomberare il campo da illusioni, l'uranio basta fino al 2050), le materie plastiche... Tutto è petrolio, anche il cibo che mangiamo.

Leggendo i commenti si trovano le solite cose: la speculazione, la crisi libica, la debolezza del dollaro, e il solito grande assente, il picco di produzione del petrolio. Non si riesce ad immaginare che il petrolio sia davvero una risorsa finita, che non se ne riesce ad estrarre di più di così, che sono decenni che scopriamo molto meno petrolio di quello che estraiamo, che i vecchi giacimenti si esauriscono e quelli nuovi riescono a malapena a compensare (per ora), che se un paese cala la produzione di una frazione di percento gli altri non possono aumentarla. E la legge della domanda e dell'offerta fa il suo dovere, il prezzo che sale è il modo con cui il mercato ci avvisa che di qualcosa non ce n'è abbastanza per tutti, occorre ridurre i consumi.

Forse è più istruttivo vedere l'andamento dei prezzi in euro, visto che noi lo paghiamo così. Siamo ad 80 euro a barile, non distanti dai 92 del massimo storico di 3 anni fa. Vediamo anche che la crescita non è qualcosa di ora, dopo il crollo della domanda dovuto alla crisi del 2009 il prezzo ha continuato a crescere in modo costante, e ha tutta l'aria di voler continuare a farlo.

Non ho idea di cosa succederà. 3 anni fa pensavo che i prezzi sarebbero saliti per un pezzo, e ho sbagliato clamorosamente. Ci aspetta un'altra crisi, quando non abbiamo neppure cominciati ad uscire dalla precedente? O stavolta arriverà a prezzi ancora più alti? In entrambi i casi non sarà rosea.

Benvenuti nel post-picco

Finanza creativa

Ho raccontato di come funzioni oggi la ricerca in Italia. Buona parte del mio tempo passa nell'inventare modi creativi per convivere con leggi che ti rendono impossibile lavorare. Ad esempio a settembre ci sarà a Roma un congresso di una settimana. In teoria non potrei andarci, perché la spesa (circa 700 euro tra viaggi, vitto e iscrizione) supera il tetto di spese per viaggi del mio istituto. Non ho ancora trovato un metodo per andarci lo stesso, visto che si preannuncia molto interessante. Temo dovrò rinunciarvi.

Ma c'è di peggio. Sono attualmente responsabile di un progetto, finanziato dalla Comunità Europea per 86 mila euro, per realizzare uno strumento astronomico e non posso spendere questi soldi per quasi nulla, incluso:
- il software che utilizzo per progettarla, concesso in licenza annuale
- la scheda di rete (circa 1000 euro) che collega questo strumento ad un PC

Infatti entrambi questi componenti vanno acquistati all'estero, e mentre le ditte italiane accettano di firmare il "documento di tracciabilità finanziaria"(1), pur sapendo che è quasi impossibile ottemperare a tutte le sue clausole (tanto nessuno controllerà), una ditta tedesca non lo farà mai. E senza quel documento niente ordine.

Ci si arrangia come si può, all'italiana, con la solita "finanza creativa". Il modo più semplice è trovare una ditta a cui si passa l'elenco delle cose da ordinare. Questa le compera dalla ditta vera, e ce le rivende corredate di tutti i moduli A38 necessari. Facendo in pratica solo quello riesce a sbrigare correttamente le pratiche borboniche richieste dalla legge italiana, e chiaramente si fa pagare per il lavoro. Tutto trasparente, semplice, e costoso, difatti è un fiorire di queste ditte.

Un altro sistema si applica quando hai un progetto internazionale. Fai acquistare quel che ti serve dai tuoi partner tedeschi, che non hanno tante beghe, e te lo fai spedire. Ovviamente nella ripartizione dei fondi i partner tedeschi riceveranno più soldi, e l'IVA verrà pagata in Germania, non in Italia (soldi in meno per l'erario).

Ma per alcune cose, non ci sono scappatoie. Ad esempio in biblioteca non riescono a rinnovare l'abbonamento alle principali riviste astronomiche, perché serve quel dannato documento, e non si può addebitarlo al Max-Planck-Institut per poi farci girare qui la rivista, o fare un abbonamento on-line in Germania per un dominio di computer in Italia.

Aggiornamento

La ditta della scheda di rete mi ha scritto che mi firmano il documento, ma non possono riportare il CIG sulla fattura ai fornitori, per il banale fatto che la scheda l'hanno già comprata, ne hanno qualche centinaio in magazzino. E quando le finiranno quella sarà obsoleta, per cui ne compreranno un'altra.

In amministrazione mi han detto di non preoccuparmi, è materialmente impossibile tracciare flussi finanziari basandosi su un numerino scritto sulla causale di un bonifico, che non risulta da nessuna parte. Nell'eventualità io sia indagato per riciclaggio di denaro mafioso, il povero investigatore dovrebbe prendere tutti i bonifici, andare a rintracciare il conto bancario del venditore di schede, e spulciarsi a mano tutti i bonifici fatti da lui.

Ma chi è che scrive le leggi in Italia?

Note:

(1) Le spiegazioni sugli obblighi della ditta sono fumosissime, ma l'interpretazione corrente dice che questa debba comunicarci tutti i conti correnti bancari che usa, e indicare un numerino (CIG), specificato da noi, in tutti i suoi pagamenti con cui acquista a sua volta i beni o paga i dipendenti coinvolti. Immaginate una cartoleria da cui 100 istituti acquistino matite, quaderni, pennarelli. Deve indicare, nella causale del bonifico con cui paga i fornitori di matite, tutti i CIG relativi a tutte le vendite di matite fatte nel periodo, e smistare correttamente i CIG di ciascun ordine sui fornitori coinvolti. Forse avete un'idea della demenzialità della cosa.

venerdì 25 marzo 2011

Spese militari

Paolo Attivissimo segnala un interessante articolo.

Gli USA si preparano ad acquistare i nuovi super-caccia F-35. Aerei multiruolo in tecnologia Stealth (invisibili ai radar, come si può intuire dal colore delle vernici e dalle forme), in tre versioni, per marina, aviazione e marines. La cosa interessante è che ne acquisterà 2,443, per un prezzo complessivo di 382 miliardi di dollari. Aggiungiamoci i 650 miliardi che l'Ufficio di Contabilità del Governo stima siano necessari per operatività e manutenzione, e siamo intorno al trilione di $. Per confronto l'articolo ci ricorda che il prodotto interno lordo dell'intera Australia è intorno a 924 miliardi di $. Paolo ricorda che l'intero programma Apollo è costato, in dollari attuali, 150 miliardi.

Ci si chiede a cosa servano tutti questi aerei. Ma i contratti per la costruzione riguardano buona parte degli stati USA, e nessun parlamentare vuol prendesi la briga di cancellare spese che dan lavoro a casa. Se il deficit federale aumenta, pazienza.

Aggiornamento (29/3):


Concordo con il commento di Brain Use. Quell'articolo è fatto con i piedi, confonde quantità che non si possono confrontare, come un PIL annuale ed una spesa spalmata su molti anni, o bara sulle definizioni inducendo a pensare che la Russia abbia 100 caccia in tutto. È chiaramente fazioso, non lo avevo notato all'inizio (si tende ad essere più tolleranti su chi è fazioso dalla tua parte), e questo non mi piace chiunque sia ad esserlo.

Restano alcune cose. Questo programma costa (in una decina d'anni) quanto 2/3 di TUTTE le spese militari mondiali in un anno.
Il 6% delle spese militari mondiali nel periodo. È comunque uno dei più costosi piani di ammodernamento militare.Sono "solo" 14$ l'anno ad abitante della Terra, o 300$ l'anno a cittadino statunitense. Mi sembrano ancora tanti, troppi.

martedì 22 marzo 2011

De Mattei 2.0


Ho ascoltato stamane le incredibili dichiarazioni del vicedirettore del CNR, Roberto De Mattei, già famoso per le sue uscite sull'evoluzione. Stavolta parla del terremoto in Giappone, "dono di Dio". Le potete leggere ed ascoltare qui, ma in sintesi sono:
  • Se non ci fossero le catastrofi, questo mondo ci potrebbe piacere troppo. Potremmo dimenticarci che è, e deve essere, una valle di lacrime.
  • Dio punisce e premia le colpe personali nell'aldilà, ma non essendoci un aldilà per i popoli, "è sulla terra che premia o castiga le nazioni.” Con le catastrofi.
  • Non sappiamo che colpe hanno i giapponesi per quel che è successo, ma se Dio ha voluto così un buon motivo ci deve essere. Tremo per quel che succederà prossimamente in Italia, se Dio ha un minimo di senso della giustizia.
  • I disastri naturali sono da stimolo per la scienza, così scopriamo il modo di evitarle e di proteggerci
  • Alla fine dei tempi scopriremo che le tante vittime che oggi compiangiamo hanno avuto, grazie a quella morte catastrofica, occasione per redimersi all'ultimo momento.
  • O magari Dio ha scampato loro dolori che avrebbero vissuto se non fossero morti ora.
Mi è tornato in mente il terremoto del Friuli, e la reazione di mia nonna, che lo attribuì alla facilità dei friulani alla bestemmia. Lei comunque cambiò rapidamente idea quando i miei genitori le fecero osservare che credere in un Dio così stronzo non Gli faceva onore. Il mio insegnante di religione (oggi parroco) commentò che in certi casi una bestemmia "ci vuole", è anche quella una forma di preghiera, un chiedere a Dio conto. Il bellissimo libro di Giobbe vede proprio o scontro tra Giobbe, che chiede conto a Dio delle ingiustizie che patisce, e i De Mattei del tempo, che vogliono convincerlo che le sue sofferenze hanno un senso. Dio dà ragione a Giobbe.

Qualche settimana fa discutevo con mia sorella di alcune disgrazie capitate a persone care. Sofferenze assurde, inutili, in cui non è in nessun modo possibile trovare una "giustizia divina". Lei preferisce credere che siano dovuta ad una natura, che è quella che è e spesso non funziona. Io preferisco credere, nonostante tutto, ad un Dio, che non è così onnipotente come vorremmo. Un Dio che fa quel che può, che, come racconta Moni Ovadia, dopo la creazione guarda l'Universo con aria perplessa e borbotta "Speriamo che tenga". Un Dio che quando decide di venire a farci visita non pretende sconti, si becca come tutti sofferenze e morte.


In ogni caso il Dio di De Mattei non è il mio. Un Dio che ci manda un terremoto per insegnarci a difenderci dai terremoti, che ci ammazza per proteggerci da ipotetiche disgrazie future (e chi resta che fa? Si becca queste e quelle?), che manda un'onda di 20 metri a sommergere un'umanità colpevole (di cosa? Di leggere troppi manga?) o fa nascere bimbi con malattie dolorose ed incurabili può anche teoricamente esistere. Ma se esiste io sto dalla parte di Giobbe.

E soprattutto è questo individuo che rappresenta la nostra comunità scientifica di fronte al mondo? Cosa racconto ai miei colleghi giapponesi se per caso leggono queste cose?

Aggiornamenti (23/03).

Mi fan notare che le sue posizioni non sono troppo originale, Già l'ajatollah iraniano Kazem Sediqi ha detto che i terremoti sono la punizione divina per l'abbigliamento succinto delle donne, che inciterebbe all'adulterio.

De Mattei dirige una rivista, "Radici Cristiane", in cui scrive, in un editoriale:

La competenza della Chiesa, maestra di fede e di morale, si estende, secondo il mandato di Gesù Cristo, al campo della Verità rivelata e a quello della legge naturale, iscritta da Dio direttamente nel cuore di ogni uomo. Lo Stato, pur distinto e autonomo dalla Chiesa, non ha diritto di legiferare contro la fede, perché ciò significherebbe interferire nella vita della Chiesa; ma non ha diritto di legiferare neppure contro l’espressione pubblica della morale naturale, perché la legge morale viene prima delle legge dello Stato e dallo Stato non può essere contraddetta.

In altre parole, questo vorrebbe poter stabilire quali sono le leggi "ammissibili" e quelle che lo Stato non può neppure pensare di promulgare. In base ad una "morale naturale" di cui ci ha appena dato un esempio.

Ulteriori aggiornamenti (24/03)

De Mattei cita il vescovo di
Rossano, mons. Mazzella, che commentò un secolo fa il terremoto di Messina. L'attuale vescovi di Rossano, mons. Santo Marcianò (l'omonimia è casuale) ha pubblicato una nota in cui fa presente che citare fuori contesto culturale affermazioni di un secolo fa è privo di senso, e conclude che "sentirsi attribuire affermazioni così gravi è una mortificazione e un motivo di sofferenza."

sabato 19 marzo 2011

Terremoti

Le notizie del terremoto in Giappone mi hanno riportato in mente un sacco di ricordi. A partire da un viaggio di lavoro a Kashima, 150 km a sud di Fukushima, 19 anni fa. Un posto splendido, con uno dei più vecchi santuari shintoisti che è anche uno dei più vecchi dojo di kenjutsu. Allora non potevo immaginare quanto la "via della spada" mi avrebbe preso, mi limitavo ad ammirare il bellissimo edificio in un bosco secolare.

Non ho idea di come siano adesso quei posti, sono all'estremo sud della zona spazzata dal maremoto, ma immagino non siano messi troppo bene.

Ho vissuto in prima persona un grosso (be', quanto le scossettine di assestamento di questo qui) terremoto, nel Friuli. Riesco a malapena ad immaginarmi un disastro del genere, moltiplicato per un'area grande come mezza Italia.

Ma mi basta per farmi incazzare a bestia quando sento qualcuno che su queste cose ci specula per sostenere le tesi più assurde. Una in particolare mi riguarda in prima persona: il terremoto, secondo qualcuno che non mi abbasso a definire, sarebbe causato artificialmente usando onde radio, emesse da impianti non troppo diversi da quelli del CRL di Kashima dove ero andato a lavorare. Mi riferisco alla tesi che vedrebbe il terremoto causato da HAARP. Ne avevo parlato a suo tempo in quest'articolo, speravo che la tesi fosse così assurda da non aver credito, mi sbagliavo. E mi ritrovo, lavorando anche su queste cose, accusato di complicità di un disastro che ha messo in ginocchio una nazione che ammiro.

martedì 8 marzo 2011

Astronomia divertente e tagli stupidi

Aggiornato al 25 marzo

Un astronomo nella vita cerca di capire come funzionano gli astri. Lo fa in molti modi, ma essenzialmente il nostro lavoro consiste in:
  • Farsi venire una buona idea. Ad esempio, osservando alcune molecole nel gas interstellare intorno ad una stella io potrei riuscire a capire come si muove, che temperatura ha, e da questo ricostruire come si formano i pianeti.
  • Studiare per bene l'idea per vedere se funziona, e cosa han fatto gli altri colleghi in giro per il mondo. Quando l'idea è ben strutturata è utile andarci a parlare, con i colleghi, per confrontare le idee e magari farsene venire di nuove.
  • Se l'idea è promettente, scrivere una proposta ad un ente scientifico (che so, il MIUR, o il proprio ente), che periodicamente emette dei concorsi per finanziare le idee migliori.
  • Vinto il bando, con cui riceve qualche soldo, fare domanda di uso di un grosso telescopio. Di solito almeno un po' di tempo di osservazione te lo danno, se hai una proposta che è abbastanza buona da aver avuto dei finanziamenti(1).
  • A questo punto si va al telescopio, si osserva le cose che secondo l'astronomo gli consentiranno di capire tutto, si torna a casa e per un bel po' ci si lavora sopra.
  • Infine si pubblica un articolo su una rivista, in cui si racconta cosa si ha scoperto. È molto utile, comunque, andare ANCHE a congressi, in modo da mantenere i contatti con chi lavora sulle stesse cose, farsi venire nuove idee, eccetera.
Potete capire che l'astronomo (o lo scienziato) è un mestiere per viaggiatori. Tra congressi, contatti con altri istituti, e soprattutto con osservazioni al telescopio, una buona parte del tempo (e dei soldi) finisce spesa in viaggi. Ma lo scorso anno il nostro Governo ha deciso che l'amministrazione pubblica spendeva troppo in viaggi, e ha deciso di tagliarli. In breve, quest'anno si possono spendere solo la metà dei soldi che sono stati spesi per viaggi nel 2009. La metà (almeno) risparmiata tornerà all'Erario.

Ora mettiamoci nei panni dell'astronomo arrivato al penultimo punto della scaletta qui sopra. Hai avuto un finanziamento per la tua ricerca (finanziamento che prevede soprattutto spese di viaggio). Hai avuto il tempo al telescopio. Ma non puoi andarci, perché il tuo osservatorio è già fuori budget. E il tuo osservatorio deve restituire i soldi che tu non hai usato. Certo, in questo modo si risparmia anche su tutte le spese seguenti, se non osservi non devi pubblicare, non devi usare un computer per analizzare i dati, non devi andare ai congressi a raccontare quel che hai fatto.

Guardando in retrospettiva, se queste regole fossero state valide 15 anni fa non sarei riuscito a far nulla di quel che ho fatto. Allora ero uno sconosciuto ricercatore di un piccolo gruppo italiano e le mie idee, che spedivo in giro, probabilmente finivano direttamente nel cestino. Andando a conoscere le persone, a parlarci, le mie idee sono diventate questo (2):

Attualmente si trova a 2000 metri, sulle Ande, e permette a questo telescopio di funzionare. Una bella soddisfazione, che mi è costata non so quanti viaggi (una volta accettata l'idea, a carico dell'ESO). E che è fruttata finanziamenti alla ricerca in Italia, accesso a quel telescopio, tutte cose che probabilmente non interessano a nessuno.


Aggiornamento (25 marzo)

Tanto per dare un'idea, questa è la tabella dei soldi spendibili per viaggi nel primo semestre 2011, divisa per gruppi di attività:

Astronomia extragalattica: 4500 euro
Astronomia galattica e formazione stellare: 2000 euro
Sole e sistema solare: 1400 euro
Alte Energie (raggi cosmici, buchi neri ecc.): 1500 euro
Radioastronomia: 500 euro
Seminari e lezioni di astronomi visitatori: 1000 euro
Direzione: 2500 euro

Considerato che un viaggio all'estero costa in media 1000-1500 euro (se uno alloggia in alberghi ultraeconomici e mangia al fast food) ogni gruppo di ricerca può permettersi di mandare una o due persone a un congresso, o ad osservare al telescopio o a progettare una ricerca con colleghi. I seminari (lezioni di professori invitati a cui ovviamente si deve pagare il viaggio) sono chiaramente limitati a persone che possono venire in treno e tornare a casa in giornata. Pure il direttore deve stare molto attento alle riunioni a cui può partecipare.


(1) Si può anche chiedere l'uso del telescopio senza avere i finanziamenti, e usare soldi avanzati da altri progetti, o chiesti direttamente al direttore dell'osservatorio.
(2) ne ho fatto una parte, quella visibile in primo piano, ma che consente di analizzare il segnale in migliaia di frequenze differenti. Il resto è costruito negli USA, dai migliori ricercatori del campo