sabato 20 marzo 2010

Chi dice che il riscaldamento climatico non esiste

Riassumo, visto che il post è lungo.

Sono molti anni che cerco di capire qualcosa sulla teoria del riscaldamento globale. Ho una buona preparazione scientifica, per cui magari alcune cose le capisco meglio di altri, ma non sono un climatologo, e quindi sono costretto, come tutti, a guardare i risultati delle ricerche, i resoconti divulgativi, a chiedere a chi ne sa di più.

Ho cercato comunque di fare di meglio. Non potendo analizzare il problema in modo completo, non ne ho le capacità, mi sono limitato a guardare quali sono le obiezioni che le vengono mosse nei campi in cui ne so qualcosa. E ho scoperto alcune cose molto interessanti, molte analogie con chi "obietta" ad altre cose (ad es. l'evoluzione).

Le critiche sono deboli, in contrasto tra di loro, ma soprattutto non ci si fa scrupolo di usare bufale non verificate, argomenti palesemente in contrasto con le leggi della fisica, e quando si trova qualche debole evidenza questa viene immediatamente spacciata come "prova definitiva". Spesso si chiede "cambi di paradigma", rivoluzioni copernicane che rovescerebbero non solo la climatologia ma anche (per quel che vedo io) l'astronomia.


Introduzione al problema

L'idea per cui la Terra stia subendo, da un secolo circa a questa parte, un riscaldamento dovuto all'effetto serra da CO2, è una teoria scientifica piuttosto consolidata. Non è, come tutte le teorie scientifiche, una certezza assoluta, ma diciamo che è altrettanto documentata ad es. della teoria del Big Bang, o dell'origine virale dell'AIDS.

Naturalmente, come per ogni teoria scientifica, c'è chi dissente. Chi tira fuori incongruenze, particolari che non tornano, anomalie che la teoria "mainstream" (significa quella sostenuta da quasi tutti) non spiegherebbe. In alcuni casi si tratta proprio di gran rompipalle, ma nella scienza sono utili anche loro: se ascolti solo chi dà ragione o tralasci i particolari che non tornano non vai avanti. Così abbiamo chi sostiene che il moto di allontanamento delle galassie distanti sia solo apparente e che gli altri astronomi complottano per non lasciargli il tempo di telescopio necessario a dimostrarlo, e chi dice che l'HIV sia solo un virus innocuo. Purtroppo per loro (e per i malati di AIDS) han torto, ma le loro obiezioni son servite a rendere più chiara la teoria "ufficiale".

E così c'è chi nega il riscaldamento globale. Chi sostiene che la Terra non si stia scaldando, chi che lo abbia fatto anche nel passato recente in modo ben più vistoso, e chi che il biossido di carbonio non c'entri nulla o poco. Finora però tutte le obiezioni per cui si è arrivati ad una conclusione han confermato la sostanza della teoria: la Terra si è riscaldata di circa 0,9 gradi dal secolo scorso, oltre 0,5 gradi negli ultimi 40 anni, e questo è perfettamente consistente con un effetto di "coperta" di quel 40% di CO2 in più che ci abbiamo messo noi. Il Sole ha contribuito un po', fino agli anni '70, ma poi ha remato contro. Ciò nonostante, questo decennio è quasi sicuramente il più caldo degli ultimi millenni.

Ricostruzioni della temperatura globale negli ultimi 2000 anni, eseguita con metodi differenti da gruppi diversi. In nero le temperature effettivamente misurate negli ultimi 130 anni.
Comunque non voglio parlare di chi, con competenza e convinzione, solleva punti davvero controversi della teoria. Non sono un climatologo, non ho le competenze, e come tutti finisce che devo fidarmi di chi le competenze le ha. È un problema, e grosso, perché come dicevo c'è un piccolo, ma non trascurabile, numero di esperti che dissente. Allora, per capirci qualcosa, sono andato a guardarmi in dettaglio quel che sostengono i principali siti di informazione contro la teoria, e gli articoli scientifici a cui fanno riferimento.

Le bufale vere e proprie

Quel che mi ha colpito è come in questi siti si sostenga con la massima nonchalance le cose più improbabili, quelle che anche un astronomo che di clima ne sa poco riconosce come bufale. Di alcune ho già parlato altrove:
  • la verde Groenlandia: Eric il Rosso colonizzò la Groenlandia, che quindi ai suoi tempi doveva essere una verde e ridente terra. Embe'? Lo è anche oggi, nelle poche e riparate valli dove viveva Eric. Vi si pratica da 70 anni la pastorizia, e forse non è (e non era) così ridente.
  • l'imminente era glaciale: Negli anni '70 i climatologi si aspettavano una glaciazione imminente. Quindi la climatologia va a mode. Peccato che anche allora, invece, si pensasse che i gas serra provocano un riscaldamento, e che la glaciazione era solo un'idea di una significativa minoranza finita su un giornale.
  • produciamo solo il 3% del CO2 totale e quindi non possiamo influenzarne la concentrazione. Sì, ma il restante 97% non fa che girare in tondo tra atmosfera e ecosfera, quel 3% invece è decisamente in più. E si è accumulato, pure con una propria caratteristica firma, sappiamo che ce lo abbiamo messo noi
  • gli altri pianeti si stan scaldando e quindi è colpa del Sole. Alcuni pianeti (o parti di paneti) si scaldano, altri si raffreddano. Con meccanismi che non sembrano avere molto a che fare con il Sole.
L'elenco è molto più lungo, e bizzarro.

C'è persino chi nega che il CO2 possa causare un effetto serra, che questo sarebbe contro il secondo principio della termodinamica, in quanto significherebbe che l'atmosfera, fredda, scalderebbe la superficie della Terra, più calda. Ma se mettiamo un cappotto questo contribuisce a scaldarci (a non disperdere il calore) anche se è più freddo di noi. Altri fanno conti un po' più sofisticati, il CO2 è saturato, e quindi non può produrre ulteriore effetto serra se aumenta. Ma quei conti si fanno (per bene, son complicati), sono stati fatti, c'è pure un sito che permette di provare on-line a farli, e soprattutto si è misurato direttamente l'effetto: all'aumentare, negli anni, della concentrazione di CO2 si vede che la radiazione dispersa nello spazio cala e quella riflessa al suolo aumenta.


Apparentemente chi nega il riscaldamento globale non si preoccupa minimamente del fatto che le obiezioni possano essere farlocche, o ampiamente sbufalate. In particolare mi ha colpito la difficoltà ad ammettere gli errori nel blog climatemonitor, quando è stato pubblicato un post che negava la possibilità stessa dell'effetto serra (per un aumento del CO2). Si tratta di fisica del trasporto radiativo, non di cose su cui sia possibile avere un'opinione. È come discutere se la Terra sia o meno piatta. (Nota: non accuso il blog di censurare la discussione, anzi ringrazio dell'ospitalità ai miei commenti, ma mi sono cascate le braccia quando dopo 158 commenti l'autore ribadisce che secondo lui la legge di Plank è solo un costrutto teorico non valido nella realtà. Vedi i commenti qui sotto dell'11 e 12/4)

Se un critico della teoria si sente in dovere di ricordare, in un articolo scientifico divulgativo(1), che ai tempi di Eric il Rosso la Groenlandia era molto più calda di ora, prova il fatto che l'ha colonizzata, significa che i suoi filtri critici sono piuttosto deboli. Significa che accetta qualsiasi cosa, senza controllare, purché sia in accordo con la sua tesi.

Il clima ed il Sole
Sulla questione delle influenze solari il discorso si fa più complicato (e più tecnico). Chiaramente il Sole ha un effetto sul clima(2), ma le variazioni di intensità solare negli ultimi decenni sono minime e anche i normali indici di attività solare non assomigliano alle fluttuazioni della temperatura.

È comunque possibile pubblicare un articolo su di una rivista scientifica seria in cui si trova una relazione tra un qualche parametro solare e l'andamento del clima. Giustamente, in quanto ogni informazione in più è sempre benvenuta.

Però siccome la temperatura è genericamente aumentata nel tempo, si trova una relazione tra qualsiasi cosa aumenti (che so, la distanza tra Europa ed America, che si allontanano per la deriva dei continenti) e il clima. Scegliendo in modo opportuno tra decine di parametri legati al Sole si può trovarne uno che per caso correli con la temperatura meglio dell'aumento di CO2. Si può scegliere con che periodo mediare, quali dati scartare, aggiungere ritardi (anche più di uno), e alla fine il risultato non ti dice nulla. Ho provato a commentare un particolare studio, per cui mi sono rifatto i conti e a me, usando gli stessi dati, torna che il Sole c'entra molto poco.

Ultimamente va molto di moda l' approccio olistico, che è una estremizzazione di questo concetto: provare a vedere qualsiasi cosa in relazione al clima, cercando qualsiasi vaga correlazione. E quindi sostenere che questa relazione sia la causa del clima. Nel post precedente ho provato ad analizzare uno di questi studi, in cui si suggeriva che il clima sia dovuto ad allineamenti planetari. Rifacendosi i conti con un minimo di fisica sotto (escludendo cioè le cose che vanno apertamente contro i principi della fisica nota), non si ritrova nessuna delle correlazioni con gli allineamenti, e non si vedono nel clima i periodi planetari più intensi.

Un articolo analogo cerca correlazioni con la velocità di rotazione della Terra (ne ho parlato in questo post, se riesco ci faccio un vero articolo scientifico). Ma se esistono meccanismi per cui il clima potrebbe influenzare la rotazione terrestre (ad es. all'aumentare della temperatura gli oceani si espandono, e questo causa un leggerissimo rallentamento), non abbiamo nessun motivo fisico per pensare che la rotazione possa influenzare il clima. Lo stesso autore si lancia in una bizzarra teoria per cui lo scongelamento della calotta polare sarebbe dovuta al vulcanesimo sottomarino, che è migliaia di volte troppo debole per far ciò.

Una rassegna di un po' di queste cose si trova nel blog "skepticalscience", e una bella rappresentazione grafica nel sito informationisbeautiful.

Le critiche di tipo sociologico

Ma cosa dicono gli scienziati? Fa senz'altro impressione leggere un documento firmato da 30 mila scienziati contro il global warming. Fa meno impressione se sai che è stato raccolto inviando un documento apparentemente molto ben argomentato, con un sacco di dati e citazioni, che sosteneva che il riscaldamento sia un a gigantesca bufala, a un numero enorme (e non precisato) di persone la cui unica qualifica era una laurea in materie scientifiche. Quindi gente che non conosceva quello di cui si parlava, e che non era in grado di giudicarlo. Per avere un termine di paragone, le persone che hanno una laurea scientifica negli USA sono circa 10 milioni.

Un sondaggio fatto in modo mirato, e senza fornire prima materiale pro o contro, ha trovato che il 90% degli scienziati che lavorano in generale sul clima, e il 97% di quelli che han pubblicato su riviste scientifiche sull'argomento ritengono che siamo responsabili del riscaldamento globale, e buona parte dei rimanenti sono incerti. I contrari sono circa l'1%, un numero non trascurabile, ma che rientra in quel che dicevo all'inizio. Sondaggi fatti su campioni più vasti di scienziati (non climatologi) mostrano che circa l'84% ritiene che il riscaldamento globale esista e sia dovuto a noi.

Va anche peggio con il "minority report" del sen. Inhofe, firmato da 650 scienziati alcuni dei quali non sapevano neppure di averlo fatto, han chiesto esplicitamente di venir rimossi dalla lista, e sono sempre lì. Ma sempre Inhofe ha proposto di incriminare penalmente i climatologi, per truffa ai danni dell'umanità. Quando le argomentazioni mancano, si ricorre alla diffamazione, alle frasi estrapolate dal contesto, alle minacce. Anche la stampa italiana non scherza, e temo di non essere riuscito a far capire al sig. De Bellis (3), giornalista del "Il Giornale", che certe affermazioni che lui usa correntemente sul suo giornale, e in blog, sono diffamatorie e fattualmente false: i dati sul clima sono reali, non inventati, e di inventate sono solo quelle accuse.

In conclusione

Anche senza entrare nei tecnicismi e nei dettagli dei problemi, ho visto che il dibattito sul clima è fortemente drogato. Da un lato c'è chi studia davvero il clima, chi cerca relazioni, modelli, dati. Sicuramente anche commettendo errori, e nel mucchio c'è sicuramente chi prende cantonate gigantesche, in buona e cattiva fede. Ma con la capacità di ammettere errori e di correggere il tiro. E includo in questi i pochissimi climatologi "scettici", che ancora non accettano la teoria e le muovono obiezioni sensate, facendola progredire.

Dall'altra abbiamo una serie infinita di tesi diverse (il riscaldamento non c'è, c'è ma è normale, c'è ma non è colpa nostra, è colpa degli allineamenti planetari, della Terra che rallenta, dei raggi cosmici, dell'attività magnetica, il CO2 non causa effetto serra, lo causa ma è saturato, non è saturato ma è compensato da qualcos'altro...) più o meno improbabili, ma tutte assunte come vere purché neghino il Global Warming.

Note

1) Nicola Scafetta, "La chimica e l'Industria" (Gen-Feb 2010, pag. 70).
2) Per chi voglia approfondire segnalo questo bell'articolo (in inglese, divulgativo ma molto tecnico)
3) verso cui ho usato delle espressioni infelici, di cui mi scuso, ma che han fatto partire uno scambio molto interessante

lunedì 8 marzo 2010

Le maree del Sole (e il clima)

(mi scuso per il post davvero troppo lungo e senza interessanti figure variopinte, solo noiosi grafici, ma non ho trovato scritte queste cose da nessuna parte e quindi lo faccio io)

11/8/2010: studiando queste cose ho trovato un mare di persone che se n'e' occupata, e ho quindi aggiunto qualche nota in verde. Nessuno ha fatto i semplici conti indicati qui, e spesso si usano metodi statistici diciamo discutibili.

01/09/2011
Una analisi tecnica sul metodo a massima entropia, usato da Scafetta per analizzare le serie numeriche, è stata fatta di recente nel blog Realclimate.

Mi hanno indicato uno studio in cui Nicola Scafetta, un mio collega che lavora alla Duke University, dimostrerebbe che il Sole ha una pesante influenza sul clima. Purtroppo non è ancora disponibile sulle riviste astronomiche, ma un breve sunto è apparso sia qui che in un articolo pubblicato su "La chimica e l'Industria" (Gen-Feb 2010, pag. 70).

Andando subito al sodo, l'autore sostiene che esistono chiari segnali di correlazione tra le temperature medie globali e la dinamica del Sole.

In questo grafico mostra come l'andamento delle temperature misurate sulla Terra (in alto) mostri delle periodicità che sarebbero analoghe a quelle dell'andamento della velocità del Sole rispetto al baricentro del Sistema Solare (in basso). I due grafici indicano l'ampiezza dei periodi in cui si può scomporre le due serie temporali[1]. In particolare secondo Scafetta sarebbe significativo i grossi picchi a 20, 30 e 60 anni[2], che indicherebbero che il Sole risponde a queste variazioni di velocità, influenzando a sua volta il clima. Se la cosa fosse vera, allora potremmo prevedere l'andamento del ciclo solare, e del clima, sapendo come si muovono i pianeti (cosa piuttosto facile). E naturalmente dovremmo ridimensionare il ruolo del CO2.

Ma questo funziona?

Che il Sole si muova rispetto al resto del Sistema Solare lo so bene, in quanto osservando le righe di emissione delle nubi interstellari devo tener conto dell'effetto di gravità dei pianeti, che spostano la Terra (e quindi pure il Sole) di diversi metri al secondo. La parte da padrone la fa Giove, che difatti riesce a "tirare" il Sole di circa 5 milioni di km, più del raggio del Sole stesso.

Ma una cosa che come fisico so bene è che un corpo in caduta libera, soggetto cioè solo alle forze di gravità, è esattamente come se fosse fermo. Tutte le sue parti vengono attratte insieme e al suo interno non cambia nulla. Anzi, il principio su cui si basa la relatività generale ci dice che è impossibile dall'interno di un corpo capire se sia fermo o se venga sballottato da 9 pianeti che gli girano intorno. L'unica cosa che ha un effetto sono le forze di marea, il fatto che la gravità (ad es. di Giove) è diversa in punti diversi del Sole. Quindi andarsi a calcolare la velocità del Sole non ha nessun senso, perché so già che questa non avrà nessuna influenza sul nostro astro. Ho quindi calcolato l'entità delle maree che i pianeti causano sul Sole.

Le maree sul Sole

Calcolare la forza di marea è abbastanza semplice, e quindi mi sono preso i miei programmini e ho calcolato l'andamento di questa forza tra il 1800 e il 2200. La prima cosa che ho notato è che c'è una singolare compensazione tra le dimensioni del pianeta e la sua distanza. L'effetto della marea cala molto rapidamente con la distanza, e i pianeti interni (Mercurio, Venere e Terra), pur più piccoli, contribuiscono un po' più di Giove (2). Mercurio disturba il Sole non solo con la frequenza del suo periodo (88 giorni) ma anche a frequenze multiple (quindi periodi sottomultipli). Il grosso dell'effetto di marea è quindi a periodi più brevi di un anno. L'effetto è comunque molto piccolo, queste forze sono circa mezzo milionesimo di milionesimo della gravità del Sole stesso.
Periodogramma delle singole maree sul Sole. Da destra si vedono il picco dovuto a Saturno, 4 picchi dovuti a Giove, e tre rispettivamente a Marte (sottile), Terra (periodo di 1 anno) e Venere. I picchi dovuti a Mercurio sono più rapidi, fuori dal grafico. La scala di ampiezza è arbitraria, 1 corrisponde a circa 4 milionesimi di milionesimi della gravità superficiale solare, circa 3 mm.


 
Comunque in ogni momento il Sole è leggermente deformato (qualche millimetro?) per via di queste forze, e ruotando dissipa energia contro questa onda di marea. Qualche scienziato ha ipotizzato che quest'onda, in un mezzo conduttore, possa generare direttamente il campo magnetico solare. L'energia dipende dall'ampiezza complessiva dell'onda, e quindi ho calcolato lo spettro di questa ampiezza. La cosa viene molto complessa, con tantissimi periodi più brevi di un anno, ed alcuni più lunghi, secondo il periodogramma qui sotto. Il grosso dell'energia cambia quindi rapidamente, soprattutto per effetto di Venere e Giove, e poi per tutte le varie risonanze tra i pianeti interni.

Periodogramma dell'ampiezza dell'onda di marea solare. È indicata l'ampiezza ed il periodo dei principali battimenti. L'unità di ampiezza è un decibilionesimo della gravità superficiale del Sole, circa 0,3 mm di marea.

Ci sono anche dei periodi più lunghi, e l'articolo originale si era concentrato su una risonanza tra Giove e Saturno, che ha un periodo di 60 anni. Con 400 anni a disposizione si vede male, ma c'è. Solo che è 30 volte più debole del periodo di Giove, e 150 volte più debole dell'effetto di Venere, corrispondente ad una variazione dell'onda di marea di pochi millimetri. Il periodo a 30 anni è quasi completamente scomparso.

Poniamo che il Sole non riesca a seguire le variazioni veloci, e filtriamo tutto ciò che cambia più rapidamente di 3-4 anni. Qui sotto, in rosso, ho graficato l'andamento dell'ampiezza filtrata: si vede un chiaro periodo corrispondente all'effetto di Giove (che ripeto non è più l'attore principale), di circa 11 anni. Bingo, il ciclo solare. Eh no, troppo presto, innanzitutto sicuramente non sono il primo ad averci pensato, e poi se si grafica insieme il ciclo solare e l'ampiezza dell'onda di marea solare si vede subito che non torna. Il periodo è simile ma non uguale, e il ciclo è talvolta in fase (es. 1900), talvolta opposto (es. 1950) all'ampiezza delle maree. Difatti alcuni autori ipotizzano che ci sia una risonanza 14/15 tra i due periodi.

Ampiezza della componente di marea a periodo lungo (rosso) confrontato con l'indice di attività solare.

In conclusione

Non pretendo in queste poche righe, e con mezza giornata di lavoro, di aver confutato un articolo che non ho neppure letto (non essendo publicato). Non son neppure sicuro di aver capito bene che questo sia quanto sostiene Scafetta, mi baso su di un articolo divulgativo ed un blog di terze persone.

Ma le correlazioni che si vedono nel grafico all'inizio hanno senso solo se si assume che il Sole si accorga di muoversi, cosa che va contro i principi base della fisica. Se si va a cercare un meccanismo fisico, per quanto improbabile, si trova che le correlazioni spariscono, o diventano talmente deboli da non aver significato, mentre segnali dello stesso tipo, molto più forti, non riescono a vedersi nei dati.

L'ipotesi che la gravità dei pianeti, causando maree sul Sole, influenzino in qualche modo il ciclo solare è quindi un'idea suggestiva, ma che per quel che si può vedere non sembra confermata da una analisi un po' più accurata. Stabilire quindi un legame tra i periodi planetari ed il clima terrestre mi sembra quindi quantomeno azzardato.


Note
(1) Come venga fatta questa scomposizione non lo so, aspetto la pubblicazione dell'articolo. Sospetto che sia stato utilizzato un metodo "a massima entropia", che è giustificato se so già a priori che il mio segnale è composto da relativamente poche periodicità. Il che è il caso del Sole, ma non del clima.

(2) Avrei parecchio da ridire sulle "corrispondenze" trovate, non è corretto tracciare linee inclinate per le "quasi corrispondenze". Ma magari un'altra volta. E ancora, aspetto di capire come le giustifica nell'articolo.

(3) Non credo sia un caso. La dimensione di un pianeta dipende da quanto materiale del disco che orbitava intorno al Sole sia riuscito a catturare. Che a sua volta dipende dalla forza di marea del Sole. Mi sembra probabile che questo meccanismo abbia contribuito a rendere le forze di marea dei pianeti sul Sole approssimativamente uguali. Ma è una speculazione buttata lì, più o meno come quelle di Scafetta, e aspetto di venir smentito dal primo planetologo che passa. 

lunedì 22 febbraio 2010

Che male fanno, ancora

Qualche giorno fa ci han telefonato per comunicarci che una conoscente era morta, di polmonite. Aveva la nostra età, più o meno.

La polmonite non è una cosa da poco, ma che ci si possa morire, oggi, fa impressione. Ci ha fatto ancora più impressione quando abbiamo saputo tutte le circostanze. Quella persona si curava con l'omeopatia, e di fronte all'indicazione del suo medico di prendere antibiotici ha deciso di continuare ad usare le pillole magiche, gli antibiotici si sa fanno malissimo. Si è decisa a ricoverarsi che quasi non respirava più ma ormai era troppo tardi, è morta dopo due giorni.

Qualche anno fa ho viso la figlia di miei amici prendersi una nefrite da streptocco, per una tonsillite curata omeopaticamente. Queste nefriti non si vedevano da decenni, stanno ricomparendo grazie alla moda delle medicine alternative. Ma non mi sarei mai aspettato di sentire di qualcuno che grazie a queste mode ci è morto.

Certo, nessun medico omeopata, o quasi, è così pazzo da consigliare di curare omeopaticamente una polmonite. Ma l'idea che gli antibiotici possano essere un'ultima risorsa, e che con il simillimus si possa davvero curare tutto, circola alla grande negli ambienti "alternativi". In questo caso sono bastati tre giorni di ritardo per passare da una malattia curabile ad un caso disperato.

E preferisco non commentare ulteriormente.....

Aggiornamento(8/8/2011): Mi segnalano un sito in cui un omeopata descrive una guarigione da una polmonite curata solo con l'omeopatia. Non sono in grado di entrare nel merito di perché quella persona sia guarita, ma ci sono omeopati così pazzi da curare una polmonite con l'omeopatia.

lunedì 15 febbraio 2010

Perché credo al riscaldamento globale

Ricevo da un amico la segnalazione di un articolo dal blog Wattsupwiththat, uno dei tanti che nega il riscaldamento globale.

L'articolo afferma senza mezzi termini che il climatologo Phil Jones, uno dei massimi sostenitori della tesi del riscaldamento globale antropico, ha fatto marcia indietro su tutta la linea. Non è in grado di fornire i dati originali di temperatura perché ha fatto un gran casino (e quindi come possiamo sperare che non l'abbia fatto nell'elaborarli), ammette che nel periodo caldo medioevale facesse più caldo di ora anche senza gas serra a provocarlo, e che dal 1995 non ci sia stato più riscaldamento.

Andando a guardare la fonte, si trova il Daily Mail, un interessante rotocalco i cui titoli di testa odierni parlano di un vincitore alla lotterie che ha festeggiato con una bella ragazza in bikini (con foto), dei soliti pettegolezzi su attori ed attrici, scambi di foto "X-rated" tra VIP, e delle misure di reggiseno di Tizia o Caia[1]. Qualcosa tipo "Visto" o "Chi", non il giornale in cui cercherei conferma di un dato scientifico. (Mi riferiscono che si tratta di un quotidiano rispettabile, il secondo in Gran Bretagna. Sarà, ma se gli articoli che si leggono sono quelli che ho citato, non oso pensare come siano gli altri quotidiani inglesi).

Leggendo l'articolo comunque qualcosa si capisce. In un'intervista alla BBC Jones viene accusato di non aver tenuto i dati originali (cartacei, decine di migliaia di fogli di carta, accumulatisi in 20 anni) in modo ineccepibile, dopo averli trascritti nel computer, e anche per questo è riluttante a darli in giro. Quindi se uno volesse andare a ricontrollare dovrebbe farsi una bella fatica. Però quei fogli ci sono tutti, è solo che Jones ammette che avrebbe potuto organizzarli meglio [2].

Ho cercato l'intervista, e ho trovato questa, sulla conservazione dei dati, e questa, in cui si parla degli altri due argomenti. È interessante, dà un quadro di una persona con una buona dose di umiltà, onestà intellettuale e coscienza dei propri limiti. Doti rare, anche tra gli scienziati.

Sul riscaldamento dal 1995, per esserci c'è. Ma su un periodo di 15 anni, e con il rallentamento del riscaldamento negli ultimi 8, l'aumento non è così significativo. Fosse avvenuto isolatamente avrebbe potuto essere una fluttuazione come ce ne sono molte. Ma si somma a quello dell'ultimo secolo, che è significativo al 100%. Se si considera il periodo dal 1975 al 2009, l'aumento di temperatura è molto significativo.

Infine il periodo caldo medioevale. Jones pensa che si tratti di un fenomeno locale, qualcosa che ha interessato solo l'emisfero nord. Ma ammette di non esserne sicuro, esistono pareri diversi e può benissimo darsi si ritrovi anche nell'emisfero sud. In ogni caso è difficile che la dimensione del fenomeno sia stata tale da rendere quel periodo più caldo di oggi. E se si trovasse alla fine che lo era stato? Be', in quel caso (ipotetico) oggi non saremmo nel periodo più caldo degli ultimi 2000 anni, come insegna il marchese De La Palisse. Ma gli indizi per un riscaldamento anomalo di origine antropica resterebbero tutti lì.

Sono queste cose che mi convincono che la teoria del AGW sia corretta. Se occorre attaccarsi ad affermazioni completamente stravolte di uno scienziato, riportate da un quotidiano scandalistico, per dimostrare che lui è inaffidabile e quindi tutta la teoria una bufala, significa che non si ha niente di meglio.

Non va meglio comunque con i siti italiani. Ho avuto una pessima interazione con il blog climatemonitor, che vuol essere un sito di argomentazioni scientifiche. Un primo "scontro" l'ho avuto occupandomi della questione della correlazione del clima con l' "AA-index". Siccome i loro conti proprio non mi tornavo, glie l'ho detto, e non sono onestamente riuscito a venirne a capo. Semplicemente dicono che è così, con spiegazioni che riguardano tutt'altro. Come se tu contestassi il resto che ti ha dato il negoziante, e quello in risposta ti decantasse la bontà della merce.

Ma veramente mi sono cascate le braccia per un articolo di un tipo che sostiene che il CO2 non produce effetto serra con una serie di conti che sostanzialmente si è inventato sui due piedi. Però i conti corretti sono fatti seguendo altre formule, che incidentalmente sono le stesse che usano gli astronomi quando devono calcolare l'emissione di una nebulosa, per cui qualcosina ne so. Esiste una pagina web che usa le formule giuste e ti permette di calcolare l'effetto serra variando la composizione dell'atmosfera, e si vede che raddoppiando il CO2 si produce un forcing di oltre 3 Watt per mq. Si è cercato di farglielo notare, assieme ad un numero di strafalcioni nel suo ragionamento ma non c'è stato verso, uno che non sa esattamente cosa sia un fotone ha scoperto il modo giusto di fare quei conti, è ovvio sia così, e non confondiamogli troppo le idee con cose tipo l'equazione del trasporto o i coefficienti di Einstein[3].

E poi sarebbe l'IPCC a imbrogliare?

Note

[1] Confesso che sono stato tentato di illustrare questo post usando quelle immagini, invece che con il faccione di Jones.

[2] Anche io confesso di avere un discreto casino nei miei archivi cartacei. Il database di 20 anni di osservazioni dei maser H2O ogni tanto mi dà degli incubi, quando qualcuno viene a chiedermi cosa era successo il 14 dicembre 1997 alla sorgente XYZ. Ma di solito se ne viene a capo....

[3] Se proprio siete curiosi, l'equazione del trasporto è la formula che ci dice cosa succede alla radiazione (a raggi solari in entrata, o ai raggi infrarossi in uscita) quando attraversano un mezzo (l'atmosfera) che assorbe ed emette radiazione. Quel che serve per capire e calcolare l'effetto serra. I coefficienti di Einstein misurano la probabilità che un fotone venga assorbito o emesso da una molecola. Be' ve la siete cercata...

martedì 9 febbraio 2010

Energie perdute

Occupandomi a tempo perso di energie rinnovabili, ricevo le segnalazioni più strampalate. E come succede al mio amico Ugo Bardi, finisce che ci perdo pure del tempo a capire cosa siano.

È incredibile quanta gente si lasci affascinare dal mito del moto perpetuo: energia gratis, per tutti, solo il complotto della cattive industrie petrolifere impedisce il giusto riconoscimento di queste mirabili invenzioni.

Si parte dai casi clinici, di persone che non hanno capito come funzioni il principio di Archimede e sulla loro strampalata interpretazione inventano un curioso marchingegno. Ovviamente mai costruito.

Ci sono i "generatori superunitari", (il più famoso è il MEG) che producono più energia elettrica di quella che ci immetti. Ma curiosamente non è possibile collegare l'uscita all'ingresso, e produre energia senza immettergliene.

Poi ci sono i motori magnetici, in cui una ingegnosa combinazione di magneti mette in moto perpetuo una ruota. Li affittano pure, a costi non elevatissimi, sarei curioso di vederne uno in funzione. Ma non ho voglia di scoprire io dove stia la fregatura, sborsando di tasca mia un anticipo di alcune decine di migliaia di euro, visto che è esattamente come una ingegnosa combinazione di contrappesi che tiene sempre in movimento una ruota.

Per un po' di tempo si è molto parlato di un motore perpetuo inventato dal sig. Steorn, che ha una rispettabile ditta di apparecchiature elettriche in Irlanda. Il nostro sembra sinceramente convinto della sua idea, al punto che ha assoldato un discreto numero di specialisti, professori universitari e ricercatori del campo, per certificare la sua invenzione. Dopo un primo colossale fiasco, e dopo 3 anni di tentativi da parte sua, il team si è sciolto, decretando che non c'era nulla da dimostrare e ulteriori tentativi erano solo una perdita di tempo. Ma lui fa vedere un piccolo motore che gira azionato da una batteria ricaricabile. Non ha mai funzionato per più di qualche ora di fila.

Poi ci sono le idee di Santilli e del suo miracoloso Magnegas. A noi comuni mortali sembra normale miscela di idrogeno e CO, che brucia restituendo se va bene un 70-80% dell'energia servita a produrlo, ma secondo gli inventori ha proprietà quasi miracolose che derivano dalla nuova fisica adronica. C'è il Brown Gas, parente povero, che in teoria è una miscela di idrogeno ed ossigeno (esplosiva) ma per chi o propone sarebbe pure in grado di eliminare la radioattività. Insomma un misto di cose anche sensate (l'idrogeno come combustibile non è una novità) e di idee strampalate.

C'è l'idrino della BlackLight Power, un'industria messa in piedi da un tizio che sostiene di riuscire ad estrarre energia dall'idrogeno nel suo stato fondamentale, portandolo ad uno stato ad energia più bassa. Non si capisce come mai l'idrogeno presente nel cosmo, dopo 13 miliardi di anni, non ci sia andato da solo, in questo fantomatico stato. É riuscito a farsi finanziare l'idea con 60 milioni di dollari.

Ma non ne parlerei qui se non fosse che la Regione Lazio ha sponsorizzato una grande mostra di tutti questi meravigliosi sistemi per fare a meno delle noiose energie "convenzionali", combustibili fossili o rinnovabili che siano. Be', scorrendo la lista si trova anche qualcosa di sensato, ma alla fine sono riusciti a raccogliere il peggio del peggio, dopo l'amorevole introduzione dell'On.Claudio Bucci, presidente della commissione Ambiente Regione Lazio.

Mi raccomando, non trattenete il fiato nell'attesa che funzionino.

domenica 31 gennaio 2010

Granzotto e l'ICPP

La prova inconfutabile del riscaldamento globale

Ho seguito i commenti di Paolo Granzotto, su Il Giornale, riguardo al riscaldamento globale. Dopo un inutile tentativo di un climatologo di fargli capire la differenza tra clima e tempo meteorologico (il clima è qualcosa che si misura in decenni, la meteorologia dice cosa succede questa settimana), ci ha provato Ugo Bardi, dal suo blog.

La tesi di Granzotto è molto semplice. Quattro o cinque scienziati dell'ICPP (sic, non è in mio refuso, forse per Granzotto assona meglio con CCCP) han preso i dati di temperatura raccolti da migliaia di altri seri scienziati, e siccome non tornavano con le loro previsioni li hanno taroccati con un "trucco", come si è ormai dimostrato con le mail rubate al CRU. Quindi la Terra si sta raffreddando, non riscaldando, e chiunque dica il contrario (solo 3 o 4 persone amiche di Ugo Bardi, si intende) è o disinformato, o un falsario in malafede.

L'estensione della calotta polare nel Settembre 2007 (sin.) e 2005( destra), confrontata con il valore medio degli ultimi decenni (linea viola). Nel 2007 per la prima volta il "passaggio a nord-ovest" era navigabile.

A Granzotto non viene in mente di controllare cosa sia successo davvero con il "climagate", che il "trick" sia una "clever, and legitimate, technique" (come dice Nature), oltretutto dichiarata a chiare lettere nell'articolo dove è stata usata. Che non abbia niente a che vedere con i dati di temperatura dell'ultimo decennio, ma che si riferisca ad anelli di accrescimento degli alberi. Che l'ultimo decennio, appunto, sia il più caldo che la Storia ricordi. E che l'articolo che usa il "trick" sia del 1998 (scritto nel 1997), quindi evidentemente non possa riferirsi all'ultimo decennio.

Non viene neppure il sospetto che se qualcuno facesse una cosa del genere le migliaia di onesti ricercatori si solleverebbero, mica sono scemi. Ma come ogni buon complottista sa, una decina di persone nascoste nell'ombra possono governare segretamente il mondo. Condizionando pure la NASA, che pubblica i dati di temperature misurate da satellite visibili qui sotto.

Il clima è naturalmente una cosa complessa. Ci sono punti poco chiari, e persone serie che sollevano dubbi legittimi. Ma dire che la Terra si sta raffreddando dal 1998, che non c'è un riscaldamento in atto è veramente lo stesso che negare che sulla Luna ci possano essere montagne, rifiutandosi di guardare nel telescopio.

Citando Luca Mercalli, "sul clima nessuno ha la verità in tasca. Ma facciamo piazza pulita delle bugie".

Nota aggiunta: segnalo un interessante commento sul blog di Marco F riguardo il rallentamento del riscaldamento. Interessante perché mostra come funzioni la scienza, come una convinta sostenitrice del Global Warming possa trovare un meccanismo naturale che lo potrebbe contrastare. Alla faccia degli scienziati ideologicizzati.

Ritiro dei ghiacci nel Glacier Bay National Park and Reserve's White Thunder Ridge

giovedì 14 gennaio 2010

Il carrozzone

Oggi, aprendo il giornale, mi sono ritrovato con un articolo sulle condizioni disastrose del mio istituto. Il titolo parla di un telescopio (questo qui in costruzione) per cui proprio ora sto costruendo uno strumento chiave, arrabattandomi per stare dentro il budget di 25 mila euro (un buon oscilloscopio professionale costa di più). Sembra che questo strumento non verrà mai usato, forse sto sprecando fatica, soldi e tempo.

Bene, finalmente qualcuno che racconta di come siamo costretti a lavorare. Invece no, la tesi dell'articolo è che, siccome l'Istituto Nazionale di Astrofisica ha continuato ad assumere personale senza criterio, oggi spende il 90% del suo budget in stipendi e non può più far funzionare i telescopi che ha costruito. Insomma un gran carrozzone di persone che non fanno un tubo, sprecando un sacco di soldi per progetti faraonici ed inutili.

Be', cominciamo a guardare i numeri. Due anni fa (da allora le cose sono cambiate ma i numeri dell'articolo non mi tornano) avevamo in Italia 584 astronomi, a cui si affiancavano 508 tra tecnici (la maggior parte) ed amministrativi. 1092 persone, di cui presumibilmente ogni anno ne vanno in pensione una trentina. Oltre a questi un esercito (291) di precari, contrattisti, borsisti, giovani che dopo qualche anno finiscono per cambiar lavoro, o emigrare. Oltretutto pagati su fondi di ricerca (in genere esteri), e non da quegli 80 milioni che servono per gli stipendi. Nell'articolo leggiamo che, grazie alla legge sulla stabilizzazione dei precari (non certo una decisione del mio ente), un precario ogni 10-15 è stato assunto, riempendo solo una parte del turn-over. Niente assunzioni sconsiderate, quindi, ma solo un modesto ricambio oltretutto imposto da una legge.
L'"afterglow" di una sorgente di raggi gamma a 11 miliardi di anni luce,
osservata
dal Large Binocular Telescope 12 ore e 15 giorni dal lampo gamma

Il problema quindi è altrove. Il personale è lo stesso di 10 anni fa, i progetti di ricerca, i telescopi sono quelli che 10 anni fa si è deciso di costruire (un telescopio dura 20, 30 anni almeno). La gente è quella che serve, operare un grosso telescopio richiede almeno 30 persone, costruire uno strumento circa 10 persone. Un astronomo che lavori tanto usa 20 giorni di telescopio l'anno, un grosso telescopio presuppone quindi una ventina di astronomi che lo usino, in media.

La ricerca astronomica italiana è tra le migliori del mondo, produciamo più lavori scientifici, e di qualità migliore di molti paesi con budget per la ricerca molto più alti. Riusciamo a spuntare la direzione di progetti di ricerca internazionali, le idee dei nostri ricercatori vengono utilizzate in grossi telescopi internazionali, ma spesso non abbiamo le risorse per garantire una ricaduta industriale in Italia. Talvolta sì, come per la costruzione delle antenne del grande telescopio ALMA. Riusciamo comunque ad attirare in Italia grazie alla qualità del nostro lavoro finanziamenti internazionali, che vengono alla fine spesi qui. L'anno scorso l'INAF si è sottoposto al giudizio di esperti internazionali, ricevendo valutazioni ottime.

Prometeo, una luna di Saturno, fotografata dalla sonda Cassini.
Da Urania, la rivista di divulgazione on-line dell'INAF

Quindi un migliaio di astronomi ed affini sono troppi? Sono troppi 2000 fisici che studiano le particelle? Può darsi, l'articolo sembra suggerire questo. Può darsi che non ci si possa permettere il bilancio di un piccolo supermercato per capire come funzioni l'Universo. Ma questi 1000 astronomi non sono né di più di quanto la politica della ricerca ha stabilito dovessero essere, 10 anni fa, né sono persone che si girano i pollici.

Il più lontano ammasso di galassie (rosso per il forte red shift) a 10 miliardi di anni luce. Immagini come questa servono a capire come si siano formate le galassie, inclusa la nostra, quando l'Universo era molto più giovane di ora.

Nel frattempo gli stipendi sono un pochino aumentati (come per tutti) e i finanziamenti ogni anno sono calati. È quindi inevitabile che si sia arrivati ad una situazione in cui gli stipendi assorbono tutto. Se si tagliasse l'istruzione fino al punto da non potersi permettere di tenere aperte le scuole e si pagasse gli stipendi agli insegnati lasciati a casa, sicuramente si starebbe sprecando soldi e gente.

Ma cosa fare allora? Essenzialmente vedo queste possibilità:
  • finanziare la ricerca a livelli sempre vergognosamente più bassi di qualsiasi paese occidentale, ma sufficienti per produrre un lavoro scientifico dignitoso
  • farmi venire al lavoro corredato di un congruo numero di libri da leggere, giochini per il computer ed altri modi per passare piacevolmente il tempo
  • tagliare un buon numero (almeno il 30%) dei progetti di ricerca, mettendo in mobilità gli astronomi relativi e trovando loro qualche lavoro socialmente utile
  • giocare al superenalotto (il jackpot di questa settimana è il doppio dei finanziamenti INAF di quest'anno) sperando nella fortuna
  • arrabattarsi all'italiana, facendo quel che si può, comperandosi di tasca propria l'attrezzatura, riparando il riparabile, usando tutta la finanza creativa che si riesce a usare, indebitandosi e accontentandosi di strumenti che, per mancanza di manutenzione, stan cadendo a pezzi.
Ho il vago sospetto che sarà l'ultima che ho detto.

Nota: Tutte le immagini di questo post sono il frutto della ricerca di astronomi italiani, utilizzando strumenti o telescopi costruiti o progettati in Italia.