Oggi ero per lavoro all'osservatorio di Monteporzio, vicino a Frascati. Cerco sempre di viaggiare in treno, nonostante frequenti disavventure. Finivo tardi, per cui mi ero preso il biglietto per l'ultimo treno della giornata, partenza da Frascati alle 7 e mezza, un quarto d'ora di coincidenza a Roma (dopo un tragitto di mezz'ora) e poi l'ultimo treno decente per Firenze alle 8 e un quarto. Dopo di quello solo un treno notturno, che oltre ad arrivare quasi alle due di notte mi lascia in una stazione periferica, con il mio motorino che mi aspetta a S. Maria Novella.
Arrivando a Termini già ho un brutto segnale: gli altoparlanti annunciano che il treno da Frascati della mattina oggi è stato soppresso per motivi tecnici. E naturalmente il mio treno da Frascati riesce ad accumulare 25 minuti di ritardo, un treno merci si è piantato lungo la linea. Speranzoso consulto il sito di Trenitalia e scopro che esiste un treno, che mi era sfuggito, alle 8 e mezza, forse correndo ce la faccio. Invece niente, quel treno non esiste.
Provo a vedere se riesco a cambiare il mio biglietto alle macchinette self service, ma non è possibile, troppo tardi, tempo scaduto. Vado quindi alla biglietteria, tanto ho tempo, il treno notturno parte tra due ore, da Tiburtina, e non ci sono treni locali per Tiburtina prima di un'ora (c'è la metropolitana, ma significa un altro euro da sborsare). La biglietteria di una delle stazioni più trafficate d'Italia ha 4 sportelli aperti. Provo a prendere il tempo, riescono a servire in media una persona ogni 5 minuti. Trent'anni fa, quando i bigliettai scrivevano i biglietti a mano, ci mettevano in media un minuto a persona. Certo, ora devi prenotare, scegliere tra una trentina di tipi diversi di biglietto, e guai a sbagliarsi.
Dopo 20 minuti una dei 4 bigliettai stacca, sono le 9 e 5, ha passato 10 minuti a risolvere il problema di una anziana signora e ci metterà altri 10 minuti a chiudere tutto. Immagino dovesse termiare il turno alle 9, ha fatto anche più del suo.
Finalmente, dopo 40 minuti, tocca a me. Mi raccontano che sono fortunato, oggi pomeriggio la fila riempiva tutto l'atrio. L'addetto è gentile, mi dice che il biglietto non è rimborsabile, non ci sono altri treni fino a domattina, ma posso spostare la prenotazione. Lo userò per la prossima riunione tra due settimane. Mi è andata bene, sono 44 euro che avrei rimesso di tasca mia, Brunetta due biglietti per la stessa riunione non me li passerebbe proprio.
Già che ci sono compro i biglietti per andare a trovare i miei, mio padre compie 85 anni tra pochi giorni. Cerco un biglietto che non sia un eurostar, ma desisto, dovrei cambiare tre treni con coincidenze di pochi minuti, o metterci 8 ore, incece di 4 (per 350 km). Trent'anni fa ce ne voleva 3 e mezzo, con l'intercity. Il biglietto mi costa 90 euro, quel che spende la mia collega per il volo A/R da Palermo a Ciampino.
Sul treno per Tiburtina provo ad andare in gabinetto, giro tre carrozze per trovarne uno in servizio. Alla stazione Tiburtina han sostituito quasi tutti i cartelloni con gli orari con pannelli elettronici: uno mi mostra i treni a partire dalle 6 di domattina, un altro quelli dell'ora appena trascorsa (in effetti con tutti i ritardi è un'idea utile). Trovo finalmente un cartellone cartaceo e il mio treno è al binario 17.
Il treno è strapieno, gente di tutti i colori, una babele di lingue. Nel mio scompartimento due persone hanno la stessa prenotazione. Il controllore controlla, e sconsolato dice che non ci può far nulla, non ci sono più posti disponibili.
Cedo il posto ad una signora anziana. La cosa incredibile è che nessuno litiga, tutti cercano di spartire i disagi, una ragazza col posto prenotato si mette sullo strapuntino, altri fanno a turno, dopo un po' un ragazzo mi dà il cambio cedendomi il suo posto. Il treno ora è fermo in aperta campagna e le due di notte cominciano a prospettarsi come un'ipotesi molto ottimistica.
Sul biglietto è scritto che ho risparmiato ben 62 kg di CO2, rispetto ad un volo in aereo. Lo so, un aereo Firenze Roma è un assurdo, e rispetto all'auto il risparmio, secondo loro, è di 25 kg: 10 litri di benzina. Ho il sospetto che anche questo sia esagerato, comunque non tiene conto del taxi che dovrò prendere a Firenze, dei costi indotti da tutti questi disservizi, del costo mastodontico di una macchina fatta per fornire un servizio pessimo a costi molto alti. Macchina che sta cascando letteralmente a pezzi. Forse anche questo è il segnale di qualcosa che ci stiamo lasciando alle spalle.
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8 commenti:
Bellissima storia.
Credo che chiunque di noi ne possa raccontare una simile.
In bocca al lupo...
ottimo post, Gianni. Questo spezzone di vita vissuta dimostra quanto sia irreale la cosiddetta la 'cura del ferro'. Creare strutture per ricchi, costose, senza alternative per la maggioranza dei cittadini che avrebbero tutto il diritto di avere un servizio almeno decente. Si privilegia invece l'inutile (per i più) alta velocità che permette lucroso (vedremo) business ai soliti pochi.
meno male che non ha nevicato...
in occasione di una disavventura simile scrissi un articolo che mi è stato pubblicato su TERRANAUTA:
http://www.terranauta.it/a1730/spazio_ai_lettori/treni_e_mobilita_insostenibile_disavventure_sui_binari.html
a parte la punteggiatura...
Mimmo
Qua non è una questione di picco, ma di incapacità gestionale propriamente italiana. In altri paesi europei le ferrovie funzionano. Il punto è che le ferrovie italiane hanno oggi come obiettivo primario il profitto, mentre altrove l'obiettivo è il servizio reso alla collettività. Da questo discende tutto il resto.
Il biglietto mi costa 90 euro, quel che spende la mia collega per il volo A/R da Palermo a Ciampino.
Questo fa parte, per quel che mi riguarda, della categoria "i grandi misteri dell'esistenza".
Un giorno qualcuno mi darà una spiegazione razionale della cosa.
Non trovano i soldi per i treni ordinari invece, zitti zitti, hanno messo 29 miliardi di euro
(58.000 miliardi di £) per comprare 350 caccia ed elicotteri militari.
Quando ci sono aerei ecc. senza pilota molto più piccoli e quindi con consumi ridotti, da post picco!
Silvano M.
Da navigato e rattristato pendolare ferroviario, devo dire che le ferrovie italiane sono un caso davvero unico. Neanche in India si fanno ridere dietro così.
Mi ricordo che durante l'ultima nevicata questo inverno viaggiavamo con gli ingressi delle carrozze invasi da 50 cm di neve perché le portiere non si chiudevano.
Ed in quel mentre gettiamo soldi in catrame. Ci ho aggiunto un piccato commento qui.
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