sabato 26 novembre 2011

Sardegna e telescopi

Sono di ritorno da qualche giorno passato a Cagliari. Ho scansato per poco qualche alluvione, e beccato pure un giorno di sole. E scattato qualche foto ai fenicotteri che in teoria dovrebbero essere migrati tutti in centrafrica, ma evidentemente anche tra loro c'è chi creduto agli scienziati che si inventano il riscaldamento globale.


Ero lì per dare una mano a costruire la strumentazione per il nuovo radiotelescopio, che dovrebbe essere consegnato dalla ditta costruttrice proprio in questi giorni. E naturalmente non mi sono lasciato scappare l'occasione per visitare il sito (qui su googlemaps).

Dopo un'oretta scarsa di viaggio la strada fa una curva, e spunta questo:


Sullo sfondo un parco di generatori eolici che meriterebbe un post a parte, ma che purtroppo a noi astronomi dà abbastanza noia: effetto corona, megawatt di elettronica switching, insomma non esattamente un ambiente "silenzioso" per le onde radio. Ma ci si adatta.


È difficile percepire le dimensioni reali dell'oggetto, anche dal vero. Un'idea la può dare la scaletta sula destra, ogni rampa è alta 4 metri, un bel piano di una casa, e ce ne vogliono 7 per arrivare all'asse su cui ruota la grande parabola, di 64 metri di diametro. La cabina al centro della base, che ospita le cabine elettriche dei motori (qui sotto un particolare del PLC che li controlla, speriamo non passi Stuxnet), è più grande dell'appartamento in cui vivo.


Visto che c'è qualche minuto prima che comincino i test mi lasciano salire fino all'asse di elevazione. Da lì il panorama è bello, nonostante il cantiere.


E infine una foto ricordo


Circa 2 anni fa un articolo di Repubblica parlava di questo telescopio in una serie di servizi sui grandi sprechi italiani. Perché il rischio, molto concreto, è che non si riuscirà ad utilizzarlo, la ricerca in Italia fa fatica a far quadrare i bilanci e una volta pagati gli stipendi dei ricercatori non resta granché per far funzionare i telescopi. Ma non perché gli stipendi siano eccessivi o perché si sia assunta troppa gente, come suggeriva quell'articolo, anzi, non si riesce a rimpiazzare chi va in pensione o rinnovare i contratti ai tanti precari. L'assegnista che lavorava allo strumento di cui parlavo nel post di 2 anni fa ha interrotto l'ottimo lavoro che stava facendo, non rientrava nelle spese e soprattutto far la pendolare dalla Sicilia ad Arcetri non le permetteva di seguire la figlia. La ricercatrice che lavora ora con me su strumenti come questo mi ha annunciato che getta la spugna, finito il suo contratto torna al paese. Magari resterà disoccupata, ma almeno non avrà le spese di vivere fuori casa.

domenica 6 novembre 2011

Voglio una vita spericolata..

...una vita come Steve Mc Queen. Non credo che Steve Mc Queen abbia mai voluto una vita spericolata, e probabilmente neppure Vasco Rossi. Di solito la vita spericolata ci entusiasma se la vediamo al cine o in un libro, le avventure sono le disgrazie (possibilmente andate a finir bene) capitate agli altri.

Ma c'è qualcosa nel genere umano che sembra spingerci ad una vita spericolata. Probabilmente è solo un "tasso di sconto" molto elevato, valutiamo le cose future in modo molto deprezzato rispetto alle cose presenti, per cui ad es. compriamo a rate anche quando non è necessario; cosa sono 20 euro al mese per 5 anni, in confronto a pagare oggi 800 euro? Alla fine ne pagheremo 1200, ma domani. Per lo stesso motivo fumiamo, in fondo cosa mi importa se tra trent'anni ad un signore di mezza età verrà un enfisema o un tumore, non riesco a mettermi nei suoi panni. Anche se tra trent'anni io sarò lui.

In questi giorni queste considerazioni mi sono tornate in mente vedendo le immagini di Genova. Non ho conoscenze di idrogeologia, ma un amico mi faceva notare come i disastri maggiori che abbiamo visto sono avvenuti seguendo molto bene il corso del vecchio alveo del Fereggiano, un affluente del Bisagno, il fiume di Genova. Oggi quell'alveo è completamente edificato, ed è bastata una pioggia eccezionale per trasformare uno spettacolo pauroso, ma visto da dietro le finestre di casa, in qualcosa che è capitato dentro casa tua. Certo, poi ci sono i fondi per il dissesto idrogeologico mai stanziati, le mille pastette all'italiana, l'accorgersi dei disastri solo dopo che sono avvenuti, la gente che esce in macchina nonostante gli allarmi..... Ma l'idea che se costruisci sul letto di un torrente, su una frana, prima o poi un "evento eccezionale" capiterà è dura da far entrare in testa.

Non stupisce. Un altro amico geologo mi raccontava che nei piani di evacuazione della zona del Vesuvio c'è una frase che specifica le precauzioni da adottare "per non tagliare le vie di fuga ad eventuali superstiti". Sulle pendici di quella montagna, in zona non edificabile per motivi di sicurezza, abitano (in case condonate e quindi a tutti gli effetti "sicure") un milione di persone. Che, con molto realismo, in caso di eruzione sono valutati come un milione di morti, una colata igninbritica dura pochi minuti.

Ma non è un vizio solo italiano. A Durban in questi giorni si sta svolgendo la 17 conferenza sul clima. Non riesco molto a capire come stia andando, c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto, ma è difficile verranno prese misure draconiane. Nel frattempo lo studio BEST (condotto da ricercatori indipendenti dall' IPCC, che sono andati a riprendersi tutti i dati di temperatura originali) hanno non solo confermato l'aumento di temperatura dell'ultimo mezzo secolo, ma trovato che per il riscaldamento nell'ultimo decennio le stime precedenti erano troppo ottimistiche, ci stiamo riscaldando un po' di più. Nel frattempo quest'anno le emissioni sono aumentate del 6%, recuperando l'arresto che sembrava seguire alla crisi l'anno scorso. Il riscaldamento globale non è qualcosa che mi toccherà direttamente, probabilmente se lo sfangheranno i miei figli, ma l'aumento della frequenza di eventi estremi come quello di Genova è esattamente quello che si prevede per il futuro (e per il presente). In Italia la piovosità totale è rimasta la stessa, ma concentrata in meno giorni, e la tendenza, piuttosto chiara, va avanti da un paio di decenni.


In teoria (in pratica questo è impossibile, almeno in Italia) uno potrebbe formulare una legge per cui se costruisci in un sito a rischio (e in cui per questo motivo è vietato costruire), se anche riesci a farti condonare l'abuso, e sei tra i fortunati sopravvissuti, non avrai mai un euro di risarcimento. Per il Global Warming questo non è necessario, purtroppo la Natura non fa sconti a nessuno.

domenica 23 ottobre 2011

Che male fanno (e quattro)

Un bambino di 4 anni, che ha la sventura di essere figlio di un affermato omeopata, si ammala. Dopo 20 giorni di cure "alternative" i genitori lo portano finalmente in ospedale, ma ci arriva in fin di vita, muore poco dopo per insufficienza respiratoria.

La notizia è riportata qui, e nell'edizione di Lecce de La Repubblica. Purtroppo casi del genere diventano sempre più frequenti, come sono aumentati nell'ultimo decennio i casi di infezioni gravi per tonsilliti curate con l'omeopatia, anche se quando ci scappa il morto è un'altra cosa. Ora spetta alla magistratura stabilire cosa sia esattamente successo.

La federazione dei medici omeopatici (FIAMO) cerca subito di pararsi. Il portavoce dell'associazione, in un'intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno, afferma che andrebbe usata solo come medicina di prima linea, per potenziare le difese dell'organismo, e naturalmente solo da medici. Non si capisce allora come mai un medico omeopata la proponga anche per una polmonite. E non è il solo, esistono pure libri a riguardo. Con potenziale finale tragico.

Gli risponde, nello stesso articolo, Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, “i farmaci omeopatici non hanno alcuna efficacia, e quindi se un bambino viene curato solo con quelli, è come se non fosse curato”. Sottoscrivo in pieno.

P.S. Segnalo il blog di MedBunker, riguardo il più comune rimedio antiinfluenzale omeopatico, in pratica zucchero con una spruzzata di acqua distillata purissima venduto a circa 800 euro al kg. Sono interessanti le reazioni di chi l'ha letto, molti non vogliono credere che un medico prescriva, e un farmacista venda, zucchero senza dentro nessun principio attivo. E intanto la FDA lo include in un elenco di farmaci antiinfluenzali sconsigliati al pubblico in quanto del tutto inefficaci
(cliccare sull'immgine qui sotto per leggere).

martedì 11 ottobre 2011

Il teorema del tacchino

Un tacchino con indole filosofica era giunto ad un'importante conclusione. Il mondo era imprevedibile: può far caldo o freddo, esserci il sole o piovere, le giornate essere lunghe o corte, ma tutti i giorni, al massimo a mezzogiorno, nel pollaio entra un bipede molto alto che riempie la ciotola di mangime. È un fatto verificato innumerevoli volte, e quindi è una solidissima base per una teoria socioeconomica delle granaglie.
E sicuramente il fatto che oggi, 24 dicembre, ritardi un po', è un'anomalia trascurabile.

Una premessa: non sono un economista, e quindi so benissimo che sto parlando di cose che conosco poco. Non mi metto quindi ad azzardare soluzioni, o a fare analisi troppo accurate. Ho solo alcune domande, che derivano dal mio vedere le cose da fisico, l'impressione si stia trascurando qualcosa di essenziale, come il tacchino della storia, e non so quando arriverà il 24 dicembre.


In questi giorni si parla moltissimo di economia e finanza. L'Italia è stata declassata come debitrice, essenzialmente perché non è in vista una ripresa dell'economia. Se proviamo a chiedere ad un economista cosa ci vorrebbe, ci risponde (per quel che ho sentito) che la crescita del PIL dovrebbe arrivare ad un 3% annuo. Per quanto tempo? Per sempre, dovrebbe essere SEMPRE a questi livelli. Mi sembra molto ottimistico, il PIL italiano negli ultimi 15 anni è cresciuto in media dell0 0,9% l'anno. C'è stata una disastrosa recessione (-5% nel 2009), ma anche tagliando quell'anno siamo comunque intorno all'1,4% l'anno, che qualunque economista ti considera decisamente insufficiente.

Ma possibile che una crescita dell'1,4% l'anno sia un disastro? Intuitivamente uno potrebbe pensare che in un mondo ideale, in cui tutti hanno quel che gli serve per vivere (e divertirsi), la produzione dovrebbe rimanere costante. Se la produzione non cresce, ciascuno dovrebbe continuare a stare come sta, non stare peggio. Invece vediamo che con una crescita dell'1% si taglia tutto, i disoccupati aumentano, i giovani non hanno prospettive, eccetera. Evidentemente non ho capito qualcosa di sostanziale.

Il problema è che una crescita del 3% non può durare "per sempre". Con quella crescita i consumi raddoppiano ogni 20 anni circa. Il consumo di risorse pure. Significa che nei prossimi 20 anni consumeremmo tante risorse quante ne abbiamo consumate in tutta la storia passata dell'umanità (almeno, da quando il PIL è cominciato a salire del 3% l'anno). Ma abbiamo GIÀ consumato metà di molte delle risorse disponibili, ad esempio del petrolio, non siamo distanti per il neodimio (quello che permette di costruire hard disk da 1 terabyte invece che da 10 megabyte del mio primo PC), la produzione d'oro e di piombo sono in calo da anni. Non ne abbiamo per altri 20 anni, punto.

Si può migliorare l'efficienza? Certo, raddoppiamola, si va avanti altri 20 anni. Si possono cercare altre risorse? Certo, troviamo (se ci riusciamo) un'alternativa al petrolio che valga per ALTRETTANTO petrolio rispetto a quello mai trovato, sono altri 20 anni. Insomma, si arriva a metà secolo e stiamo comunque facendo fantascienza. È il problema delle crescite esponenziali, puoi aumentare a piacere le risorse, ma se cresci ad un tasso costante le finisci in un tempo che è alcune volte il tempo di raddoppio, 20 anni nel nostro caso. Ed anche con risorse infinite, esiste il problema dell'inquinamento (soprattutto l'effetto serra, oggi). O dove metti tutti quei beni prodotti. Persino guardando solo ai bisogni energetici, in soli 400 anni arriveremmo a consumare tutta l'energia che la Terra riceve dal Sole. L'unico modo per far durare la civiltà più a lungo di qualche decennio è NON crescere esponenzialmente. Rinunciare al bisogno di un incremento annuo del PIL del 3% (ma anche del 2% o dell'1%). Sono le cose che ho imparato nel lontano 1976, leggendomi "I limiti dello sviluppo", e giocando con modelli di sistemi sulla mia vecchia SR52.

Caso base de "I limiti dello sviluppo", Forrester, 1972. Per ora funziona anche troppo bene, siamo sui pianori del cibo e beni industriali a testa, e circa al 50% delle risorse

E ritorniamo alla domanda ingenua. Perché occorre crescere, a tutti i costi? Ripeto che non sono un economista, ho solo poche idee, in compenso ben confuse. Quindi se qualche economista me lo spiega meglio mi fa un favore.

Un primo motivo è che esiste una serie di feedback, di circoli virtuosi (o viziosi) per cui se l'economia cresce tende a crescere di più, ma se una parte ristagna tende a far decrescere le altre. In questo interessante blog si nota che il consumo di vestiti in Spagna è di 20 kg a testa l'anno. Uno sproposito, significa che devi buttar via vestiti praticamente nuovi tutti gli anni. Ma se il consumo calasse a un ragionevole 2 kg l'anno il 90% dell'industria tessile, dei negozi di abiti, dell'indotto andrebbe chiuso. Disoccupati che non potrebbero più comprare altri beni, e via a catena. In Italia la Fiat piange miseria (e usa pesantemente soldi pubblici) perché le nuove immatricolazioni stan calando del 15%. Ma ormai le strade sono piene di auto, dove le mettiamo? E la gente non ha voglia di cambiarle ogni 3-4 anni.

Poi ci sono alcune parti dell'economia che fisiologicamente non riescono a decrescere: la burocrazia, l'organizzazione della complessità. Ci sono sempre nuove regole, nuovi obblighi, e questo comporta persone che ci lavorano, uffici, strumenti. Un mio amico notava che una piccola ditta, 20 anni fa, teneva i libri contabili in mezzo scaffale, oggi serve un intero armadio. E se una parte cresce e il totale resta uguale le altre devono decrescere.

Poi la popolazione aumenta (qui o altrove), quindi la fetta per ciascuno diminuisce. Viviamo in un mondo più globalizzato, e le diseguaglianze tendono a equiparare le situazioni in vari stati, se in Cina producono a basso costo e crescono a bestia dobbiamo farlo anche noi. (1)

Ma il motivo che mi sembra più grave non è strettamente economico ma finanziario. Se l'economia cresce puoi investire i tuoi risparmi in qualcuno che probabilmente crescerà, guadagnerà e te li restituirà con gli interessi. C'è anche un grosso bisogno di soldi, per via della cosiddetta "leva finanziaria": i miei guadagni sono proporzionali a quante risorse uso per costruire la mia attività, quindi mi conviene farmi prestare più soldi possibile, anche 10-20 volte il mio capitale, perché poi con un maggiore volume d'affari riuscirò a guadagnarci di più nonostante i debiti. E i soldi vengono prestati e riprestati, ogni euro fisicamente stampato viene in media prestato 4 o 5 volte(2). Ma se l'economia non tira, quei soldi diventano una bomba.

L'aspetto più drammatico è quello del debito sovrano (quello degli Stati). Se il PIL cresce lo Stato può continuare ad indebitarsi, in fondo il debito resta sempre la stessa frazione del PIL. Ma se il PIL smette di crescere il debito esplode. Le spese di uno Stato non sono facilmente contenibili, e gli interessi van pagati. In generale un debito è sempre una scommessa, che il futuro sarà meglio del presente, se la scommessa è sbagliata son guai.

E siccome prestare soldi è più semplice che metter su un'attività, la finanza è diventata un mostro in continua crescita, con mille modi molto creativi per far fruttare i soldi facendoli girare velocemente. Oggi la stragrande maggioranza dei movimenti di denaro è legato ad attività speculative, con solo qualche percento effettivamente usati per comperare beni. Ma è un mondo che è molto reale, che influenza l'economia e la condiziona. Che può polverizzare i risparmi, o le pensioni, di milioni di persone se gli assunti su cui si basa vengono meno. E che può strangolare gli Stati, dettare loro condizioni.

Il fatto (vedi nota 2) che la maggior parte dei soldi che circolano sono di fatto usati più volte per via del moltiplicatore monetario implica che in una fase di recessione, in cui inevitabilmente le banche prestano meno, ci sono meno soldi in giro. FISICAMENTE meno soldi, per cui arriviamo all'assurdo di avere dei beni prodotti ma non acquistabili, perché la gente non ha i soldi per farlo.

Come uscire da tutti questi problemi? Ripeto che non lo so. Mi piacerebbe sentire degli economisti che ci riflettano sopra. Ma finora tutti quelli che ho sentito parlano solo di un "rilancio dell'economia", tornare ad alti tassi di crescita. Nessuno nota che i prezzi delle materie prime, fedeli alla legge della domanda e dell'offerta, schizzano in alto appena i consumi ripartono. E il 24 dicembre si avvicina. Forse è già arrivato, e non ce ne siamo ancora accorti.

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Note
  1. Tutta la nostra società si basa sull'assunto che la popolazione cresca. Le pensioni sono calcolate così, e questo apre un nuovo problema. Oltretutto oggi la prima cosa che è stata tagliata sono proprio le pensioni, quelle di chi oggi lavora con contratti atipici e contributi ridicoli, e che tra 30 anni non avrà MAI una pensione. Tanto oggi loro non protestano, e tra 30 anni si vedrà. I discorsi sull'elevare l'età pensionabile a 65 anni, o togliere gli anni di università o di servizio militare dal computo sono bazzecole a confronto.
  2. È il meccanismo del moltiplicatore monetario, che ho tentato di spiegare qui. Essenziale all'economia, ma pericoloso perché se un debitore non paga crea problemi a catena ai 4 creditori che aspettano in successione quei soldi.

sabato 1 ottobre 2011

Si paga a modiche rate

Faccio parte di una associazione ricreativa, in cui nessuno ci guadagna e per cui pago una modesta quota fissa annuale che serve a coprire le spese fisse, tipo l'affitto della sala. Poi uno partecipa come e quando vuole. La cosa ha suscitato qualche malcontento, perché alcune persone non riescono a tirare fuori la cifra tutta in una volta. Uno, spiegando la sua situazione, ha raccontato che è abbonato a Sky, ma non potrebbe permetterselo se dovesse tirare fuori i 200 euro l'anno tutti inseme.

La cosa mi ha (non troppo) sorpreso, se una persona con un bilancio familiare non riesce a tirar fuori 200 euro l'anno in una sola rata vuol dire che non ha 200 euro da parte, e allora sarebbe il caso che non si abboni a Sky (o a qualcos'altro, se Sky per lui è importante), la prima modesta tegola che gli capita si ritrova in rosso, e ben che vada paga uno sproposito di interessi passivi.

I risultati purtroppo li vedo da un altro lato, quello del microcredito. Buona parte dei clienti del microcredito sono persone che si sono ritrovate in rosso per accumuli di piccoli prestiti, e tante piccole rate fanno una rata grossa. E una parte del lavoro di accompagnamento sta nell'insegnare a gestire queste cose.

Ma anche da un punto strettamente economico è un controsenso. Innanzitutto pagando in un'unica rata di solito ti fan un po' di sconto, e poi ogni pagamento ha un costo, anche minimo: mettiamo sia un euro per pagamento ti ritrovi comunque a fine anno ad aver pagato almeno una decina di euro in meno. E il potersi permetterlo dipende da un bilancio tra quel che guadagni e quel che spendi, che non dipende dal pagare in un'unica rata. Io tengo un bilancio di tutto quel che spendo, e alla fine dell'anno vedo se il conto in banca (o sotto il materasso, se non mi piacciono le banche) è aumentato o diminuito, cerco di capire perché, e ne tiro le conseguenze.

Comperare a credito ha senso in molti casi: se devo acquistare un'auto, o una casa, di solito non posso aspettare i 5, o 20 anni che mi servirebbero a metter via il capitale necessario. Se poi devo mettere in piedi un'attività se non chiedo un prestito non posso partire, e quindi mettere via i soldi che mi servirebbero. Ma è un servizio che pago, salato. Se ne posso fare a meno è sicuramente meglio. I mutui sulle case sono una spada di Damocle sulla testa della gente, chi ha un mutuo trentennale quando incontra chi parla di uscire dall'euro gli sputi immediatamente negli occhi, con una conseguente inflazione al 10% (se va bene) la rata del mutuo triplicherebbe. E quindi pagare a rate il televisore 37 pollici, le vacanze alle Maldive, il pranzo di nozze o Sky singifica pagare molto più care delle cose che non ci servono subito. Saltiamo le vacanze un anno, mettiamo via quei soldi, e l'anno prossimo alle Maldive ci andiamo con il 10% di sconto (il costo del finanziamento che non abbiamo usato).

Lo so, il mondo oggi non funziona così. La gente non arriva al 27. Ma ogni volta che comperiamo qualcosa a rate significa che non possiamo permettercelo, non ora almeno. Se non posso permettermi di far studiare i figli, di comperare da mangiare al supermercato, posso essere costretto a chiedere prestiti, ma forse per Sky non è il caso. Ed è pure vero che per molte persone il "poterselo permettere" si confronta solo con quel che hai nel portafogli ora, se hai 20 euro vuol dire che puoi permetterti qualsiasi cosa che costa 20 euro, anche 20 euro a rata, anche se magari a fine anno sono 240 o se non ti avanza niente da parte. E finché il portafogli non è vuoto, puoi continuare a spendere. Ma il mio amico di Sky è laureato, sa fare i conti, e in fondo i nostri nonni ci arrivavano.

E poi se non spendi chi produce non vende. L'economia non gira. L'80% dei soldi che girano sono soldi prestati da qualcuno a qualcun altro, crediti al consumo o alla produzione, anticipi fatture, mutui, eccetera. Sono problemi grossi. Ma è una forma di economia malata, e magari provo a parlarne un'altra volta.

venerdì 23 settembre 2011

cani solari e tankeroni

Tra le tantissime cose di cui mi occupo (MOLTO a tempo perso) ci sono le scie degli aerei. Perché per alcune persone si tratterebbe di sostanze chimiche deliberatamente spruzzate in aria da appositi aerei cisterna militari (confidenzialmente chiamati tankeroni) per scopi vari, generalmente criminali. Sfortunatamente queste persone non riescono a portare prove convincenti di questo megacomplotto, limitandosi ad accusare gli scienziati di essere venduti in blocco ai poteri forti.

Siccome ieri mattina arrivando al lavoro ho notato un cielo pieno di scie, ho deciso di dar loro una mano. Evidentemente aerei non identificati (1) rilasciavano copiose scie di nanopolimeri, bario e alluminio (2) che rimanevano in cielo diffondendosi in una coltre lattiginosa ed elettroconduttiva (3). Ne ho immediatamente fotografata una mentre si stava formando, e nella parte ormai già flocculosa sopra la mia testa. È la scia evidenziata dalla linea tratteggiata.


E sono corso al computer a vedere se riuscivo ad identificarlo con flightradar24. Eccolo qui, un volo della Air Berlin, partito da Monaco e diretto in Sudafrica. La scia si preannuncia mooolto lunga.

La scia attraversa un bellissimo cane solare, che nei minuti successivi si intensifica. Quindi è possibile capire di cosa sono fatte le scie, l'angolo di 22 gradi tra il punto brillante e il Sole, con le relative iridescenze, è caratteristico dei cristalli di ghiaccio, e solo di quelli. È condensa, niente polimeri, alluminio, bario o coltri elettroconduttive.

Le scie si fan più rade(4). Ma questa è proprio bella. Anzi queste, oltre alla scia più spessa, di un volo di linea civile, ne compare una (che ho evidenziato con la linea tratteggiata) più sottile. Che è prodotta da un aereo cisterna per il rifornimento in volo della US Air Force. Quindi è vero, gli aerei cisterna militari esistono e fanno le scie. Come tutti gli altri, e come buona parte degli altri hanno pure i transponder accesi (5).

Note:

(1) non è facile identificare un aereo, soprattutto se vola a 10 mila metri e non hai sottomano un computer per cercarlo su flightradar24


(2) oppure monossido di idrogeno


(3) qualcuno ha sky? Ieri mattina riusciva a vederlo? Quindi la coltre elettroconduttiva non era poi così elettroconduttiva dopotutto


(4) Forse perché l'aria in quota si sta scaldando? Sarà anche un caso che le scie siano ricomparse quando è arrivato un fronte di aria fredda? Noi di Boyager crediamo di no.....

(5) Ma secondo la logica dei miei amici, probabilmente questa sarà la "pistola fumante", la prova che le scie sono anomale:
  • esistono aerei bianchi (ogni tanto gli cambiano la livrea, e nel frattempo sono bianchi)
  • esistono aerei che non si vedono al transponder usato da flightradar24
  • esistono aerei militari e persino aerei cisterna militari
  • esistono aerei che rilasciano scie
quindi gli aerei che rilasciano scie sono aerei cisterna militari bianchi, senza insegne, senza transponder. Il che è ovviamente anomalo.

mercoledì 21 settembre 2011

Energie


Nel 2010 il 2% dell'energia elettrica consumata nel mondo è stata prodotta da eolico e fotovoltaico. Non è molto, ma sta crescendo rapidamente, l'eolico decuplica ogni 9 anni e il fotovoltaico ogni 6. A questo ritmo (che non credo potremo mantenere così a lungo) ci vorrebbero 14 anni per coprire tutta la produzione mondiale di elettricità con queste due rinnovabili.

Niente di più incoraggiante per tentare di far qualcosa anche a casa mia. In condizioni davvero disperate, ci avevo provato qualche anno fa, pensando ad una installazione fotovoltaica in conto energia sul tetto del mio condominio. Ma giustamente i condomini si sono fatti due conti, e se installavo i pannelli io loro non avrebbero più potuto farlo. Usando solo il mio ventesimo di tetto, 9 mq piani, si fa veramente poco. Ma non ho desistito, e ho approfittato di un'occasione per comperarmi un piccolo pannello (1 metroquadro). Di conto energia non se ne parla, ma qualcosa si fa. E questo post vi arriva grazie al mio primo kilowattora fotovoltaico, con cui alimento il mio portatile, il modem/router e una lampada a LED che illumina il tutto. L'impianto è necessariamente standalone, le batterie del portatile e un accumulatore al piombo servono per accumulare l'energia la mattina (quando il sole batte sul pannello), per poterla poi usare la sera.
La batteria, il regolatore e un misuratore della potenza raccolta (mutuato dal motorino elettrico). Oggi ho prodotto 0,31 kWh. Un kWh in 4 giorni, di cui 2 di maltempo, non male per un metroquadro di pannello orientato malissimo.

È poca cosa, un quarto di kWh al giorno, circa il 5% dei miei consumi elettrici. A livello della percentuale sulla produzione mondiale, ma è un inizio. Il prossimo passo sarà mettere il pannello sul mio ventesimo di tetto in modo da usare più ore di luce, e cercare di ottimizzare il tutto. Dovrei riuscire a raddoppiare la produzione. È chiaramente qualcosa più simbolica che altro, anche da un punto di vista economico se mi va bene rientro dall'investimento in 20 anni, ma si vive anche di simboli. E non ho desistito né dal cercare di convincere i condomini né a cercare un tetto in cui piazzare un po' di pannelli.